Archivi categoria: socialcosi e internet

L’autocomplete è diventato illegale

Scopro da Raimondo Bruschi che l’ineffabile Garante della Privacy ha ingiunto a Google «di rimuovere, nell’ambito della funzione di completamento automatico gestita dalla medesima (cosiddetto autocomplete), l’associazione tra il nome dell’interessato ed il termine “minacce”.» L’interessato è un manager dell’azienda Apcoa (che gestisce parcheggi in Liguria); era stata aperta un’inchiesta poi archiviata perché un avvocato ipotizzava che il modo di pagamento potesse essere considerato usura, e di “minacce di matrice anarchica”. La cosa – si fa per dire – divertente è che il garante ha respinto la richiesta di rimozione (anche se il quotidiano, immagino il Secolo XIX, l’aveva fatto per conto suo: la vicenda presumo comunque sia questa), ma appunto ha vietato l’autocompletamento.

Ora, in un mondo ideale io mi aspetterei che l’autocomplete ci fosse ma portasse alla notizia dell’archiviazione dell’inchiesta, che è la cosa più importante. Invece a quanto pare più che di diritto all’oblio stiamo arrivando al dovere di tacere: un modo per azzittire automaticamente il gossip. Non so voi, ma a me la cosa pare davvero preoccupante.

(ah, se qualcuno avesse bisogno di un reverse benchmark, ho trovato questo link…)

Ma i commenti servono davvero?

Così anche IMDB, la base dati di tutti i film, elimina i commenti dalla piattaforma, perché “non forniscono più un’esperienza utile e positiva per la grande maggioranza dei nostri 250 milioni di utenti mensili in tutto il mondo”. Non sono i primi e mi sa non saranno gli ultimi. Eppure luoghi come Facebook vivono di commenti. Come mai c’è questa dicotomia?

Secondo me la ragione è semplice, ancorché duplice. A Facebook del contenuto dei post non può importare di meno, tanto non lo mette lui; Zuckerberg guarda solo alla quantità delle interazioni, e quindi più commenti ci sono più tempo la gente sta attaccata alla piattaforma. Questo era anche quanto pensavano inizialmente tutti i fornitori di contenuti; solo che dopo un po’ qualcuno ha cominciato ad accorgersi che più commentatori ci sono più la qualità dei commenti scende, in modo molto più che lineare (nel senso che raddoppiando i commentatori la qualità diventa un quarto se non un decimo), e alla fine tutto questo si ripercuote contro il fornitore stesso. È vero che tecnicamente IMDB è compilato dagli utenti stessi, ma resta il fatto che è percepito come un fornitore di contenuti terzo. Si può scegliere se moderare i commenti, il che significa però dedicare risorse al controllo dei post, oppure bloccarli e basta.

In realtà non succede sempre così. Per esempio io non ho mai avuto soverchi problemi con i commenti, né qui né sul Post (che pure ha deciso da vari anni di moderare i commenti al sito generale: per i blog lascia la scelta ai singoli autori, e io li lascio liberi). Ma posso permettermelo solo perché io sono estremamente di nicchia: ho solo i miei famosi ventun lettori, e soprattutto è molto raro che qualcuno arrivi ai miei blog da una ricerca web. In pratica dunque ci si conosce tutti: i commentatori possono starsi reciprocamente sulle palle, ma accettano la mia autorevolezza (hahaha) e si comportano generalmente bene senza che debba ricordarglielo troppo spesso. È però chiaro che questo metodo non è scalabile; aspettatevi quindi un mondo in rete sempre più diviso tra i commenti senza contenuti e i contenuti senza commenti.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-08 16:22

messaggi

Ieri sera mi è arrivato un messaggio da info@spinoza.it, con questo testo.
Ciao .mau.,

hai ricevuto un nuovo messaggio privato da parte di "CliftonImink" nel tuo
account su "Spinoza" e posta il seguente oggetto:

Adult Dating

Puoi vedere il tuo nuovo messaggio privato al link seguente: [link espunto]

A questo punto mi chiedo un po’ di cose. La prima non è perché mi arrivi un messaggio da Spinoza: quando non era ancora famoso ho persino visto pubblicate un paio di mie battute. Arrivato il pienone di gente ho lasciato perdere (adesso sono entrato e ho trovato scritto “Ultimo accesso: 22 giu 2010, 12:30”, tanto per dire), ma come capita spesso non ho disiscritto l’utenza del forum. La prima domanda è se qualcuno sta ancora usando quel forum. Ma è la seconda cosa quella che mi turba di più: che diavolo significa “e posta il seguente oggetto”?

Ultimo aggiornamento: 2016-12-27 13:52

OKNOtizie

Virgilio Staff mi ha appena scritto (e gmail l’ha subito messo nello spam):

ti informiamo che, a decorrere dall’1 Febbraio 2017 e nel rispetto di quanto previsto dalle condizioni generali di contratto in essere, Italiaonline S.p.A. cesserà di erogare il servizio denominato OKNOtizie.

In effetti nel 2007 lo usavo, poi in breve mi sono chiesto perché rovinarmi la vita a caccia di un clic e l’ho tolto non solo dai pulsanti qui sul sito, ma anche dal mio cervello. A quanto pare non devo essere stato il solo.

Ultimo aggiornamento: 2016-12-22 12:30

toh, sono tornati i messaggi su Facebook mobile

Come forse ricordate, io ho disinstallato da mo’ l’app di Facebook da furbofono e tablet; se proprio mi serve usarlo da mobile, apro una finestra del browser. La batteria ha sempre ringraziato. Inoltre non ho mai installato Messenger, e mi guardavo i messaggi privati dall’interfaccia.
Ma questo faceva piangere Zuckerberg, tanto che ha reso sempre più difficile la cosa e alla fine sei mei fa l’ha impedita del tutto: se cliccavi sull’icona ti apriva il Play Store. Ho semplicemente smesso di guardare i messaggi personali :)
Ora miracolosamente il blocco è stato tolto… Chissà come mai.

aggiornamento: (18:00) a quanto pare dopo un weekend di gioia il blocco è tornato. Che il blocco non ci fosse stato lo vedevo anche dal fatto che nella bacheca mi arrivavano i messaggi che mi consigliavano caldamente di prendere messenger…

Ultimo aggiornamento: 2016-12-19 18:13

Vero e falso in rete

Lunedì scorso è apparso su Internazionale un bell’articolo di Annamaria Testa, che in circa 1200 parole riesce a condensare e organizzare una serie di fatti sulla rete che dovrebbero essere di dominio pubblico ma che mi sa siano più o meno compresi solo da una piccola parte degli internettari, e anche i pochi che ne capiscono di solito non riescono a unire tutti i puntini. Perlomeno io non l’avevo fatto, poi magari voi siete più bravi di me.

Tutto parte dal concetto di vero o falso, o se preferite della post-verità (post-truth) che come mi ha spiegato il mio amico Paolo Artuso vede oramai una gara a postare tutto quello che arriva e al limite segnalare in seguito che non era vero. L’unico punto su cui sono in disaccordo con Testa è che quando c’erano Loro (televisione e giornali) testate e giornalisti si facevano carico della responsabilità di distinguere il vero dal falso. Sono abbastanza vecchio da ricordarmi di smentite relegate in trafiletti di cronaca. Insomma la mia esperienza – a posteriori, mi tocca dire, perché da ragazzo e anche da giovane ero molto più naïf – è che questo delegare non è mai stato davvero ottimale.

Il punto fondamentale, però, è che non saper distinguere il vero dal falso porta a tutti e tre i guai attuali dell’informazione in rete, ufficiale e no. Oltre alle stanze dell’eco e alle bolle di filtraggio che io appunto credo essere una costante della storia dell’umanità e che non sono altro che un delegare a qualcun altro la ricerca del vero, troviamo la propagazione di bufale da gente che non ha gli strumenti per distinguere il vero dal falso e soprattutto il complottismo, che Testa definisce come il risutato di un atteggiamento nichilista: se tutto potrebbe essere falso, significa che ci deve essere una verità per pochi iniziati.

Ovvia conclusione è che per cercare di risolvere tutti questi problemi in un colpo solo bisognerebbe riuscire a spiegare come distinguere il vero dal falso (anche se non basta, aggiungo io: bisogna anche convincere la gente a seguire queste linee guida, e visto che per farlo bisogna fare fatica non saranno comunque in molti a decidersi). Il guaio è che non ci sono regole ferree, ma bisogna seguire una serie di euristiche, anche perché mentre il falso può spesso lasciare chiare tracce sono convinto che la verità sia di solito elusiva e mai completa al 100%, come ben sa chi contribuisce seriamente a Wikipedia. Io uso spesso il rasoio di Occam e per quanto possibile cerco opinioni opposte, ma ammetto di avere un pregiudizio a favore di quelle argomentate meglio e con più fonti e contro quelle circondate da troppa pubblicità: nessuna delle due cose è di per sé garanzia assoluta di verità. Ad ogni modo, a proposito di fonti, leggete l’articolo di Annamaria Testa, perché è pieno di collegamenti a suoi altri articoli dove amplia il punto di vista. Ci vorrà un po’ di tempo, ma credo sarà ben speso.

Ultimo aggiornamento: 2016-12-17 22:09

i compleanni in ritardo di Facebook

Una delle notifiche di stamani di Facebook aveva il seguente testo: «Yesterday was XY’s birthday. Want to send him belated birthday wishes?» (Ho oscurato il nome del non-festeggiato per ragioni di privacy)

Caro Zuckerberg, che te ne importa se io ho fatto o no gli auguri di compleanno a XY? E soprattutto perché dovrei farglieli in ritardo? Lo so, la domanda è retorica. Più io uso Facebook per interagire, più tu guadagni soldi. E fare gli auguri il giorno dopo permette di allungare ancora più la vita utile di un thread.

Il vero guaio è però un altro. Non solo ho fatto gli auguri a XY, ma li ho fatti via messaggio privato con Facebook stessa, dal sito. (Non con Messenger, che non ho attivato da nessuna parte). Quindi dovresti saperlo bene, che io ieri ho interagito con XY. Non sei nemmeno capace a fare questi controlli?

Ultimo aggiornamento: 2016-12-17 22:10

Facebook, Messenger, Android

Io ho tolto da un pezzo l’app di Facebook dal mio furbofono, guadagnandone molto in termini di durata della batteria. Questo significa che se sono in giro accedo a Facebook usando il browser: c’è qualche problema con i BOFH del proxy aziendale (hanno deciso che l’acceleratore h.facebook.com è compromesso e me l’hanno anche ripetuto per iscritto, quindi ogni poco il sito è irraggiungibile) ma con qualche trucchetto sfango anche quello (basta partire dalla pagina delle notifiche che non viene accelerata).

Ora però le cose cambieranno: come già del resto succede nell’app, anche da web mobile Zuckerberg disabiliterà l’accesso ai messaggi personali, intimandoti di usare l’apposita app, cioè Messenger. Messenger che si direbbe spinta più di Google+, il che è tutto detto.

Cambieranno? Beh, sì. Io mi rifiuto di installare Messenger. Pertanto non leggerò i messaggi privati su Facebook finché non sarò davanti a un desktop. Avrò insomma un’estate più tranquilla.

Ultimo aggiornamento: 2016-12-17 22:11