Cioè sono arrivato quarto nella gara che si è tenuta oggi ai Giochi Sforzeschi, con Ennio Peres nella parte del maestro di cerimonia.
Nel pomeriggio ho perso una posizione nei giochi più “ludici”, e per fortuna che ho avuto un buon rush finale nel “raggruppiamoci e contiamo”. Stamattina i giochi logici li ho risolti tutti, su quelli matematici mi sono arrabattato, mentre i Rebus dell’Avvenire hanno visto una mia prestazione mediocre, due su quattro anche se un terzo avrei potuto risolverlo.
Insomma, poteva andare meglio, ma nella vita occorre accontentarsi.
mercenari? e allora?
Non ho capito l’intervento pesantissimo di Prodi, che ha chiamato “mercenari” – e ha specificato che intendeva il termine in maniera derogatoria – i mille post-co.co.co che Berlusconi ha assunto per la sua campagna elettorale continuativa.
La politica è forse passione, ma è sicuramente anche lavoro. Non si può pensare di fare tutto solo con il volontariato, esattamente come non si può pensare ad esempio che l’assistenza sociale sia fatta solo da volontari. E a questo punto preferisco che ci sia qualcuno che ammetta senza problemi di stare guadagnandoci sopra ufficialmente, rispetto ad altri di cui ci si può chiedere “cosa ci guadagnerà alle nostre spalle”?
Alitalia mi prende per i fondelli
Ieri sera arrivo a Fiumicino relativamente in anticipo. Vado a far la coda al check-in (checché ne dica Cisalpina, il banco dedicato non c’è più, e le macchinette automatiche non funzionano), ma l’impiegata mi dice che è troppo tardi per anticipare al volo delle 18. Chiedo almeno un posto sull’uscita di emergenza, ma mi viene detto “non posso, sono bloccati. Provi magari a farlo cambiare più tardi dentro il terminal”. Obbedientemente entro, vado al banco, e l’impiegata numero due mi dice “ancora niente, provi ad arrivare subito prima dell’imbarco, che è previsto per le 17.50”. Alle 17.48, sempre obbediente, ci riprovo; la risposta è ancora negativa ma c’è anche una spiegazione: “Il volo è poco pieno, e quindi per il bilanciamento non aprono proprio quei posti: però se vuole può spostarcisi dopo il decollo, e tornare al suo posto prima dell’atterraggio” (seeh, su un volo di cinquanta minuti faccio tutto quel casino).
Morale della favola: il volo non è partito alle 18.20 ma trenta minuti dopo, probabilmente hanno cancellato quello delle 18.40, e infatti era strapieno.
Però alle 17:48 non lo sapevano. Altro che just in time.
Capita anche questo
Questa settimana per la mia trasferta romana ho ripreso l’albergo all’Esquilino che usavo alcuni mesi fa. Non è quello che il gruppo Telecom vuole propinarmi, ma costa uguale ed è più comodo per arrivare in stazione Termini; e ci sto anche bene come camera. Parlano tanto male dell’Esquilino, ma non mi è mai capitato nulla. Però…
Ieri sera mentre esco per andare a cena vedo un po’ più di gente del solito nell’atrio, compresi due tipi in giubbotto antirifrangente arancione e decalcomania del 118. Passo senza pensarci più di tanto. Quanto rientro alle 22:40 vedo una macchina della polizia ferma davanti all’albergo, e davanti ad essa un furgoncino bianco con una scritta un po’ rovinata sul portello posteriore: “servizi di polizia mortuaria”. Entro pensandoci un po’ di più.
Stamattina mentre pago il conto chiedo lumi, e mi dicono che un poveretto ieri si è preso un infarto ed è morto.
pacchi (non bonolisiani)
stasera me ne starò qui nell’Urbe a cena triste e soletto, come da titolo.
(oh, avrò pur da fare sentire un po’ in colpa la persona in questione, no? :-) )
ps: già ieri sera, ma soprattutto oggi, sta facendo un caldo boia. Adesso sono in t-shirt in ufficio, con la finestra aperta. E visto che siamo in un open space e la finestra non l’ho aperta io, non è che ho le caldane.
Vivo proprio tra le nuvole
Ieri sera avevo appuntamento alle 20:30 alla fermata Lepanto della metro con Ignazio. Naturalmente, stante lo sciopero dei cobas, la metro era chiusa: sempre naturalmente sono riuscito a perdere al volo il bus che avrebbe dovuto portarmi da quelle parti, nonostante una bella corsa con relativa sudata, e allora ho deciso un approccio per approssimazione e ho preso il 64 che mi avrebbe almeno avvicinato. Ignazio mi dice che a questo punto è meglio trovarsi in piazza Cavour al palazzo di giustizia: scendo dopo largo Argentina e comincio a incamminarmi. Passo davanti a un palazzone con transenne e guardie davanti, ma non ci faccio nemmeno troppo caso – siamo a Roma, figuriamoci.
Ci facciamo una pizza, e alla fine chiedo a Ignazio così per curiosità “ma che ministero c’è in via del Plebiscito?” al che lui “Ma che ministero! È la residenza di Berlusconi!”
Scusa, Silvio. Non ti ho così tanto nel cuore per ricordarmi dove abiti.
sempre peggio…
Altro che la settimana scorsa! Stamattina la coda al metal detector di Linate non solo occupava tutto il corridoio, ma girava, riempiva l’altro lato della sala, e poi con una torsione di 180 gradi ritornava alla porta verso l’esterno. Mi sembrava di giocare a snake. Non che avessi fretta, mi sono fatto un quarto d’ora in lenta marcia.
La ragione di tutto questo? probabilmente, come mi ha acutamente fatto notare il tassista, tutti quelli che avevano da andare a Roma ieri e non avevano una reale urgenza hanno rimandato ad oggi.
Naturalmente a Roma si è aggiunta la pioggia, e quindi a Fiumicino non si trovava un taxi uno – a meno che uno non fosse furbo e andasse al terminal per gli internazionali…
Strani attrattori (libro)
La fantascienza è tornata a non essere più un genere di moda. Asimov sta rientrando un po’ nel giro giusto perché hanno fatto un film da I, Robot; Heinlein, Clarke, Farmer, Silverberg, Pohl, Niven, Anderson sono introvabili. Ma quello che è peggio è che ho citato tutti nomi che sono diventati famosi tra gli anni ’40 e i ’60. E oggi che cosa si scrive?
Diamo merito alla Shake di avere spostato un po’ più avanti la frontiera cronologica con questa antologia (AA.VV., Strani attrattori, Shake Edizioni 1996 [1989], p.301, 15.49, ISBN 88-86926-18-9) a cura di Rudy Rucker, Peter Lamborn Wilson e Robert Anton Wilson. Tra i numerosi racconti brevi e poesie, è possibile farsi un’idea della scena alla fine degli anni ’80: naturalmente il linguaggio è molto più crudo, e si trova una nota generale di pessimismo che pervade la maggior parte dei racconti. Non ci sono capolavori, ma almeno si può allargare un po’ il campo delle nostre conoscenze SF… in attesa di una Millenium Anthology.