Prendo spunto da un post di PaulTheWineGuy per chiedere lumi al mio colto pubblico su un quesito che mi sta assillando da parecchio tempo.
No, la domanda non è “in quale squadra gioca il figlio di Ciccio Graziani”. Quello si fa in fretta a saperlo con una guglata. Il quesito è molto più serio: “Perché mai tutti i televisori nei bar sono accesi su Italia1?”
Potrei forse capire che lo faccia il bar in via Giacosa, anche se di gggggiovane non è che abbia molto. Potrei ancora accettare il bar di Monza (vicino al Parco) dove domenica pomeriggio ho preso un caffè. Ma il kebabbaro in via Padova, dove ti trovi anche i giornali che ricordano – in italiano – che l’Italia è d?r al-harb, perché ha la tv puntata su Italia1? Ci sono messaggi in codice per i bravi seguaci dell’Islam? E com’è che nell’area ristoro Avis di Largo Donatori di Sangue c’è una tv accesa su Italia1? Forse ci sono degli studi che hanno mostrato l’aumento improvviso di emoglobina in chi si trova a passare vicino alle immagini trasmesse? Quelli del Tour de France lo sanno? Non lasciatemi nell’ignoranza!
ps: Gabriele Graziani almeno nello scorso campionato giocava nel Mantova. Adesso potete dormire tranquilli.
Etnomatematica (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria, va’ su Galileo!)
Per tutti noi la matematica è fondamentalmente una successione di teoremi e dimostrazioni. Magari le dimostrazioni non le capiamo, ma ci fidiamo. Questo però è il lascito del pensiero greco, e non è affatto detto che la stessa cosa capitasse con altri popoli. Ma effettivamente, come potrebbe la matematica essere diversa? In questo libro (Marcia Ascher, Etnomatematica [Mathematics Elsewhere], Bollati Boringhieri – Saggi Scienze 2007 [2002], pag. 235, € 28, ISBN 978-88-339-1767-2, trad. Paolo Pagli) l’autrice cerca di dare una risposta, proseguendo le ricerche etnologiche già portate avanti da lei in passato. Vengono cosi presentati vari concetti matematici in culture primitive, anche se non necessariamente: la sezione in cui viene spiegata la logica “prescrittiva” del calendario ebraico è assolutamente gustosa, cosi come la struttura ciclica che i baschi delle montagne usavano fino a pochi decenni orsono per ottenere equità ed evitare prevaricazioni. La matematica sottostante i vari procedimenti raccontati è svolta in maniera fin troppo completa, il che forse potrebbe nuocere a chi non è così abituato a masticarla; la traduzione è ottima – ma Paolo Pagli è docente universitario di matematica, quindi ce lo si può aspettare. Peccato per qualche svista sfuggita ai correttori di bozze.
meglio da morto che da vivo?
Se qualcuno pensasse di guadagnare qualcosa con me, posso comunicargli che si prenderebbe meno di tremila euro, secondo il quisss stupido della settimana che vedete qui sotto. Non so se in Europa i prezzi siano simili oppure no, però.
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(via DElyMyth, che essendo molto più giovane vale più di me…)
Lei sì che è fortunata…
Trafiletto sul Corsera. Incipit: “Brutta avventura per l’atalantino Riccardo Zampagna” (che poi sarebbe un calciatore… si imparano tante cose leggendo i giornali). Si legge che sulla sua Audi SUV – la quintessenza, insomma – ha tamponato una trentenne sul suo motorino: dopo avere scoperto che era ubriaco perso, gli è stata tolta la patente ed è stato denunciato a piede libero. Fin qua, purtroppo, nulla di strano. Ma la chiusa è fenomenale. «Meglio è andata alla donna»: in effetti, in fin dei conti ha solo avuto una prognosi di dieci giorni e poi per lei sarà tutto come prima (beh, forse il motorino no).
Stampatevi quell’articolo: se mai vi sentirete depressi, potrete capire quanto poco ci vuole per essere fortunati.
Guardiamo al futuro!
Inutile, il Parlamento italiano è ingolfato. Ci sono voluti tredici mesi perché la Giunta per le elezioni della Camera si accorgesse che quella «persona corretta, leale ed onesta» di Cesare Previti ha avuto una condanna definitiva che porta automaticamente all’interdizione dai pubblici uffici, e quindi non potrebbe fare il deputato. Ma per sicurezza si lascia che sia Montecitorio a decidere, in modo da far vedere che i nostri rappresentanti non sono lì per fare le belle figurine. Il tutto è sicuramente colpa dei Padri Costituenti: infatti l’avvocato afferma che «non esiste una norma che dica che la perdita della condizione di eleggibilità corrisponde a perdita dello status di parlamentare», secondo il noto “principio UHU” dell’impossibilità di separazione meccanica tra il posteriore di un politico e il suo cadreghino.
Ma il bello degli avvocati, come degli standard, è che ce ne sono tanti tra cui scegliere. E quindi come non passare a Gaetano Pecorella, che come il suo cognome fa presagire è un buonista assoluto che Lupo de’ Lupis gli fa un baffo? In pieno spirito cristiano, Pecorella spiega come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici non debba venire presa alla lettera, perché la povera Perpetua non ha fatto poi nulla di così perfido; che tra un annetto questo brutto sogno sarà tutto finito; e insomma non vogliamo mica «privare un parlamentare definitivamente della sua funzione quando l’interdizione è solo temporanea»?
Il concetto è molto interessante. In effetti anche i neonati dovrebbero potere votare, perché la minore età è solo temporanea: ma non credo che sia quello a cui Forza Italia sta puntando. Pensateci un po’ su: l’evasione fiscale non deve essere punita, perché un morto non ha certo doveri fiscali, e la condizione di vita di una persona è solo temporanea. Questo sì sarebbe un colpo da maestro! L’unico, minimo, particolare che ha finora impedito di esplicitare questa rivoluzione copernicana è un possibile conflitto di interessi. Da Arcore fanno sapere che non è affatto detto che per Silvio B. “la condizione di vita sia solo temporanea”.
Ma comprimere è intelligente?
Leggo da Slashdot di una gara, lo Hutter Prize for Compression of Human Knowledge, per comprimere quanto più possibile i primi 100 MB di Wikipedia. Non ho ben capito se quei 100 MB sono sempre gli stessi o vengano aggiornati non dico alla velocità dell’enciclopedia ma comunque con una certa quale frequenza, per evitare tecniche risolutive legate a uno specifico file: ad ogni modo, un fattore di compressione senza perdita di informazione superiore a 6 è sicuramente un ottimo risultato.
Dire però come fa slashdot che gli 1,319 bit per carattere, vicini al limite superiore della stima di Shannon per la capacità umana (0,6-1,3 bit per carattere) sia un segno che si stia arrivando all’intelligenza artificiale. Non tanto perché gli esseri umani codifichino le informazioni in maniera “lossy”, perdendo cioè informazione; se uno va a leggere come Shannon ha fatto la sua stima, mostrando un testo ad alcuni volontari e chiedendo “qual è la lettera successiva?”, capisce che non è quello il caso. Il vero punto è quello che si vede anche nei computer che giocano a scacchi: è (relativamente) facile riuscire a programmare un computer in un particolare campo e farlo diventare meglio di tutti gli uomini e le donne, ma per fargli passare il test di Turing occorre che raggiunga un livello anche solo “bassino” ma in generale. Noi si aspetta senza fretta.
Leggi perdute
Leggo da Mantellini che il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli (penso ne abbiate già sentito parlare…) avrebbe presentato un disegno di legge “per introdurre in Italia il fair use”. I curiosoni semplici possono andare a leggere l’articolo su Punto Informatico, dove – intendiamoci – si leggono cose intelligenti, tipo la libertà di immagini a bassa risoluzione. I più curiosi possono invece andare a vedere la pagina al Senato dove si dice che il DDL è stato presentato… il 4 aprile, ma non vi è nessuna traccia. Non solo non è stato assegnato ad alcuna commissione, ma non c’è traccia del testo, se non la criptica riga “PENE DETENTIVE (Art.1), PENE PECUNIARIE (Art.1), SOFTWARE (Art.1)” che devo dire non è che ispiri poi così tanta fiducia. Ho cercato in lungo e in largo, ma non sono nemmeno riuscito a trovare il cognome “Bulgarelli” nel resoconto della seduta del 4 aprile.
Ora, immaginando che non è che il testo del DDL non sia disponibile perché sotto copyright, mi chiedo se qualcuno se l’è perso per strada oppure se nel luogo teoricamente deputato a stilare le leggi sia possibile mettere un “segnaposto” e aspettare un centinaio di giorni prima di riempire lo spazio vuoto, in modo da fare le cose con la maggiore abilità possibile. No, non rispondetemi, non credo di volere sapere la risposta :-(
la deficienza va in appello
Sembrava troppo facile che la storia della professoressa che aveva fatto scrivere per cento volte a un proprio allievo “sono un deficiente” finisse con l’assoluzione in primo grado. Il pm Ambrogio Cartosio ha infatti immediatamente impugnato la sentenza, con un ricorso di ben trentasette pagine dove a quanto pare riesce anche a citare la Convenzione di Ginevra (scrivere cento volte quella frase è indubbiamente un trattamento degradante, tanto che ricordo che il ragazzo non è mai riuscito a scrivere “deficiente” con due i) ma soprattutto che «Il sistema adottato è consistito nel costringerlo a insultarsi e rendere pubblica la propria autocritica: un metodo da rivoluzione culturale cinese del 1966». Onestamente credevo che nella Rivoluzione Culturale l’autocritica fosse giusto la cosa meno preoccupante, ma è ovvio che io sono uno sporco revisionista.
Preso atto di tutto ciò, mi resta un dubbio. Ma quale sarebbe stata, secondo questo pubblico ministero, la punizione giusta per il ragazzo? Ammesso naturalmente che dire al suo compagno di classe preadolescente “tu non puoi entrare nei bagni dei maschi perché sei gay” sia da lui considerato un provvedimento da sanzionare, e non una dimostrazione di “essere macchio”… Magari nelle trentasette pagine c’è anche spiegato tutto, ma purtroppo non ho accesso al documento.