in breve:
– il banner “fiero di essere coglione” credo rimarrà a lungo, a questo punto.
– è chiaro dalla differenza tra exit poll e risultati reali che la gente non vuole ammettere di votare Forza Italia.
– non c’entra un tubo, ma sono appena tornato dalla diretta di MacchiaRadio e posso dirvi che le strade intorno a piazzale Istria sono allagate.
Aggiornamento: Il secondo punto è ben noto, e in inglese ha persino un nome assegnatogli.
exit poll
Essendo io una persona previdente, per avere i primi dati non mi sono rivolto ad Internet (Repubblica e Corsera sono entrambi virtualmente bloccati) ma alla mia fida radiolina (su Radiopop, chiaro).
Se gli exit poll sono corretti, il risultato più eclatante è che al Senato comunque il partito di maggioranza relativa è… Forza Italia, nonostante tutto. Però non solo avrebbe perso un 7% di voti rispetto a cinque anni fa, ma sia AN che UDC sarebbero cresciute, anche se non quanto avrebbero sperato Fini e Casini.
Chi vuole vedere qualche stima, può leggere i risultati postati da Mantellini direttamente dalla sede SWG.
Adesso lasciamo perdere per qualche ora, grazie.
Cronaca elettorale
Leggiamo che Silvio sarebbe stato redarguito perché, entrato nel seggio con la mamma, le avrebbe detto di mettere la croce sul simbolo di Forza Italia, e al richiamo del rappresentante di lista avrebbe risposto «Siete proprio l’Italia che non vuole bene».
Perché ho usato i condizionali? Beh, innanzitutto mi pare strano che la signora Rosa sia così fuori di testa da non riuscire a ricordare per chi votare. Poi mi chiedo come è uscita questa notizia – c’era tutto lo staff di Repubblica.it al seggio di Silvio? E se fossero stati zitti non sarebbe stato meglio? Diciamo almeno che la frase pronunciata si direbbe indubbiamente sua.
In una notizia scorrelata si parla di almeno tre seggi, presumo posizionati nelle scuole, in cui il crocifisso è stato fatto togliere dal presidente di seggio e un altro caso in cui un elettore ha riconsegnato le schede al rifiuto di farlo togliere. Premesso che io non saprei nemmeno dire se nell’aula dove ho votato il crocefisso ci fosse o no, mi chiedo se uno pensi di essere spiato dall’alto.
ho votato
Sono di ritorno dal seggio, dove ho compiuto il mio dovere di elettore. Ammetto che ci ho pensato un attimo sulla scheda del Senato, e prima di crociare sul Grande Partito Popolare di Centro (i DS, per chi non l’avesse ancora capito) sono stato indeciso se dare il mio voto alla Lista Di Destra Transfuga (Di Pietro). Non l’ho fatto solo perché non ho capito come funzioni il voto di coalizione se la lista non supera il quorum.
Considerazioni sparse: rispetto a una domenica normale c’è molta più gente in giro, che tra l’altro si dimentica che quando vede le strisce pedonali (magari anche con il semaforo dalla sua parte rosso) il codice della strada ti impone di dare la precedenza. O forse mi sono perso l’ultima abolizione di questi giorni. Anche i seggi erano pieni, e soprattutto di vecchietti: non che io e Anna siamo giovani, ma qui si parla di persone dai 70 in su. Non so se la cosa sia positiva o no; anzi so che è negativa perché significa che le generazioni dalla mia in poi se ne fregano della cosa pubblica. Alle 11 nel mio seggio aveva votato circa il 15%, che a mio parere è una percentuale piuttosto alta.
Ultima considerazione sulla scheda elettorale: è una tristezza. Sembra una specie di gioco dell’oca, con tutti quei disegnini colorati.
Il Caimano (film)
Alla fine ieri sono andato con Anna a vederlo. Nota: non avevo mai visto un film di Nanni Moretti. Commenti? boh.
Più precisamente, nel film ci sono vari livelli di lettura. Per quanto riguarda la storia di Silvio, non si può non essere d’accordo col Nanni Moretti stesso quando dice “chi queste cose le voleva sapere, le sa già”. Forse la parte iniziale dove il Caimano è interpretato da Elio de Capitani può dare qualche informazione in più ai disattenti, ma tant’è. La “storia intorno” mi è sembrata piuttosto scontata, con Silvio Orlando e Margherita Buy nei loro ruoli ormai abituali, e il solo Michele Placido a divertirsi a fare quello che in un certo senso è l’homo caimanizzatus. Lasciamo poi perdere la recitazione di Moretti nei panni del Caimano, di un ingessato da fare paura. Gli unici punti che mi sono piaciuti sono stati le battute sull’Italietta e sull’impossibilità di parlare seriamente di Berlusconi, e soprattutto la scena finale, che non mi aspettavo per nulla e che è davvero inquietante.
bi-zio
L’euro a 1500 lire…
Avevo promesso che avrei parlato delle dichiarazioni berlusconiane secondo cui – se ci fosse stato lui al posto di Prodi – avrebbe messo il cambio euro-lira a quota 1500, e non 1936.27 come è poi stato.
Prima però un paio di note. Innanzitutto, il Cav è sempre stato molto attento a non metterlo mai per iscritto: anche nell’ormai noto libro La Vera Storia Italiana si scrive che “la gente” avrebbe voluto un cambio di questo tipo. In secondo luogo, rivalutare una moneta – quello che sarebbe appunto capitato se un euro fosse costato di meno – porta a un costo minore dei beni importati, ma anche ad una maggiore difficoltà di esportare i beni prodotti localmente; non per nulla gli industriali hanno sempre visto con favore (e questo è un eufemismo) la cosiddetta “svalutazione competitiva”. Quindi le cose sarebbero costate di meno, ma magari saremmo stati tutti licenziati. Ma tutte queste sono chiacchiere: passiamo ai fatti.
Abbiamo avuto negli ultimi anni della lira il governo Berlusconi I (10 maggio 1994 – 17 gennaio 1995) e il governo Prodi (17 maggio 1996 – 9 ottobre 1998), inframmezzati dal governo Dini. Sono andato sul sito dell’Ufficio Cambi per vedere il valore medio della lira in quel periodo: ovviamente non rispetto all’euro che non esisteva ancora, ma rispetto all’ECU, che per i nostri scopi pratici è esattamente la stessa cosa. (Il percorso per chi vuole provarlo per conto suo è Cambi -> Cambi medi -> Serie storica mensile -> da gennaio 1994 a dicembre 1998, valuta ECU, valore in lire). Si può così vedere come nel periodo da maggio 1996 a ottobre 1998 la lira si è effettivamente svalutata ; il cambio medio da 1912.913 è passato a 1946.029, perdendo quasi il 2%. In compenso, però, nel periodo da maggio 1994 a gennaio 1995 il cambio medio è passato da 1850.643 a 1992.399; più del 7% di svalutazione in otto mesi. A dicembre il cambio medio è stato di 1979.909, giusto per evitare discussioni sul fatto che Berlusconi non è stato PresDelCons per tutto il mese di gennaio. Per la cronaca, il picco si è avuto ad aprile 1995 con un cambio medio di 2273.770 lire per un euro, scendendo poi lentamente al valore indicato sopra.
Ora pensateci un po’: secondo voi che avrebbe fatto Silvio al posto di Romano?
_Cryptonomicon_
Ci sono libri in un certo senso di nicchia, nel senso che molte persone non li sopportano ma per una minoranza sono imprescindibili. Questo (Neal Stephenson, Cryptonomicon, Arrow Books 2000 [1999], pag. 918, Lst 8.99, ISBN 0-09-941067-2) ne è un esempio. La storia è a prima vista incomprensibile, con tre trame distinte – due che iniziano negli anni prima della Seconda Guerra Mondiale e una contemporanea – che iniziano a intrecciarsi in un modo assolutamente barocco, con personaggi che appaiono per caso all’inizio del libro che alla fine si scoprono essere collegati agli altri personaggi attraverso ben meno dei sei gradi di separazione di cui abbiamo sentito parlare così tanto; il tutto su una base di romanzo storico con le scoperte di Turing e l’invenzione del calcolatore digitale e i ricordi di guerra. Gli altri due temi che pervadono il libro sono la “geekiness”, che qua è ovviamente considerata una qualità positiva, e la paranoia, rappresentata solitamente attraverso la crittografia. Il Cryptonomicon, il cui nome è chiaramente modellato sul lovecraftiano Necronomicon, è il libro dove tutti i crittografi fino alla seconda guerra mondiale aggiungevano i risultati a cui erano pervenuti. Nell’universo parallelo del libro, abbiamo poi Finux al posto di Linux, ETC invece che IBM, Ordo rispetto a PGP… un gioco nel gioco.