Leggo che Aem Torino ha ceduto a Eutelia la sua quota del 40% delle azioni di Noicom, l’operatore telefonico torinese. Il prezzo di vendita è stato di un euro, dopo che aveva dovuto sborsare quindici milioni alcuni giorni fa per ridurre le perdite, che adesso sono di “soli” 19 milioni. Qualche considerazione: com’è possibile che una societa che nel 2002 aveva affermato di avere raggiunto un utile ante imposte abbia perso tutti questi soldi? E soprattutto, com’è possibile che una società a maggioranza pubblica decida di comprare il 49% di una startup non proprio minimale, con l’intesa che successivamente le banche avrebbero rilevato il 30%? Mi sembrava che in genere il giro fosse rovescio.
Non che a Milano le cose cambino molto, con l’ATM che si era presa un congruo numero di obbligazioni Cirio. Insomma, il concetto “finanza, non industria” continua a fare danni, anche senza la “creatività” tremontiana.
E i correttori di bozze?
Settanta
Oggi mio padre avrebbe compiuto settant’anni. Forse da qualche anno avrebbe smesso di lavorare, anche se conoscendolo dubito che se ne sarebbe restato lì con le mani in mano. Forse sarebbe stato fiero di quello che ho fatto, ma non è così importante: tanto mi avrebbe amato lo stesso. Magari sarei anche riuscito a vincere la mia chiusura, e a parlare un po’ con lui di noi. Invece, niente.
Oh cara borsetta
Oggi City ci delizia con i risultati di una ricerca, pubblicata inizialmente sul Daily Mail dove si afferma che la borsetta di una donna, anche se costa in media una cinquantina di euro, “vale” 577 sterline (865 euro, mi dicono dalla regia), se si somma il valore di tutto quello che ci sta dentro: dal denaro al telefonino al trucco alle chiavi della macchina.
Come si può immaginare, la ricerca è stata sponsorizzata … da una compagnia di assicurazioni britannica, che è un soggetto molto interessato alla cosa, e soprattutto a far notare che le donne immaginano di avere un valore molto minore. Non ho però problemi a crederci, visto che nel mio marsupio c’è roba direi di valore complessivo superiore, tra palmare, fotocamera digitale e telefonino :-)
Beata Moana da Genova
Sono dieci anni in questi giorni dalla morte di Anna Moana Rosa Pozzi, in arte Moana Pozzi. Molti di noi la stiamo rimpiangendo [*], pur senza arrivare alle richieste di beatificazione che al tempo erano state fatte.
Però mi sembra davvero esagerato affermare che “la pornodiva abbia inscenato la propria morte per poter tagliare i ponti con il passato e rifugiarsi in una località segreta”: d’altra parte quando scopri che a fare certe affermazioni è l’editore che ha pubblicato un libro sulla vita di Moana deteneva i diritti su alcune sue pubblicazioni, qualche sospettuccio te lo viene anche fuori ti può anche venire…
[*]la forma sgrammaticata l’ho messa volontariamente…
giapu dispersi
Lo sapevo io, che la mia striscia positiva con i voli aerei doveva finire prima o poi.
Ieri sera arrivo a Fiumicino verso le 19 – più tardi del solito, ma avevo una riunione che finiva a un’ora non proprio civile – e mi trovo una coda incredibile al check-in (e stranamente poca coda ai metal detector). Vado direttamente ai gate, faccio la coda all’accettazione lì, e rinuncio ad anticipare il volo delle 20. Tanto, mi dico, il volo delle 19:40 è già indicato come ritardato di dieci minuti…
Salgo, aspetto, e dopo un po’ vedo lo steward chiedere a una signora di lineamenti orientali se conosceva una tipa. Due minuti dopo, il comandante ci avvisa che si è persa una persona in transito da un volo intercontinentale, e visto che il suo bagaglio era stato però caricato, occorre cercarlo e toglierlo.
L’operazione è durata una ventina di minuti: come si può immaginare, un volo Fiumicino-Linate è generalmente pieno di gente che si porta trolley e borse a mano, rompendomi le palle perché non riesco mai a trovare spazio per la mia microborsa ma sicuramente non riempiendo la stiva. Il guaio è che terminata l’operazione avevamo perso il nostro slot: dopo cinque minuti di attesa in pista il comandante ci avvisa che in quel momento siamo i settimi in lista di attesa per decollare.
Ora, se scopro chi ha sparso la voce che i giapponesi sono rapidi ed efficienti lo mando a vivere per un anno là. Tanto per dire, gli altri venti giapponesi sull’aereo ci hanno messo una vita per scendere, tenendo fermo il pulmino. Ma soprattutto, com’è possibile che una persona si perda all’aeroporto di Fiumicino e nessuno riesca a trovarla? Ha deciso di darsi alla macchia?