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Sembra facile moderare i commenti

Cosa fare con i commenti in rete? Non c’è una risposta univoca, questo è chiaro. Il guaio è che ci sono tendenze opposte: molti grandi siti sfruttano i commenti per costruire a spese degli utenti la loro offerta – pensate a Facebook e Twitter, tanto per dirne due – e quindi devono tenerli; ma la natura umana porta spesso a trascendere, e quindi il costo per eliminare i commenti più ingiuriosi sta crescendo sempre più.
Qui nelle mie notiziole il traffico è così limitato che posso permettermi ciò che sta diventando un lusso: non moderare se non automaticamente. Dal 2001 avrò cancellato al massimo cinque commenti che potevano avere conseguenze penali; per il resto lascio anche quelli che non portano alcuna nuova informazione ai miei ventun lettori. In altri posti evito direttamente di leggere i commenti, se non una volta al mese o giù di lì per ricordarmi com’è la gggente. Resta però una nicchia di siti in cui la discussione è generalmente civile e quindi ogni tanto indulgo a leggere e magari scrivere. Qui nascono i problemi.
Qualche giorno fa Massimo Mantellini ha parlato della direttiva copyright dai miei amici del Post. Ho commentato subito, poi mi sono dimenticato di controllare. Ieri, pungolato da Disqus, ho visto alcuni altri commenti interessanti e ho risposto. Solo che il Post modera i commenti, quel post è relativamente vecchio (gli ultimi commenti erano di due giorni prima) e così in questo momento quanto ho scritto è “pending”. Capisco che ci vogliono risorse per verificare quanto scritto da gente di tutti i tipi, ma a questo punto forse conviene applicare la famosa tecnica “qui e ora” e chiudere i commenti dopo un certo tempo. Almeno risparmio la fatica di scrivere :-)

Ultimo aggiornamento: 2018-07-12 12:17

Echo- ed ego-chambers

Come mi capita spesso :-), non sono d’accordo con quanto Massimo Mantellini ha scritto sulle bolle.
Per come la vedo io, la prima cosa da considerare è che è ovvio che «Il Papa per i suoi commentatori è uno come un altro. Perfino la bolla di rispetto e ossequio verso il capo della chiesa di Roma può essere bucata. In massa e con violenza.» Non appena il papa (o chiunque altro) si inserisce in un sistema che non è uno-a-molti ma molti-a-molti (oppure come nel caso di Twitter molti-a-uno) non c’è nessuna ragione per cui non debba essere uno come un altro, almeno in quel contesto.

Ma il vero punto è un altro, e cioè il concetto di “bolla”. Quando «si tratta di contenuti aggressivi, sgrammaticati, incuranti di qualsiasi minima civile contrapposizione dialettica» io non parlo di bolla che scoppia, parlo di minus habens che esistono, sono tanti, è bene sapere che esistono ma non mi dicono nulla e quindi non considero per nulla, qualsiasi sia la loro opinione urlata a sé stessi (l’ego chamber citata da Vera Gheno). Che informazione mi danno, a parte appunto il bit “sono minus habens e sono tanti”? Nulla. Quindi non c’entrano con la bolla. Con Massimo invece la cosa è diversa, ed è per quello che lo leggo anche se spesso non sono d’accordo: lui argomenta le proprie opinioni – lo fa anche in maniera non urlata, il che è certo un bonus ma dal mio punto di vista non è fondamentale – e quindi mi dà nuova informazione e mi costringe a processarla ed eventualmente a modificare le mie opinioni.

Io sono una brutta perZona: sono almeno quindici anni che ho scelto di non raddrizzare le gambe ai cani su internet. La mia bolla me la gestisco io, e non è un caso che io continui a scrivere sul blog e al più inoltri automaticamente i miei testi in giro sui social.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-20 12:07

StumbleUpon

Leggo sul Post che dopo sedici anni StumbleUpon chiude. Ero convinto avesse chiuso già otto anni fa o giù di lì… In effetti ho dovuto cercare faticosamente qual era l’email con cui mi ero connesso (l’account era “mau”, quindi più facile).

Credo che sia stato il primo importante sito dove salvare documenti che tanto non si avrebbe mai avuto il tempo di leggere, ben prima che arrivassero Pocket e Instapaper (che però in questi giorni causa GDPR ha una grossa crisi). La cosa strana, se volete, è che sia sopravvissuta…

Per la cronaca, l’ultimo post che avevo salvato era del 2006 :-)

Ultimo aggiornamento: 2018-05-25 10:01

Sai quanto ci hanno guadagnato

Facebook ha preparato una pagina che si può visitare per scoprire se Cambridge Analytica si è rubata i vostri preziosissimi dati personali. Il responso nel mio caso è stato:

Based on our investigation, you don’t appear to have logged into “This Is Your Digital Life” with Facebook before we removed it from our platform in 2015.
However, a friend of yours did log in.
As a result, the following information was likely shared with “This Is Your Digital Life”:
Your public profile, Page likes, birthday and current city
A small number of people who logged into “This Is Your Digital Life” also shared their own News Feed, timeline, posts and messages which may have included posts and messages from you. They may also have shared your hometown.

Detto in altri termini: non ho mai usato la famigerata app (tanto la mia vita digitale la conosco molto bene) ma gli amici di Cambridge Analytica potrebbero ora conoscere il mio profilo pubblico (che come dice la parola stessa è pubblico), i miei like (che semino a caso), la mia città natale e quella dove vivo (boia faus, che segreti!) e il giorno del mio compleanno. Ecco, quello mi fa arrabbiare perché i miei settaggi prevedono che nessuno possa sapere da Facebook la mia data di nascita, e se invece gliel’ha passata vuol dire che il sistema fa schifo: detto questo, basta andare sul mio sito per vedere quando sono nato. Ah sì, potrei avere qualche mio post e commento (i miei post sono tutti pubblici, i commenti dipende ovviamente da come il postatore ha settato i suoi permessi ma tanto io parto dal principio che siano tutti pubblici anch’essi). Ma il mio modo di usare Facebook è appunto trasparente al massimo. Come dicevo, la mia vita digitale al momento è di 34 anni e ho imparato da mo’ che tutto quello che si mette in digitale prima o poi diventa pubblico, quindi mi so regolare.

E poi direi che Altan ha dato la risposta definitiva.

P.S.: pensate solo a quanti dati (non diretti, quelli sono ovvi, ma indiretti) Facebook conosce su di noi, come si può vedere dal fatto che è riuscito a produrre questa pagina. Preoccuparsi di Cambridge Analytica non mi sembra il problema principale.

il sito BUTAC sequestrato

Non so se conoscete il sito butac.it di Michelangelo Coltelli, dove il nome “Butac” è un acronimo di “bufale un tanto al chilo”. Insomma è un posto dove puoi avere un po’ di informazioni in più su quello che leggete in giro per il web e altrove. Non è il mio favorito, è una questione di stile, ma è comunque un posto che è sempre utile controllare.
Beh, non in questo momento, visto che il sito è stato posto sotto sequestro. Secondo Paolo Attivissimo, tutto dipende da una querela per diffamazione per un articolo del 2015 dal nome “loncologo-olistico-e-lautoguarigione”. Un PM brindisino ha deciso di non chiedere di far togliere l’articolo in attesa del giudizio, ma di sigillare tutto il sito.
Immagino che sia stata fatta anche la stessa richiesta ad archive.org, dove mentre sto scrivendo l’articolo è presente: per ovvie ragioni non posso mettere il link. Come capita sempre più spesso, i tribunali servono più a chi vuole far tacere qualcuno che a decidere chi ha ragione nel merito o nel metodo.

Ultimo aggiornamento: 2018-04-06 14:55

Mentre vi preoccupate di Cambridge Analytica

Avete presente le flotte di biciclette condivise che si possono prendere a pagamento usando l’app e lasciare poi dove si vuole? (Ecco, magari non buttate dentro i navigli o appese ai rami di un albero). Bene: ieri mattina un aggiornamento dell’app di Ofo avrebbe voluto l’accesso ai miei contatti. Ora è chiaro che immagini e geocalizzazione sono piuttosto strumentali per il servizio, a che serve sapere chi sono i miei amichetti? (Sì, la domanda è retorica).

Una domanda non retorica ma legata alla mia ignoranza, invece: ma con Android 6 i permessi non dovrebbero poter essere concessi di volta in volta, e non chiesti all’atto dell’aggiornamento dell’app?

La scalata alle aziende passa anche per il Web

Se siete tra i miei ventun lettori sapete più o meno cosa succede in Telecom Italia (o Tim, se preferite), visto che ogni tanto ne parlo. Magari avete anche sentito che c’è un “fondo avvoltoio” che sta rastrellando azioni per la prossima assemblea, dove proporrà all’ordine del giorno di far fuori tutti i consiglieri stranieri. Bene: il fondo Elliot ha deciso che gli articoli sulla stampa potevano non essere il massimo e ha scelto di creare un minisito, nel quale ha postato una lettera agli azionisti dove spiega cosa vuole fare (far salire di valore le azioni facendo fuori l’attuale management che a loro parere fa schifo: risultato che in parte hanno già ottenuto, visto che dal baratro di 0,647 del 6 febbraio, quando immagino hanno cominciato a comprare, le azioni sono risalite a 0,81).
La cosa più divertente per me è vedere la parentesi “(italiano)” a fianco di ciascuno dei nomi proposti per il board. Mi sa che con Vivendi questi qua hanno proprio il dente avvelenato.

Ultimo aggiornamento: 2018-03-16 17:40

redditodicittadinanza2018.it

Tra ieri e stamattina c’è stata un’accesa discussione su Facebook (beh, per la precisione in un gruppo chiuso deve ci si conosce più o meno tutti almeno come entità astratte da qualche parte nella Rete) a proposito del sito redditodicittadinanza2018.it. Cito (senza nome) un commento significativo:

I miei punti sono due. 1) è una cosa fasulla da ogni punto di vista e alla quale non sappiamo chi abbia abboccato, forse nessuno. Ciò nonostante la si usa per dire “ah ah hai visto questi boccaloni!” (Ovviamente non è solo questa cosa, c’è la storia del caf di Bari e chissà quante altre ne salteranno fuori nei prossimi mesi) 2) metti pure che ci sia qualcuno che ha abboccato. È una cosa di cui ridere? È pungente satira nei confronti dei potenti?

Come forse ricordate, io sulla storia dei CAF assaltati per il reddito di cittadinanza ho espresso i miei dubbi; ma è anche vero che io mi lamento spesso di chi non aziona il cervello e scrive idiozie totali, quindi mi sento toccato.

Il mio punto è ovviamente diverso. Questo sito è uno scherzo, è anche specificato al suo interno. A parte l’IMPS in alto e i termini inglesi tipo rubbish manager e tower of greek dependent, il footer scrive chiaramente “Nessun dato personale sarà registrato • Il sito è stato sviluppato a fini ludici”. Occhei, “fini ludici” potrebbe essere troppo complicato. Detto questo, guardiamoci in faccia. Questo sito è una presa per il culo – provate a usarlo e capirete – ma non è diretto a chi il reddito di cittadinanza lo vorrebbe davvero, ma bensì a una bolla informativa ben precisa… a meno che non venga inserito in qualche boxino morboso e quindi arrivi all’attenzione di qualcuno che non ha la capacità di capire che è uno scherzo. Ma non si ride di quelle persone: si ride della ricomposizione dei luoghi comuni inserita nel sito, un po’ come sui titoli di Lercio – che infatti sono spesso molto meglio dei loro articoli, dove c’è sempre chi va sul greve.

Io non rido di chi va al CAF cercando i moduli del reddito di cittadinanza (qualcuno c’è davvero stato, anche se le code erano una bufala). Sono anzi certo che la maggior parte di quelle persone, quando spieghi loro che in ogni caso occorre prima fare un governo pentastellato, poi una legge e solo allora ci potrebbe essere qualcosa del genere, capirà di essere stata presa in giro da chi diffondeva la voce “tutto e subito”. Io mi preoccupo dei copincollatori impermeabili a qualunque fatto si mostri loro. (Fossero solo le spiegazioni, sarebbe anche colpa di chi spiega). Magari ci fosse, come qualcun altro aveva commentato in quel thread, la “sinistra pedagogica”; ma anche la destra pedagogica.