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Vuoi farti una nuova Wikipedia? [2/2]

Ieri ho spiegato perché Wikipedia non può essere considerata un monopolio di fatto; in poche parole, quello che la caratterizza è il suo contenuto liberamente riutilizzabile, che fa sì che eventuali altri attori non abbiano il “costo di avviamento” perché possono sfruttare i dati già presenti in Wikipedia. Il lettore intelligente – e i miei lettori lo sono per definizione! – potrà a questo punto chiedersi perché non ci sia nessuno che faccia una cosa del genere. La risposta è banale: perché non gli conviene. La fregatura della licenza di Wikipedia è che è virale: quindi è vero che uno può sfruttare tutto quello che trova, ma deve a sua volta permettere agli altri di sfruttare il suo valore aggiunto. Anche se Wikipedia non inserirà la biografia di Porfirio Villarosa, potrebbe sempre sfruttare le “biografie migliorate” di cui sopra; quindi i soldi impiegati sarebbero buttati via – dal punto di vista dell’azienda; per i fruitori ci sarebbe comunque un vantaggio. D’altra parte un semplice lavoro amatoriale non può più avere la forza sufficiente per diventare un valido competitore, se non su temi molto ristretti: su questo i detrattori hanno ragione. Però non ditemi che credete ancora alla favola del nuovo prodotto “fatto dal basso”, dai!
Due ultime parole sul perché –almeno a mio giudizio – sono miseramente falliti i due approcci alternativi più imortanti a Wikipedia. Iniziamo dal più facile da spiegare, cioè il googliano Knol. L’idea di Knol è che ognuno possa mettere la propria versione su un qualunque argomento; saranno poi i fruitori a scegliere la voce a loro giudizio più adatta. In questo modo si ovvia ai problemi di editwar; però il risultato pratico è che si è arrivati a un sistema “write only”. Anche se è possibile per gli autori aprire il proprio knol e permettere a chiunque oppure a un gruppo scelto di contribuire, non sembra che la cosa sia molto seguita. Finisce così che la gente non ha nessuna possibilità di comprendere quale sia la versione migliore tra le varie su una voce; un po’ come su Internet in genere, si può giusto fare una ricerca interna e trovarsi un po’ di risultati non meglio identificati. Non per nulla mi sa che la maggior parte di voi non abbia mai sentito parlare di Knol.
Citizendium ha invece un punto di vista ben diverso, anche se condivide con Knol la logica che gli autori delle voci hanno nome e cognome. Nato da Larry Sanger, che in fin dei conti aveva fatto nascere Wikipedia assieme a Jimmy Wales, Citizendium era formalmente nato come un fork di Wikipedia, anche se poi si è scelto di enfatizzare la creazione di nuove voci; i contibutori devono avere nome e cognome, e le voci vengono rimesse in sesto da un esperto, che ci mette la sua firma e dà il valore aggiunto. Citizendium ha avuto una certa eco in rete anche da noi, anche se esiste solo la versione inglese; e l’approccio, almeno a prima vista, sembrerebbe più interessante. Ma i risultati, almeno se ci si limita a contare il numero degli articoli esistenti, sono ancora più deludenti di quelli di Knol. Credo che la ragione sia molto semplice, e spieghi anche perché Wikipedia ha avuto tutto questo successo. Perché uno deve metterci il suo nome e la sua fatica se non ci guadagna nulla? Con Wikipedia perlomeno si fa una scelta di vita, uno sa che il suo contributo rimane anonimo ma vuole far parte di un grande progetto globale; dire “faccio l’editor ufficilae di Citizendium” non porta nessun vantaggio, e a questo punto tanto vale gestirsi in proprio i documenti che si vuole creare. Certo, se Citizendium avesse la sua importanza magari uno potrebbe anche trascurare il vil denaro e guadagnare la fama di essere un “redattore ufficiale”, ma questo non è il caso. Che vuol dire? Semplicemente che un po’ dei soldi necessari per l’avviamento servirebbero per trovare una partnership importante. Non dico la Treccani – che comunque ha fatto una scelta diversa: per il proprio dizionario chiedono collaborazioni, ma il risultato verrà comunque rivisto redazionalmente e non mi pare ci sarà traccia dell’autore iniziale – ma comunque qualche istituzione culturale che non ci metterebbe i soldi ma appunto il suo nome.
In definitiva, fare una nuova e ci si augura migliore Wikipedia non è facilissimo, ma nemmeno impossibile. Il vero problema è che sarebbe quasi sicuramente un progetto in perdita economica secca. Non che Wikipedia sia in attivo, anzi; ma per il momento i suoi costi sono sufficientemente bassi da poter prosperare. (Oops, ho dato un’altra freccia all’arco dei detrattori dell’enciclopedia: Wikipedia è l’equivalente dei negozi gestiti dai cinesi!)

Ultimo aggiornamento: 2010-03-02 07:00

Vuoi farti una nuova Wikipedia? [1/2]

Sempre più spesso le file di chi ce l’ha contro Wikipedia aggiungono alle loro recriminazioni quella che a loro giudizio è l’Arma Finale. Non si può fare una nuova enciclopedia online, dicono, perché Wikipedia ha bloccato ogni ulteriore possibilità. Insomma, è la stessa cosa per cui non si può fare una nuova suite di strumenti per l’ufficio perché c’è Microsoft Office, non si può fare un nuovo motore di ricerca perché c’è Google, non si può fare un nuovo sistema operativo perché c’è Windows… o se preferite andare fuori dall’ambito informatico, non si puo fare una nuova rete telefonica sull’ultimo miglio perché c’è quella Telecom o una nuova rete idrica. Negli ultimi due casi si parla di monopolio naturale, nei primi si può parlare di monopolio di fatto; la differenza fondamentale è che nei monopoli di fatto è di per sé possibile entrare come nuovo giocatore, ma non è possibile ottenere qualcosa più di una piccola quota del mercato; pensate ad OpenOffice, a Yahoo!, alle distribuzioni Linux. Modificare lo stato delle cose costerebbe una quantità enorme di denaro e non è detto si riesca a ottenere il risultato desiderato.
Come forse non sapete, io sono un esperto del ramo; quando facevo il capo della gerarchia Usenet it.*, la mia risposta tipica a chi si lamentava era appunto “fatevi la vostra gerarchia”. Anche in quel caso probabilmente si trattava di un monopolio di fatto, non tanto per la struttura della gerarchia che a mio parere si poteva tranquillamente duplicare quanto per il vero asset che erano i messaggi scambiati dagli utenti. Insomma, con Wikipedia capita la stessa cosa? Mah, secondo me no. Lo so che i recriminatori non ci crederanno, e quindi non varrebbe nemmeno la pena che io perda tempo a scriverne: ma io sono notoriamente un perditempo.
La differenza fondamentale tra Wikipedia e gli altri monopoli di fatto è una: la licenza dell’enciclopedia. Molti non lo sanno, abituati all’idea che le cose in rete o si prendono in barba al copyright o sono comunque di proprietà di chi le ha preparate; ma quando si dice che Wikipedia è l’Enciclopedia Libera, si intende proprio che l’informazione ivi presente è liberamente riutilizzabile… purché si lasci agli altri la possibilità di riusare a sua volta il materiale modificato e si avvisi che il materiale è stato tratto da Wikipedia. Cosa significa questo a livello pratico? Che non c’è nessun problema legale a fare un fork dell’enciclopedia, vale a dire copiarsi tutta l’informazione presente e aggiungere (o modificare. o togliere…) quello che si vuole. Supponiamo che qualcuno voglia fare un dizionario biografico, e chiamarlo con tanta fantasia Biopedia. Le voci su Alessandro Manzoni e Giuseppe Ungaretti possono essere tranquillamente una copia di quelle su Wikipedia; ma Porfirio Villarosa, famoso esponente della categoria dei gigolò e attivo nel campo tessile, potrà inserire o farsi inserire la voce che lo riguarda su Biopedia anche se tutti i suoi tentativi di farlo su Wikipedia sono stati tarpati immediatamente da quei cattivacci dei sysop. Biopedia potrebbe tranquillamente inserire pubblicità nel suo sito, e addirittura chiedere un contributo pecuniario per l’inserimento della biografia del signor Porfirio Villarosa; la licenza d’uso del contenuto preso da Wikipedia glielo permette.
Quale sarebbe la differenza per esempio tra quanto poteva accadere con la gerarchia it.* e Biopedia? Banalmente, che Biopedia avrebbe tutto quello che ha Wikipedia e molto di più! Nel caso dei newsgroup bisognava infatti convincere gli utenti a postare nei gruppi nuovi oltre che in quelli vecchi, mentre qua la pappa è già fatta, visto che non appena qualcosa appare su Wikipedia può essere preso e portato pari pari dall’altra parte. Niente male, vero? Intendiamoci, resta sempre la necessità far conoscere Biopedia alla gente, visto che immagino che inizialmente rimarrebbe in posizione più bassa nei motori di ricerca; ma vedendo come ad esempio è ben piazzata Wapedia – una versione dell’enciclopedia ottimizzata per essere usata dai telefonini – credo che la cosa non sia così complicata come potrebbe sembrare a prima vista. Diciamo che ci vorrebbero sì un (bel) po’ di soldi e fatica, ma non così tanti come negli altri casi di monopoli di fatto. Però questo non sta capitando. Come mai? Non lo so, però posso fare qualche ipotesi, che posterò domani.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-01 07:00

Wikipedia e il consenso (2/2)

[segue da qui]
Cosa significa all’interno di Wikipedia in lingua italiana (ricordo che ogni edizione dell’enciclopedia ha le sue regole, e non è detto siano le stesse) parlare di consenso a proposito dell’importanza di un testo? Si danno due casi: il primo quando si tratta di una semplice frase all’interno di una voce per il resto assolutamente valida, il secondo quando è la voce stessa a essere ritenuta poco importante. In entrambi i casi il problema è capire cosa significhi “essere ritenuta poco importante”, visto che non esistono criteri oggettivi.
Faccio un esempio estremo per il primo caso. Supponiamo che qualcuno aggiunga nella voce su Alessandro Manzoni la seguente frase: “La famiglia di Manzoni usava andare ogni anno a Casalpusterlengo a scegliere un maiale che poi veniva ucciso e preparato dal loro norcino di fiducia. Manzoni stesso continuò la tradizione fino al 1832, anno in cui dopo un litigio furioso decise di non mettere più piede nella cittadina”. Supponiamo anche che vengano aggiunti riferimenti puntuali che mostrino come l’aggiunta non sia affatto una bufala. Bene, con ogni probabilità l’aggiunta verrebbe eliminata senza nemmeno pensarci su troppo. Come mai? Semplice: per quanto vera, la cosa è irrilevante nel contesto manzoniano. Sarebbe tutt’altra cosa se nei Promessi Sposi ci fosse un’invettiva contro Casalpusterlengo; allora la spiegazione sarebbe in effetti utile. A chi ribattesse “Sì, ma è sempre meglio dare una spiegazione in più, anche se sembra inutile” replico che Wikipedia è un’enciclopedia, non una raccolta di tutto; la notizia è utilmente inseribile in una biografia su don Lisander, ma la voce wikipediana non è una biografia, altrimenti si correrebbe il rischio di finire come nel racconto borgesiano in cui si pensò di costruire una mappa 1-1 del territorio, scoprendo che era inutile e perniciosa.
Spero che quasi tutti i miei ventun lettori concordino con me sull’inutilità di quella frase in quel contesto ; ma – come certo immagineranno – ci sono casi molto più sfumati di questo, ed è qui che arriva la necessità di trovare un consenso. In casi di questo tipo, il consenso si cerca con una discussione nella pagina associata a quella della voce; non so se ve ne siete accorti, ma nelle etichette in cima alla voce ce n’è appunto una “discussione”. Il vantaggio di avere una pagina ausiliaria collegata a ciascuna voce è che le vecchie discussioni sono sempre presenti, e si ha un utile punto di partenza.
Nel caso che l’intera voce sia ritenuta da qualcuno poco importante, la logica resta la stessa ma la procedura cambia, e si può aprire una procedura di cancellazione per la voce. Può sembrare strano parlare di consenso in questo caso, ma il concetto, se ci si pensa su un attimo, non è molto diverso. Votare per il mantenimento o meno di una voce su Pepito Sbazzeguti non è un semplice apporre un SI’/NO/MAH, ma favorevoli e contrari possono spiegare le loro ragioni. Tra l’altro le procedure, oltre che essere garantiste – perché una voce venga cancellata occorre una maggioranza dei due terzi – richiedono anche che l’utente registrato che ha contribuito sostanzialmente a una voce per cui si richieda la cancellazione vanga avvisato, in modo che possa far valere le sue ragioni.
Tutto questo funziona? Più o meno. Il problema non è tanto che la vita o la morte di una voce venga decisa da un paio di dozzine di persone su milioni di potenziali suoi fruitori; il mio vecchio professore di italiano direbbe che quello è un concetto romantico, infilando tutto il suo disprezzo sulla parola “romantico”. Il numero di fruitori attuali della voce non è tanto diverso da quello dei votanti! L’unico guaio, al limite, è legato al fatto che ci sono alcune persone che votano a priori per la cancellazione di tutte le voci in votazione, e altre persone (un po’ di meno) che votano a priori per salvare tutte le voci in votazione, il che potrebbe falsare il risultato finale. Il vero guaio è però che tutti noi siamo esseri umani, il che porta spesso all’esacerbazione degli animi. Chi ha inserito una voce proposta per la cancellazione è ovviamente arcisicuro che tale voce sia così importante che non possa non esserci, e chiunque affermi il contrario è prevenuto; un atteggiamento simile fa venire spesso voglia di cancellare il tutto senza pensarci su, indipendentemente dalla bontà effettiva del concetto. Sì, perché magari la voce così com’è è smaccatamente agiografica, ma il concetto merita ed è degno dell’enciclopedia, anche se sotto un’altra forma. Ma chi ce lo fa fare a riscrivere tutto daccapo?
Devo aggiungere però che mi fanno ridere quelli che si lamentano perché non c’è un comitato che decide quali voci mantenere e quali no. Mentre capisco, anche se non approvo, la logica del “in Wikipedia ci deve essere tutto”, mi chiedo perché mai un Comitato Ristretto dovrebbe dare l’ok alla voce su Pepito Sbazzeguti… a meno naturalmente che l’estensore pensi di poter corrompere il comitato stesso. Il problema del “cosa mettiamo” è comune a tutte le enciclopedie; Wikipedia fa sempllcemente le cose in maniera diversa.
Un’ultima nota personale. Io qualche anno fa aggiungevo due tipi di voci a Wikipedia; le analisi armoniche delle canzoni e le recensioni dei libri che leggevo. Ho smesso con entrambe dopo che mi hanno stracciato le gonadi cancellandomene alcune (quelle su cui capitavano :-) ) perché le seconde erano troppo personali e le prime non erano enciclopediche: giusto per dirvi che essere sysop di it.wiki non significa assolutamente impunità. Io sono convinto che i cancellatori siano degli imbecilli, ma la cosa non mi ha turbato per nulla. Quello che avevo scritto è sempre liberamente disponibile sul mio sito, e chi è interessato non ha certo problemi a trovarlo con un motore di ricerca. Wikipedia non lo vuole? Ecchissenefrega. Ecco, forse molti di quelli che tuonano nei loro blogghetti sulle censure wikipediane dovrebbero passare all'”ecchissefrega”.

Ultimo aggiornamento: 2010-01-08 07:00

Wikipedia e il consenso (1/2)

(Quelle che seguono sono mie opinioni personali e non corrispondono necessariamente alla definizione formale di Wikipedia in lingua italiana, ammesso che tale definizione esista. Diciamo però che sono opinioni informate)
Quando molti – soprattutto dopo che la “loro” voce su Wikipedia è stata cancellata – scoprono che l’enciclopedia si basa sul consenso, si mettono subito a sbertucciarla dicendo “ecco, basta che un po’ di gente si metta d’accordo e si va a scrivere che due più due fa cinque!” Beh, non è proprio così, ma bisogna capire che cosa si intende quando si parla di consenso in questo contesto. Provo a fare un paio di esempi pratici, sperando di chiarire il concetto: per evitare troppe risse, mi limito alla geografia – fisica e politica – della nostra bella nazione.
Le regioni italiane oggi sono venti. Questo è un fatto, come è un fatto che quando si promulgò la Costituzione erano 19 (Abruzzo e Molise erano unite). Per quanto un sedicente movimento “Rimini über alles” voglia asseriee che Emilia e Romagna sono due regioni distinte e quindi il numero effettivo sia 21, la modifica non verrà nemmeno messa in discussione. La cosa però cambia se ci mettiamo a discutere su quali siano i confini fisici dell’Italia, dando per buono che a nord siano dati dalle Alpi e quindi dallo spartiacque. Sul Canton Ticino non c’è molto da dire; il Ticino sappiamo bene che si immette nel Po. Ma che dire di Istria da un lato e Nizza e Mentone dall’altro? Qui la situazione è molto più fluida. I fiumi che sfociano nel Mediterraneo – e anche qua si potrebbe iniziare una discussione su dove finisce il mar Ligure, ma lasciamo perdere – sono dalla parte opposta dello spartiacque alpino; la stessa linea di ragionamento che dice “la Valle Roya è geograficamente italiana, perché il fiume entra in Italia a Ventimiglia” può essere rigirata affermando “Ventimiglia è geograficamente francese, visto che il Tenda fa da spartiacque e il Roya giunge fino a Ventimiglia”.
Qual è la risposta corretta in questo secondo caso? Beh, se si trova una fonte ufficiale sovrannazionale – per il mar Ligure ad esempio questa fonte esiste – e questa fonte è generalmente accettata, allora la si cita e basta. Se non c’è una fonte ufficiale allora bisogna vedere cosa ne pensano i fruitori di Wikipedia; in questo caso si può effettivamente parlare di ricerca del consenso. Occhei, forse l’esempio è un po’ contorto ma se provate a immaginare cosa succede con la critica a un artista, o con le capacità di un politico. Detto in poche parole, il consenso si cerca quando non ci sono dati fattuali e ci si deve basare sulle opinioni.
Poi, a dirla proprio tutta, in Italia non ci sono venti regioni… il Trentino-Alto Adige in pratica non esiste, e ci sono le due Province Autonome di Trento e di Bolzano-Bozen i cui presidenti fanno a turno le veci del Governatore della ex-regione. Questo è un esempio della seconda situazione in cui si cerca il consenso: quando ci sono dati – o, come capita ben più spesso, teorie e ipotesi – discordanti. In tali casi, partendo dal principio che tali dati abbiano comunque una loro effettiva valenza e non siano del tipo “me l’ha detto mio cugggino”, è assolutamente vero che anche le teorie più minoritarie hanno diritto di citazione in Wikipedia. Ma non è vero che si dà loro lo stesso peso! Nel caso delle regioni italiane, si scriverà che il Trentino-Alto Adige è solo un’espressione geografica e non politica; per una teoria scientifica minoritaria, si scriverà probabilmente che alcuni scienziati propongono una diversa spiegazione, ma che la maggior parte dell’ambiente scientifico non concorda affatto con loro. La cosa piu difficile è riuscire a trovare una formulazione che accontenti tutti, tenendo conto che le minoranze sono generalmente molto più rumorose delle maggioranze; ecco appunto la necessità di arrivare a trovare un consenso sulla forma da adottare.
Resta poi la terza forma di consenso, che è poi quella che fa arrabbiare di più chi ritiene di essere ingiustamente ostracizzato: quella legata all’importanza del testo… ma di quello ne parlo domani.

Ultimo aggiornamento: 2010-01-07 07:00

un po’ di storia

La settimana scorsa a Vicenza c’è stata una querelle su un opuscolo a proposito del ventennale della caduta del Muro di Berlino commissionato da provincia e regione con finanziamento di 15000 euro, distribuito alle scuole e rivelatosi poi una scopiazzatura varia con aggiunte piuttosto peculiari, tipo che le croci celtiche siano un simbolo di spiritualità irlandese. Inutile dire che tra le fonti copiate c’era anche Wikipedia che tanto è lì a disposizione, facile da trovare.
Dopo che l’assessore che aveva finanziato l’opuscolo si era difeso dicendo che gli insegnanti dell’ITIS Rossi stavano facendo politica invece che scuola, ora c’è una nuova risposta, da parte dei professori di storia e filosofia del liceo vicentino Quadri. Ora, la chiosa finale dove i professori dicono «se proprio non avete tempo o voglia di informarvi leggendo libri scritti da esperti, ricorrete a Wikipedia, ove il controllo e la verifica della comunità degli internauti impedisce alla stupidità ed all’ignoranza di trovare casa» purtroppo è un obbiettivo statistico che a volte non è vero; però vi consiglierei di leggere il resto della lettera, perché ci sono molte cose di storia da imparare.

Ultimo aggiornamento: 2009-12-01 15:01

Venerdì pavàno da relatore ufficiale

Causa impegni pregressi presi prima dell’esistenza autonoma di Cecilia e Jacopo, venerdì mattina parteciperò al convegno “From Diderot to Wikipedia: an Epistemological Revolution?” che si terrà al Centro Altinate di Padova con un intervento intitolato “Wikipedia, i Pòkemon e la teoria della complessità nei sistemi emergenti”, dove racconterò tante cose sull’enciclopedia libera a un pubblico molto acculturato. Non state a guardare l’appellativo “matematico” affibbiatomi nel pieghevole, è solo per distinguermi dai filosofi. È vero che dovrò prendere il treno delle 6:35 per arrivare in orario, ma è anche vero che in questo periodo la notte non si dorme mai troppo :) e non dovrebbe essere difficile svegliarsi in tempo.
I curiosoni potranno trovare qui sotto un link alle mie slide quando le avrò terminate… insomma la prossima settimana, direi. Le slide non dicono molto, ma le note collegate sì.
Aggiornamento: (15 ottobre) Sono persino riuscito a terminare le slide in anticipo! Le trovate sul sito di Wikimedia Italia, in formato ODP (OpenOffice Impress, noi si ama i formati liberi non appena li si possono usare)

Ultimo aggiornamento: 2009-10-14 16:22

le pulizie wikipediane

Ieri Libero ha pubblicato questo articolo di Francesco Specchia a proposito di Wikipedia e delle “flagged revision”. Se l’articolo fosse liberamente modificabile, l’avrei potuto correggere in svariati punti: vediamone qualcuno. Ah, per la cronaca: la cosa è così tanto nuovissima che ne avevo parlato a gennaio.
“Wikipedia ha avuto un doloroso rigurgito di democrazia.” Non capisco che cosa c’entri la democrazia con tutto quello che sta sotto; si può parlare di correttezza, di affidabilità, di tante altre cose ma non certo di democrazia.
“La modifica delle voci dovrà ora essere approvata da un editor ufficiale esperto (l’operazione è la flagged revision).” Questo varrà per (alcune particolari) voci della wikipedia in lingua inglese, come sta già funzionando per quella in lingua tedesca; in quella in lingua italiana non si prevede al momento di attivare l’opzione.
“E ancora: l’ex sindaco di Firenze Dominici ha querelato il sito per informazioni elettorali tendenziose; per l’identico motivo gli editori di Libero, gli Angelucci sono ricorsi alle vie legali.” Il capolavoro. Capisco che bisogna parlare del Capo, magari tacendo che la querela su base civile chiede 20 milioni di euro di danni; ma non è stata fatta per “informazioni elettorali tendenziose” (peccato veniale) e soprattutto a che mi consti non è mai stata fatta una querela da parte di Dominici… a meno che non l’abbiano spedita a Wikipedia Italia con cui almeno io non ho nulla a che fare. Il fact checking è un po’ debole.
“Per non dire delle decine di colleghi giornalisti – di cui per carità taciamo i nomi – che fruiscono dell’enciclopedia per spacciare curricula degni di Montanelli.” In Wikipedia aggiungeremmo il tag {{cn}}, che sta per “citazione necessaria”. Detto in altre parole: “fuori i nomi”. Anche anonimamente, non è un problema: è impossibile controllare preventivamente 600000 voci, ma questo non significa che non si guardino le segnalazioni.
“Ovviamente gli smanettoni di Internet, gli internauti fondamentalisti, i cosiddetti netizen (net citizen, cittadini della Rete) non l’hanno presa molto bene.” Di nuovo, {{cn}}. A parte che non ho ancora visto nessuno spiegare correttamente il funzionamento delle flagged revision che non impediscono affatto di vedere le pagine con le modifiche non ancora approvate ma semplicemente mostrano per default quelle approvate, almeno in Italia non ho sentito nessuno lamentarsi delle flagged revision per partito preso. Il vero problema al limite è che non ci sono abbastanza utenti attivi e abili per controllare in breve tempo tutto, e che comunque il problema è solo spostato: chi controlla i controllori?
È la teoria del collega Fabio Metitieri che nel “ Grande inganno del web 2.0” (Laterza), libro maledetto considerato il Necronomicon della Rete, ribalta un luogo comune oramai radicato: l’attendibilità dei contenuti, dai blog ai social network, rischia di saltare senza gl’intermediari classici dell’informazione. In questo caso, a parte che mi piacerebbe sapere chi lo considera “il Necronomicon della Rete”, non ho nulla da eccepire contro la ricostruzione di Specchia; d’altra parte, se ha letto l’introduzione, si sarà accorto che Metitieri mi ringraziò per le chiacchiere fatte a riguardo di Wikipedia (e delle flagged revision, si). Però a me fa specie notare come non si sia nemmeno accorto che purtroppo ciaoFabio sia morto. Sì, le sue idee restano, ma io ho come la sensazione che anche in questo caso il fact checking non sia stato il massimo… si sa, la fretta gioca brutti scherzi.
In tutta questa storia (no, non l’articolo, ma la campagna generica antiwikipedia) c’è però una morale sociologica mica da ridere. Stiamo arrivando a un punto in cui Wikipedia sta assumendo lo stesso status dei grandi media: l’accettazione acritica dei suoi contenuti. Se ci pensate, è una cosa incredibile: certo, per un’enciclopedia dovrebbe essere il minimo sindacale, ma nessuno si metterebbe a credere aprioristicamente che le informazioni presenti su un sito qualunque siano vere. È vero che in questo caso il problema alla base spesso non è che ci siano informazioni false, ma che ce ne siano anche di scomode, ed è per quello che qualcuno si muove velocemente verso le procure; ma è anche vero che in pochi anni l’enciclopedia è diventata qualcosa da prendere davvero sul serio; io non me lo sarei affatto aspettato.

Ultimo aggiornamento: 2009-10-10 07:00

Angelucci: se €20.000.000 vi sembran pochi

Probabilmente la notizia non vi è nuova, visto che in questi giorni ne hanno parlato in tanti: Wikimedia Italia (quella con la M) è stata citata per venti milioni di danni per diffamazione da Antonio Angelucci (Angelucci padre) e Giampaolo Angelucci (Angelucci figlio). Venti milioni di euro, sì: le cause intentate dal nostro premier a Repubblica e all’Unità sono al confronto dilettantesche. Ma chi sono Angelucci padre e figlio? Non posso lasciarvi un link all’enciclopedia perché, come sempre in questi casi, la voce corrispondente è stata oscurata; (beh, a dire il vero quella di Angelucci figlio non è mai stata creata); spero però di darvi un’idea senza commettere alcun reato comunicandovi che Angelucci padre è un parlamentare eletto nelle file del Popolo delle Libertà, mentre Angelucci figlio è attivo nella gestione delle imprese di famiglia come Tosinvest e Tosinvest Sanità che è tra l’altro l’editore di Libero.
Facendo parte del direttivo Wikimedia Italia uscente ho letto il testo della citazione; purtroppo non posso raccontare esplicitamente le varie cattiverie imputateci, ma posso dire che i danni all’immagine di Angelucci padre e figlio nelle voci di Wikipedia consistono in un mix di citazioni (con relativo link) ad articoli di quotidiani che annunciavano l’esistenza di procedimenti penali in corso contro Angelucci padre e figlio, di affermazioni presentate senza prove corroboranti il testo (tipo che volessero comprare L’Unità: sì, ne parlavano tutti al tempo ma a quanto pare è ingiurioso scriverlo su Wikipedia) e di notizie incomplete, come gli arresti domiciliari a cui fu sottoposto Angelucci figlio nel 2006 – vero, ma revocati poco tempo dopo. Questo sul merito della vertenza.
Quello che però preoccupa davvero è il metodo. Innanzitutto, (i legali di) Angelucci padre e figlio non hanno nemmeno pensato a mandare una diffida, o una richiesta di rettifica: sono andati direttamente in causa – ovviamente civile, perché è molto più semplice da fare di una causa penale – contro Wikipedia Italia. Wikipedia con la P, sì: l’indirizzo dell’atto di citazione era quello. Fossimo stati un po’ più svegli avremmo forse potuto rifiutare l’atto di citazione dicendo “andate dall’Associazione Wikipedia Italia”, che esiste, sta a Roma e non so assolutamente che faccia; ma visto che l’atto era comunque a nome della Capa di WMI in qualità di presidente pro tempore alla fine sarebbe tornato da noi.
Evidentemente (i legali di) Angelucci padre e figlio non sanno o fingono di non sapere che noi di Wikimedia Italia non abbiamo alcun potere sulle voci dell’enciclopedia, che stanno fisicamente su server fuori dal territorio italiano e non gestiti né gestibili in alcun modo da noi; chiunque può modificare le voci, e non essendoci state precedenti diffide nessuno si è messo a verificare attentamente quello che è successo. Pensate a un giardino comunale lasciato al buon senso dei fruitori, e a un gruppetto di persone che si chiama “Amici del giardino” e che cerca volontariamente di animarlo e permettere a tutti di usarlo. Se succede qualcosa che non va, chi andreste a prendere? Chi ha effettivamente compiuto il danno, il Comune o gli Amici del giardino?
Con ogni probabilità, alla prima udienza il giudice ci stralcerà dal processo, visto che fuor di metafora i possibili citabili dovevano essere la Wikimedia Foundation che gestisce i server e le persone che hanno fatto le modifiche incriminate; ma il diritto – non solo in Italia – non è una scienza esatta e non si sa mai che cosa potrà capitare, soprattutto a Frieda che in qualità di presidente di WMI risponderebbe in proprio visto che il bilancio dell’associazione non arriva nemmeno a venti milioni di lire. Ma anche supponendo che sarà così, chi ripaga l’associazione per i soldi spesi per difendersi rispetto a qualcosa che non ha commesso e Frieda per le probabili notti insonni? Il problema è proprio qui: io personalmente credo che (i legali di) Angelucci padre e figlio non abbiano fatto finta di non sapere ma non sappiano davvero, il che però è da un certo punto di vista ancora peggiore perché una causa di questo tipo mostra solo menefreghismo da parte di chi tanto gli avvocati ce li ha e deve far fare loro qualcosa, oppure un tentativo di intimidazione.
Il tutto naturalmente facendo l’ipotesi che nelle voci relative ad Angelucci padre e figlio ci siano espressioni oggettivamente diffamanti. Ma attenti! Io penso che sia diffamante scrivere che una persona X è stata posta agli arresti domiciliari “dimenticandosi” di completare l’informazione aggiungendo che dopo tot giorni la misura è stata revocata e lo stato attuale dell’inchiesta; in questo modo si mette in cattiva luce X, che lo si voglia espressamente fare oppure no. Ma impedire a suon di richieste milionarie per danni di scrivere cose vere e complete è censura (preventiva). E non si venga a parlare di diritto all’oblio: a parte che io sono tendenzialmente contrario al concetto, un personaggio pubblico non può arrogarsi il diritto di censurare le notizie su di sé che non gli piacciono, quando riguardano fatti pubblici accaduti mentre lui era un personaggio pubblico. Non stiamo parlando di avere tradito la moglie o di aver preso a diciott’anni una multa per eccesso di velocità!
Alcuni pensano che il problema di base sia nelle biografie di persone viventi, tanto che le wikipedia in lingua inglese e tedesche hanno politiche molto più stringenti. Ho parecchi dubbi al riguardo. A parte che anche un’azienda può decidere di andare in causa per diffamazione, per come la vedo io il problema maggiore nel caso è la quantità di voci biografiche promozionali di personaggi assolutamente sconosciuti che hanno scambiato Wikipedia per Facebook. Nessuno mi toglie dalla testa che anche se la voce su Angelucci padre fosse stata tecnicamente perfetta, con presenti tutte le fonti e le notizie successive alle prime voci di scandalo, la citazione a giudizio ci sarebbe stata ugualmente. Sarebbe interessante anche scoprire se per puro caso (i legali di) Angelucci padre e figlio abbiano chiesto risarcimenti milionari anche ai giornali che hanno pubblicato inizialmente tali notizie, che sono un po’ più famosi dello Squillo di Roccacannuccia. Credo di no, e ne immagino anche la ragione: il giorno dopo la pubblicazione, il quotidiano serve giusto a incartarci il pesce, mentre quello scritto su Wikipedia non solo sta lì ma è anche per molta gente il primo posto dove cercare informazioni su qualcuno…
Spero la situazione sia un po’ più chiara: se volete saperne di più, Frieda sta raccogliendo i vari interventi al riguardo, oppure potete scrivere (civilmente, ma lo so che voi siete tutti personcine ben educate) ad Angelucci padre e chiedergli la sua versione dei fatti.
P.S.: sabato 19 a Roma ci saranno tante manifestazioni: al volo ricordo quella indetta dalla FNSI per la libertà di informazione e quella dell’UAAR “liberi di non credere”. Ma ci sarà anche l’assemblea di Wikimedia Italia, in Sapienza. Se siete da quelle parti e non sapete che fare…
Aggiornamento: (23 settembre) Alessandro Gilioli a quanto ne so è il primo giornalista ad aver provato a chiedere informazioni agli Angelucci. Ecco il risultato.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-15 09:31