Non suonate quel pianoforte

Con perfetto tempismo, Ugo mi invia un articolo della Stampa in cui si legge che a una pianista è stato inibito con procedura d’urgenza l’uso del pianoforte, oltre alla quantificazione dei danni morali, biologici ed esistenziali procurati ai vicini di casa.
Beh, fortunatamente non dovrei suonare così tanto il mio piano da incorrere in queste ire. Però la cosa più preoccupante è che il “rumore” è stato misurato. Quello diciamo “di fondo” la domenica mattina era 37.9 dB, mentre quello con il pianoforte in più era 38.8 dB. Ora, guardando in giro ho scoperto che la soglia di “rumore fastidioso e molesto” è a 36 dB: mi chiedo allora se i vicini di casa inizieranno anche a far transennare le vie vicine per togliere gli ulteriori 2 dB fuori tolleranza…
(ps: stare vicino a un frigorifero ti dà 46 dB)

Scala

Stamattina sono arrivati col camino (che non verrà montato, tanto dicono che ormai è estate…) e la scala. Naturalmente hanno scelto l’unico giorno in cui avrei voluto andare a Torino per l’assemblea CAMLC. La vita è così.

"Prodotto per friggere"

E’ la roba in formato simil-Friol che mi sono trovato qui a Torino in casa. No, non c’era scritto “olio”. Però gli ingredienti sono solo oli vegetali, quindi dal mio punto di vista poteva essere chiamato tranquillamente olio (non “di semi vari”, perché c’è anche dell’olio di palma frazionato, e non credo che esistano i semi di palma)
Chi mi illumina?

Trenitalia: il solito trattamento

Ieri sera ho preso l’interregionale delle 18:20 da Milano, che avrebbe dovuto farmi arrivare a Torino Porta Susa alle 20:01.
Fino a Santhià, tutto regolare: leggi, “cinque minuti di ritardo”. Chiunque frequenti un po’ quella linea si sarebbe stupito del contrario. Da lì in poi, il treno ha iniziato a fermarsi dieci minuti prima di Livorno Ferraris: poi ha continuato amabilmente a fare un chilometro o due ai venti all’ora per fermarsi nuovamente qualche minuto. L’ultima sosta prima di Castelrosso, dove abbiamo potuto ammirare un altro regionale sulla diramazione per Asti fermo anch’esso, senza purtroppo riuscire a trovare un sistema per comunicare con gli altri poveretti.
Motivo di tutto questo? non è lecito saperlo. Una qualunque azienda seria avrebbe fatto in modo di dare qualche informazione, ma Trenitalia probabilmente ritiene di adempiere alle istanze di comunicazione con le sue campagne pubblicitarie. Quello che posso escludere è che ci fosse un problema al locomotore: dopo Chivasso il treno è ripartito come nulla fosse.
Una chicca finale che la dice lunga su come vengano gestite queste cose, forse perché sono la normalità. Mio fratello, poverino, era arrivato in stazione ad aspettarmi alle 20:30, dopo che gli avevo comunicato il ritardo presunto. Bene, venticinque minuti dopo l’orario ufficiale di arrivo il tabellone elettronico indicava che il povero interregionale aveva… venti minuti di ritardo, mentre noi lì sopra stavamo a guardare l’altro treno prima di Castelrosso.
Penso che chiunque avrebbe intuito che anche senza ulteriori intoppi ci sarebbero voluti altri venti minuti per arrivare, e quindi avrebbe indicato il ritardo presunto di 45 minuti: ma a Trenitalia devono essere convinti che nella pianura padana ci siano dei tunnel spaziotemporali per superare la velocità della luce…

terremoto?

L’epicentro dovrebbe essere tra Alessandria e Tortona. A Torino l’hanno sentito bene. Qui a Rozzano mi pare che ne abbiano parlato, ma io non mi sono accorto di nulla come al mio solito. Sono anche un po’ più addormentato del solito, a dire il vero…

globalizzazione o unificazione?

Il fenomeno è sempre stato presente, ma in questo periodo sembra essere assurto a nuove vette: parlo della clonazione dell’informazione.
Una volta erano le catene di sant’Antonio a infestare le caselle di posta elettronica – sì, in realtà lo spam le riempie ancora di più, ma quello si riesce a filtrare con un po’ di facilità. Adesso quelle catene sono un po’ minori in numero, anche se si sono modernizzate e occupano mezzo mega di presentazione PowerPoint.
In compenso, se qualcuno pubblica un’immagine divertente, non so come ma in ventiquattr’ore me ne vedo almeno cinque copie: quando va bene, mi arriva solo un link che non apro, altrimenti tocca buttare via rumenta dalla casella email.
La stessa cosa sembra capitare con i blog, come scrivevo: dicono che ce ne sono migliaia solo in Italia, ma poi sono meno di cinquanta quelli “famosi”, che continuano a citarsi tra di loro.
Io vado per la mia strada senza farmi problemi, se qualcosa mi piace lo piglio e tendo a stare nascosto nel mio angolino, ma mi preoccupa questa uniformità, che non porta a nulla di buono. Il pensiero unico lo lascerei ad altri.