E dire che agosto è finito, e uno poteva immaginare che finalmente i quotidiani tornassero a inserire notizie e non barzellette. E invece no. Il dorso milanese di Repubblica ci rende edotti della Grande Ideona per favorire il traffico ciclistico in città: cito verbatim dall’articolo
«Carreggiate più strette, per una doppia funzione: lasciar spazio alle biciclette sulla destra vicino al marciapiede mentre a sinistra, verso il centro delle strada, impedire la doppia fila».
Intendiamoci: in un mondo perfetto, o almeno meno imperfetto, l’idea non fa una grinza. Il posto più logico per mettere una pista ciclabile è tra il marciapiede e le auto parcheggiate, perché così il velocipedista ha tra l’altro una protezione maggiore. Inoltre togliendo mezza corsia dalle strade larghe una corsia e mezzo è chiaro che il parcheggio in doppia fila è molto più difficile.
Ma siamo in Italia, e nella fattispecie a Milano. Come verrebbe separata la pista ciclabile dalle strisce per parcheggiare? Con una mano di vernice? Con un cordolo, utilissimo considerando che i Suv parcheggiano anche su un marciapiede alto venticinque centimetri? Il risultato pratico sarebbe trovare una certa quantità di auto parcheggiate perpendicolarmente al senso di marcia, riuscendo così in un colpo solo a bloccare la pista ciclabile e ridurre la carreggiata disponibile. L’unico modo per ottenere qualcosa è piantare paletti, il che ha un costo non indifferente e non credo sia quello che Palazzo Marino ha in mente di fare, oltre che rendere difficoltosa l’uscita dall’auto sul lato destro. Poi potrei sbagliarmi, ma non credo. Niente male, vero?
Non che l’altra idea indicata nell’articolo, quella dell’ATM che permetterebbe il trasporto delle bici in metropolitana nelle ore di morbida, sia tanto meglio: ma magari tra le 10 e le 16 si potrebbe riuscire a far coabitare un paio di biciclette e i pedoni… chissà.
Ultimo aggiornamento: 2012-09-04 07:00