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Fascisti su Marte (film)

Lunedì sera siamo stati al cinematografo per vedere sul grande schermo l’ardimentosa impresa del manipolo di camicie nere guidate dal gerarca Barbagli, che hanno conquistato il pianeta rosso per il nostro Duce e il nostro Re.
Dopo i cinegiornali apparsi ne Il caso Scrafoglia Guzzanti ha scelto di espandere la storia fino ad arrivare a un lungometraggio. Il guaio è che non c’era sufficiente materiale, e così la seconda parte del film si trascina piuttosto stancamente: un vero peccato, perché la prima ora è semplicemente strepitosa, con una serie di trovate che fanno piegare in due dalle risa: mitico il conto alla rovescia per la partenza del razzo littorio. Lo stile “cinegiornale” con lo stentoreo speaker… pardon, annunciatore e le immagini virate aggiunge fascino al tutto. Buona visione…

Ultimo aggiornamento: 2006-11-04 11:41

Mantegna a Mantova 1460-1506 (mostra)

Andrea Mantegna morì nel 1506. Quale migliore opportunità del cinquecentenario della morte per fare una bella mostra? E visto che si vuole fare la mostra, perché non se ne fanno tre? Ecco che il vulcanico Sgarbi si è inventato un “evento triplo”, con mostre a Padova, Verona e Mantova. Tre mostrs is megl che uan, in fin dei conti! Non ho ben capito che cosa ci possa essere a Verona; a Padova ci dovrebbero essere le opere degli anni giovanili; ci siamo così scelti la mostra mantovana che così ad occhio era la più interessante del trio. Fatte le nostre prenotazioni (con un 15% di prevendita, ladri) ci siamo regolarmente presentati alle 10:15 di domenica. Risultato pratico: una delusione. Non tanto perché in puro stile Sgarbi di opere del Mantegna ce n’erano ben poche: in fin dei conti si è quasi arrivati a una ventina, che rispetto al Caravaggio milanese dell’anno scorso è già un successone. Nemmeno per la scarsa rappresentatività delle opere esposte, che fa ben capire tutto il bailamme tirato fuori dall’antipatico critico per riuscire ad avere da Brera il “Cristo morto”: almeno dal mio punto di vista mi andava più che bene. Il vero guaio è l’impossibilità di avere un minimo di spazio vitale. Probabilmente per rientrare dalle spese, gli organizzatori hanno infilato un numero di persone sproporzionato, e come se non bastasse hanno raggruppato tutta la mostra in uno spazio relativamente angusto, quello delle Fruttiere. All’atto pratico mi è sembrato di essere nel self-service di una mensa, spostandomi pian piano da una portata… ehm, da un dipinto all’altro. Avevo anche abbastanza tempo per guardarli, visto che tanto non potevo proseguire, ma la sensazione di oppressione non mi ha lasciato per tutto il tempo. Non parliamo poi degli addetti. Addirittura al primo quadro, mentre non eravamo ancora riusciti a metterci davanti per vederlo, uno ci ha detto di spostarci, “perché sta arrivando un gruppo”. Commento nostro: “il gruppo aspetterà, come abbiamo aspettato noi”. L’addetto ha cercato di abbozzare, ma se ne è uscito alla fine con un “insomma, un po’ di cortesia!” che era chiaramente una dichiarazione di resa. In mezzo alla mostra, poi, gli altri addetti hanno iniziato con una serie di ssssh, manco ci fosse chissà quale casino – diciamo che il rumore era un brusio. Ma si vede che le onde sonore avrebbero potuto rovinare qualche dipinto…
Il biglietto della mostra permetteva anche di vedere Palazzo Te, e ne abbiamo approfittato per un rapido giro all’interno, aiutati anche dai fogli presenti in ogni sala con le spiegazioni sulla sala stessa. Particolarmente interessante vedere come la Sala dei Giganti sia stata restaurata… lasciando i graffiti cinque-settecenteschi in quanto “testimonianze storiche”. Probabilmente è anche interessante la parte dedicata a una mostra multimediale sulla prospettiva, con tutti gli esperimentini da fare… ma non sono esattamente il target giusto, mi sa tanto. Non abbiamo invece visto la “grotta”, quindi vi saltate almeno quella recensione!

Ultimo aggiornamento: 2006-10-31 12:57

Scoop (film)

Premessa: a me Scarlett Johansson piace. Non so come attrice, ma sicuramente come immagine. Però garantisco che non sono andato a vedere Scoop – persino proponendolo autonomamente io! – per godermi la vista della giovin fanciulla: l’idea era vedermi l’ultimo film di Woody Allen, di cui mi era stato parlato benino. Beh, vorrà dire che io ho guardato un altro film. Il primo tempo me lo sono guardato pensando “ma perché mai sono qua?”; il secondo tempo fortunatamente è stato un po’ meglio, soprattutto nel finale – non perché il film finiva, malpensanti che non siete altro!
Il problema sta probabilmente nel fatto che la storia dovrebbe essere una commedia brillante, ma non è che lo sia così tanto. Ci sono alcune belle battute, ma la trama è ancora più esile di La maledizione dello scorpione di giada, che è stato l’ultimo film di Allen che mi sia davvero piaciuto. Poi intendiamoci: ci sono film molto peggiori… però è vero che Woody si sta ormai citando addosso, partendo dal principio che tanto tutti in Europa lo incensano comunque. Negli USA se ne fregavano di lui già da mo’, e quindi non è affatto strano che abbia deciso di girare a Londra: rincoglionito non lo è ancora!
Ok, chi vuole una non-recensione migliore può sempre andare chez Leonardò. Termino invece con una noticina di colore: la colonna sonora usa molto il tema de Lo Schiaccianoci. Anna e io sentivamo le note, e dicevamo “ma sì, questo tema lo conosciamo benissimo…” A metà notte mi sveglio e mi rendo conto che è la suoneria del nostro cordless.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-30 11:40

_Italiani, brava gente?_ (libro)

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Dei nostri insuccessi nelle guerre passate ormai se ne parla da un bel po’, e persino la retorica risorgimentale ha dovuto cedere il passo a una valutazione più obiettiva del passato. Ma c’è una cosa a cui restiamo tenacemente abbarbicati: l’idea che noi italiani anche quando andiamo a fare campagne all’estero siamo comunque più “bravi” delle altre potenze, e per questa stessa ragione risultiamo benvoluti. Così gli attentati come quelli di Nassiriya vengono visti come una sorta di tradimento nei nostri contronti. Ma è vero tutto questo? Del Boca, in questo saggio storico ben documentato (Angelo Del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza – I Colibrì 2005, pag. 318, € 16, ISBN 88-545-0013-5), mostra come questo sia in realtà un mito che è stato alimentato non si sa bene da chi ma non ha nessuna ragion d’essere. Del Boca inizia dall’Unita d’Italia e dalla lotta al brigantaggio, per passare all’Abissinia, alla Cina dei boxer, alla Libia, alla prima guerra mondiale – in questo caso guardando dentro il nostro stesso esercito; la campagna in Etiopia e la seconda guerra mondiale hanno poi un grande risalto. Del Boca mostra da un lato le atrocità compiute dal nostro esercito, ma anche l’inettitudine dei comandi militari, che entravano in guerra non solo senza conoscere il nemico ma nemmeno con gli equipaggiamenti necessari, tutti a guardare solo le loro piccinerie. Solo nell’ultimo capitolo sembra sciogliersi un poco, non tanto nei confronti della classe politica ma verso le forze armate che afferma essere meno peggio degli altri contingenti: speriamo che abbia ragione.

Ultimo aggiornamento: 2018-02-26 11:36

Corriere della Sera – anteprima (free press)

Alla seconda settimana di uscita, finalmente mi è capitato di mettere le mani sopra l’ennesimo esperimento di free press. Il gruppo RCS non si accontenta di presidiare il segmento mattutino con City, ma esce anche a fine pomeriggio, sfruttando il nome del Corsera che così dopo forse un secolo torna ad essere effettivamente pubblicato di sera.
Il “giornale” consiste in quattro pagine formato tabloid, ma visto che l’ultima è interamente riempita da una pubblicità le pagine vere e proprie sono tre. Se aggiungiamo la quantità di foto presenti, si capisce facilmente che di spazio per le notizie ne resta ben poco; senza contare poi che pagina 3 è occupata dalla guida tv e da una sezioncina “giochi” che francamente fa rimpiangere il sudoku. Resta così spazio per: 9 (nove) notizie, 2 (due) fotonotizie in cui il “testo” è la didascalia; un po’ di autopubblicità per il Corriere, da “domani leggerete..” al servizio “giornale in casa tua alle 7”. Valeva la pena di fare tutto questo casino per così poco? Non è certo un caso che ormai da vent’anni non ci sono più giornali del pomeriggio…

Ultimo aggiornamento: 2006-10-24 22:02

<em>Chi è morto alzi la mano</em> (libro)

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Un giallo dove gli investigatori sono tre storici spiantati (Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano [Debout les morts], Einaudi Stile libero noir 20062 [1995], pag. 254, € 11, ISBN 88-06-18266-8, trad. Maurizia Balmelli) promette di essere sui generis. E in effetti la storia, anche se tecnicamente ha tutti gli stilemi del giallo, è molto più interessante come racconto sui vari personaggi che si dividono la scena: oltre ai tre storici, lo zio di uno di loro, ex poliziotto cacciato non si sa bene perché e il nuovo ispettore, la cantante d’opera con suo marito, la gestrice dell’osteria lì accanto e suo fratello… e naturalmente il faggio piantato nel giardino di casa della cantante. D’altra parte, se un imbranato come me ha capito chi era l’assassino arrivato ai due terzi della storia, è chiaro che dal punto di vista giallistico non ti puoi aspettare molto. Ma la godibilità è altrove: nei dialoghi tra i tre storici (gli “evangelisti”, visti i loro nomi Marc, Lucien e Matthias) e lo zio, dialoghi di una freschezza e una spontaneità davvero piacevole e resi generalmente bene in italiano. La Vargas riesce invece meno nel raccontare i pensieri: è come se l’introspezione le mancasse un po’. Ma complessivamente direi che il risultato è più che accettabile.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-19 10:06

Cappuccetto rosso e gli insoliti sospetti (DVD)

Cosa non fa Anna pur di farmi guardare un film! Ieri mattina da Blockbuster ho espresso un moderato interesse per il trailer di questo film, e subito ha deciso di prenderlo.
Lo dico subito: non è un capolavoro, nemmeno limitandoci ai film di animazione. D’altra parte, è una piacevole ora e mezzo, dove la storia di Cappuccetto Rosso viene analizzata come se fossimo in un giallo (dalla facile soluzione), dove nessuno dei personaggi è quello che sembra a prima vista. L’animazione è mediocre, le battute sono spesso scontate, ma ho trovato simpatiche tutte le citazioni inserite nella storia, dai Tre Porcellini alle storie di Wile E. Coyote, al taccuino con su scritto “Evil Plan”.
L’unica cosa che ci ha fatto arrabbiare è che il DVD prevede soltanto audio italiano e inglese e sottotitoli in italiano. Abbiamo provato a vederlo in inglese “puro”: capivamo a fatica Cappuccetto Rosso, mentre il lupo era assolutamente incomprensibile. Costava tanto lasciare i sottotitoli inglesi a disposizione?

Ultimo aggiornamento: 2006-10-16 13:21

_Mathematics and the Imagination_ (libro)

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Questa volta (Edward Kasner e James Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 2001 [1940], pag. xiv+380, $14.95, ISBN 0-486-41703-4) la Dover presenta la ristampa di un libro di introduzione alla matematica che è datato 1940. È chiaro che non c’è nulla di nuovo per noi che viviamo nel ventunesimo secolo. È forse meno chiaro che lo stesso libro, se venisse scritto oggi, avrebbe probabilmente solo un paio di capitoli in più, su frattali e la teoria del caos; al limite si potrebbe aggiungere qualcosa sulla teoria dei giochi. Oltre a questo, si potrebbe avere l’annuncio della dimostrazione dei teoremi dei quattro colori e di Fermat-Wiles, e un minimo di asciugatura su temi tipo le funzioni poligeniche e i diagrammi a turbina, che non hanno avuto i risultati che gli autori probabilmente speravano. Quello che ho trovato interessante è il fatto che il libro si colloca anche storicamente nel suo tempo, con gli accenni a nazismo e fascismo che sembrano quasi tratti da un documentario dell’epoca; e l’ottimismo degli autori. Pur non parlando nel testo del teorema di indecidibilità di Gödel, e sperando ancora nella possibilità di dimostrare l’ipotesi del continuo (Cohen non era ancora arrivato a rompere le uova nel paniere) è chiaro che Kasner e Newman hanno davanti ai loro occhi la rovinosa fine dell’ambizioso piano di Hilbert. Pure, la loro risposta alla scoperta che la matematica non può essere contemporaneamente coerente e completa è semplicemente “beh, questo prova che con la matematica si può persino oltrepassare i limiti della fantasia”. Direi che è un bel modo di vedere le cose, no?

Ultimo aggiornamento: 2016-03-31 20:14