La scorsa settimana ho che visto vicino a casa mia avevano messo dei cantieri sopra le grate delle griglie di aerazione della metropolitana. Mah, ho pensato, probabilmente le vorranno pulire. Dopo qualche giorno i cantieri sono stati tolti: ho dato un’occhiata, e la cosa che mi è saltata all’occhio è che nella posizione dove così ad occhio dovrebbero esserci i cardini sembrano esserci segni di saldature che impediscono di muovere la griglia. Intendiamoci, vista la mia abilità nel campo potrei benissimo sbagliarmi e non avere capito nulla dell’operazione: però il primo pensiero che mi è venuto in mente è appunto quello di una “misura di sicurezza” per evitare che un terrorista malintenzionato butti una bomba dentro una di queste prese d’aria. Qualcuno ne sa di più?
hanno spostato gli orari?
La pedalata di stamattina, oltre che dal caldo, è stata disturbata anche da un traffico incredibilmente alto per l’ora e la stagione. Due sono le possibilità che mi sono venute in mente: che tutti i maturandi abbiano deciso di recarsi in automobile alla loro scuola, e che tutte le commissioni di oggi pomeriggio siano state spostate al mattino per improrogabili impegni.
Mi resta solamente da capire a quale ora mi convenga uscire oggi pomeriggio per non rimanere distrutto.
allora lo fate apposta!
Oggi in buca delle lettere c’era una di quelle piccole guide gratuite alla tua zona di Milano. Un modo come un altro di convincere i piccoli negozi locali a cacciare un po’ di soldi di pubblicità: nulla di perverso, intendiamoci.
Quello che è perverso è che ci hanno infilato la guida della zona 9, mentre noi (purtroppo) siamo in zona 2. Questo è girare il coltello nella piaga.
quello che non volevate sapere
I quotidiani gratuiti oggi, a parte quanto scritto prima, mi hanno omaggiato di due graziose notizie. Metro racconta come i fan di Star Trek, scioccati dal fatto che dopo trent’anni non ci sia più nessuna serie tv con i loro beniamini, hanno cominciato a girare episodi autoprodotti: le ambientazioni sono “povere”, e ci mancherebbe altro, però se uno ci pensa su il salto di qualità tra le fanfic testuali di quando ero giovane io è incredibile. A quanto pare, la Paramount non sta prendendo nessuna iniziativa contro questa violazione di copyright; ma quello che dal mio punto di vista è ancora più incredibile è che wikipedia (inglese) abbia una voce a riguardo.
Su City si preferisce lo stile “documentario scientifico”: a quanto pare nel villaggio indiano di Banarhat ci sarebbe un ventisettenne che si arrampica sulla cima degli alberi, divora banane… e ha 35 centimetri di coda, tanto che arrivano pellegrini da ogni dove per venerare l’incarnazione del dio hindu Hanuman. Ma se devo essere sincero mi sa tanto che questa sia una bufala: una rapida ricerca non mi ha fatto trovare nessun dato a riguardo. Massì, oggi siamo ufficialmente entrati in estate, che cosa volete?
che smacco per i milanesi!
Capisco che Leggo sia un quotidiano gratuito afferente a un gruppo editoriale romano. Però non mi sembra comunque una bella mossa fare un articolone sulle pagine milanesi, togliendo spazio persino alla nuova giunta di Donna Letizia (con Vittorio Sgarbi alla cultura, al peggio non c’è mai limite): il tutto per spiegare con dovizia di particolari il flop preventivo della nuova tecnologia “messaggia e sosta”, dove al posto dei soliti tagliandini da sverniciare si invia un SMS alla centrale per indicare inizio e fine della sosta.
A parte informazioni un po’ strane tipo il fatto che il codice da digitare dovrebbe essere solamente di quattro cifre, l’articolo è corredato da una bellissima foto. Peccato che il biglietto del parcheggio sia dell’azienda trasporti… di Torino!
La necessità aguzza l'ingegno
Qui da noi sono finalmente riusciti a fare funzionare una scheda di ricezione televisiva per PC con successiva diffusione alla rete interna (via multicast e non broadcast, per evitare l’appesantimento della rete stessa). Sembra sia stato proprio un bel lavoro di gruppo.
È bello vedere tanta abnegazione!
Cara Fondazione Centro San Raffaele…
Questa è la copia dell’email che ho inviato alla Fondazione Centro S. Raffaele del Monte Tabor (che, per chi non fosse milanese, è un ospedale cattolico).
Cara Fondazione Centro San Raffaele,
la scorsa settimana mi è arrivata una Vostra lettera in cui, con dovizia di particolari e persino i promemoria da staccare e distribuire ad amici e parenti, mi invitavate a devolverVi il 5 per mille delle mie tasse.
Ora, c’è un bellissimo decreto legislativo 196/2003, insomma la vecchia legge sulla privacy, che indica tutti i miei diritti, e che sarebbe dovuto essere inserito nella Vostra lettera: purtroppo a quanto pare Ve ne siete dimenticati. Ma tanto io me lo ricordo, non c’è problema. Quindi dovrei essere qui a chiederVi come diavolo fate a sapere il mio indirizzo: invece no, perché lo so perfettamente.
Dovete sapere che io ho una strana abitudine: tutte le volte che compilo un modulo, scrivo in maniera leggermente sbagliata, e sempre diversa, il mio indirizzo. In questo modo è facilissimo scoprire la fonte dello spam: tra l’altro, è questo il motivo per cui la Vostra lettera del 10 aprile mi è arrivata solo a inizio giugno, nel caso Ve lo foste chiesto.
Bene, l’indirizzo con cui mi è arrivata la Vostra lettera è quello che ho usato qualche mese fa, quando attraverso il sito dell’Istituto San Raffaele ho fatto una prenotazione per un esame diagnostico. Io verifico sempre di dare il consenso al trattamento dei miei dati personali solo per l’operazione che sto facendo, e non per invio di qualsivoglia materiale pubblicitario: questo significa che Voi avete utilizzato dei dati sensibili senza nessun problema. Spero che non pensiate che io potrei essere interessato a finanziarVi.
P.S.: Inutile dire che l’indirizzo da cui sto scrivendo, anche se esiste, non è quello mio usuale ma una semplice “trappola per spam”.
confondere la causa con l’effetto
“Povera logica”, mi verrebbe più che altro da dire leggendo questo notizione di Repubblica.
Scenario: in Cina ti censurano i siti che potrebbero essere “pericolosi”. E questa è indubbiamente Una Brutta Cosa, non ci piove. Ma se leggi affrettatamente l’articolo sembra che la censura operi a caso, e che parole come “zebra” e “segmento” nascondano chissà quali abonimii democratici.
Naturalmente la realtà è diversa, e di per sé sarebbe anche spiegata correttamente se uno riesce ad arrivare fino in fondo all’articolo. Il tipo che ha fatto lo studio afferma semplicemente che, partendo da una lista di parole comuni, in un caso su dieci tra i primi dieci siti ritornati dalla ricerca ce n’è almeno uno oscurato. Siete arrivati fin qua? Bene. Il passo logico successivo è pensare che – se una parola è comune – apparirà in molte pagine di argomento più svariato. Ad esempio, ho appena fatto una prova con “segmento”: mi sono tornati fuori un software matematico, la rivista “L’oculista italiano”, pagine di borsa, un sito sui motori e una scheda grafica. Non è così strano quindi che anche un sito “cattivo” il cui argomento principale sia tutt’altro possa uscire tra i primi risultati in una ricerca.
La conclusione logica insomma sarebbe dovuta essere “ci sono troppi siti censurati, ed è facile incappare in uno di essi”; la conclusione repubblicistica è “censurano tutte le parole”. Chiaro, no?
Aggiornamento: via Mantellini ho trovato il post originale da cui è partito tutto questo. È interessante notare come il blog in questione affermi di aver dovuto correggere il fraseggio nel proprio post, per le ragioni che ho spiegato sopra. Personalmente, credo che sarà un bel giorno quello in cui le edizioni online dei nostri quotidiani avranno l’onestà di correggersi (dicendolo esplicitamente, altrimenti sarebbe solo ipocrisia)