Recupero da OneMoreBlog questa notizia apparsa sul Corsera (immagino cartaceo, visto che non sono riuscito a trovarla in rete).
L'”onorevole” Gustavo Selva, dovendo andare ieri a La7 per fare il commentatore durante la diretta del corteo anti-Bush, si è trovato bloccato in piazza del Parlamento. Che ha fatto allora? Dicendo «Solo una piccola bugia… un trucco da vecchio giornalista» (virgolettato), ha detto di sentirsi male. Un’ambulanza è arrivata, l’ha portato al più vicino ospedale dove gli hanno messo una flebo, al che ha nuovamente strepitato chiedendo di essere portato dal suo cardiologo… in via Nogaro, cioè agli studi televisivi.
Detto questo, ha ancora avuto il coraggio di lamentarsi che l’ambulanza era arrivata solo dopo 35 minuti e quindi si sarebbe lamentato col capo della polizia e col prefetto, visto che «uno può anche morire».
Ribadisco: poi c’è gente che se la prende per i gelati alla buvette.
Aggiornamento: Ne parla Repubblica.
Aggiornamento 2: (11 giugno) Per completezza (grazie ad Halley Fire) aggiungo il link alla versione riveduta da Selva su Il Giornale e il video della sua versione originale, da cui si evince perlomeno che non è stato lui a parlare del “trucco da vecchio giornalista”, ma il giornalista de La7 – altro bel tomo, insomma; ma comunque Selva ribadisce più volte che non ha avuto nessun malore.
La moglie di Cesare e i sospetti
A quanto pare il politicume italiano ce l’ha fatta anche questa volta. Il gip Clementina Forleo ha fatto retromarcia, e ha detto che sì, le intercettazioni bipartisan – tre Ds, tre forzisti – relative al caso Unipol saranno disponibili agli avvocati, ma questi non potranno farsene delle copie né ufficialmente né ufficiosamente, e avranno tre giorni di tempo per visionarle. D’altra parte, fa notare, quelli sono atti giudiziari di cui è vietata la pubblicazione.
Già mi vedo gli avvocati di una certa età che stanno lanciandosi in una full immersion per ritornare ai bei tempi della scuola quando imparavano a memoria le poesie, e intanto dire ai giovani colleghi “visto, che esercitarsi serviva?”. Ma a parte gli scherzi, la vicenda rende davvero tristi. I parlamentari non sono “persone qualunque”. Li paghiamo (tanto) per fare un certo lavoro che tocca tutti noi, e a questo punto pretendo che siano al di sopra di ogni sospetto. I dati raccolti non hanno rilevanza penale? Meglio. Non mi pare poi che svelino dati sensibili, nel qual caso avrei potuto cambiare la mia idea. E poi, diciamocela tutta: se vengono rese pubbliche tutte le intercettazioni, è impossibile estrapolarne delle frasi che fuori contesto dicono tutt’altro, il che dovrebbe andare solamente a loro favore…
Peccato che invece la ggente si metta a parlare dei gelati alla buvette.
Le rotonde e i giudici di pace
Sulla Stampa cartacea di oggi una notiziona. Un giudice di pace tortonese, tale Angelo Garavagno, ha sentenziato in una lite tra due automobilisti che si erano tamponati a una rotonda che la ragione era di chi stava entrando, visto che (cito il virgolettato) «c’è un “buco” nalla normativa delle rotonde. Il Codice della strada prevede sempre la precedenza a destra, se si vuol derogare concedendola a sinistra bisogna segnalarlo chiaramente, con cartelli che però al momento non esistono».
Che cosa vuol dire tutto questo? non lo so, e non è che il resto dell’articolo lo spieghi, seguendo l’italica logica “sessanta milioni di C.T. della nazionale e sessanta milioni di avvocati”. La polizia dice “ma se c’è il cartello triangolare di dare la precedenza, la cosa basta e avanza”, e non si può dare loro torto: così ad occhio, però, il giudice di pace sta dicendo che quando il cartello triangolare non c’è non basta il cartello blu di rotatoria per dare la precedenza, il che del resto è quello che è sempre stato: qui a Milano, piazzale Lagosta funziona così (e infatti ci rischio sempre la vita in bicicletta). Solo che la cosa mi parrebbe troppo stupida anche per le cronache locali; chi è che ne sa di più?
Elettricismo
(questa notiziola serve principalmente per rassicurare il mio amico Ugo, che sapeva cosa sarebbe capitato)
Era un mesetto che mi ero comprato un paio di prese Schuko, visto che la quantità di elettrodomestici che le vogliono era cresciuta troppo per i miei gusti, e i riduttori latitavano. Non che fosse un lavoro complicato: le prese esistenti avevano lo spazio necessario, quindi dovevo solo fare un ponte tra la vecchia e la nuova presa. Solo che io e i lavori teNNici non siamo mai andati d’accordo, e così ho aspettato fino ad oggi pomeriggio, mentre ero a casa per riposo donazione sangue.
Dopo avere staccato l’automatico, ho scoperto varie cose. Ad esempio, che sono convinto sempre di lavorare in quattro dimensioni: così, dopo avere accuratamente fatto il ponte tra la presa vecchia e la nuova, mi sono accorto che era impossibile metterle nella scatoletta e ho dovuto smontare il tutto. Poi una delle due prese era passante, e – non ho capito bene come mai – i fili di terra erano addirittura tre e non due. Ho qualche dubbio su come ho fatto i collegamenti, non tanto per la terra che è indicata chiaramente ma con gli altri due fili.
Non ho ancora osato attaccare un elettrodomestico da nessuna parte, però perlomeno posso garantire che quando ho riattaccato la corrente non è scoppiato nulla :-) Inutile dire che il tempo da me impiegato per questo lavoro (più girare un interruttore che ci avevano montato rovescio quattro anni fa e che era sempre rimasto così) è stato di tre quarti d’ora…
I gelati sono buoni
Posso levarmi fuori dal coro e dire che non riesco a capire tutta la cagnara che è stata piantata sulla richiesta di Rocco Buttiglione (e di una ignota senatrice prodiana) perché la buvette al Senato abbia anche i gelati? Insomma, ci sono tanti motivi per avercela contro il giurisprudente filosofo, ma non vedo perché non possa chiedere che vengano introdotti i gelati. Non stiamo mica parlando di chissà quale leccornia esotica, e posso garantire che ai bei tempi in cui avevamo la mensa autogestita in Cselt è capitato più volte che qualcuno chiedesse l’introduzione di alcuni piatti. Sarò troppo malizioso a pensare che certe notizie siano pubblicate ad arte per evitare che si parli delle cose serie?
_Aristide – ll mondo alla roversa_ (teatro)
Siamo a fine stagione, e anche a teatro si fanno i saldi. Siamo così andati con un biglietto last minute a vederci… le marionette. Al Piccolo c’è infatti questa tradizione della Compagnia Marionettistica Carlo Colla e figli – al momento c’erano tra gli altri Carlo II Colla e Carlo III Colla – che spesso fanno spettacoli per bambini, ma a giugno si sono cimentati con queste due opere goldoniane, in scena fino al 10 giugno, non esattamente con un pienone di pubblico.
Inizio subito col dire che le opere di per sé sono serissime, anche se leggermente rimaneggiate, e mostrano il genio di Goldoni. Aristide è una presa in giro del Temistocle di Metastasio, musicata da Vivaldi; l’ambientazione sarebbe in teoria nell’antica Persia, con il re Serse, ma i due servi non sono altri che Arlecchino e Colombina! Giusto per dire che la contaminazione dei generi non è nata negli ultimi cinquant’anni. Il mondo alla roversa invece ha le musiche di Salieri, ed è una commedia dove si immagina che a Venezia le donne abbiano preso il comando e costringano gli uomini a essere loro schiavi d’amore… fino a che Ferramonte consiglierà questi cicisbei su come rimettere le cose a posto.
Le marionette sono semplicemente stupefacenti. Ci sono scene in cui due personaggi si scambiano tra di loro una spada, e non ho ancora capito come facciano. Nella scena iniziale de Il mondo alla roversa, ambientata a San Marco, ci sono due piccioni che svolazzano qua e là. Le scenografie sono perfette, e tra l’altro con un gioco di prospettiva incredibile: quando i marionettisti sono scesi a prendersi i convinti applausi del pubblico, dovevano stare accucciati per non spaccare tutto.
Chi volesse provare l’ebbrezza ha anche la prossima settimana a disposizione, con nientemeno che Il giro del mondo in ottanta giorni!
Sgarbi e il Quarto Stato
Ieri, su Repubblica cartacea edizione milanese, c’era tutta una pagina dedicata al nostro assessore alla cultura Vittorio Sgarbi che ha deciso che di tutta fretta (se devono farlo entro fine mese…) il quadro di Pellizza da Volpedo Il Quarto Stato debba essere traslocato da Palazzo Belgioioso, dove sta nel museo dell’Ottocento, e ricollocato a Palazzo Reale nella sala delle Cariatidi, incurante del fatto che ad esempio dovranno buttare giù una porta per spostarlo. Due le motivazioni addotte: “Il quadro non è il compimento dell’arte ottocentesca, ma l’inizio di quella del Novecento”, e “A Palazzo Belgioioso non se lo fila nessuno”. Sulla prima affermazione si può discutere finché si vuole – anche se checché ne dica Sgarbi lo stile di pittura è ancora del XIX secolo – ma sulla seconda vorrei fare notare che il problema magari è del comune di Milano che non è capace a spiegare alla gente quali sono i suoi tesori, e non certo del povero autoctono o turista che capita in città.
E poi comunque io me l’ero filato.
bloggare la Bibbia
Vi era venuta voglia di leggere la Bibbia, ma vi siete spaventati dalla sua lunghezza, maggiore persino degli ultimi libri di Harry Potter? La vostra religione vi vieta di andare a cercare l’edizione condensata a cura di Selezione dal Reader’s Digest? Ve la cavate abbastanza bene con l’inglese scritto?
Se la risposta a queste tre domande è “sì”, potrebbe interessarvi andare a leggere David Plotz, che sta portando avanti il suo progetto The complete Blogging the Bible. I vari libri dell’Antico Testamento (Plotz è ebreo, e non credo che sia interessato ai vangeli o all’Apocalisse; tra l’altro, se siete tra i miei pochi lettori cristiani, vi ricordo che il canone ebraico è leggermente diverso da quello cattolico o da quello evangelico) vengono raccontati in una serie di post, esattamente come lo farebbe un blogger qualunque. Ho dato un’occhiata all’introduzione e all’inizio dell’Esodo, e li ho trovati interessanti, anche se aspetto Plotz allo scoglio dei Salmi e dei libri sapienziali :-)