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_I ragazzi di Anansi_ (libro)

[copertina] Gaiman ha un problema, quando scrive i suoi libri fantasy. Per le prime 150 pagine o giù di lì il protagonista è sfigato oltre che imbranato, e gliene capitano di tutti i colori. Anche in questo libro (Neil Gaiman, I ragazzi di Anansi, Mondadori – Piccola Biblioteca Oscar 2001 [2005], pag. 360, € 10, ISBN 9788804567967, trad. Katia Bagnoli) la situazione è la stessa, e la cosa inizia a scocciarmi un po’. Poi Gaiman scrive sempre bene, tradotto scorrevolmente da Katia Bagnoli (che però avrebbe potuto verificare cos’è una novelty song, e ricordarsi che un weasel è una donnola solo letteralmente, e nonostante le pagine finali del libro parlare di “faina” sarebbe stato meglio) e uno si diverte a vedere come le storie dell’inizio del mondo vengono declinate nel ventunesimo secolo, con il povero Charlie “Ciccio” Nancy che sembra tanto l’equivalente del bozzettiano Minivip: il figlio del dio Anansi che però non ha preso nulla della sua divinità, a differenza del fratello Ragno. (Ma è proprio un fratello? lo si vedrà alla fine del libro) Come sempre, i vari personaggi sono da un lato completamente improbabili, e dall’altro ci si aspetterebbe di vederli passare per strada, magari facendoci cambiare strada per evitarli.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-23 07:00

_The Mathematical Mechanic_ (libro)

[copertina] Niente da fare. Riponevo molte speranze su questo libro (Mark Levi, The Mathematical Mechanic, Princeton University Press 2012 [2009], pag. 185, Lst 10,95, ISBN 978-0-691-15456-5), tanto che me l’ero preordinato sei mesi prima che uscisse l’edizione in brossura. Invece è stato una delusione… ma iniziamo dal principio.
L’idea di Mark Levi è semplice: invece che usare la matematica per dimostrare le proprietà fisiche, lui ha usato le proprietà fisiche per dimostrare le proposizioni matematici, a partire dal teorema di Pitagora in poi. Come scrivevo, l’idea non è male, ma purtroppo io devo avere un blocco mentale per quanto riguarda la fisica, e quindi leggevo quelle pagine e non capivo nulla (a parte che se devo usare tutti quei congegni senza attrito, quelle molle di lunghezza a riposo zero e via discorrendo, tanto vale che mi metta a parlare di circonferenze senza spessore, no?). A essere del tutto onesti, ci sono due capitoli che almeno per me hanno avuto un certo valore: quello sui problemi di massimo e minimo, con l’idea di costruire una serie di computer analogica per risolvere i vari problemi, e quello sull’elettricità, con la derivazione delle leggi fondamentali a partire da quelle dei fluidi incompressibili. Anche l’appendice finale mi potrebbe essere utile se solo dovessi fare un po’ di fisica, ma per fortuna non è il caso…
Insomma, a me non è piaciuto. Magari a voi però sì.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-16 07:00

_How to Draw Funny_ (libro)

[copertina] Che io non sia capace a disegnare è una cosa nota a chiunque. Che io ogni tanto tenti disperatamente di fare qualcosa al riguardo è pure abbastanza noto. Ho riprovato con un libro della Klutz (David Sheldon, How to Draw Funny, Klutz Press 2009, pag. 49, Lst 9,99, ISBN 9781591746492), stavolta comprato nuovo e non usato. La cosa ha senso, perché il libro non è fotocopiabile (i disegni di base su cui lavorare sono stampati in celeste, mica scemi gli amici: però è un po’ una palla) e quindi la copia è al momento intonsa: inoltre con il libro vengono fornite matita, pennarelli e gomma oltre al normografo per i fumetti, insomma tutti gli ammenicoli vari.
Bisogna dire che i libri della Klutz sono sempre scritti in maniera divertente: quello di cui io mi lamento è che in un certo senso questo è un volume 2 e io non ho un volume 1 di partenza. David Sheldon spiega come modificare le espressioni facciali per ottenere un effetto piuttosto che un altro, e direi che lo fa anche piuttosto bene: però 49 pagine sono davvero pochine, e avrebbero potuto mettere un po’ di cose in più per l’educazione del futuro fumettista.
Vi farò sapere se mi sarà servito a qualcosa :-)

Ultimo aggiornamento: 2013-02-09 07:00

_Dando buca a Godot_ (libro)

[copertina] Nella prefazione a questo libro (Stefano Bartezzaghi, Dando buca a Godot : giochi insonni di personaggi in cerca d’aurore, Einaudi 2012, pag. 212, € 16, ISBN 9788806214012) Stefano Bartezzaghi spiega come il suo “lavoro”, permettetemi di chiamarlo così, sia cambiato in questi tre decenni. Una volta i giocatori scrivevano lettere a mano o al più dattiloscritte (ne ho inviate parecchie anch’io…) e l’Autore salvava man mano gli spunti per usarli nelle rubriche; ora basta un hashtag e Twitter permette di avere uno scambio immediato non solo con l’Autore ma anche tra i giocatori, semplificando la creazione ma lasciando all’Autore il compito forse ancora più arduo di riorganizzare tutto il materiale e dargli una parvenza d’ordine. Ecco cosa troverete, insomma: venti capitoli con venti tipi di giochi con le parole, descritti prima tassonomicamente poi con esempi – generalmente dieci per volta: Bartezzaghi deve trovare significativo il numero 10.
Il guaio di un libro come questo è che non lo si può leggere sequenzialmente, a meno che non si decida di dedicarsi a una pagina per volta, magari con carta e penna sottomano – computer e tablet in questo caso sono subottimali – per provare a cimentarsi nei vari giochi. Infatti la trippa strippia, pardon, il troppo stroppia! Molto meglio a questo punto considerarlo un’opera di riferimento, utile per andare a cercare se e quando il gioco di parole che ci è venuto in mente è stato giocato. Un Vero Tassonomista come me avrebbe aggiunto un po’ di tabelle riassuntive in appendice, ma mi sa che sarebbe stato chiedere troppo… che gioco sarebbe, altrimenti?

Ultimo aggiornamento: 2013-02-02 07:00

_La parte degli angeli_ (film)

[locandina]Ve ne siete accorti? nel 2012 non ho fatto nessuna recensione di film. Nulla di strano: non sono mai andato al cinema :-) Tre settimane fa sono stato trascin… ehm, scusate, abbiamo deciso di andare a vedere l’ultimo film di Ken Loach: la cosa è stata talmente incredibile che mi sono persino dimenticato di postare una recensione.
Ad ogni modo la storia è molto “di sinistra”, con la possibilità di redenzione dei giovani colpevoli – redenzione che non sempre avviene, intendiamoci – e il furto “a fin di bene” (il whisky, insomma l’alcol, della cui mancanza non si accorgerà nessuno). Io che sono tanto buonino ho trovato alcune scene iniziali un po’ troppo violente, ma non sono un giusto termine di paragone: il fatto che sia riuscito a restare sveglio fino alla fine invece implica un giudizio positivo.
Ultima noticina per i milanesi: siamo andati all’Anteo, e visto che come al solito eravamo in ritardo per lo spettacolo delle 20 abbiamo preso i biglietti per il successivo. Nel mentre mi ero preso il loro volantino, tanto per sapere che film stavo per andare a vedere. Peccato che chiunque abbia scritto quel volantino avesse visto un film completamente diverso…

Ultimo aggiornamento: 2013-02-01 16:51

_La cattedrale di Turing_ (libro)

[copertina] Inizio con una informazione secondo me necessaria: nonostante il suo titolo, questo libro (George Dyson, La cattedrale di Turing : Le origini dell’universo digitale [Turing’s Cathedral], Codice 2012 [2012], pag. 447, € 24,90, ISBN 9788875783181, trad. Stefania De Franco e Gaia Seller) di Turing parla nel capitolo 13; per il resto non si accenna a lui se non di sfuggita, e in incisi che sembrano essere stati inseriti a forza dall’autore – il figlio del famoso fisico Freeman Dyson – per sfruttare il battage del centenario della nascita di Alan Turing. Per stavolta la colpa non è dell’editore italiano, ma proprio dell’autore. Come ha detto mia moglie Anna, “avrebbero dovuto chiamarlo La cattedrale di Von Neumann!” E in effetti un simile titolo sarebbe stato più corretto, visto che il libro parla della storia dei primi calcolatori elettronici intrecciata con quella del loro uso per creare le bombe a fissione e fusione, e in entrambi i casi “Johnny” è stata una figura prominente.
Passando al lato più prettamente legato alla recensione, il testo è molto americano come stile, privilegiando le testimonianze per quanto possibile dirette e costruendo quindi la storia sulle persone più che sugli avvenimenti: molto utile il glossario iniziale con l’elenco delle persone stesse e una loro lapidaria biografia. L’apparato di note è enorme, ma è più che altro un insieme di riferimenti ad altri libri: insomma può essere tranquillamente saltato. La storia è molto dettagliata, con fatti ignoti almeno a me e che possono gettare una luce anche sulla vita statunitense negli anni 1940 – mica me lo aspettavo che ancora dopo la fine della guerra ci fossero restrizioni per gli acquisti negli USA! – ma purtroppo non dà grandissime informazioni sul software dei primi computer, limitandosi a considerazioni sull’hardware. Verso il fondo Dyson sterza verso la filosofia, con una curiosa interpretazione simbiotica del rapporto tra umani e computer unita a una visione neo-analogica del Web 2.0 che dal mio punto di vista è sconcertante ma comunque interessante.
La traduzione di Stefania De Franco e Gaia Seller è generalmente scorrevole, tranne per alcuni punti dove non mi sono raccapezzato molto; l’editing invece, soprattutto nelle prime cento pagine, lascia un po’ a desiderare con alcuni spazi interparola che sono spariti. In definitiva, un libro principalmente per appassionati della materia.

Ultimo aggiornamento: 2013-01-26 07:00

_Renzo Bergamo : Atomo – Luce – Energia_ (mostra)

A dire il vero la mostra su Renzo Bergamo (in cima al Castello Sforzesco, ingresso gratuito, spero segnalata un po’ meglio) è aperta da una decina di giorni, e ancora più a dire il vero io l’ho visitata un’ora prima dell’inaugurazione, grazie a Eva che è la coordinatrice della mostra; ma sono sempre in ritardo e non avevo ancora trovato il tempo di parlarne. Ma in fin dei conti ne aveva già scritto Mina che presumo abbia più lettori di me, quindi non mi preoccupo più di tanto del ritardo, anche perché la mostra rimarrà aperta fino a metà marzo.
Dopo questa lunga premessa, confesso che io l’arte contemporanea non sono mai riuscito a comprenderla. È abbastanza facile accorgersi che, anche se c’è un tema univoco che consiste per l’appunto nel cercare di inserire in un quadro concetti prettamente scientifici, il modo di dipingere di Bergamo è profondamente mutato negli anni; e soprattutto dagli anni 1990 i suoi quadri sono diventati un’esplosione di luce, che non riesce ad essere bene catturata a video (questo è comunque il sito dell’artista, per chi vuole avere un’idea). Detto questo, io mi taccio. Ho fatto delle supposizioni su alcuni quadri, intitolati “Senza titolo” e quindi senza nessun appiglio; credo amasse cercare di inserire la temporalità nelle sue opere, che quindi non sono un’immagine in un dato istante ma una somma di immagini in istanti successivi; però sono davvero supposizioni senza nessun fondamento sicuro. Se passate al Castello e non sapete cosa fare potete provare a fare le vostre ipotesi!

Ultimo aggiornamento: 2013-01-25 11:13

_What do an Infinite Tower, a Classic Physics Puzzle, and Coin Flipping Have in Common?_ (ebook)

[copertina]L’anno scorso avevo recensito (e apprezzato) il primo ebook di Presh Talwalkar, raccolta dei problemi logico-matematici che posta settimanalmente sul suo blog. Lui è più bravo di me a mettere a posto le cose, e così è già pronta la raccolta dei suoi problemi del 2012, dal titolo che sembra quello di un film della Wertmüller (Presh Talwalkar, What do an Infinite Tower, a Classic Physics Puzzle, and Coin Flipping Have in Common?, Kindle 2013, € 2,68).
Anche questo volume è piacevole come il primo. Stavolta i problemi non sono divisi in sezioni ma mischiati assieme; l’enfasi è indubbiamente sui problemi di tipo combinatorio e probabilistico, e questi ultimi prediligono le situazioni in cui la risposta è controintutiva.
Per la precisione, non si deve parlare tanto di “risposta” quanto di “soluzione”: non viene infatti dato semplicemente il risultato, ma Presh spiega come trovarlo, spesso partendo dall’osservazione di casi più semplici per riuscire ad avere un’idea di come quanto trovato si possa generalizzare. Spesso viene data più di una soluzione: c’è un problema – «A fun math sequence» – che è risolto in almeno tre modi diversi, a seconda di cosa voi intendete per “modo diverso”.
Tutto questo mostra l’amore di Talwalkar per la matematica, amore che ha anche spiegato all’interno del testo; per lui è naturale spiegare alla gente perché la matematica è bella. Non posso fare a meno di essere d’accordo con lui, e apprezzo la sua scelta di creare parecchi problemi partendo da cose che gli sono accadute nella vita di tutti i giorni. In fin dei conti, se qualcuno si abitua a cercare le connessioni matematiche in quello che fa, sarà presto in grado di capirlo meglio; allo stesso tempo poi riuscirà a capire meglio anche la matematica, perché la vedrà, non la starà semplicemente guardando. D’altro canto i problemi del libro li si può prima o poi risolvere, e se non ci si riesce c’è sempre la traduzione; ma tutti noi continueremo a trovarci di fronte ad altri problemi per tutta la vita…

Ultimo aggiornamento: 2013-01-19 07:00