<em>Guerra d'Albania</em> (libro)

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La “guerra d’Albania” narrata in questo libretto (Gian Carlo Fusco, Guerra d’Albania, Sellerio 20063, pag. 148, € 9, ISBN 8838917000) è quella che di solito noi chiamiamo “guerra di Grecia”. Dato che però, salvo la prima avanzata di sorpresa, si è tenuta tutta in territorio albanese Fusco ha preferito dargli questo nome. Sembra incredibile che un resoconto che sembra scritto oggi, visto lo stile molto spezzettato e pieno di riferimenti anche spiccioli alle storie dei singoli soldati sul fronte, sia stato scritto nel 1961. Sembra purtroppo molto meno incredibile vedere come gli alti comandi del nostro esercito fossero interessati solo a farsi belli tra di loro e ideare chissà quali piani, senza vedere le condizioni dei soldati che mandavano allo sbaraglio.
Prima di arrivare alla breve postfazione di Beppe Benvenuto, scopriamo che Fusco dedica qualche pagina all’eccidio di Cefalonia, anche se tecnicamente non farebbe parte della guerra. Ma bastano quei pochi tratti a fare vedere l’orrore in tutto il suo macabro dipanarsi.

La vertenza dei giornalisti

Siamo quasi a metà del più lungo periodo di mancanza di quotidiani che io mi ricordi: tre giorni di sciopero che si attaccheranno ai consueti due giorni di riposo natalizio, per un totale di cinque giorni consecutivi senza giornali. Beh, Il Giornale e Libero ad esempio sono regolarmente in edicola; Il Manifesto ha fatto solo un giorno di sciopero; stamattina ePolis me lo sono trovato regolarmente in giro. È un po’ di tempo che Ugo mi chiede di spiegare le ragioni per lo sciopero: il guaio è che non sono poi così addentro alla cosa; quindi invece che una sfrucugliata vi trovate un molto più modesto pippone, e non garantisco nulla sulla correttezza di quanto scriverò.
Beh, su una cosa a dire il vero editori e giornalisti sono d’accordo: il contratto di settore è scaduto da quasi due anni. Già sui motivi per cui le trattative non partono ci si trova però muro contro muro. Un mese fa, gli editori hanno pubblicato una lettera aperta (chissà perché in PowerPoint) dove dicono che la pubblicità cala perché l’informazione ormai arriva da altre fonti che attraggono di più gli investitori: inoltre nemmeno i gadget allegati ai giornali ormai tirano più. Però affermano anche che non è poi davvero un problema di soldi: aumenti di contratto se ne possono fare, se contestualmente si tagliano gli scatti automatici e si inserisce una maggiore flessibilità, mentre secondo loro la controparte vuole “limitare gli editori al ruolo di pagatori”.
Passando ai giornalisti, mi sono stupito di non essere riuscito a trovare né un link alla piattaforma di rinnovo contrattuale né una trattazione in maniera semplice e non in politichese delle loro richieste. Lo stupore è perché sono giornalisti, e quindi dovrebbero ben sapere come dire le cose: le piattaforme del contratto telecomunicazioni so trovarle perché sono “roba mia” ma non è che siano così comprensibili. Ad ogni modo, nell’ultimo loro comunicato ribattono affermando che gli editori stanno aumentando gli utili, e che tutto quello che vogliono in realtà è ridurre ancora di più gli stipendi, e soprattutto svilire il lavoro del giornalista e cercare sempre più di prendere al loro posto degli avventizi / tirapiedi e via discorrendo (con il sottinteso che tanto noi siamo un popolo di giornalisti incompresi). Tra le righe si capisce che si sono pentiti delle concessioni che hanno accettato negli ultimi due contratti, e che secondo loro gli editori non vogliono sedersi al tavolo delle trattative perché la situazione per loro va bene cosi.
Che penso io di tutto questo? Beh, mi chiedo se l’avere una corporazione come l’Ordine dei Giornalisti sia un vantaggio oppure uno svantaggio per la categoria. In questi anni sono spuntate svariate “scuole di giornalismo” che dovrebbero essere in teoria la strada maestra per intraprendere la professione, ma che stanno solamente creando una serie di sottoccupati; e a tutti i giornalisti che si vede che non solo sono appassionati del loro mestiere, ma cercano anche di svolgerlo al meglio si contrappongono i marchettari che preparano i pezzi a cottimo senza nemmeno sapere di che cosa stanno parlando… e non sono necessariamente precari. Così a pelle mi sembra che le preoccupazioni dei giornalisti siano reali e importanti, ma vorrei anche essere certo che le soluzioni da loro proposte non cerchino di perpetuare la loro setta, prima di schierarmi dalla loro parte.

centro di calcolo

Ieri sera avevamo alcuni amici a cena. Arriva Marina, e dopo un po’ ci chiede se può usare il nostro PC per prenotare un volo diciamo Next-to-Last Minute per Berlino. Nessun problema, facciamo noi: vai su che il PC è acceso. Due minuti dopo arriva Loris, tutto trafelato, e fa “mi serve un PC! è un’emergenza!” (Loris è un Internet Provider, per la precisione il nostro Internet Provider, e si era trovato un problema di lavoro per cui doveva connettersi ai router). Mandato anche lui su: il vantaggio di avere una rete wifi e due PC. L’unico problema è stato dovergli dare uno sgabello, visto che su c’è una sola sedia…

I funerali di Welby

Come potete leggere ad esempio qua, i funerali di Piergiorgio Welby non saranno tenuti in chiesa. È vero che ePolis ha scritto che non è che Welby “abbia acconsentito” che gli si facesse un funerale cattolico, e che avrebbe semplicemente detto “fate come vi pare” (il che è anche più coerente, di per sé). È anche vero che se mai la scelta di Eminence Ruini fosse stata di segno opposto, sarebbero subito saltati su tutti a dire che il Vaticano si voleva appropriare di Welby anche da morto. Ma la cosa che mi disturba è un’altra.
Siamo tutti d’accordo che «era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita» e quindi da un punto di vista formale la decisione del Vicariato di Roma sia ineccepibile. Ma è anche vero che nessuno può essere certo che in punto di morte lui non avesse cambiato idea. Non è un caso che, a differenza dei secoli scorsi in cui i suicidi venivano addirittura sepolti in terra sconsacrata, ormai generalmente si fa loro un funerale cattolico. Insomma, questa è stata una decisione politica, proprio una di quelle cose che a me non piace per nulla. Chissà se qualche prete, fuori dai riflettori, darà almeno una benedizione.

“e poi mi taccio”

Ieri sera Anna mi chiedeva da dove arrivasse questo tormentone, dove per tormentone si intende una frase che è stata sentita più di tre volte in una settimana da persone diverse.
Effettivamente anch’io ultimamente l’ho sentita, ma Google riporta 35 hit che mi sembrano davvero pochi. La frase tra l’altro è riportata addirittura già nel 2001, in questo resoconto stenografico” (PDF) di una seduta della Camera. Qualcuno tra il mio folto colto pubblico riesce a toglierci questo dubbio?

We skipped the light fandango

Prima della serrata per sciopero, ho scoperto dal Corsera che i giudici hanno dato ragione a Matthew Fisher, che d’ora in poi sarà riconosciuto coautore di A Whiter Shade of Pale (la canzone che quelli della mia età e oltre magari conoscono come Senza luce, e che tra l’altro piaceva moltissimo al buonanima di John Lennon). Per la precisione, Fisher affermava di essere il compositore del “fraseggio d’organo caratteristico del brano”. Che il fraseggio sia giusto una variazione dell’Aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach (di nuovo, per l’inclita: la sigla di Quark) non sembra essere stato considerato importante: il Giuan Sebastiano è ormai fuori dai diritti d’autore. È proprio vero che non si inventa nulla.

Déjà vu

Ricordate che avevo parlato del Codacons e del loro numero di supporto che è un 892? Dopo il commento dell’ufficio stampa Codacons, martedì notte avevo scritto una simpatica rispostina. Ora, so che la maggior parte dei miei lettori non compra Il Giornale, e quindi non si sarà accorta che giovedì in prima pagina c’era questo articolo. Trovare le dieci piccole differenze.
(onestamente, la storia del font CSS e quella della legge che impone il prezzo Iva inclusa le ho copiate anch’io dai commenti precedenti. La cosa che mi scoccia di più è quando mi si riciclano i miei commenti, che sono il mio vero contributo alla cosa)
Ad ogni modo, la storia sta continuando: se andate su Macchianera, dove avevo anche postato la mia notiziola, trovate un divertente scambio di opinioni tra Zerbi e Facci. Buon divertimento!

Tariffa speciale Platinum

(non sono io, è Anna. Va bene lo stesso?)
Un mesetto fa, Anna si è scocciata delle sue bollette Vodafone, ed è andata (non senza una certa fatica) in un negozio Il Telefonino per passare il numero a Tim. Tenete presente che lei ha un abbonamento e una tariffa ferma dal 1998. Dopo che – con molta calma – è partita la pratica, una gentile signorina ha chiamato Anna, offrendole la tariffa Platinum per un anno, oltre che un bonus fino a 80 euro al mese fino a giugno per le chiamate ai numeri Vodafone e fissi. Anna ha accettato, e ha anche detto che la signorina le è sembrata tosta (il che, detto da una che fa formazione venditori, è sicuramente un segno di onore).
Così ad occhio la tariffa mi pare più o meno simile a quella offerta da Tim, ma si sa che da qui non si scappa. Più che altro, mi chiedo quanto valga davvero un “cliente forte”, date le offerte che arrivano.