traffico postnatalizio

Stamattina sono andato in ufficio in auto, immaginando – a ragione – che non ci fosse tutto quel traffico. In effetti, nonostante un paio di minuti fermo dietro a un camion che raccoglieva la plastica e un nebbione mica male, sono arrivato in ufficio in meno di quaranta minuti. L’unico problema è stato il tipo di traffico che mi sono trovato. Non parlo tanto degli addormentati, che in fin dei conti mi aspettavo visti i bagordi dei giorni passati, quanto di quelli che hanno fatto numeri assolutamente irriferibili, come se dovessero sfogarsi per l’unica volta in cui non erano bloccati in coda. Il tutto assolutamente senza ragione, visto che tanto i tempi di percorrenza erano comunque drasticamente minori del solito. Poverini.

Cars (dvd)

Abbiamo commesso un errore: guardarci il DVD in versione originale. Anche con l’aiuto dei sottotitoli, mi sa tanto che mi sono perso metà dei giochi di parole del film, e alcuni (tipo la stanza che aveva anche una Lincoln Continental breakfast compresa) li ho capiti qualche secondo dopo, con un effetto simile a quello raccontato nelle barzellette sui carabinieri. Come probabilmente sapete, il film è ambientato in un’America abitata solamente da automobili, il che potrebbe essere non troppo lontano dalla realtà. La storia di per sé è piuttosto scontata, ma l’animazione è davvero incredibile, e come raccontavo sopra c’è una quantità di in-jokes assolutamente incredibile: uno dei miei preferiti è stato il trailer finale di A Bug’s Life, che appare nei titoli di coda. Può darsi che piaccia anche ai bambini, ma la cosa non mi tange più di tanto…

Analemma

In questi giorni, grazie a proooof, ho imparato una parola nuova, che il mio De Mauro non riporta nemmeno (non che ce l’abbia lo Zingarelli… Wikipedia però ). L’analemma è il disegno a forma di 8 allungato che si otterrebbe se si facesse una fotografia del sole a mezzogiorno durante tutto un anno, e naturalmente ci fosse il sole per tutto l’anno. Più semplicemente, la potete vedere disegnata su alcune meridiane. Potete sempre rivendervi l’informazione durante il pranzo di Natale: non so se farete un figurone ma non si sa mai!
(beh, che tipo di auguri di buon Natale vi sareste aspettati da me? D’altra parte, l’analemma ricorda anche visivamente che questa è la festa della rinascita, per la serie “il peggio è passato”. Mi sembra un’ottima metafora per tutti)

<em>Guerra d'Albania</em> (libro)

[copertina]
La “guerra d’Albania” narrata in questo libretto (Gian Carlo Fusco, Guerra d’Albania, Sellerio 20063, pag. 148, € 9, ISBN 8838917000) è quella che di solito noi chiamiamo “guerra di Grecia”. Dato che però, salvo la prima avanzata di sorpresa, si è tenuta tutta in territorio albanese Fusco ha preferito dargli questo nome. Sembra incredibile che un resoconto che sembra scritto oggi, visto lo stile molto spezzettato e pieno di riferimenti anche spiccioli alle storie dei singoli soldati sul fronte, sia stato scritto nel 1961. Sembra purtroppo molto meno incredibile vedere come gli alti comandi del nostro esercito fossero interessati solo a farsi belli tra di loro e ideare chissà quali piani, senza vedere le condizioni dei soldati che mandavano allo sbaraglio.
Prima di arrivare alla breve postfazione di Beppe Benvenuto, scopriamo che Fusco dedica qualche pagina all’eccidio di Cefalonia, anche se tecnicamente non farebbe parte della guerra. Ma bastano quei pochi tratti a fare vedere l’orrore in tutto il suo macabro dipanarsi.

La vertenza dei giornalisti

Siamo quasi a metà del più lungo periodo di mancanza di quotidiani che io mi ricordi: tre giorni di sciopero che si attaccheranno ai consueti due giorni di riposo natalizio, per un totale di cinque giorni consecutivi senza giornali. Beh, Il Giornale e Libero ad esempio sono regolarmente in edicola; Il Manifesto ha fatto solo un giorno di sciopero; stamattina ePolis me lo sono trovato regolarmente in giro. È un po’ di tempo che Ugo mi chiede di spiegare le ragioni per lo sciopero: il guaio è che non sono poi così addentro alla cosa; quindi invece che una sfrucugliata vi trovate un molto più modesto pippone, e non garantisco nulla sulla correttezza di quanto scriverò.
Beh, su una cosa a dire il vero editori e giornalisti sono d’accordo: il contratto di settore è scaduto da quasi due anni. Già sui motivi per cui le trattative non partono ci si trova però muro contro muro. Un mese fa, gli editori hanno pubblicato una lettera aperta (chissà perché in PowerPoint) dove dicono che la pubblicità cala perché l’informazione ormai arriva da altre fonti che attraggono di più gli investitori: inoltre nemmeno i gadget allegati ai giornali ormai tirano più. Però affermano anche che non è poi davvero un problema di soldi: aumenti di contratto se ne possono fare, se contestualmente si tagliano gli scatti automatici e si inserisce una maggiore flessibilità, mentre secondo loro la controparte vuole “limitare gli editori al ruolo di pagatori”.
Passando ai giornalisti, mi sono stupito di non essere riuscito a trovare né un link alla piattaforma di rinnovo contrattuale né una trattazione in maniera semplice e non in politichese delle loro richieste. Lo stupore è perché sono giornalisti, e quindi dovrebbero ben sapere come dire le cose: le piattaforme del contratto telecomunicazioni so trovarle perché sono “roba mia” ma non è che siano così comprensibili. Ad ogni modo, nell’ultimo loro comunicato ribattono affermando che gli editori stanno aumentando gli utili, e che tutto quello che vogliono in realtà è ridurre ancora di più gli stipendi, e soprattutto svilire il lavoro del giornalista e cercare sempre più di prendere al loro posto degli avventizi / tirapiedi e via discorrendo (con il sottinteso che tanto noi siamo un popolo di giornalisti incompresi). Tra le righe si capisce che si sono pentiti delle concessioni che hanno accettato negli ultimi due contratti, e che secondo loro gli editori non vogliono sedersi al tavolo delle trattative perché la situazione per loro va bene cosi.
Che penso io di tutto questo? Beh, mi chiedo se l’avere una corporazione come l’Ordine dei Giornalisti sia un vantaggio oppure uno svantaggio per la categoria. In questi anni sono spuntate svariate “scuole di giornalismo” che dovrebbero essere in teoria la strada maestra per intraprendere la professione, ma che stanno solamente creando una serie di sottoccupati; e a tutti i giornalisti che si vede che non solo sono appassionati del loro mestiere, ma cercano anche di svolgerlo al meglio si contrappongono i marchettari che preparano i pezzi a cottimo senza nemmeno sapere di che cosa stanno parlando… e non sono necessariamente precari. Così a pelle mi sembra che le preoccupazioni dei giornalisti siano reali e importanti, ma vorrei anche essere certo che le soluzioni da loro proposte non cerchino di perpetuare la loro setta, prima di schierarmi dalla loro parte.

centro di calcolo

Ieri sera avevamo alcuni amici a cena. Arriva Marina, e dopo un po’ ci chiede se può usare il nostro PC per prenotare un volo diciamo Next-to-Last Minute per Berlino. Nessun problema, facciamo noi: vai su che il PC è acceso. Due minuti dopo arriva Loris, tutto trafelato, e fa “mi serve un PC! è un’emergenza!” (Loris è un Internet Provider, per la precisione il nostro Internet Provider, e si era trovato un problema di lavoro per cui doveva connettersi ai router). Mandato anche lui su: il vantaggio di avere una rete wifi e due PC. L’unico problema è stato dovergli dare uno sgabello, visto che su c’è una sola sedia…

I funerali di Welby

Come potete leggere ad esempio qua, i funerali di Piergiorgio Welby non saranno tenuti in chiesa. È vero che ePolis ha scritto che non è che Welby “abbia acconsentito” che gli si facesse un funerale cattolico, e che avrebbe semplicemente detto “fate come vi pare” (il che è anche più coerente, di per sé). È anche vero che se mai la scelta di Eminence Ruini fosse stata di segno opposto, sarebbero subito saltati su tutti a dire che il Vaticano si voleva appropriare di Welby anche da morto. Ma la cosa che mi disturba è un’altra.
Siamo tutti d’accordo che «era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita» e quindi da un punto di vista formale la decisione del Vicariato di Roma sia ineccepibile. Ma è anche vero che nessuno può essere certo che in punto di morte lui non avesse cambiato idea. Non è un caso che, a differenza dei secoli scorsi in cui i suicidi venivano addirittura sepolti in terra sconsacrata, ormai generalmente si fa loro un funerale cattolico. Insomma, questa è stata una decisione politica, proprio una di quelle cose che a me non piace per nulla. Chissà se qualche prete, fuori dai riflettori, darà almeno una benedizione.