Il nostro weekend culturale prevedeva una gita a Mantova, per la mostra sul Mantegna e una visita della città. Naturalmente abbiamo scelto la giornata migliore: sabato mattina a casa nostra c’era un nebbione di quelli che non capitavano da anni, il che ci ha fatto pensare se poteva valere la pena di prendere il treno invece che andare in macchina. La nostra innata pigrizia, e il fatto che comunque eravamo in quattro, ci ha fatto optare per l’auto, semplicemente partendo un’ora più tardi del previsto, alle 10:30. La nebbia non era poi così tragica: il guaio è che l’autostrada da Milano a Bergamo è probabilmente peggio della Torino-Milano. Lavori uguali, ma molto più traffico. Almeno dopo un po’ è spuntato il sole, e ci siamo rallegrati… sbagliato. Avvicinandoci a Mantova ci siamo ritrovati il bel nebiun. Ad ogni modo, siamo arrivati davanti a Palazzo Ducale, abbiamo parcheggiato e, visto che era quasi l’una, ci siamo fermati in un bar in Piazza Sordello per pranzare, raggiunti man mano dagli altri del gruppo il che ha portato il tempo totale di quello che sarebbe dovuto essere un semplice panino a più di un’ora. Unico vantaggio, persino a Mantova il sole ha tentato di spuntare mentre pranzavamo.
La visita alla mostra del Mantegna era prenotata per domenica mattina: il pomeriggio è così passato a spendere soldi acculturandoci in altra maniera. Abbiamo cominciato con il castello di San Giorgio (che non ci crederete, ma si trova in Piazza Castello), per vedere la Camera degli Sposi sempre affrescata dal Mantegna; l’unica fregatura è che in questo periodo bisogna pagare anche l’ dieci euro perché c’è una mostra collaterale sulla scultura del Mantegna. Beh, parlare qua di Mantegna è una parola grossa, visto che di lui c’è ben poca roba e per la maggior parte si parla di coevi, tanto che il nome ufficiale della mostra è La scultura al tempo di Andrea Mantegna. Anche questa mostra, come la principale di Palazzo Te, è organizzata da Sgarbi che, in un accesso di modestia, tra le citazioni iniziali riguardo al genio di Mantegna cita… Sgarbi. Più interessante, oltre che meno cara (4 euro) la visita al Palazzo Ducale vero e proprio: la struttura è stata costruita con accrezioni successive e quindi ci si diverte a vedere giardini a livello del primo piano e cose simili. Si capisce anche che i Gonzaga avevano fatto un colpaccio nel prendersi il Mantegna, ma di soldi non è che ne avessero poi tanti: tutto il resto è infatti dipinto riccamente, fastosamente, ma da artisti sicuramente minori. E che siano minori lo si capisce non tanto dal fatto che noi non sappiamo assolutamente chi siano, ma soprattutto guardando alla qualità delle pitture. Una nota: visto che c’era finalmente un po’ di sole vero, ho tentato di prendere una foto del cortile interno, con la loggia di Eleonora. Sono subito stato redarguito perché non i possono fare fotografie. Passi per gli interni – anche se ritengo che foto senza flash non rovinino i dipinti – ma gli esterni?
Il giro turistico è proseguito col duomo, che nei secoli si è stabilizzato su di un barocco davvero brutto e di cui pertanto non parlo; siamo poi passati per piazza Broletto con relativo palazzo, in piazza delle Erbe col Palazzo della Ragione e la rotonda di san Lorenzo, e nell’attigua piazza Mantegna con la chiesa di sant’Andrea, che anche se un po’ troppo buia per i miei gusti merita davvero, a partire dall’interno rinascimentale dove si vede la mano dell’Alberti arrivando alla cupola dello Juvarra e naturalmente alla tomba di Mantegna.
Dopo una puntata al Teatro Scientifico (un bijoux, davvero!) era oramai ora di un aperitivo in piazza e una cena all’Ochina Bianca di via Finzi (il fritto di pesce e verdure era buono, qualche dubbio sugli spaghetti al tonno) e il nostro gruppetto di dieci persone si è diretto in mezzo alla nebbia a Bancole di Porto Mantovano, presso il bed&breakfast che ci avrebbe ospitato per la notte.
Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 16:24