Abbiamo avuto una commissione di inchiesta americana – con due strapuntini italiani aggiunti giusto per rendere felice Silvio – che ha cercato di capire perché i soldati USA abbiano sparato alla macchina che portava Giuliana Sgrena e Nicola Calipari all’aeroporto di Baghdad. Il risultato è ovviamente stato “i nostri soldati stellestrisciati hanno fatto quello che dovevano fare, la colpa è di quei casinisti degli italiani”. Sono anche stati preparati due bei file pdf (indice e testo) con le conclusioni del rapporto: ma per proteggere gli “innocenti” c’è una lunga serie di omissis, sotto forma di righe annerite.
Peccato che Gianluca Neri abbia scoperto che non ci vuole poi molto a leggere le parti cancellate nel caso si abbia la versione professionale di Acrobat (quella che permette di scrivere i documenti, oltre che leggerli). Peggio ancora, basta selezionare un pezzo di testo pecettato e copiarlo su una banalissima finestra di testo per leggerlo.
È chiaro: devono essere stati degli italiani a pubblicarlo.
Aggiornamento: alle 13:13 Repubblica, sempre sulla notizia, ha scoperto l’acqua calda. Macchianera ovviamente non è citato: conflitto di interessi tra il nome del blog e le pecette degli omissis?
Aggiornamento 2: Indymedia aveva postato la copia all’una di notte. Peccato che il loro testo inizi così:
Grazie a potenti mezzi informatici e di intelligence siamo riusciti ad ottenere il rapporto Calipari in versione non censurata, eccolo..
Non so se avete notato il modo con cui la notizia è stata pubblicata: se anche io fossi passato a leggere da quelle parti, il mio primo commento sarebbe stato “occhei, qualcuno ha voluto fare uno scherzo”, visto che non ci vuole poi molto a scrivere un documento Word rimettendo delle parole. Non sarebbe stato più semplice spiegare a tutti come fare a leggere il documento originale?
Ah: il sito della forza multinazionale in Iraq sulle prime si è limitata a togliere il link al documento dall’home page, ma l’ha lasciato intatto. Solo stasera ha pensato che forse era meglio mettere una pagina (stavolta davvero) vuota al posto del testo…
Occhei, era pubblicità
Ricordate il mio dubbio sugli alberi arancioni? Oggi sono ripassato in Largo La Foppa, e gli alberi non c’erano più. Magari erano davvero lì per pubblicità del Salone del Design.
Avvertimenti divini
In uno di quei momenti in cui mi dico di seguire i miei princìpi, ho deciso di andare di persona alla “finta assemblea” della Naming Authority, della quale in fin dei conti sono stato anche direttore esecutivo e vicepresidente; ormai ha fatto il suo tempo, bisogna chiuderla, ma volendo fosse messa agli atti una chiusura per ignominia ho voluto sincerarmi che l’assemblea fosse davvero finta.
Il guaio è che la sede della riunione è Trieste; non avendo voglia di pagarmi un albergo oltre a prendere un giorno di ferie ho pensato di sfruttare i miei parenti dalla parte opposta del Friuli-Venezia Giulia. L’idea di per sé era ottima. Però di fermarmi da mia nonna (93 anni) non se ne parlava; sono così passato al piano B – mio zio. Naturalmente questa settimana lui è in vacanza; a casa rimane mia cugina sedicenne… ma oggi è in gita scolastica e torna tardi, e devo così fare un giro avvitato per recuperare le chiavi e sperare che i cani nel suo giardino non mi assaltino.
Non mi preoccupo più di tanto, e arrivo in stazione a prendere il treno con qualche minuto di anticipo. Già ieri sera mi faccio una coda in biglietteria con il tipo che deve resettarsi il terminale e poi mi dice che non posso fare un biglietto unico – ad averlo saputo lo facevo alla macchinetta. Cerco la carrozza della mia prenotazione, scopro che è proprio la prima, arrivo e noto che manca qualcosa: il locomotore. Se n’erano dimenticati.
Se fossi superstizioso, crederei che questo viaggio non s’abbia da fare.
Aggiornamento (giovedì mattina): Il treno da Udine per Trieste ha venti minuti di ritardo, anzi ventidue come la voce sintetizzata all’altoparlante ha puntigliosamente fatto notare. I segnali continuano.
Aggiornamento (giovedì più tardi): Dopo avere speso 17 euro di taxi per arrivare in orario, non solo gli altri non c’erano ancora – se l’avessi saputo avrei aspettato il bus – ma non c’è stato il numero legale di partecipanti. Meglio così, in realtà.
come fischietta un gatto?
Ieri sera ero parecchio stanco, e mi sono dimenticato di tappare la bottiglia d’acqua. Verso le 2:30 Ariel ha deciso che quel tappo era un simpatico gioco, e ha cominciato a mandarlo un po’ in giro manco fosse Maradona. Dopo qualche minuto in cui ho vanamente sperato si stancasse, ho deciso di alzarmi. Accendo la luce: silenzio. Prendo gli occhiali e mi alzo, e vedo arrivare lemme lemme Ariel con l’aria di chi dice “oh, è forse successo qualcosa?” Poi mi ha seguito, e quando ho requisito il tappo ha cercato di avere uno sguardo non interessato. Mah.
Un chilogrammo è un chilogrammo
Repubblica sempre sulla notizia (© Delio, ricordo sempre). La sezione Scienza e Tecnologia ci comunica che “Il chilogrammo cambia peso”. In quattro parole due svarioni: il chilo è infatti un’unità di massa e non di peso (cioè un chilo è sempre un chilo, anche se sulla luna peserebbe meno di due etti), e naturalmente non cambierebbe di valore ma solo di definizione, in modo da poterlo riprodurre più facilmente.
Insomma, la solita via italiana alla “divulgazione scientifica”.
Flessibilità
In Giappone sono morte più di settanta persone in un incidente ferroviario. A quanto sembra, il conduttore, giovane e inesperto, alla stazione precedente si era sbagliato, era andato otto metri più avanti, e aveva dovuto fare retromarcia, rimanendo così novanta secondi indietro nella tabella di marcia. Per recuperare il tempo perduto avrebbe portato il treno a una velocità troppo alta: la curva dove è deragliato ha un limite di 70 Km/h, e la compagnia ferroviaria afferma che fino a 130 Km/h non ci sono problemi.
In Italia tutto questo non sarebbe successo. (Non venitemi a parlare di Piacenza…)
e quando sorge il sole…
Anzi un po’ prima, visto che stamattina sono uscito alle 5:40 e stava iniziando ad albeggiare. Gli è che dovevo portare Anna in aeroporto, visto che deve fare tre settimane in Kazakistan; e visto che continua ad avere il caviglione e le stampelle, farle prendere un taxi era fuori discussione. Ho potuto però scoprire alcune cose.
– a quell’ora i semafori a Milano sono tutti lampeggianti. I primi funzionanti (ma erano già le 5:52) li abbiamo visti in viale Argonne. Ora, è vero che c’è una scuola di pensiero che dice “lasciando lampeggiare i semafori si fanno meno incidenti”, ma non ne sarei certo.
– alle 6 del mattino, oltre a un simpatico numero di vigili pronti a rimpinguare le casse del comune di Peschiera Borromeo dove è situato l’aeroporto di Linate, c’è un casino peggio ancora di quello che in genere trovo alle 7 quando l’aereo vado a prenderlo io.
– che diavolo ci faceva tutta quelle gente alle 6:15 sulla tangenziale est? Intendiamoci, il traffico era assolutamente scorrevole, ma mi domando dove dovessero andare.
– c’era una bella luna, ancora quasi piena.
– nonostante tutto, non sono stato il primo ad arrivare in ufficio, Ugo mi ha fregato.
– ho sonno.
Le eresie di Papa Benedetto XVI
prima di diventare papa, intendo. Le trovate sul sito TrueCatholic.org, dove si spiega anche con dovizia di particolari che Giovanni XXIII era diventato massone nel 1935 e che quindi da lui in poi sono tutti antipapi. E come fare allora un Vero Papa Cattolico, visto che cardinali non ce ne sono più? Semplice: come nei primi motori diesel (leggete il paragrafo Potestas Ligata).