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redditodicittadinanza2018.it

Tra ieri e stamattina c’è stata un’accesa discussione su Facebook (beh, per la precisione in un gruppo chiuso deve ci si conosce più o meno tutti almeno come entità astratte da qualche parte nella Rete) a proposito del sito redditodicittadinanza2018.it. Cito (senza nome) un commento significativo:

I miei punti sono due. 1) è una cosa fasulla da ogni punto di vista e alla quale non sappiamo chi abbia abboccato, forse nessuno. Ciò nonostante la si usa per dire “ah ah hai visto questi boccaloni!” (Ovviamente non è solo questa cosa, c’è la storia del caf di Bari e chissà quante altre ne salteranno fuori nei prossimi mesi) 2) metti pure che ci sia qualcuno che ha abboccato. È una cosa di cui ridere? È pungente satira nei confronti dei potenti?

Come forse ricordate, io sulla storia dei CAF assaltati per il reddito di cittadinanza ho espresso i miei dubbi; ma è anche vero che io mi lamento spesso di chi non aziona il cervello e scrive idiozie totali, quindi mi sento toccato.

Il mio punto è ovviamente diverso. Questo sito è uno scherzo, è anche specificato al suo interno. A parte l’IMPS in alto e i termini inglesi tipo rubbish manager e tower of greek dependent, il footer scrive chiaramente “Nessun dato personale sarà registrato • Il sito è stato sviluppato a fini ludici”. Occhei, “fini ludici” potrebbe essere troppo complicato. Detto questo, guardiamoci in faccia. Questo sito è una presa per il culo – provate a usarlo e capirete – ma non è diretto a chi il reddito di cittadinanza lo vorrebbe davvero, ma bensì a una bolla informativa ben precisa… a meno che non venga inserito in qualche boxino morboso e quindi arrivi all’attenzione di qualcuno che non ha la capacità di capire che è uno scherzo. Ma non si ride di quelle persone: si ride della ricomposizione dei luoghi comuni inserita nel sito, un po’ come sui titoli di Lercio – che infatti sono spesso molto meglio dei loro articoli, dove c’è sempre chi va sul greve.

Io non rido di chi va al CAF cercando i moduli del reddito di cittadinanza (qualcuno c’è davvero stato, anche se le code erano una bufala). Sono anzi certo che la maggior parte di quelle persone, quando spieghi loro che in ogni caso occorre prima fare un governo pentastellato, poi una legge e solo allora ci potrebbe essere qualcosa del genere, capirà di essere stata presa in giro da chi diffondeva la voce “tutto e subito”. Io mi preoccupo dei copincollatori impermeabili a qualunque fatto si mostri loro. (Fossero solo le spiegazioni, sarebbe anche colpa di chi spiega). Magari ci fosse, come qualcun altro aveva commentato in quel thread, la “sinistra pedagogica”; ma anche la destra pedagogica.

Tanta fatica per niente

Come avete capito sin troppo bene, è uscito Scimmie digitali. Come si fa oggidì, abbiamo preparato una pagina Facebook e ieri ho invitato un po’ dei miei amici a mettere un like. Visto che non ho mai sopportato le richieste indiscriminate, mi sono messo a controllare uno per uno i miei 550 amicici, ne ho selezionati una sessantina e ho mandato loro l’invito, modificando il testo di default e spiegando che appunto avevo fatto una cernita (oltre che assicurando loro che non era affatto necessario metterlo, quel benedetto like). Peccato che quel mio testo non sia stato passato a nessuno, e sia solo arrivato un testo anodino “Ciao XYZ, Maurizio Codogno ti ha invitato a mettere “Mi piace” a Scimmie digitali”.

Caro Mark, non ti pare che forse se vuoi che i contatti tornino ad essere la parte principale di FacciaLibro dovresti stare un po’ più attento a queste cose?

Continuano a tornare

tigri Da ieri mi trovo in giro per i socialcosi questo trafiletto dove si dà conto delle lamentazioni della Lav perché le tigri, invece che avere otto metri quadri di spazio, sono in gabbie tre per tre.

L’unico piccolo problema è che questo articolo è stato pubblicato nel 2012 ed è ricomparso esattamente tre anni fa, come documentato qui nelle Notiziole. Un po’ come la febbre terzana, pare che il trafiletto rispunti ciclicamente, perché evidentemente (a) nessuno si ricorda più di averlo visto (e passi…) e (b) cliccare su “condividi” è così banale che nessuno perde tempo almeno a contestualizzare la notizia. E qui va già bene che essendo il ritaglio una foto a bassa risoluzione di un giornale cartaceo si può immaginare che sia vera e non fotoscioppata come la “scenza” nel poster PD alla stazione Centrale di Milano. Devo proprio fondare il movimento Slow News.

Ultimo aggiornamento: 2018-02-09 09:23

“Difendere le spiagge libere”

Giovedì scorso mi arriva un messaggio su Facebook dal testo «Ciaooo ti devo chiedere un favore super enorme…mi aiuti a far crescere la pagina “Difendere le spiaqgge libere” inoltrando questo messaggio? Tu che hai tanti amici mi servono almeno 20 voti.Grazie [faccina]» Non che delle spiagge libere mi importi più di tanto (odio il mare), ma essendo un tipo buono ho messo un like e ho risposto all’amico dicendo che io di amici ne ho ben pochi. (Ovviamente mi sono guardato bene dall’inoltrare quel messaggio). Ieri mi arriva lo stesso testo (compreso lo “spiaqgge” di cui non mi ero accorto prima di scrivere questo post) da un altro amico che fa parte di una mia bolla completamente diversa: visto tra l’altro che nessuno dei due tipicamente commenta quello che scrivo, è improbabile che si siano amicati a vicenda.

Ora ho cancellato il like, ma spero che non ci sia qualche strana funzione di Facebook che abbia mandato quel messaggio ai miei contatti.

Ancora sul news feed Facebook

In genere non faccio post seriali: trovo più semplice aggiungere – in modo chiaramente visibile – le nuove informazioni nel testo originale. Però ogni tanto faccio un’eccezione, se ritengo che il materiale da inserire sia troppo. Questo è uno di quei casi.

Carlo Felice Dalla Pasqua segnala (su Facebook) questa analisi di Martin Giesler. Giesler parte ab ovo: occhei, da quando i furbofoni sono diventati il mezzo preferito per guardare i socialcosi, e quindi si è passati da un’architettura fondamentalmente pull dove noi cerchiamo le cose a una push dove seguiamo il flusso che ci viene proposto. La sua idea è che Zuckerberg non stia mentendo più di tanto quando dice che vuole tornare a privilegiare le interazioni tra amici: il proliferare dei contenuti delle pagine nel newsfeed nacque per contrastare Twitter, ma non ha mai funzionato troppo bene e comunque ora sta dando sempre più problemi, vedi alle voci fake news e hacker russi. A questo punto, tornare alle origini e alle interazioni tra amici permette di ridurre questi problemi, permettendo inoltre di classificare meglio gli utenti per quanto riguarda la pubblicità (un commento dà più informazioni di un semplice like) e magari di riuscire finalmente a sfondare in Cina, anche se io sono dubbioso su questo punto.

Per i social media manager tutto questo è un bagno di sangue, perché devono rifare da capo la loro strategia, e potrebbero aver bisogno di competenze completamente diverse perché un conto è raggiungere utenti e un conto interagire con loro. E per noi qual è la fregatura? Che sarà ancora più facile essere preda delle fake news, visto che rimarremo nella nostra bolla. Un consiglio: se c’è qualche fonte che ritenete valida, cliccate sui puntini vicino a “News feed” in alto nella colonna a sinistra, editate le preferenze e mettete la spunta alla loro pagina Facebook per continuare a leggerli.

Ultimo aggiornamento: 2018-01-18 15:08

Zuckerberg ci vuole davvero bene?

Avete sicuramente letto che Facebook cambierà il modo in cui vi mostra le notizie (il newsfeed), dando priorità a quanto scritto dalle persone che hanno “interazioni significative” con noi, riducendo i messaggi pubblicati dalle aziende (quelli delle cosiddette “pagine”). Il tutto, almeno secondo Zuckerberg, perché “Vogliamo assicurarci che i nostri prodotti non siano solo divertenti, ma che siano buoni per la gente”. Visto com’è buono Zuck? O forse c’è qualcosa sotto?

Innanzitutto la mossa non è affatto inaspettata: lo si sapeva almeno da tre mesi. E soprattutto ha un impatto molto ben definito. L’articolo del Guardian dello scorso ottobre ha un titolo ben preciso: «Facebook moving non-promoted posts out of news feed in trial» (grassetto mio). Non è insomma che tutte le pagine vengano eliminate: solo quelle per cui tu non sganci soldi. Non credo proprio sia un caso che da un mesetto io continuo a vedere i post pubblicati sulla pagina “.mau.” (dove finiscono i post delle mie notiziole…) con un avviso “ti diamo 30 euro in omaggio perché tu cominci a pubblicizzare la tua pagina”, più o meno come i pusher all’uscita di scuola. Come viene raccontato per esempio da Larry Kim, in pratica Zuckerberg ha scoperto che anche se uno metteva like a una pagina era molto improbabile che i post venissero mostrati, per l’ottima ragione che ce n’erano troppi. In questo modo si riducono i post (si leggono solo quelli sponsorizzati) e quindi Facebook può farsi pagare di più perché dimostra che essi sono più visibili.

La fregatura non è tanto per me: se nessuno legge le mie pagine non cambia nulla, visto che è tutto contenuto che si può trovare altrove e soprattutto non è roba che mi fa guadagnare nulla, nemmeno la mitica visibilità. Se proprio volessi, potrei spostare il feed delle notiziole sulla mia pagina personale: peccato che non ne abbia affatto voglia. Ma penso a tutti quelli che credevano di essere furbi di tre cotte nell’appoggiarsi a Facebook per farsi pubblicità: loro sì che sono stati fregati e devono ripensare da capo la loro strategia… sperando che i loro utenti non si siano in questi anni lobotomizzati e si siano dimenticati che c’è vita anche al di là di Facebook.

Poi ci sarebbe un’altra questioncella, quella della marcia indietro di Facebook sulle fake news… ma lo racconto un’altra volta.

Ultimo aggiornamento: 2018-01-17 10:26

Stefano Pierini, Annamaria Mangione e il plagio

Un paio di giorni fa Roberto Natalini mi scrive dicendo che ha scoperto un sito, lnx.scienceonline.it, che copia da destra a manca contenuti scientifici, senza nemmeno cambiare una parola, postando il tutto con un bel © 2017 Stefano Pierini. Ci sono post di MaddMaths!, di Scienza in rete, dal sito Mathesis torinese e via discorrendo. Quando Natalini ha segnalato la cosa sul gruppo Mathesis, dove Pierini è iscritto, questi si è immediatamente inalberato, sfoggiando una proprietà di linguaggio degna di un brufoloso quattordicenne. (Nel caso Pierini abbia cancellato i suoi post mentre mi state leggendo, qui c’è un parziale screenshot). Oltre a Pierini, tra i commenti a quel post c’è stato un muro di testo scritto da Annamaria Mangione, che poi si è presentata come moglie di Pierini.

Qual è la linea di difesa dei due, a parte gli insulti, e frasi come quella di Mangione «mi sembra di capire che si e’ lamentato uno che gia’ tiene un sito prendendo egli stesso articoli di altri autori…» (il che non è così strano, visto che MaddMaths! è un blog di gruppo, e quindi gli articoli sono scritti – e firmati dai singoli autori)? Semplice. Il sito di Pierini non ha pubblicità, e quindi a suo parere può copiare tranquillamente tutto e metterlo a nome suo, perché tanto lui non ci guadagna; la sua è un’opera meritoria perché permette alla gggente di scoprire cose che non sapeva. (Non ho ben capito perché la gggente in questione dovrebbe seguire il suo blog e non gli altri, ma poi magari lui me lo spiegherà.) Come avrete capito, questo è il classico argomento usato per scopiazzare le immagini: “foto presa da internet” e ci si para il culo. Beh, non è proprio così. Suggerisco a Stefano Pierini di leggere la definizione di “plagio” (per esempio dallo Hoepli):

«plagio [plà-gio] s.m. (pl. -gi) – 1 DIR Appropriazione, riproduzione e pubblicazione anche parziale di un’opera altrui, letteraria, scientifica, artistica, che si fa passare come propria: commettere un p.»

Forse però quel testo è troppo stringato per Pierini: lo inviterei pertanto a leggere questa Guida sul diritto d’autore. In pratica,

Indipendentemente dai diritti di utilizzazione economica dell’opera, l’autore ha e conserva, anche dopo la cessione di essi, una serie di facoltà, chiamate diritti morali.

Detto in altro modo, i soldi sono una cosa, dire chi ha scritto un testo è tutta un’altra cosa. Tipicamente chi scrive sul web non è interessato più di tanto ai soldi (ci sono eccezioni, è vero, ma sono relativamente poche). Però visto che mettere le cose in maniera abbastanza comprensibile gli è costato lavoro, mi pare il minimo che quel lavoro gli sia moralmente riconosciuto, checché ne pensino Stefano Pierini e Annamaria Mangione. Altrimenti si parla appunto di plagio, punito come dall’articolo 2577 comma 2 del codice civile. Notate che non si sta affatto parlando di copyright, tra l’altro: questa è una storia diversa. Per esempio, uno non può tradurre un’opera sotto copyright, perché tra i diritti del creatore c’è anche quello sulle opere derivate, quale è una traduzione.

Sono però certo che Stefano Pierini, forte della sua conoscenza dell’analisi complessa (suo commento: «Studia che non ci capisci un cavolo sulla z di Rienmann …. ecco perché critichi») ora riscriverà con parole sue i post e li renderà ancora più comprensibili al volgo!

Ultimo aggiornamento: 2018-06-07 15:39

a cosa servono le pagine Facebook?

Io ho un account Facebook con nome e cognome, ma ho anche una pagina Facebook, “.mau.”. Qual è la differenza? Sull’account scrivo le mie cazzate (e posto le vignette che non fanno ridere), sulla pagina inoltro i post che scrivo sulle Notiziole. Se insomma state leggendo questo testo su Facebook, non siete sul mio profilo ma sulla pagina dello scrittore (mi sono categorizzato così). Non una grande differenza, lo ammetto.

Ma per Facebook la differenza c’è eccome! È qualche giorno che al secondo posto della mia bacheca, quello in cui appare il primo “messaggio sponsorizzato”, vedo un post di .mau. seguito dall’offerta di 30 euro di buono spesa “per diffondere l’annuncio pubblicitario”. Devo starci molto attento, perché se come faccio spesso scorro velocemente la pagina l’avviso sparisce – non chiedetevi quanto javascript ci sta in una schermata Facebook – e non ricompare tornando indietro. Capisco che Facebook guadagna i soldi così, e quindi come un pusher qualunque mi offre una dose gratis; ma perché mai tutto quello che scrivo su una pagina Facebook dev’essere pubblicità?

Aggiornamento (18:50) ho cambiato figura per ottenere un effetto inception.

Ultimo aggiornamento: 2017-12-14 18:53