Teorie sul traffico

Stante lo sciopero dei bus di ieri e una nottata in cui ho dormito male, sono uscito alle 6:50 per andare in ufficio in auto, riprendendo la via di casa alle 15:40 – e mettendoci un’ora perché per strada c’erano tutti. Meglio comunque di chi ha preso la Tangenziale Est, con tre incidenti la mattina e il blocco dei produttori di latte nel pomeriggio.
Mentre ero a casa, Radio Popolare è rimasta fedele al suo motto di “radio di servizio” e verso le 18:40 ha chiesto a chi era in auto di telefonarre loro, per dare impressioni in diretta sul traffico e sui punti caldi. Spero che avessero tutti l’auricolare.
Risultato? C’era meno traffico del solito, cosa ancora più incredibile con la vicinanza di Natale. Possibilità al riguardo:
– molta gente non ha realmente bisogno di muoversi in città, e lo fa solo per non sentirsi sola. Con la paura degli ingorghi, ha pensato bene che poteva aspettare un giorno.
– il lunedì i parrucchieri sono chiusi, quindi il traffico si riduce automaticamente.
– sono tram e bus a creare artificialmente traffico.
Aggiungo solo che in tarda serata ho visto un numero quasi normale di mezzi pubblici, anche se ovviamente tutti vuoti: chi rischia di trovarsi a mezzanotte ad aspettare il tram?

Perspicacia

Scopro su Leggo che il senatore Rockefeller, vicepresidente della Commissione Intelligence – uno che se ne intende – afferma che luogo e circostanze della cattura di Saddam Hussein escluderebbero che fosse a capo della resistenza irachena, commentando “È inquietante, perché significa che i guerriglieri non stanno lottando per lui, ma contro gli Stati Uniti”. D’accordo che parliamo di una nazione dove la maggioranza della gente è convinta che l’attentato alle Torri Gemelle sia stato opera di Saddam, ma non credevo si arrivasse a questo punto.
Tra l’altro, Leggo mostra anche una foto capovolta dell’ex dittatore in cui si ravviserebbero le fattezze di Satana. Fantasia al potere.

Dadolata di polpa di tonno orientale

Non è una ricetta nouvelle cuisine per le imminenti festività natalizie. È un cibo per gatti, lanciato (?) in queste settimane insieme agli “sfilaccetti con manzo prelibato” Mi chiedo quanti felini siano attirati dal nome o dalle immagini davvero favolose dei depliant illustrativi.
Tra l’altro, i depliant in questione contengono anche un simpatico questionario con tante di quelle domande da permettere altro che statistiche. Né sono gli unici produttori di cibo per gatti che cercano di recuperarsi informazioni su usi e costumi dei padroni in questo modo. Un mercato difficile dove è necessario fidelizzare il cliente (l’umano, non il micio) oppure hanno trovato delle simpatiche correlazioni tra possedere un gatto e non so cos’altro?

Night Watch (libro)

Terry Pratchett è una garanzia, in un certo senso. Sforna due libri l’anno, e generalmente si può essere certi di passare delle piacevoli ore nella lettura… ammesso che si sia fluenti nell’inglese, visto che le traduzioni dei suoi libri in italiano sono poche e spesso piatte.
Night Watch (Corgi, 474 pagine, ISBN 0-552-14899-7, 6.99 sterline) non fa eccezione. Il libro è il ventisettesimo nella saga del Discworld, e ci si può chiedere cosa ci sia ancora da dire: in effetti questa volta Pratchett bara un pochetto, facendo ritornare il Comandante Vimes trent’anni indietro nel tempo in modo da fargli guidare l’effimera rivoluzione che si svolse ad Ankh-Morpork in quel frangente. In questo modo è possibile vedere cosa facevano da giovani parecchi dei personaggi “classici”, come Vimes stesso – tra l’altro, come è cambiato il personaggio dal primo libro in cui è apparso, quando beveva ed era rassegnato a non fare nulla! – il Patrizio Lord Vetinari, e la signora Palm della gilda delle Ricamatrici, che ovviamente non poteva accettare che nello stemma della Repubblica del Popolo si parlasse di “free love” e si potesse al limite giungere a scrivere “amore a prezzo ragionevole”.
Il tutto condito dal tipico umorismo di Pratchett, che tende a prendere una situazione che sembra perfettamente normale e far vedere che in realtà non lo è affatto.
Il libro è godibilissimo per conto suo, anche se si perdono parecchie running gag se non si sono letti i volumi precedenti. Mettetela in questo modo: se avete qualche mese di tempo, potete iniziare da capo la saga!

Grammatica e superstizione

Dimenticavo. Occhiello del titolo in prima pagina su Repubblica di oggi: […] “Lo ammetto, e una falsa partenza”.
Manovra per cercare di confutare il Berluscapensiero secondo cui i giornali italiani sono “fatti per un élite” e avvicinarsi a come scrive la ggente?
Restando sul fogliaccio scandalistico scalfariano, mi pregio rendere noto ai miei diciassette lettori di uno dei gravissimi problemi della nostra Italietta, come acutamente osservato nella lettera di tal Giuseppe Guida: qualcuno, non si sa chi, ha a suo tempo deciso di eliminare l’autostrada A17. No, non l’hanno cancellata fisicamente: semplicemente non hanno dato il numero 17 a nessuna autostrada. Per la precisione, il signor Guida (nomen omen…) ha anche citato una fantomatica A16bis di cui non ho trovato traccia, e si è dimenticato delle A50 A51 A52 A55 (le tangenziali di Milano e quella di Torino), che però ammetto essere tangenziali :-) al suo ragionamento.
Vorrei aiutare il signor Guida: l’A17 esiste! È il raccordo Roma-Fiumicino, che come sa chi l’ha percorso è “A” senza nessun numero, ovviamente per scaramanzia.

Non abbiamo il fisico

Tornando alle temperature dicembrine europee, sia Anna che io ci siamo presi un raffreddore mica male. Poteva anche andarci un po’ meglio, però!

Viva la bottega

Commento di Silvio Berlusconi sui risultati della Conferenza Intergovernativa.
“Il bicchiere è mezzo pieno. […] Per l’Italia non è un successo ma un trionfo, perché abbiamo avuto l’Agenzia Alimentare a Parma, le Grandi Opere e abbiamo anche scritto la parola fine alla distanza tra USA e UE (? questo l’ho perso)”

_Io uccido_ (libro)

Lo ammetto. Non mi fidavo per nulla di tutte le lodi sperticate a Io uccido, esordio di Giorgio Faletti come scrittore. Ma non sono nemmeno irragionevole, e così ho comprato il libro (Baldini Castoldi Dalai, ISBN 8884904722, pagine 682, 7.90€) per giudicarlo di persona. E devo ammettere che è fatto terribilmente bene.
Intendiamoci: non è un capolavoro letterario, ma semplicemente un giallo. Non so nemmeno quanto sia farina del sacco di Faletti e quanto ripulitura del suo editor, ma la cosa non mi interessa. Semplicemente, è un hard-boiled con tutto quello che ci si può aspettare in quel genere, ma con i luoghi comuni che salvo in un paio di casi appaiono in maniera perfettamente naturale; una storia che nonostante la lunghezza fila via che è un piacere e che non ti lascia chiudere il libro. Insomma, l’assassino viene scoperto a duecento pagine dal termine eppure la storia può ancora andare avanti senza problemi!
Mi domando solo se e cosa Faletti potrà fare in un altro libro. Il guaio di avere saccheggiato tutti i topos è che non ce ne sono più da usare…