Archivi categoria: socialcosi e internet

Quanto valgono i vostri dati per Zuckerberg?

Come forse ricordate, ho eliminato il mio profilo Facebook. Avrei un account Instagram, ma ieri mi sono accorto che quando in primavera ho dovuto resettare il mio telefono non l’avevo neppure reinstallato. Insomma, non posso dare la notizia di prima mano, ma pare che effettivamente Meta abbia ufficialmente lanciato la possibilità di abbonarsi ai suoi servizi per soli 12,99 euro al mese (9,99 euro al mese se ci si accontenta della versione desktop) e in cambio non avere pubblicità nei feed. In altre parole, questo è il prezzo che Zuckerberg ritiene corretto per i nostri dati!

Ovviamente non è così, e lo si capisce facilmente dal comunicato di Meta. Lo dicono chiaramente: loro credono in una Internet supportata dalla pubblicità, che dà accesso a “prodotti e servizi personalizzati” (grassetto mio) indipendentemente dal loro status economico. Che “noi siamo il prodotto” è un mantra ben noto. Purtroppo per loro, il GDPR e soprattutto il prossimo Digital Markets Act non glielo permette, a meno che l’utente non accetti esplicitamente di essere profilato. Non so se vi siete accorti che Google e Microsoft chiedono questo consenso, mascherandolo come un favore che ci fanno “se non accetti vedrai lo stesso numero di pubblicità, solo che saranno meno interessanti per te” – come se quelle che vediamo da profilati lo fossero. Evidentemente Meta ha fatto un po’ di conti e deciso che se dà la possibilità di accettare pubblicità solo se non personalizzata le aziende chiederanno di farla così. I 12,99 euro sono il risultato di un conto diverso, più sulla linea di “quanto possiamo far pagare un servizio che non vogliamo dare, senza che l’Unione Europea ci rompa le palle e dica che la nostra è solo un’offerta di facciata?” Ad ogni buon conto, non sono problemi miei almeno per il momento: potranno esserlo quando gli altri OverTheTop seguiranno la strada, ma tanto io non guardo le pubblicità :-)

Tiscali e le password

Ieri pomeriggio Anna mi dice che la sua password per entrare nella mail Tiscali non funziona. Ovviamente la password non l’aveva cambiata, ed era improbabile che un gatto camminando sulla tastiera avesse combinato quel tipo di pasticcio. Dopo essere arrivato a casa e aver cercato di spiegare un po’ di fisica a Jacopo, sono andato al suo PC per vedere cosa era successo.

La password non funzionava, e Anna non aveva messo nessun numero telefonico o email di ricupero. Dunque? Mah. Esisteva sempre la possibilità – l’avevo sfruttata una decina d’anni fa, quando volevo recuperare la mia password email che non avevo mai usato – di mandare copia di un documento di identità, ma se l’avessi suggerito sarei stato oggetto di lanci di oggetti contundenti, mi sa. Continuando a girare, a un certo punto sono finito su My Tiscali, in una pagina di aiuto “password dimenticata?” dove sembrava che si dicesse che forse la password era stata bloccata perché troppo semplice, e mandava a un’altra pagina dove si poteva cambiarla… scrivendo quella vecchia, cosa che ho prontamente fatto.

Posso immaginare che telefonando al servizio clienti un qualche operatore ci avrebbe indicato quella pagina. Ma trovo buffo che occorra divinare il da farsi partendo dal sito.

(Ah: ho poi provato a modificare i dati di Anna, il cui indirizzo fisico era due case prima della nostra attuale. Al primo tentativo il sistema mi ha detto “modifiche registrate” ma in realtà non aveva fatto nulla; al secondo mi ha semplicemente scritto “errore, riprova più tardi. Qualche problemuccio ce l’hanno)

Koofr

logo koofr Koofr è un’azienda (slovena!) che offre un servizio di cloud. Il piano gratuito dà 10 giga di spazio, non ho idea se con i referral (questo è il mio, nel caso) ti diano altro spazio: sicuramente si possono comprare piani e regalarli a qualcuno (anche sé stessi) ottenendo un bonus. Per i più coraggiosi, si può anche associare il proprio account Google Drive, Dropbox e OneDrive: in questo caso vengono indicizzati i propri file e si possono cercare per titolo. Non che io mi fiderei più di tanto… E naturalmente ci sono le app per Android e iOS.

Guardando TrustPilot bisogna dire che sono sempre pronti a ribattere ai giudizi da una stella: insomma stanno attenti alla reputation. Se avete bisogno di spazio in cloud potete farci una pensata.

Sono tornati i twitter liking bot

Come dicevo ieri, l’altra settimana Elon Musk ha ventilato la possibilità di mettere X/Twitter a pagamento, perché “è l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di robot”. Com’è, come non è, ho cominciato a vedere like di utenze chiaramente create in serie, senza following, e con discinte fanciulle nella foto profilo. Per amor di precisione, l’ultimo di questi like, che vedete nell’immagine, parrebbe di un maschietto; ma se guardate il profilo (finché non lo cancellano…) vedrete che la merce è sempre quella. La cosa interessante che ho notato è che i like sono generalmente stati sui pochissimi post in inglese che ho scritto, ma questo può essere perché stavo commentando in un thread di Licia Corbolante che invece è sommersa da questo spam. Ma ieri sera Hanna (il bot per antonomasia) ha anche messo like su un mio commento in italiano… evidentemente sono stato promosso.

Io che spesso penso male mi domando qual è il rapporto di causa-effetto tra le parole di Musk e l’apparire di questi bot…

Il Grande Fratello Google

Premessa: non mi sto lamentando. Tutto quello che ho fatto è frutto di una mia scelta, avrei potuto non farlo.
Dopo che Zuckerberg, nella sua infinita saggezza, ha sentenziato che sono uno spammatore ho deciso che il dado era tratto ed è ora di togliermi da Facebook. Prima di farlo, però, volevo salvarmi i dati che avevo, così ho fatto una ricerca Google “export data from facebook page”. Tempo dieci minuti, Google Opinion Rewards mi ha presentato il sondaggio che vedete in figura.
Devo però dire che le domande successive sono state davvero deludenti, e non avevano nulla a che fare con quel tipo di ricerca; sembravano precotte per qualcuno che ad esempio sta cercando info su un evento…

Ultimo aggiornamento: 2023-10-10 11:04

siamo pazzi?

Ieri pomeriggio mi trovo questo avviso. Faccialibro ha cancellato un mio post in quanto spam, anche se – bontà sua – non mi ha limitato l’account.
Qual era il post incriminato? Questo. Evidentemente Zuckerberg sta dicendomi che devo abbandonare Facebook.

Ormai Facebook è sbracato

spam o phishing? Facebook mi presenta questo post sponsorizzato. Come vedete, questo Marcio Victor ha una spunta, e le info dicono «Page · Politician / Sim, somos capazes de MUDAR! Vereador pelo município Posse|GO 2021-2024. / +55 62 99990-9115 / 3.3K Followers»
Inutile dire che il link non punta a Repubblica, ma a un altro sito: coffeebarsnearme.com/LynTZ6gQ (ho modificato il link, non potete farmi scherzetti cliccandoci su).

Poi ce n’è un altro di “Mooney Andres”, con Bonolis, testo ” : ‘ !” ma almeno questo ha un link esplicito a tal sito enjoytheluxury.com. Insomma, in questo caso Facebook prende i soldi e scapp… ehm, non dà garanzie sul contenuto. Nel primo caso il post è evidentemente un falso, e fossi GEDI li avrei denunciati. Io mi limito a segnalarvi la cosa.

Ultimo aggiornamento: 2023-09-20 13:02

Il nuovo algoritmo di Twitt… ehm, X

Segnalo questa interessante analisi di Franz Russo su come X ha modificato l’algoritmo delle raccomandazioni di Twitter. Le raccomandazioni sono i tweet che trovate nella sezione “Per te” della homepage, e che fanno capire come il mondo dei social sia un posto terribile. La cosa per me più preoccupante non è tanto scoprire che la presenza di link abbassi la probabilità che il tuo tweet venga raccomandato, o che se uno prova a citare Meta o Facebook può lasciar perdere ogni speranza: si ritorna all’orticello chiuso, ma tanto in realtà non si è mai scappati di lì.
La cosa che mi ha lasciato perplesso è che il nuovo algoritmo toglie le due la prerogative fondamentali di Twitter, il real time e la preminenza dell’hashtag, per avvicinarsi a un modello prevalentemente visivo e con una durata più ampia – 24/48 ore – tipica di TikTok. Io in tempi non sospetti definii il modello di Twitter “molti-a-uno”, l’opposto del broadcast che è uno-a-molti: l’omologazione procede a grandi passi e direi che non ci sono dubbi che sia una scelta espressamente voluta da Musk. Eppure dovrebbero ormai sapere tutti che a differenza che nel mondo reale una copia del modello vincente non funziona, per la banale ragione che non dà nessun incentivo a spostare le interazioni tra utenti che sono il vero motivo per cui ci si lega a una piattaforma… bah.