l’inflazione cala!

Solo stamattina mi sono accorto che il prezzo del pseudocappuccino alla macchinetta del caffè qui in Saritel, pardon, IT Telecom, è passato dai 27/28 centesimi agli attuali 25. La differenza era prima legata al pagare con la chiave elettronica oppure in contanti… anche se in questo caso si avvisava che con ogni probabilità le monete da 1 e 2 centesimi non sarebbero state riconosciute dalla bilancia interna.
(Solita nota polemica: a Parigi ho comprato delle striscette adesive che facevano funzione di francobolli da una macchinetta automatica, e lì i centesimini sono stati accettati senza problema)
(Nota polemica di segno opposto: in compenso, anche se quella macchina diceva di dare il resto, sono stato costretto a mettere i soldi giusti: altrimenti mi tornavano indietro tutte le monete…)
A parte le polemiche, un 7% di risparmio non è poi così male, vista la quantità industriale di caffè che bevo.

Prezzi della benzina

Una cosa strana che ho notato in Francia è che i prezzi della benzina sono arrotondati al centesimo di euro, e non al millesimo come da noi. Sarà solo una moda nostrana?

Tram torinesi a Capodanno

Mi sono dimenticato di segnalare un’ottima iniziativa dell’ATM (no, puntualizziamo: del GTT, Gruppo Torinese Trasporti. In fin dei conti, la mezzanotte di Capodanno era scoccata!)
Alcune linee “forti” di tram e bus hanno infatti circolato tutta la notte di Capodanno, per permettere a chi volesse festeggiare in centro di tornare a casa senza prendere l’automobile. Un grosso miglioramento rispetto a quanto capitava anche solo alcuni anni fa: ricordo un anno in cui decisi di prendere il bus mattutino per Usseglio… camminando da casa fino a Porta Palazzo, perché alle 6 del mattino non c’era servizio.
Per gli esterofili, aggiungo che per la prima volta anche a Parigi le fermate principali della metro erano aperte: una manna dal cielo, come sa chiunque abbia provato a prendere un’automobile a Parigi alle tre del mattino di Capodanno, o abbia cercato un taxi – no, non si trovano.
Però temo che nessuno a Torino fosse a conoscenza della cosa, che quindi sarà risultata un flop. Peccato.

influenza intestinale

Mah.
Domenica pomeriggio alle 16 stavo perfettamente. Domenica alle 18, con una tazza di tè, stavo già malino. Ho cenato, e dopo nella notte ho vomitato anche l’anima. Ancora alle tre di notte il mio stomaco riusciva a trovare qualcosa di solido.
Lunedì mi sono ritrovato con 38.2 di febbre, niente fame e spossatezza unica. Martedì mattina mi sono svegliato alle 8:40 con un sonno boia e un po’ debole, ma completamente sfebbrato (36.1), tanto che alla fine ho deciso di sfidare il mondo e andare in
ufficio ancorché in ritardo. Non mi è successo nulla. Continuo ad avere lo stomaco che si lamenta flebilmente, ma null’altro…
Domanda: sarà l’aria di Milano ad essere così mefitica?

vuoi farti un blog?

Se qualcuno fosse interessato a provare ad avere un sistemino di blog senza banner strani, può andere a vedere su www.danwa.net.
No, non ho provato, mi è stato solo segnalato.

Parigi 1: Acqua

Ecco un po’ di notiziole veramente casuali sul mio capodanno a Parigi con Anna. Come sempre, preferisco le minuzie alle grandi notizie …
Giusto per spiegare cosa intendo, parto con la constatazione che c’è sempre un prodotto italiano che va forte all’estero: l’acqua San Pellegrino. Non so se in Italia se ne venda ancora tanta, ma posso garantire che fuori dai nostri confini è sempre una certezza, l’acqua “petillant” che sta alla pari con la Perrier anche come prezzo. Anche se ho scoperto che ha addirittura un residuo fisso di più di un grammo per litro, una cosa incredibile!

Parigi 2: musei e italiani

Come sempre, passare capodanno a Parigi significa trovarsi italiani peggio che in Italia. Non si può sperare di farla franca. Quest’anno ho però visto un altro aspetto: le code per i musei.
Lunedì 30 ci siamo fatti un’ora e mezzo per entrare al Louvre, e martedì 31 siamo scappati via dall’Orsay, viste le due ore di coda previste. Non che questo ci abbia fatto male: siamo finiti al Marmottan, un bellissimo museo probabilmente sconosciuto agli italiani perché è lontano dal “centro di Parigi” (chi è stato seriamente là sa che non esiste un vero centro, ma non stiamo a sottilizzare…), e ci siamo cuccati una collezione non indifferente di ninfee.
In realtà ci sono i sistemi per evitare le code. Esse infatti non sono per entrare, quanto per fare il biglietto di ingresso. Quindi basta avere il biglietto in anticipo: e nelle stazioni della metro, oltre a comprare la Carte Orange che con una foto e 13 euro e mezzo ti fa girare dal lunedì alla domenica, puoi comprarti la Carte Musèe che è un esborso non indifferente (15 euro un giorno, 30 euro tre, 45 euro cinque giorni) ma può essere sventolata all’ingresso e ti fa saltare tutta la coda, tranne quella dei controlli di sicurezza.
Quando sono ritornato all’Orsay sventolando il mio pass ho gioito. Lo ammetto.

Parigi 3: controlli di sicurezza

La sicurezza a Parigi sembra essere una cosa seria. Già nei primi anni ’90 avevano chiuso tutti i cestini per le strade per timore di pacchi bomba: adesso hanno deciso di lasciare i sacchi della spazzatura senza cestino, solo con il cerchio sopra dove si ferma il sacco. Adesso però tutti i grandi musei hanno il metal detector, manco fossimo in un aeroporto.
Però c’è qualcosa di strano… Per entrare alla Sainte Chapelle, che tra l’altro ha lo stesso accesso del Palazzo di Giustizia, siamo passati al controllo. Anna si era dimenticata di avere in tasca un dado bello grosso, eppure non è suonato nulla. E il controllo a raggi X non aveva la lucetta di controllo accesa quando gli oggetti passavano. Non è che sia tutta una finta?