Lo spettacolo di quest’anno di Paolo Rossi… non me l’aspettavo proprio. Lasciato perdere lo one man show che aveva ancora fatto l’anno scorso con Chiamatemi Kowalski, il piccoletto è tornato a fare un teatro corale. Intendiamoci, lui fa sempre il demiurgo che gli piace così tanto, però gli altri (giovani) attori hanno il loro spazio. Anche il tema non è legato direttamente alla cronaca, ma racconta più o meno fedelmente la trama di Il giocatore di Dostoevskij: c’è a un certo punto una tirata contro lo Stato che fa il biscazziere legale senza preoccuparsi dellle famiglie rovinate e dei suicidi, ma nulla più.
Ho apprezzato molto l’approccio “finto improvvisante”. Fantastico il suo ingresso in moto nel mezzo della scena ottocentesca, divertenti le spiegazioni agli attori su come devono fare le scene, e l'”intervallo sfalsato. A un certo punto gli attori si rilassano, mentre Paolo Rossi fa il suo monologhetto; durante l’intervallo vero e proprio, invece, gli attori se ne stanno in scena, e addirittura quelli che fanno i giocatori tentano di scappare via dal teatro, sempre però accalappiati dai croupier che seguono gli ordini del Francese/Paolo Rossi, “di qui non si può uscire”. Due ore di ottimo spettacolo, allo Studio che per queste cose è effettivamente il posto migliore.
Ultimo aggiornamento: 2007-05-20 20:24