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_Storia curiosa della scienza_ (libro)

[copertina]Flavio Oreglio nell’introduzione a questo suo libro (Flavio Oreglio, Storia curiosa della scienza – le radici pagane dell’Europa, Salani 2011, pag. 209, € 14, ISBN 978-88-6256-309-3) esprime subito la sua visione: la religione è un male, i tentativi di mettere insieme scienza e religione sono peggio, e quello che si dovrebbe fare è invece mettere (di nuovo) insieme scienza e filosofia, proprio come nell’antichità. Il filo conduttore dell’opera, che arriva fino al termine dell’ellenismo, è questo: può essere condiviso o o meno, ma naturalmente quello che conta è lo svolgimento del tema. Ecco, è sullo svolgimento che ho i miei forti dubbi. Il libro è diviso in due parti ben distinte: la filosofia presocratica e classica, e l’ellenismo. Nella prima parte Oreglio prende le cose molto alla leggera: nulla di male, è quello che faccio sempre anch’io nel mio piccolo. Però non credo che andare verso il turpiloquio aiuti a capire meglio le cose… La seconda parte è molto meno scoppiettante della prima; purtroppo il risultato sembra più che altro un bignami, senza chissà quali guizzi. In definitiva, un’idea interssante purtroppo gestita male. (Ah, per quanto ne so la metafisica si chiama così solo per il suo posizionamento nelle opere aristoteliche, e se Lucio Russo ha ragione il cristianesimo forse ha dato il colpo di grazia alla scienza antica, ma la morte è di un par di secoli prima…)

Ultimo aggiornamento: 2012-01-07 07:00

navigazione sui Navigli

Ieri la mia famiglia allargata (Anna, io e Marina che sabato se n’era andata a divertirsi alle Terme di Milano con Anna mentre io traducevo, e che poi si era fermata da noi) abbiamo provato l’ebbrezza della navigazione sui Navigli. La prima ebbrezza, a dire il vero, è stata il riuscire a prenotare i biglietti. Infatti Anna aveva provato sì a compilare tutti i campi necessari per l’iscrizione sul sito della Navigli Lombardi s.c.a.r.l., ma non succedeva nulla. Essendo io abituato a queste cose, ho banalmente fatto partire Internet Explorer al posto di Firefox ed è andato tutto alla perfezione… è bello vedere tutti questi “ingegneri ueb” che sanno perfettamente come si fanno i programmi.
Ad ogni modo, a mezzogiorno e dieci ci siamo trovati all’imbarcadero, in Alzaia Naviglio Grande 4, e siamo saliti su questa barca coperta e comprensiva di stufetta all’interno, il che vista la temperatura di ieri non era affatto una pessima cosa. In cinquanta minuti non è che ti facciano fare chissà cosa: scendi per il Naviglio Grande fino alla Canottieri Milano, torni indietro, fai un pezzetto del Naviglio Pavese fino alla prima conca esclusa, e tutti a casa. Il tutto con una voce registrata che ti dà qualche notizia qua e là, su san Cristoforo, sul sistema di conche, sulla Darsena e così via: in omaggio alla natura turistica di Milano, le spiegazioni erano solo e unicamente in italiano (anzi, una delle due voci aveva un marcato accento insubre…), e il quartetto di tedeschi seduto davanti a noi non ha nemmeno avuto uno straccio di foglietto dove poter leggere quelle informazioni. Il tutto pagando dieci euro a testa, per la cronaca.
Una notizia positiva? l’acqua, soprattutto del Naviglio Grande ma insomma anche quella del Pavese, era molto pulita. Nel commento alla navigazione gli speaker tessevano le lodi alla società consortile e implicitamente a Formigoni perché la situazione era sempre in miglioramento, e si trovavano pesci vivi (a meno di un’ora dalla casa :-) ); ma oggettivamente era molto meglio di quanto ricordassi.

Ultimo aggiornamento: 2007-12-31 17:34

Bee Movie (film)

locandinaA Natale si va al cinema, mi dicono. Quindi dopo il pranzo di Natale e (intuibilmente) senza cena di Natale ieri sera Anna, i suoi genitori e io siamo andati a Monza al Metropol a guardare questo film. Confesso che sono rimasto stupito a vedere che in quel cinema non solo c’è l’intervallo a metà film, ma passa ancora il tipo a vendere aranciate cocacole caramelle popcorn… ma non divaghiamo.
Il film (vedi scheda su FilmUP oppure su IMDB) è di animazione, e come ormai capita sempre più spesso non è esattamente da animazione per bambini… non che a quell’ora ce ne fossero comunque molti; all’ultimo spettacolo, poi, sarebbero arrivati i venti-trentenni. La storia di per sé non è un gran che, e il tema ecologista – o meglio direi di sviluppo sostenibile e di crescita armoniosa – non è che sia così sviscerato. Alcune battute sono APErtamente sforzate, e forse sarebbe stato meglio vederlo in inglese (con sottotitoli, mi sa). Però devo dire che in vari punti ho sghignazzato di gusto, un po’ per le citazioni (Bee Larry King non è affatto male, per non parlare del cameo di Sting) e un po’ per certe battutacce scontate ma carine nel contesto.
Il film è stato scritto e “interpretato” da Jerry Seinfeld, che probabilmente non è un nome noto agli italiani quanto lo è per gli americani; una chicca, nel mezzo degli interminabili titoli di coda dove sono stati indicati tutti gli impiegati della Dreamworks e dove si vede che il cinema di animazione è ormai completamente globalizzato, è stato scoprire che tra il cast c’è anche il “Wife Support System” di Jessica Seinfeld (sua moglie); non ricordo con che ruolo sono stati indicati i figli :-)

Ultimo aggiornamento: 2007-12-26 12:12

Q5 (periodico marchettaro)

È Natale, siamo tutti in vena di bontà, e così non ho cestinato immediatamente il numero 3 di Q5, “quarantacinquegiorni – tutt’attaccato – perlacittàmetropolitana”, fortissimamente voluto dal venditore di spazz^WPOLIZZE UNIPOL [*] Filippo Penati, l’uomo che sta cercando di convincerci che l’Ombretta Colli non era poi così male come presidente della Provincia di Milano.
Notate che la Provincia ha già la sua Rivista Istituzionale Patinata, e non si capisce il perché di un simile doppione, che perlomeno è stato fatto con carta meno pregiata, ache se così al tatto non riciclata. Notate anche che, per la gioia dei milanesi, il “Business Publisher” (ma che cos’è?) è di Torino, la stampa è affidata a un’azienda di San Mauro Torinese e la distribuzione a una di Collegno. L’Alta Velocità unisce davvero le due città del nord-ovest.
Il contenuto? bah, diciamo “non pervenuto”. Ho trovato interessante la pagina 7 con gli itinerari nel sud-est di Milano, ma per il resto non mi pare ci sia nulla che non possa essere riassunto come “parliamo con X di Y… e la Provincia di Milano al riguardo fa questo e questo”. Molto utile, nevvero? Mi sa che il numero 4 sarà buttato via immediatamente.
[*] l’espressione è © Alberto Biraghi

Ultimo aggiornamento: 2007-12-21 11:05

Wintersmith (libro)

[copertina]Tiffany Aching cresce, e compie tredici anni. Da buona preadolescente, si mette immediatamente nei casini, facendo in modo che l’Inverno si innamori di lei, scambiandola per l’Estate. In questo libro a metà tra il Discworld per ragazzi e quello standard (Terry Pratchett, Wintersmith, Corgi 2007 [2006], pag. 352, Lst 6.99 , ISBN 9780552553698), la storia parte piuttosto lentamente, e la prima metà del libro non è nulla di eccezionale. Fortunatamente nella seconda parte ingrana molto bene, e Pratchett, oltre che fare vedere come al solito il mondo in maniera diversa da quella a cui siamo abituati, lo fa anche in maniera deliziosamente umoristica. Ho accennato qui sul blog alla spiegazione del Limbo: ma sono certo che gli esperti del Discworld si piegheranno in due come ho fatto io leggendo alla penultima pagina della grandissima prova di eroismo di Rob Anybody.
Resta la preoccupazione per il futuro dello scrittore, cui è stato appena diagnosticata una rara forma di Alzheimer (vedi la BBC).

Ultimo aggiornamento: 2007-12-13 13:28

Osterialnove (ristorante)

Domenica sera, dopo il teatro, Anna, Marina ed io siamo andati a provare questo ristorante che si trova in via Thaon di Revel 9 (ma va?) a Milano, MM Zara (e sufficientemente vicino a casa nostra per poter tornare a piedi).
Nonostante io non ami i posti dove i nomi dei piatti hanno bisogno di almeno due righe di testo cadauno, e le porzioni sono così minuscole che io le mangio più velocemente di quanto ci metta a riscrivere il nome del piatto stesso, bisogna dire che non si è mangiato poi così male. Non aspettatevi comunque di spendere meno di 35-40 euro a testa, siamo a Milano anche se fuori dai posti canonici. Certo che mi piacerebbe sapere chi è stato il primo a decidere che “osteria” non fosse più sinonimo di posto dove la gente trovava roba rustica in quantità industriali. Penso che gli farei delle brutte cose.
Nota: mentre stavamo mangiando è arrivato uno, che alla domanda della cameriera “è solo?” ha risposto, a voce sufficientemente alta per essere certo tutti lo sentissero, “meglio che male accompagnato” e che si è rivelato essere Giampiero Mughini (almeno così mi hanno assicurato le mie contubernali). Dopo una decina di minuti, a dire il vero, si è seduto al tavolo vicino dove due tipi stavano finendo la cena, e ci dev’essere stata una serie di chiacchiere Mughini-driven, credo sulle case non so se da comprare costruire o cos’altro: probabilmente Anna ne sa qualcosa in più, visto che ogni tanto mi dava l’aria di tendere l’orecchio…

Ultimo aggiornamento: 2007-12-12 10:03

Giacomo, il fratello di Gesù (libro)

[copertina] L’autore ha scritto questo tomo (Robert Eisenman, Giacomo, il fratello di Gesù [James, the Brother of Jesus], Piemme 2007 [1997-2006], pag. 623, € 22.50, ISBN 978-88-384-8941-9, trad. Franca Genta Bonelli) per esporre la sua tesi: che il cristianesimo delle origini non era altro che il gruppo degli Esseni di cui si sono trovati i rotoli a Qumran sul Mar Morto, che Paolo di Tarso, oltre che essere un collaborazionista romano, era parente di Erode e nemmeno ebreo, e che Giacomo, fratello di Gesù in quanto figlio di Giuseppe e Maria, era il vero capo della chiesa cristiana primitiva, e una figura molto più importante di Gesù stesso. Si potrebbe immaginare che tutto questo derivi dalla lettura dei rotoli di Qumran; invece gli accenni ad essi sono rari e così generici che potrebbero andare bene per tutto. Le fonti usate sono quelle già note: il Nuovo Testamento, le opere dei padri della Chiesa e quelle di Giuseppe Flavio, nelle quali Eisenman sceglie le parti che gli interessano, decide autonomamente che dei nomi diversi indicano in realtà la stessa persona, sorvola sul fatto che Giacomo dovrebbe avere trent’anni più di Gesù, ritarda di quasi un secolo la redazione degli Atti anticipando contemporaneamente le lettere paoline, e crea così il proprio puzzle personale. Ma tutto ciò non sarebbe poi così male, se Eisenman si fosse limitato ad affermarlo una volta, e avesse scritto un agile libretto da 150 pagine. No, ogni affermazione è ripetuta tre, quattro, cinque volte, forse sperando che il lettore accetti le sue supposizioni per stanchezza o abitudine. E questo per me è un peccato mortale, che cancella anche gli spunti interessanti sul tipo di messianesimo della comunità ebreo-cristiana di Gerusalemme. Questo è insomma uno dei casi in cui i libri condensati della fu Selezione dal Reader’s Digest sarebbero stati utili!

Ultimo aggiornamento: 2007-12-11 11:11

_Trilogia della villeggiatura_ (teatro)

Altra opera da tre ore abbondanti, dopo Tre sorelle della settimana scorsa; ma risultato completamente diverso. Questa Trilogia della villeggiatura è una rilettura di Toni Servillo delle tre opere goldoniane (Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura), che sono state condensate in un solo spettacolo tagliando alcune scene. La Trilogia è assolutamente moderna, con questa smania di dovere andare in villeggiatura “perché tutti fanno così”, facendo debiti su debiti; la contrapposizione città-campagna, e l’obbligo di divertirsi o almeno far finta, ricordano davvero gli esodi agostani.
Il marchio di fabbrica di Servillo, la precisione ad orologeria degli interventi e l’attenzione ai particolari fuori dal fuoco della scena, è naturalmente presente: in questo caso però è stata anche aggiunta un’altissima velocità di eloquio, che disturva quelli dietro di noi, ma che secondo me risultava perfetta nell’ambiente. Certo, all’inizio è stato un po’ buffo sentire che gli attori avevano una leggera cadenza napoletana, ma ci si fa velocemente l’abitudine.
Tutta la compagnia è bravissima e affiatatissima, anche se vorrei spendere una parola in più per Tommaso Ragno che fa Guglielmo. È un basso profondo, e riesce a usare un tono monocorde assolutamente perfetto come contrasto con tutti gli altri; è inoltre capace a mantenere la presenza scenica in maniera perfetta anche quando non è lui il centro dell’azione. Non è da tutti.
Per quanto riguarda Toni Servillo, si vede che è lui il capo. Non ha bisogno di avere una parte principale, gli basta fare lo “scrocco” Ferdinando: ma è chiaro che ad esempio nei saluti finali mettersi a un estremo della compagnia è un modo semplicemente diverso per farsi notare, e alla settima od ottava chiamata del pubblico giustamente plaudente è stato lui a dire “basta” con un banale cenno con la mano. Il tocco di iniziare il secondo atto bello spaparanzato e con indosso un paio di occhialini da sole, però, garantisco che è stato favoloso. Si vede il genio.

Ultimo aggiornamento: 2015-11-29 19:06