Gelateria Grom

Sì, recensisco anche i gelati. E allora?
La gelateria in questione sta in piazza Paleocapa a Torino (è la piazzetta a sinistra di Piazza Carlo Felice, dando le spalle a Porta Nuova e cercando di fare lo slalom tra i lavori della metropolitana), e afferma di voler fare il miglior gelato del mondo, spiegando che per il fiordilatte usano latte di mucche da alpeggio, che le nocciole sono le tonde gentili delle Langhe, i sorbetti sono fatti con acqua San Bernardo, e così via. I prezzi sono più altri della media, partendo da 1 euro e 70 per il cono, ma per me che vivo a Milano non vedo una grandissima differenza.
Ho provato un cono da due euro con fiordilatte, pistacchio e “crema Grom”, con dentro cioccolato e malaga (non l’uva, ma la quella cosa che sta nel gelato alla zuppa inglese). Notare che mi hanno chiesto se volevo il wafer o il biscotto come cono: io sono un tradizionalista, e sono rimasto alla cialda di wafer. Risultato? La quantità era indubbiamente ottima. Per il gusto, il fiordilatte è qualcosa di spaziale, che sa davvero di latte. La crema Grom era indubbiamente buona, soprattutto per la parte biscottata: il cioccolato si sentiva poco. Il pistacchio? Beh, era del colore corretto (un nocciola appena tendente al verde), però non sono riuscito a sentirne il sapore, il che non è bello.
Giudizio finale? Promosso con riserva.

Rumeni

Nella mia breve visita torinese, ho ritrovato delle certezze, come la disposizione ancora diversa per percorrere Piazza Statuto (ogni quindici giorni c’è una novità), e delle simpatiche novità, come i chiodi fosforescenti a Porta Nuova per indicare che le corsie facevano una deviazione: un’usanza americana che per me sarebbe da imitare.
Ma la cosa più strana è che ho visto tre diversi volantini appiccicati alle fermate del bus e ai pali della luce scritti in rumeno. La comunità rumena a Torino è stata sempre numerosa: so che una chiesa torinese è addirittura lasciata “in prestito” a un sacerdote ortodosso che celebra la messa con il rito romeno. Però è la prima volta che mi capita di vedere un loro coming out di questo tipo. Chissà…

Asciugamani

Mi capita relativamente spesso di andare in alberghi a quattro stelle per lavoro, e spesso mi trovo un simpatico cartello che spiega che lavare gli asciugamani inquina l’ambiente, e pertanto invita la gente a riporre gli asciugamani al loro posto se si pensa di poterli ancora usare, oppure lasciarli per terra in caso contrario. Stavolta, all’Aran Park Hotel, il foglio ciclostilato (o almeno così sembrava, la qualità della carta era infima) aveva una nuova variante: si chiedeva di riusare gli asciugamani… a causa della siccità. Non che a Roma ci fossero stati tutti quei problemi, ma tant’è.
Il fatto è che secondo me gli asciugamani li cambiano comunque! la prossima volta voglio provare a marcarne uno per vedere se rimane oppure no…

viva la Padania

Ieri, tornando a casa, ho preso un taxi padano, o perlomeno l’autista si stava sentendo il microfono aperto di Radio Padania Libera tendenzialmente contro la proposta del comune di Genova di dare diritto di voto locale agli extracomunitari residenti da almeno tot anni. Non sto a discutere sulla proposta in sé: posso aggiungere che se fosse per me uno dovrebbe anche avere il diritto di voto nel comune dove lavora da più di tot anni, visto che è direttamente interessato. Ma queste sono posizioni su cui si può discutere.
Più interessante sentire i commenti del popolo leghista, e soprattutto quelli del conduttore, preclaro esempio di imparzialità. Ma ancora più divertente è stato sentirlo sbottare perché quando Ciampi ha inaugurato l’anno scolastico avevano dato ai bambini le bandierine tricolori con scritto “Viva Ciampi papà di tutti noi” in stile vagamente mussoliniano (e su questo sono anche d’accordo, io ci avrei scritto un banale ma corretto “viva il Presidente”), salvo poi comunicare che il microfono aperto di questa mattina sarebbe stato completamente dedicato ai pensieri per l’Umberto che oggi compie 62 anni. O forse che questi messaggi sono “volontari” e quindi accettabili?

autovelox

E’ possibile che ieri sera abbia preso una multa per eccesso di velocità, mentre arrivavo in aeroporto a Fiumicino. Perlomeno c’erano due macchine dei vigili romani con autovelox incorporato, c’era un limite di velocità di 50 all’ora e stavo andando a una velocità non so quanto inferiore ai 70: il “non so” è legato al fatto che non stavo per nulla accelerando da un pezzo – tanto poi avrei dovuto frenare! – stando a debita distanza dalla macchina davanti a me che faceva la stessa cosa. Insomma, la multa forse la prendo, ma la patente non me la tolgono.
Quello che però mi rompe è che nell’eventuale verbale mi scriveranno che “non è stato possibile contestare immediatamente l’infrazione”, il che è una balla colossale perché quel tratto di strada era assolutamente sgombro a parte quest’auto davanti a me. Ma è chiaro che se fai una multa al volo perdi i soldi delle altre…

Santa Palomba

Oggi ho avuto l’ebbrezza di assistere al trasloco del gruppo di lavoro romano da Pomezia a Santa Palomba, nella sede ex-Telesoft. Sto scrivendo da là (col modem, perché la rete ovviamente non funziona). Le postazioni sembrano migliori di quelle pometine, anche se ad esempio gli ascensori funzionano a sprazzi. Poi c’è un grande vantaggio: la stazione di Pomezia-Santa Palomba sembra essere a una decina di minuti a piedi dalla sede, e forse trovo anche una navetta. È vero che c’è un treno l’ora, ma organizzandomi un po’ posso pensare di dormire in città e venire qui in treno.

Alitalia

Lo so, mi ripeto. Che ci posso fare, però? Stavolta il volo delle 8 è partito alle 8:35. Ma non perché non ci fosse l’aereo: la chiamata è stata regolarmente fatta alle 7:35, anzi con qualche minuto di anticipo. Ma se si vede gente (e non una singola persona) salire alle 8:05 significa che la nostra compagnia di bandiera decide scientemente di ritardare i voli. Allora non rompano le palle, costringano ad avere 40 minuti di anticipo rispetto alla partenza e non i 25 attuali, e li facciano rispettare.

Addio a <em>Lettere e cifre</em>

Dopo quasi venticinque anni (iniziò Giampaolo Dossena nel 1980, seguito da Stefano Bartezzaghi a partire dal 1987, ed Ennio Peres dal 2000) non ci sarà più una rubrica di giochi nell’inserto ttL (per gli amici “tuttolibri”) de La Stampa.
Il motivo ufficiale della scelta è stato di “volere riacquistare più spazio per i libri”.
Permettetemi di dubitare della cosa, visto che ad esempio lo spazio per la classifica dei libri più venduti è passato a mezza pagina (con le stesse informazioni). Semplicemente, temo che la redazione sia convinta che i numeri, anche se in forma ludica, facciano paura a chi cerca la “cultura”.
Se qualcuno leggeva la rubrica e vuole protestare, può scrivere a tuttolibri@lastampa.it.