lavori sulla bicicletta

La scorsa settimana mi sono comprato un nuovo ciclocomputer, come sempre da Lidl. Memore di quanto mi era capitato, lo provo subito facendo girare a vuoto la ruota, e il tutto mi pare funzionare. Così ieri a pranzo, tutto felice, cambio le guide – come sempre, sperare in un formato standard è utopia – e inserisco i dati di base, compresa età altezza e peso per calcolare le calorie consumate :-)
Peccato che ieri sera, dopo un po’ che pedalavo, ci butto l’occhio e vedo che si era spento, classico segno che il segnale non arriva. Visto che era tardi, decido di pensarci il giorno dopo. Stamattina mi accorgo che non funziona nemmeno il vecchio computer: smanetto un po’ con il sensore, avvicinandolo al magnete, e almeno quello riprende a funzionare, mentre il nuovo non ne vuole sapere… se non uno sprazzo ogni tanto. Ma ormai sono un esperto elettronico, e ho immaginato subito la causa: il vecchio sensore, che avevo lasciato al suo posto. invia i dati con una frequenza leggermente diversa. Fatta qualche prova prima off-line (passando rapidamente il magnete davanti al sensore posato sul tavolo) e poi online (cambiando il sensore e provando a pedalare) direi che la situazione si è finalmente stabilizzata, e potrò conoscere la temperatura esterna.
Più preoccupante la seconda cosa. Ieri sera ero in giro, e quando ho ripreso la bicicletta mi sono accorto che la parte in gomma che ricopre l’archetto dell’antifurto era strappata. Mah, ho pensato, l’avrò tirato male: non è un grande problema, ci attaccherò un po’ di nastro adesivo di quelli resistenti e via. Però stamattina, con la luce, mi sono anche accorto che il telaio ha preso una brutta botta. Solo che la botta è molto vicino alla sella: tanto vicino che è impossibile che sia il risultato di una caduta della bicicletta, perché la sella farebbe appunto da spessore. Mi sa tanto che qualcuno abbia tentato di spaccare l’antifurto senza però riuscirci: per fortuna che Anna ha deciso di comprarmelo assieme alla bici!

mi hanno tarpato

Niente da fare. Dopo essere riuscito a passare per le forche caudine delle attese del call center della mia banca online e scoprire qual era l’opzione corretta (vale a dire cercare quelli che fanno le operazioni di borsa) mi è stato detto che la procedura consiste nell’andare dal mio promotore finanziario (che sta a Torino), compilare di mio pugno la richiesta, farla spedire al centro gestionale della banca (a Mantova), e aspettare la risposta.
È vero che mi hanno detto di provare da un negozio finanziario qua a Milano per saltare il giro: peccato che quello di galleria Buenos Aires, indicato nel sito, non esiste più… e direi da molto, perché nella posizione probabilmente occupata dal negozio stavano lavorandoci su.
Non partecipare all’assemblea non è poi la fine del mondo… ma mi sa tanto che mi convenga cambiare banca :-)

mi tarpano!

Io ci vorrei anche, andare all’assemblea Telecom di lunedì prossimo. Ma secondo voi riesco a contattare la mia banca on line per chiedere la documentazione di possesso delle azioni? Macché. Per email niente da fare; oggi ho riesumato la mia password telefonica (che non usavo da ottobre 2005), ma dopo un quarto d’ora di attesa ho lasciato perdere.
Non è che qualcuno ha un insieme di istruzioni specifico per riuscire a saltare il passaggio “telefona alla banca”?

Anniversari

Giusto un anno fa veniva arrestato Bernardo Provenzano. Purtroppo in quest’anno è cambiato ben poco nella lotta contro la mafia, esattamente come in quest’anno è cambiato ben poco l’operato del governo.
Però si sa, gli anniversari sono importanti per riportare alla mente le cose: e quindi cosa ci può essere di meglio che fornire nuove “rivelazioni” sui famigerati pizzini? Sono certo che ora che sapete che il medico di Provenzano si era comprato una macchina da scrivere giocattolo per non dare nell’occhio, il vostro “ooohhh!” salirà come un unico accordo; e capirete perfettamente la vera ragione per cui la scoperta è avvenuta dopo trecentosessantaquattro giorni dall’arresto: bisogna aspettare la ricorrenza.

Invidia

Titolone odierno riguardante Adjmal su La Padania: “Un governo… che fa perdere la testa”. Feltri si sta mangiando le mani per non averci pensato lui.

Adjmal

Adjmal Nashkbandi è stato decapitato oggi pomeriggio. Non c’è la certezza, nel senso che non è stato trovato il corpo, ma sembra proprio non ci siano dubbi.
Tutto questo mentre in Italia destra e sinistra stanno litigando: in maniera assolutamente autoreferenziale, visto che a nessuno di loro gliene è fregato nulla di una persona che per lavoro stava aiutando un giornalista italiano, e tutto quello che conta è potersi lanciare accuse reciproche. È vero, nessuno può riuscire a fare tutto, e non ci si può attivare per tutti: ma in casi come questo vedere che ci sono stati due pesi e due misure è davvero triste.
Intanto il governo afghano afferma che fu Rahmatullah, il mediatore di Emergency, a consegnare gli ostaggi ai talebani.
A chi arriva qua con le idee poco chiare vorrei ricordare una cosa: i soldati italiani in Afghanistan non c’entrano una cippa. Mastrogiacomo è un giornalista, come lo era Adjmal. Se anche non avessimo truppe là, i giornalisti ci sarebbero stati lo stesso… anche se a qualcuno piacerebbe molto di più che nessuno stesse a parlare di quello che succede fuori dalla porta di casa, o che gli unici a farlo fossero gli “embedded”, belli imbozzolati “per la loro sicurezza”.
Scusate se non auguro buona Pasqua, non mi pare proprio il caso.

Gran (fasullo) Premio Mondo BancoPosta

L’ho già scritto che Poste Italiane al momento sono il maggior bersaglio italiano dei phisher. Devo però dire che il GranPremio Mondo BancoPosta per mau@tin.it non me lo sarei mai aspettato. (Il GranPremio esiste davvero, ho scoperto…)
Il testo è scritto in un italiano perfetto, anche se però, quando ci trascini il mouse su, scopri che gli “spazi” tra le parole sono in realtà cifre scritte in bianco su sfondo bianco (immagino per fare in modo che tutti i messaggi siano diversi e gli antispam bayesiani non vengano attivati). In fondo si trova anche una strana stringa esadecimale 6e2f065a2f24dafafc67485f6db54883 ripetuta più volte, sempre in bianco su bianco.
Anche se è abbastanza chiaro che la truffa è fatta da italiani, è buffo notare come il sito dove finisci quando clicchi è 210.70.176.222:82/icons/small/pos/.in/ , che corrisponde a un IP della Chang Jung Christian University, anche se così ad occhio il sito è stato craccato. Non so nemmeno se fare opera di carità cristiana e avvisarli :-)

Annodarsi le scarpe

Giuseppina si è lamentata perché non mi sono messo a commentare questo articolo apparso sul Corsera di oggi a proposito del numero di modi in cui ci si può allacciare le scarpe.
È il momento di fare una confessione. Io ho imparato ad allacciarmi le scarpe solo all’età di nove anni. Per tre anni sono andato a scuola con i mocassini, per l’incapacità di compiere quella semplice operazione manuale. Potete pertanto capire che l’argomento mi suscita brutti ricordi, e quindi tendo a cancellarlo dalla mente. Ma visto che siamo qua, tanto vale far notare ai miei affezionati lettori un paio di cosette.
Nell’articolo del Corsera si parla dei lavori di John Halton e di Burkard Polster. Bene, si poteva trovare tutto questo (e di più) in un articolo dell’ottimo Federico Peiretti, nella cui bibliografia il paper di Halton è datato 1995. D’altra parte, Ivars Peterson ne parlava nella sua rubrica MathTrek nel 1999: se ci limitiamo a Polster, ho trovato rapidamente questo articolo del 2002. Per una volta, persino rep.it è stata davvero sulla notizia, visto che ne aveva parlato al tempo.
Insomma, detto in altre parole: non sono riuscito a trovare nulla che non fosse già stato scritto cinque anni fa. Sarebbe simpatico scoprire da dove arrivino i grafici che ornano l’articolo del Corsera, ma le mie ricerche sono state infruttuose, anche se non mi stupirei arrivasse da questo libro.
L’unico dubbio che mi resta è capire chi abbia approvato la velin… ehm, l’articolo, che oggettivamente sarebbe stato ottimo se fosse stato all’interno di una rubrica scientifica del giornale e non come una “novità”…