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Scrocconi

Ieri verso le tre e mezzo Anna e io scendiamo a prendere la metro a Turati per tornare a casa. Non c’era praticamente nessuno, solo una ragazza che stava ciondolando davanti ai tornelli. Timbriamo, e mi accorgo che la ragazza è passata a sbafo dietro di me (me ne accorgo perché è suonato il cicalino, che credete?) Immediatamente esce dal gabbiotto l’addetto Atm, che… butta nel cestino il bicchierino del caffè e se ne ritorna nel gabbiotto.
Poi tanto sono io quello che il biglietto se lo trova aumentato… (per la cronaca, la ragazza era italianissima e vestita in modo assolutamente normale, giusto per mettere i puntini sulle jota)

Ultimo aggiornamento: 2014-01-13 09:34

Come colpire gli onesti

A Milano il biglietto ATM ha una validità di 90 minuti. In altre città, come Torino e Roma, si ha il diritto a rimanere fino al capolinea sul mezzo dove si è saliti anche se il limite di tempo è passato, ma a Milano no. Vabbè, sono le regole e le regole vanno rispettate: non è che un’opzione tra “75 minuti e puoi restare sull’ultimo mezzo” oppure “90 minuti e basta” sia intrinsecabilmente preferibile.
A Milano il biglietto ATM consente un solo viaggio sulla metropolitana (e uno sul passante, ma non divaghiamo). Credo che questo valga anche nelle altre città: ma di nuovo, sono le regole e le regole vanno rispettate.
A Milano ci sono molti portoghesi che viaggiano a sbafo (e che peggiorano la qualità dei viaggi di chi paga, tra l’altro: con buona probabilità infatti molti di loro, se l’unica alternativa fosse pagare, se ne andrebbero a piedi). I portoghesi riescono anche a entrare in metropolitana, non ho mai esattamente capito come visto che di per sé ci sarebbero i tornelli e gli addetti ATM in stazione. Che ha deciso allora ATM? Semplice: ha iniziato a chiudere i tornelli anche in uscita. Non certo nelle ore di punta, perché altrimenti la si potrebbe denunciare per sequestro di persona: ma negli altri orari sì. Già questa storia (peggiori il servizio a me che pago perché c’è chi non mi paga) non è il massimo: ma c’è di peggio.
Io generalmente giro in bicicletta, ma a volte naturalmente mi capita di prendere i mezzi: ho così una tessera RicaricaMI per non stare a perdere tempo a comprare un biglietto e ricordarmi in quale verso debba essere inserito. A un certo punto mi sono posto il problema: cosa succede se entro in metropolitana dopo 80 minuti e ne esco dopo mezz’ora dove i tornelli sono chiusi? Evidentemente i 90 minuti sono scaduti, e quindi devo regolarizzare la mia posizione. Essendo io una persona ingenua, ho pensato “beh, tanto ripasso la mia tessera e mi scalerà un altro biglietto”. Non essendo però così ingenuo, ho scritto all’ATM (cosa non semplicissima: l’unico modo che ho trovato è stato compilare il modulo per reclami e specificare che il mio non è un reclamo). Dopo qualche giorno ho ricevuto la seguente risposta:

Gentile maurizio codogno ,
La informiamo che in uscita non può essere scalato un nuovo biglietto: la logica del sistema prevede che l'unica possibilità sia la regolarizzazione alla MAT della stazione.
Un cordiale saluto,
Ufficio Relazione Clienti ATM

Per chi non fosse milanese o non frequentasse la metropolitana, la “regolarizzazione alla MAT” significa fare un biglietto speciale (una “minimulta”) di 8 (otto) euro. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché mai io dovrei pagare questa minimulta, avendo semplicemente fatto l’unica cosa che potevo fare entrando in metropolitana, cioè far passare la mia tessera? Tra l’altro, ovviamente non ho nessuna possibilità di vedere quando ho fatto la mia prima timbratura, né vedo perché dovrei tenermi a mente l’ora di ingresso e avere un biglietto a parte per essere certo di non rimanere bloccato nella metropolitana.
Sì, è probabilme che se mi trovassi in quella situazione e facessi presente la cosa ai suddetti addetti di stazione loro mi facciano uscire: ma il problema è ovviamente di principio. Perché se ATM ha un problema ci devo perdere io che non le ho mai dato quel problema? (è una domanda retorica, evitate di rispondere)

Ultimo aggiornamento: 2013-12-03 14:03

un sentito vaffanculo

Un sentito vaffanculo, dicevo, alle varie società autostradali che stamattina non mi hanno mica segnalato che lo svincolo di Cormano era chiuso. Ci sono tanti cartelloni a messaggio variabile sul percorso, come sapete. Bene: mi hanno detto che c’era un veicolo fermo prima dello svincolo di Gravellona Toce (vero, ma non dava fastidio a nessuno); mi hanno detto che c’era un veicolo fermo tra Rho e Milano Certosa (falso); mi hanno detto che se pagavo il pedaggio con bancomat e carte non avevo spese (ma tanto il pedaggio lo paghi lo stesso, no?); mi hanno detto che lo svincolo di Cavenago era chiuso (ce n’erano altri quattro prima).
Certo, in autostrada non c’era tutto quel traffico; ma se uno di quei maledetti cartelloni a messaggio variabile mi avesse avvisato, o anche se avessero messo un buon vecchio cartello provvisorio prima di Milano Certosa, sarei uscito lì e arrivato almeno dieci minuti prima, cosa che con due quasiquattrenni in auto e intorno alle 14 non è da buttare via. Ribadisco: vaffanculo.
(dell’area di servizio di San Rocco ne parlo un’altra volta)

Ultimo aggiornamento: 2013-08-12 18:27

13 minuti

[il treno viaggia con tredici minuti di anticipo] Stamattina ho depositato al volo i gemelli, la loro mamma nonché mia moglie e il loro nonno nonché mio suocero in Centrale, dove hanno preso il treno per Chiavari.
Cinque minuti fa mi telefona Anna, dicendomi: “scusa, puoi controllare gli orari del nostro treno? Siamo a Santa Margherita Ligure, e mi dicono che dobbiamo aspettare un quarto d’ora, il che mi sembra impossibile”. La capisco: sentivo in sottofondo Jacopo gridare una filastrocca, e ogni minuto di attesa inutile è una tortura.
Apro una finestra, scopro che la versione non mobile di Viaggiatreno è diventata una schifezza, metto il numero del treno, e leggo “Il treno si trova nella stazione di Santa Margherita Ligure. Arrivo programmato: 10:28 – Arrivo previsto: 10:15”. Considerando che a Brignole sarà ben partito in orario, come ha fatto a guadagnare 13 minuti su un percorso di 33 minuti?

Ultimo aggiornamento: 2013-07-25 10:25

Cara ATM…

Io capisco che i soldi non ci siano, e quindi il servizio della domenica mattina sia all’osso (questo tutto l’anno, mica solo a luglio). Accetto insomma che i passaggi di un tram che dovrebbe essere una linea di forza – il 4 in questo caso – siano ogni 15 minuti. In fin dei conti, penso, perlomeno non c’è la presa per i fondelli che le tabelle segnano solo l’intervallo tra due passaggi, così nessuno sa se si è persa una corsa: quegli orari sono indicati al minuto. Capisco anche una tolleranza di un minuto o due nei due sensi.
Però se arriviamo alla fermata Valassina alle 10:22, sapendo che il passaggio dovrebbe essere alle 10:28, e leggiamo “attesa: 12 minuti” comincio a pensare ci sia qualcosa che non va. Se poi trasciniamo i quattrenni alla fermata successiva che almeno è all’ombra, arriviamo alle 10:28 e leggiamo “attesa: 8 minuti” (che poi sono diventati dieci, visto che il tram è arrivato alle 10:38 contro un orario teorico delle 10:30) allora siamo certi di essere stati presi per il culo. Che senso ha prepararsi per un orario specifico quando il tram arriva esattamente a metà tra i due passaggi teorici? E non mi direte che sulla tratta del 4 la domenica mattina c’era un traffico della madonna che ha bloccato il tram senza che il display segnasse CODA oppure RICALCOLO?
post scriptum: no, non scrivo davvero all’Atm. Vabbè fare cose inutili come parlarne qua, ma essere presi una seconda volta per i fondelli no.

Ultimo aggiornamento: 2013-07-15 14:59

Metro lilla

Ieri pomeriggio per tornare a casa devo aver battuto ogni record: ho preso tutte e quattro le linee di metropolitana di Milano. Prenderne tre è in realtà il modo più veloce, visto che il concetto di linee tangenziali non è molto gettonato: però, visto che domenica avevano aperto la linea 5, ho provato a farci due fermate.
Così ad occhio mi pare leggermente più larga di quella di Torino, e quindi un po’ meno claustrofobica: il treno non era vuoto ma nemmeno pieno come un uovo, e le due fermate che ho fatto mi sono sembrate tranquille. È probabilmente vero che i corridoi sono in stile centro commerciale, e quindi assolutamente spogli: ma non è detto che sia un male.
Insomma, per il momento – a parte l’inutilità intrinseca – perlomeno l’usabilità c’è.

Ultimo aggiornamento: 2013-02-12 12:52

una, cento, mille Trenitalia

Ieri pomeriggio Anna doveva prendere i biglietti del treno per stamattina: un regionale veloce (che poi veloce non è stato, non si sa per quale ragione il localaccio precedente è stato soppresso e quindi si è sciroppata tutte le stazioncine) da Milano a Novara. Si connette al sito trenitalia.com che rimanda al sito lefrecce.it: da lì era possibile selezionare il treno, ma il costo del biglietto era settato a 0,00 euro. Purtroppo non era un’offerta specialissima del principale gestore ferroviario italiano: con molta probabilità qualcuno si era dimenticato che ieri sarebbe partito l’orario ferroviario 2013, aveva inserito tutti i prezzi possibili e immaginabili per l’alta velocità e si era dimenticato del trasporto locale. Però il software era molto attento a questo tipo di eccezioni: scriveva in piccolo “al momento è impossibile fare la transazione” e rimandava alla pagina di scelta del biglietto (a 0,00 euro).
Dopo un’oretta Anna mi fa “ce l’ho fatta!” A quanto pareva, il sito fsitaliane.it aveva caricato correttamente anche quelle tariffe, e così si è stampata il suo bel biglietto da non timbrare ma di validità 4 (quattro) ore. Due minuti dopo però mi chiama, e mi dice “e adesso che succede?” Mi mostra la schermata che gli appare quando ha cliccato su “stampa la fattura”: una sfilza di caratteri più o meno casuali. Trentacinque anni di frequentazione di computer mi hanno fatto subito capire cosa era successo (è facile: basta vedere la stringa %PDF1.4 all’inizio della sequela di caratteri): sono tornato indietro alla pagina di visualizzazione scelta, ho cliccato col tasto destro sul pulsante “stampa la fattura”, e ho salvato la pagina togliendo l’estensione HTML che il sito si ostinava ad aggiungere dopo il corretto .pdf. (Per i puntamatitisti: probabilmente la pagina era semplicemente inviata come tipo text/html: ma visto che non mi pagano per fare da debuggatore non sono stato a verificare). Naturalmente questo lo posso fare io che ho mangiato pane e specifiche, mica l’utente comune.
A questo punto io mi domando e chiedo: perché ci sono N siti diversi riconducibili alla parte di FS che muove i treni (quindi lascio da parte RFI, che avrà i suoi siti)? E soprattutto perché sono tutti gestiti in maniera diversa, con l’unica caratteristica comune di essere malgestiti?

Ultimo aggiornamento: 2012-12-10 11:08

suonati

Le lettere ai giornali sono sempre uno spaccato di vita reale, oltre che residuo dell’esibizionismo dell’epoca pre-blog. Ma sicuramente il momento più divertente arriva quando si va avanti a botta e risposta…
Un paio di settimane fa nella colonna della posta milanese del Corsera è stata pubblicata la lettera di un automobilista, se non ricordo male il nome Carlo Meloni, che si diceva fiero del suo suonare il clacson per avvisare i ciclisti che lui stava arrivando da dietro. Ieri c’era la risposta di una signora che ha replicato che una cosa del genere è molto pericolosa; oggi Meloni, ritenendosi evidentemente un fine umorista, ha controbattuto che proporrà al posto dei clacson altoparlanti che diffondano musica classica in modo da avvisare i poveri ciclisti, che con le loro cuffione in testa non hanno la possibilità di udire nulla.
Quello delle cuffie è l’unico punto su cui concordo col maître-à-penser meneghino. Già io non capisco come qualcuno abbia il coraggio di pedalare in città senza sentire cosa succede in giro: ma ad ogni buon conto in quel caso c’è un isolamento acustico tale da rendere il suono di un clacson simile a quello che uno può ascoltare mentre è in auto. Peccato che io in bicicletta pedali ovviamente a orecchie libere, e garantisco che una strombazzata dietro di me mi fa rischiare di perdere l’equilibrio oppure scartare verso il centro della strada: esattamente l’opposto del risultato che quell’intelligentone del signor Meloni vorrebbe ottenere. Ovviamente l’idea (a) di guidare più lentamente e (b) di lasciare nel sorpasso uno spazio tale da avere un margine di sicurezza – quello insomma che faccio io quando sono in macchina e supero una bicicletta – dev’essere un’idea al di fuori della sua sfera concettuale, ma non si può pretendere che lui distolga preziosi neuroni dalle funzioni di compilatore di lettere ai giornali, no?

Ultimo aggiornamento: 2012-12-06 12:24