Storie di ordinaria burocrazia

Come ho scritto, il portatile che ho in dotazione è nuovamente scassato, anche se devo dire che stavolta il guasto è diverso dal solito, ed è la tastiera che non va.
Bene, cerco il numero di assistenza telefonica: nessuno lo sa. Alla fine qualcuno mi dice di provare quella del gruppo Telecom. Chiamo il numero verde e scopro che la mia matricola non viene riconosciuta. Con l’aiuto del gentilissimo ex-collega – anche lui ex ITTelecom, ma esternalizzato in HP – scopro che la mia vecchia matricola è ancora inserita nella base dati, ma non v’è associata alcuna apparecchiatura hardware, il che ha un certo qual senso. Purtroppo non sapeva però a chi dovevo rivolgermi. Altro giro, e finalmente spunta il numero di telefono dell’assistenza interna Tim. Chiamo, e inizia una conversazione che ha del surreale. Mi presento, e la tipa all’altro lato mi fa “sede di via Valtorta”. Io rispondo “in teoria sì, ma siamo ancora a Rozzano, perché Tim non ci ha spostato dopo l’acquisizione del ramo d’azienda”. “Ah, perché qui è indicato via Valtorta, deve andare là. Quando torna?” Io cerco pazientemente di spiegarle che non ci sono mai andato, in via Valtorta, e che mi piacerebbe anche andarci, ma non è certo una scelta che posso fare io; al che mi risponde “bene, la facciamo contattare al suo cellulare. A che piano sta, in via Valtorta?
È una fortuna che non si possa strozzare la gente per telefono.
Adesso resto ufficialmente senza alcun supporto informatico, e soprattutto senza sapere cosa fare per riottenerlo, visto che il nostro punto delega non sa assolutamente chi contattare. Fosse solo dovere andare in via Valtorta, lasciare il PC e riprenderselo tra un par di giorni non ci sarebbero problemi. Peccato che non sappia dove lasciarlo… e a dire il vero non saprei nemmeno come entrare, visto che non abbiamo nessun badge Tim. Siamo figli di nessuno.

lunedì

Stamattina arrivo in ufficio e scopro che ho dimenticato a casa il telefonino.
Accendo il mio portatile personale, e scopro che la scheda video funziona solo a metà. Mentre penso a dove dare una botta per farlo funzionare (sì, alla fine ce l’ho fatta) accendo il portatile di lavoro, e scopro che alcuni tasti non funzionano. Esco per andare a prendere un caffè alla macchinetta, e scopro che è scassata.
Dovevo restarmene a dormire.

il Muro d’Israele

Io non ho nulla in principio contro l’idea di fare un muro alto alto fino al soffitto che separi Israele dalla Palestina. Trovo la cosa triste, ma a volte si ha da fare. L’unico piccolo problema è che questo muro dovrebbe essere fatto sul confine, non incunearsi in territorio palestinese. Pensate se gli svizzeri decidessero di fare un muro per evitare l’ingresso degli italiani, e questo muro andasse a incunearsi fino a prendere chessò Monza come enclave!
Le colonie ebraiche all’interno della Palestina? semplice, si smantellano. Oppure, se proprio a Israele piace fare i muri, glielo si fa tutt’intorno. Esatto, come in un assedio. Nessuno aveva loro detto di andare là, giusto?
ps: prima della guerra dei Sei Giorni, Gaza era parte dell’Egitto, e la Cisgiordania della Giordania.
pps: a differenza di quanto scrive Debenedetti sulla Stampa di oggi (niente link, perché tanto non è statico), sono felice che la scorsa settimana tutti e venticinque le nazioni UE abbiano votato allo stesso modo sulla mozione ONU.

C’è modo e modo di vincere

Oggi è finito il Tour de France, con il sesto successo consecutivo di Lance Armstrong e il terzo posto di Ivan Basso (ah, la persona cui devo una birra perché avevo previsto che non sarebbe entrato nei primi dieci può contattarmi…)
Questa sarebbe stata una notizia bellissima da commentare, se non fosse per un particolare. Anche oggi, come già venerdì, Sua Maestà ha fatto di tutto per impedire che Filippo Simeoni potesse tentare di entrare in una fuga e cercare degli scampoli di gloria. Chi mastica solo un po’ di ciclismo potrebbe dire “Simeoni? quello che ha vinto un paio di Giri d’Italia?” No, quello è Simoni, Gilberto, e non c’entra nulla. Filippo è un gregario come tanti: eppure quando venerdì era andato a raggiungere i sei battistrada di una fuga, Armstrong gli si è messo direttamente a ruota, senza nemmeno delegare un suo gregario. Raggiunti i fuggitivi, li si è visti parlottare un po’, fino a che Simeoni si è alzato sui pedali, seguito immediatamente da Armstrong, che aveva detto agli altri “mi fermo solo se si ferma lui”. Chiaramente il resto del gruppo non avrebbe mai lasciato correre una fuga con all’interno la maglia gialla, quindi l’epilogo è stato questo.
Leggendo i giornali si scopre che Simeoni si è autodenunciato un paio di anni fa per doping – e per questo ha scontato la giusta condanna. Le varie fonti poi non concordano: c’è chi dice che ha anche fatto il nome di Armstrong che l’avrebbe a sua volta querelato, chi dice che ha semplicemente citato il dottor Ferrari che notoriamente è il preparatore atletico dell’americano e suo confidente.
I maligni affermano che Armstrong – che ha avuto una decina d’anni fa un cancro ai testicoli dal quale è guarito – sfrutta il fatto di dovere usare delle medicine per evitare un nuovo insorgere del cancro per assumere sostanze vietate agli altri ciclisti. Non entro nel merito, e ritengo sacrosanto che se Armstrong si è sentito ingiuriato dalla frase detta da Simeoni (in un processo, ricordo) lo quereli e cerchi giustizia. Ma questa mi sembra davvero una ripicca da bambini.

ormai si percepisce

Non bastava l’inflazione percepita: ora ci si mette anche la temperatura.
Viviamo proprio nell’era dell’apparire.

la canzone dello spam

Manca il video, purtroppo, ma potete ascoltare a partire da qua la famosa “Spam Song” dei Monty Python, quella che è stata probabilmente la sorgente dell’uso attuale del termine. Purtroppo è in formato .au, e quindi non garantisco che tutti i programmi multimediali la riconoscono.

Assemblea condominiale ok

Ieri sera la maggioranza c’era, per fortuna. Siamo stati deliziati da una lettera dell’avvocato della nostra cara proprietaria della villetta a proposito del famoso abuso edilizio (la bacheca). A questo punto abbiamo messo nero su bianco le modifiche che lei ha fatto alla facciata senza chiedere nulla a nessuno.
Il nostro amministratore non era molto convinto di vedermi fare ancora una volta da segretario (“qualcuno potrebbe chiedere l’invalidazione dell’assemblea perché non è un condomino”), ma visto che non c’era nessun altro disposto a farlo sono stato ancora prescelto per abbellire con la mia prosa gli aridi verbali, pur essendo un “mero esecutore materiale della volontà dei condomini”.
Vi farò sapere.

ricominciamo…

Poco più di un mese dopo che erano stati tolti gli ultimi rimasugli delle assemblee del gruppo Telecom di inizio maggio, oggi sono tornati gli operai a rimettere i pannelli in compensato dipinto di rosso. Potrebbero decidersi a lasciarli definitivi…