Archivi annuali: 2004

hockey su ghiaccio

Sabato, sfruttando il fatto che l’azienda di Loris è lo sponsor della squadra di hockey su ghiaccio dei Vipers Milano, sono andato a vedere gara3 di semifinale di campionato, contro il Cortina.
Note preliminari: io non vado di solito negli stadi e palazzetti. Non sono mai stato a vedere una partita di pallone, e mi ricordo di un paio di partite di pallacanestro – non era ancra basket! – mentre ero alle medie e la gloriosa squadra di Torino era sponsorizzata dalla Chinamartini. Anche di hockey ne so poco o punto: insomma, le mie sensazioni saranno molto naïf.
Al palazzetto c’era mezza C.U.: oltre a Loris, ho visto Liana e Roberto tra la sala regia (le partite vengono trasmesse in streaming) e gradinate. La definizione dei posti era piuttosto strana: noi avevamo un biglietto omaggio in tribuna gialla, e dovevamo necessariamente stare lì, anche se avevamo due amici che avevano comprato il biglietto nella tribuna opposta, che era mezza vuota. Niente da fare, il regolamento interno lo vietava, anche dopo il primo tempo quando era ben difficile arrivasse altra gente.
Oltre a un drappello di sostenitori del Cortina, le curve erano piene di tifosi dei Vipers, con un gruppo abbastanza numeroso che ha continuato a fare cori dall’inizio alla fine – e su un palaghiaccio garantisco che rimbombano bene, visto il soffitto relativamente basso! – rendendo assolutamente inaudibile lo speaker. A dire il vero lui non si è scomposto più di tanto, e ha semplicemente evitato di parlare se non in rarissimi casi. Gli striscioni erano abbastanza classici, tranne forse quello della “Padania Rossoblu” (i colori sociali dei Vipers). Potrei infatti sbagliarmi, ma Milano è la città più terrona in serie A :-)
La partita? Le squadre sono enormi. Ci sono ventun giocatori per squadra, anche se giocano in sei per volta. O almeno dovrebbero essere sei: ci sono cambi a gioco in corso, espulsioni a tempo, e soprattutto i giocatori si muovono talmente in fretta che non si riesce mai a capire quanti ce ne siano in campo. Ci sono anche tre arbitri, che ogni tanto fischiano: non che io sia riuscito a capire che cosa è fallo, visto che puoi tranquillamente spingere il giocatore che ha possesso di palla – pardon, di puck [*]- senza fare fallo. Ogni tanto arrivano delle mischie, e uno si chiede esattamente dove è finito quel povero puck: hai voglia poi a immaginare che slitti sul ghiaccio, visto che a volte rotola, altre volte salta in aria, per non parlare di quando con nonchalance qualche giocatore lo manovra con il pattino e non con la mazza. Anche questo è valido, ovvio. Ci sono poche cose irregolari nell’hockey, come si può anche intuire dal poter giocare di sponda e andare dietro la porta.
Sulla partita vera e propria, il Cortina era riuscito anche ad andare in vantaggio, segnando due reti addirittura in inferiorità numerica: segno che i milanesi erano piuttosto deconcentrati: alla fine le squadre erano in parità. Il secondo tempo è cominciato piuttosto in ritardo: lo zamboni si era infatti scassato. Ho verificato: la macchina per lisciare il ghiaccio si chiama così perché il modello più famoso è stato creato da Frank J. Zamboni. Pensare che io, che come tutta la mia generazione ho imparato il nome dai Peanuts, ero convinto che la parola fosse un’invenzione della traduttrice italiana delle strisce! Dopo la lunga attesa, il match è stato molto “fisico”, nel senso che hanno cominciato a darsi delle botte da orbi, non so esattamente per quale ragione. In una pausa della lotta, i Vipers hanno fatto un break, con tre reti in pochi minuti di cui l’ultima è stata davvero bella. Beh, forse anche le altre due non erano male, ma non sono riuscito ad accorgermi di nulla, ho solo sentito il boato della folla. Qui si vede la mia televisività: mi chiedevo quando arrivava il replay al rallentatore…
Finito il secondo tempo completando la rissa, tanto che due giocatori per squadra sono stati bloccati in panchina per quattro minuti, il terzo tempo è stato direi accademico, senza nulla di particolamente eclatante.
Commento finale? VOGLIO I SOTTOTITOLI!!!!
[*] Grazie a Pensieri Oziosi per la correzione. Il guaio di avere sempre solo ascoltato il nome, ma non averlo mai letto… e dire che per me l’inglese è una lingua Write Only!

Ultimo aggiornamento: 2004-03-15 11:40

Nebbia in valpadana

Oggi c’è nebbia. Sul serio. Salendo le scale a Famagosta, mi sono chiesto se tutto quel fumo era dovuto a una macchina che stava bruciando… e nel pezzo di autostrada penso che la visibilità fosse sui cinquanta metri. Il buffo è che a casa il cielo era pulito… beh, “pulito” è una parola grossa, ma la visibilità era quella solita milanese.
Anche Anna, che per nemesi stamattina è andata a Torino a tenere un’aula, conferma che tra Vercelli e Torino c’era un muro. Mi sembra però che siamo abbastanza in ritardo per i Veri Nebiun, no?

Ultimo aggiornamento: 2004-03-15 10:45

il mio nuovo "goco"

Ho finalmente tra le mani lo zaurus C860, con tutte le sue scritte giapponesi.
Beh, sì: è stato preso in Giappone, anche perché non viene esportato.
Non posso ancora dare molte impressioni d’uso perché sto remando con l’installazione del software in una lingua comprensibile: però lo schermo è semplicemente favoloso, e la tastiera pure!

Ultimo aggiornamento: 2004-03-14 20:13

Cristianesimo – essenza e storia

Alcune decine di anni or sono, il nome del teologo tedesco Hans Küng era diventato noto anche all’italico pubblico, per via di una serie di polemiche contro il papato. Adesso che ha una certa età e ormai di ricerca teologica non ne riesce a fare più (la definizione non è mia, ma di un professore della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) ha pensato di scrivere una trilogia sulle grandi religioni monoteiste. Ho iniziato col leggere il secondo volume (Cristianesimo, Rizzoli 1999, pag. 939, ISBN 8817118664, €11.50), dedicato al cristianesimo.
C’è tanta roba, anche se bisogna togliere 150 pagine di note, per la maggior parte bibliografiche. Küng vuole mostrare come si possano vedere vari paradigmi della cristianità, che lui intende come modi diversi di vedere la stessa cosa, anche se ormai si sono sclerotizzati: si parte dalla visione giudaico-apocalittica ormai scomparsa, passando per l’ortodossia, il cattolicesimo, l’evangelismo, e arrivando a quello che chiama “il paradigma della modernità”, con le religioni spiazzate da scienza e tecnica. Nel fare questo, dà mazzolate a tutti, a partire ovviamente da papa Wojty?a con cui deve avere proprio il dente avvelenato. Gli resta comunque la speranza di riuscire a rimettere insieme tutti questi paradigmi in una nuova visione sfaccettata, che non significa sincretismo.
Ho trovato molto interessanti le parti di storia della religione, soprattutto per la spiegazione delle separazioni cattolico-ortodossa ed evangelico-cattolica che sono molto più complesse di quanto uno avesse capito a scuola, ammesso che fosse stato attento a lezione. La parte moderna è stata tirata un po’ in fretta, invece. Poi non si può dire che il libro sia costoso, anche se non è esattamente una lettura di svago: insomma si può pensare di guardarselo se non si ha fretta.

Ultimo aggiornamento: 2004-03-12 11:52

Il mistero dei biglietti "automatici"

Anche oggi, come del resto capita regolarmente, nella pagina di City dedicata all’ATM campeggia la comunicazione per cui i biglietti emessi dalle macchinette automatiche in metropolitana non possono essere distribuiti dal personale ATM o venduti in altro modo.
Sono certo che ci saranno delle ottime ragioni per questa limitazione: credo proprio che ai vertici dell’azienda abbiano cose più importanti a cui pensare. Però io sono un tipo curioso, e piacerebbe anche a me conoscere queste motivazioni: e invece nulla. Nella pagina non viene scritto uno straccio di spiegazione, e dire che di spazio ce ne sarebbe: basterebbe anche solo portare il testo a corpo 14.
Riuscirò a sciogliere questo mio dubbio?
(ah, questo messaggio lo sto spedendo in contemporanea a segnalazioni-proposte@atm-mi.it, non pretendo che loro vengano a leggere queste notiziole!)

Ultimo aggiornamento: 2004-03-12 10:08

Finalmente un vero coltellino svizzero

(scoperto via iaia)
Siamo in molti ad avere un coltellino svizzero più o meno originale – il mio non lo è per nulla, ad esempio – con una quantità di strumenti inutili al suo interno.
Ma non preoccupiamoci: c’è chi pensa a noi. Swissbit, società nata da Siemens, si è accordata con Victorinox, quelli che fanno i “veri” Swiss Army Knives, e presenterà al Cebit il primo coltellino svizzero con chiave di memoria USB, l’equivalente attuale del buon vecchio floppino.
L’unica cosa che mi preoccupa è che non sarà penso possibile portarselo come bagaglio a mano in aereo: una vergogna.

Ultimo aggiornamento: 2004-03-11 10:16

ah, povera musica!

No, non parlo di Sanremo. Sono della scuola “meglio ignorare”. Lo so che tanto è impossibile: basta ad esempio vedere che in una settimana ho avuto sette contatti al mio sito con la stringa di ricerca “festivalsanremo” tutto attaccato; in effetti c’è una notiziola dell’anno scorso sulla chiusura del dialer omonimo. Ma ciò non toglie che il modo migliore per eliminare il festival è non commentarlo per nulla.
Non parlo neppure del controfestival mantovano, che mi è sembrato una tavanata galattica di cui tutti potevamo farcene a meno, anche se Alessio non è del mio stesso parere.
Le mie chiacchiere vertono sulla pagina del numero di ieri di City, intitolata “Persone” ma che poteva tranquillamente essere chiamata “Musica”, e contenente le solite perle di saggezza scovate chissà dove.
David Bowie ad esempio ci fa sapere che sta sperimentando un nuovo modo di proporsi: chi è avvezzo ai cambiamenti di look a centottanta gradi sobbalzerà a scoprire che d’ora in poi il cantante “dedicherà tutte le sue forze alla stesura dei testi e alla composizione delle musiche”, piuttosto che al look. Cose da non credere.
Ma non parliamo di marchette: ci sono infatti notizie molto più interessanti. La Royal Opera House ha licenziato la soprano Deborah Voight… perché pesa troppo. Non si sa quanto, ma sembra tra i 105 e i 120 chili Se Georges Perec fosse ancora vivo, sono certo aggiornerebbe il suo influente saggio sulla organizzazione tomatotopica nella Cantatrix sopranica L.. La storia in realtà è leggermente diversa, nel senso che la nostra robusta cantante non è semplicemente stata scritturata, ma volete mettere l’impatto?
L’angolo scientifico non può mancare: scopriamo infatti che “il quotato psichiatra gallese Nick Warner” sostiene che tra i suoi pazienti la melodia che sentono più spesso nella testa, anzi “echeggiare come tra le pareti di una stanza”, è un inno funebre composto nella metà dell’800, tale Abide with me (soffri con me), che fa sembrare Marco Masini un ottimista nato. Non mi fido di ascoltare il midi: non fosse mai che mi entri in testa pure a me! Tra i tormentoni, menzione onorevole tra l’altro per “Don’t cry for me Argentina”, che dà anch’esso l’idea che sia meglio tagliarsi le vene. Oh, la notizia non se la sono mica inventata, la riporta anche la Reuters!
Infine la notizia che mi fa più male: la scoperta delle “ispirazioni di John Lennon”. Un tizio si è comprato quindici anni fa a un’asta un jukebox che John aveva acquistato a suo tempo, e finalmente l’ha rimesso in sesto e letto le note scritte a mano (dove?) dal nostro. Scoperte sensazionali, come vedere che si era ispirato a canzoni blues, folk e rock’n’roll – niente Rachmaninov, pensate!; che il giro di chitarra di “I feel fine” , quello che si sente anche nel “Pipppero”, è di Bobby Parker; che l’armonica di “Love me do” è scopiazzata da Delbert McClinton; che, udite udite, l’urlo di “Twist and Shout” è stato preso in prestito da… gli Isley Brothers, quelli cioè che avevano portato al successo la canzone. A dire il vero, a me le interpretazioni sembrano completamente diverse ma non importa. L’anonimo estensore ripreso dall’Ansa finisce commentando che “non c’è nessun disco dei Beatles” (ma va?) e che ce n’è uno solo cantato da una donna, mostrando di non sapere quanto abbiano saccheggiato i gruppi vocali femminili. Sigh. Ma non diamo la colpa a City: non ha poi peggiorato troppo quanto scritto dall’Observer.

Ultimo aggiornamento: 2004-03-10 12:08

scoprire gli altarini

Ammetto che spesso Gianluca Neri mi sta un po’ sulle palle. Non a livello eccessivo, ce ne sono molti di peggio e lui ha il grosso vantaggio di non esondare: insomma se uno si rompe basta non andare a trovarlo.
Però devo dargli atto di essere un cane da tartufo quando bisogna scovare notizie. L’anno scorso avevo accennato qui alla causa di plagio intentata al Gabibbo, e dicevo di ricordarmi che Ricci stesso aveva detto a suo tempo che il Gabibbo era preso da Big Red. Stamattina leggo su Macchianera tutta
la storia
, da cui scopro che la prova “giubbotti ad alta visibilità infiammabili” fa parte della lotta infinita tra Ricci e Strocchi, e soprattutto vengo a sapere dove avevo letto l’intervista a Ricci: su Novella 2000.
Adesso dovrò trovare un modo per giustificare come mai l’abbia letta (immagino dal mio barbiere…), ma non è importante.
Ah: sarebbe simpatico provare un certo numero di questi giubbotti, per capire quanti siano infiammabili. Le prove tv non mi ispirano molto.

Ultimo aggiornamento: 2004-03-10 10:02