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Non possiamo sfuggire alle IA

È notizia di ieri: Pavel Durov ha fatto un accordo con xAI, la società di sviluppo di intelligenze artificiali di Elon Musk, per inserire Grok all’interno di Telegram. Questo segue l’AI Overview nelle ricerche di Google, con i suoi svarioni.

Io non sono contrario a priori a usare intelligenze artificiali: però voglio andare a cercarmele da solo e decidere se quello che dice può o no avere senso (sembra un paradosso, ma se per esempio le chiedo di rimettere in sesto un testo che ho scritto so bene cosa può andare bene e cosa no). Obbligarci quasi a usarle, o se volete essere più buoni incentivarci in maniera pesante, serve solo a obnubilarci: il che significa che gli input che diamo loro in pasto (e che servono ovviamente per addestrare le IA) saranno sempre più banali, con un circolo vizioso. Brutta storia, soprattutto tenuto conto che se per sbaglio Grok dà risposte troppo accurate Elonio ha sempre la possibilità di ritararlo secondo il suo pensiero.

Ultimo aggiornamento: 2025-05-29 10:18

Meta e uso dell’AI

opposizione accolta da Meta Io non ho più un account Facebook, ma ne ho ancora uno Instagram, anche se non lo uso. Un paio di settimane fa mi è arrivato un messaggio dicendo che Meta avrebbe usato le interazioni che avevo con l’app per addestrare la sua IA e che potevo oppormi, cosa che ho subito fatto: e in effetti dopo qualche ora mi è arrivata la mail che ho postato qui sopra. Non che saranno stati in tanti a farlo, penso.

A dire il vero la mia è stata una pura questione di principio, e non mi aspetto nulla, anche perché appunto non interagisco praticamente con Instagram: altrimenti avrei cominciato a scrivere frasi molto specifiche e vedere se venivano usate tali e quali. Però diciamolo onestamente: è ovvio che per addestrare un’IA occorre una sbalardata di dati. Non vedo nulla di male a usare dati pubblici se c’è una rimunerazione di questi dati. L’altro giorno il mio amico Andrea Monti scriveva che è ormai entrato nell’uso il concetto “paga in dati, o paga in moneta, ma in un modo o nell’altro, paga”: lo vediamo quando apriamo chessò il Corriere e abbiamo la scelta tra il farci profilare o pagare un abbonamento per leggere un articolo. Perché dunque non associare il permesso d’uso dei nostri dati a un corrispettivo, non necessariamente economico? Solo che mi pare che non stia succedendo nulla del genere, e quindi tra un po’ troveremo praticamente obbligatorio che i nostri testi addestrino le IA (con che risultati, non ho idea: magari COMINCIERANNO A SCRVERE MAIUSCOLO, SGRAMMATICATO E CON TANTI PUNTI ESKLAMATIVI!!!!!1!!1!)

Ultimo aggiornamento: 2025-05-02 16:44

Proton VPN integrata in Vivaldi

Vivaldi+Proton È ormai abbastanza di moda avere un browser con una VPN integrata per bypassare alcune protezioni basate sull’IP. Come sempre, vale la regola “se vi serve davvero farlo, evitate come la peste le VPN gratuite e sganciate un po’ di soldi”.

Detto questo, le ultime versioni di Vivaldi hanno integrato la versione base di Proton VPN. Nulla di più e nulla di meno, come si può leggere qua: non è possibile scegliere quale proxy usare, e se ne hanno a disposizione solo cinque, proprio come se si usa la versione free di Proton. Per il resto è necessario acquistare la versione Pro. Insomma, direi che più che altro questa “integrazione” è un teaser pubblicitario: mi sarei aspettato perlomeno di poter scegliere quale dei cinque proxy usare, il che avrebbe avuto un po’ di senso in più. Ma come dicevo all’inizio…

La censura oggi

Ieri mattina Google, nella Sua Infinita Sapienza, mi ha inviato una mail dal titolo «Notice of European data protection law removal from Google Search» che dice

To: Owner of https://xmau.com/,

Due to a request under data protection law in Europe, Google can no longer show one or more pages from your site in Google Search results. This only affects responses to some search queries for names or other personal identifiers that might appear on your pages. Only results on versions of Google’s search results for countries applying European data protection law are affected. No action is required from you.

Poi il testo si dilunga a spiegare che non è che le pagine non siano indicizzate, ma che per alcune ricerche specifiche quelle pagine non vengono ritornate (dalla UE: e soprattutto che «We aren’t disclosing which queries have been affected. In addition, to comply with developments in European law, which seek to prevent the identification of the requester, we are no longer disclosing the affected URLs.»

Non so che cosa io possa avere scritto di così terribile da far sì che qualcuno abbia chiesto il diritto all’oblio. Non penso sia qualcosa legato alla diffamazione, perché sto sempre molto attento a come scrivo le cose. Quello che però noto sono due cose. La prima è che non serve nemmeno più minacciare di citare a giudizio per nascondere le cose (vere) che non si vogliono far sapere: basta fare una richiesta a Google e si scompare senza lasciare traccia. La seconda è che c’è una censura ancora più subdola e benedetta dall’UE: d’accordo non indicare quali sono le URL affette, perché altrimenti un sito malintenzionato potrebbe modificarle leggermente: ma non sapere nemmeno chi ha chiesto la rimozione mi pare davvero troppo.

Detto tutto questo, ho fatto una prova con questa stringa di ricerca. Arrivano alcuni risultati dalle categorie del blog, ma questa pagina non appare. Eppure se uso la stessa stringa di ricerca su DuckDuckgo quello è l’unico risultato che ritorna. Chissà se ci ho azzeccato oppure questo è un risultato bloccato da anni… (se qualcuno ha una VPN americana o comunque non UE e provasse la stessa ricerca per controprova gliene sarei grato)

Amazon l’ha esplicitato (almeno in US)

kindle in US - licenza kindle in Italia - occorre leggere i termini di utilizzoMitì Vigliero segnala un post di The Ebook Reader, che mostra una modifica in quanto scritto su Amazon.com quando si “compra” un ebook. Adesso è scritto che comprando l’ebook si acquista una licenza per il contenuto.
Se guardate cosa succede acquistando un libro Kindle in Italia, parrebbe che le cose non siano così: ma non è vero. I termini di utilizzo del Kindle Store sono sempre gli stessi:

Amazon ti concede il diritto non esclusivo di vedere, usare e visualizzare tale Contenuto Kindle […] esclusivamente tramite il Software Kindle, oppure con le diverse modalità autorizzate per il tipo di Servizio, sui Dispositivi Supportati specificati nella sezione Gestisci i tuoi Contenuti e Dispositivi all’interno del tuo Account […] Il Contenuto Kindle ti viene concesso in licenza d’uso e non è venduto da Amazon.

Non credo di aver mai visto in vita mia un ebook venduto davvero. (Al limite regalato, come un paio di miei librini che hanno una licenza CC-BY-NC 4.0: ma tecnicamente nemmeno quelli si comprano, appunto). E allora perché Bezos ha dovuto cambiare il testo del messaggio quando si acquista un ebook negli USA? Pare che ci sia una nuova legge californiana che afferma che gli acquirenti devono visibilmente sapere che stanno solo acquistando una licenza d’uso: ma Kobo continua a linkare solo i termini di utilizzo. In definitiva, circolare, circolare: non è successo nulla!

Aggiornamento: (h 11:15) questa è la pagina di copyright di un ebook Mondadori (che ho preso da MLOL). Come vedete, non si parla mai di acquisto dell’ebook, anche se in effetti viene lasciata in principio la possibilità…

Ultimo aggiornamento: 2025-03-10 11:21

Amazon blocca il salvataggio via USB

l'avviso di Amazon Chi non ha mai preso un ebook su Amazon? Anche chi come me non ha un Kindle l’ha fatto spesso. Ho controllato: nella mia biblioteca Kindle ho 103 titoli. Fino ad ora non c’erano molti problemi: uno si scaricava il libro, se lo convertiva in epub e se lo leggeva sul suo device.

Era illegale? Sì. Gli ebook non sono acquistati ma presi in licenza, e chi te li licenzia può farci di tutto, compreso cancellarteli (si spera restituendo i soldi) o aggiornandoli automaticamente (magari con le versioni bowdlerizzate, come nel caso dei libri di Roald Dahl); tu invece non puoi usare un programma per togliere il DRM, il blocco digitale dei contenuti. Ma è anche vero che almeno nell’Unione Europea abbiamo il diritto di farci una copia di backup (che poi non puoi craccare, d’accordo). Non sto nemmeno parlando del meme di Internet “If buying isn’t owning, piracy isn’t stealing”. Parlo di libri pagati e tenuti per sé, magari perché Amazon ha un’esclusiva e non permette di mettere in vendita altrove un certo testo.

Bene: avete ancora pochi giorni per scaricarvi i vostri-ma-non-davvero-vostri libri: dal 26 febbraio Amazon eliminerà questa possibilità. Potrete solo inviare i libri al vostro Kindle (o si spera all’app Kindle sul vostro PC: la cosa non mi è chiarissima, anche se leggendo qui direi di sì, ma so che se non sarà possibile Anna passerà a IBS). Per non sapere né leggere né scrivere ho scaricato i 383 libri che ha comprato Anna, adesso devo partire con i miei…

Ultimo aggiornamento: 2025-02-20 08:58

Caratteri Unicode a portata di mano

$ \mathfrak{Volete\; scrivere\; in\; questo\; modo?}$ (se non lo leggeste: “Volete scrivere in questo modo?” in fraktur) Potete usare questo sito dove trovate tutti i caratteri Unicode, e più precisamente questa pagina in cui potete inserire il testo e scegliere come rappresentarlo.
In realtà sto barando: il blog non lo permette e ho usato MathJax per mostrarlo. Ma in Facebook o Twitter funziona perfettamente.

Perché andarsene da Twitter?

Sembra che ci sia una nuova sfilza di nomi importanti che lasciano Twitter (se preferite, X). Io non lo faccio perché tanto per quello che lo guardo (e per chi mi guarda) non succede assolutamente nulla; ma capisco che un media importante rischia molto a essere in mezzo a complottisti di tutti i tipi.

Però mi fa ridere quando il Post scrive

La scelta non è semplice, soprattutto considerata la grande quantità di persone che ancora utilizzano il social network. Un giornale che decida di rinunciare a una presenza su X evita che i propri contenuti siano affiancati ad altri dannosi o fuorvianti, ma riduce anche la presenza di contenuti affidabili per contrastare la diffusione di notizie false.

Diciamocelo: sono decenni che si sa che anche nei social network moneta cattiva scaccia moneta buona. Perché allora pensare che qualcuno leggendo i nostri tweet possa vedere la luce? Siete davvero così ottimisti sull’umanità? Io no, ed è per questo probabilmente che ho solo ventun lettori… Insomma, se volete lasciare Twitter fate pure, senza pensare a chissà che cosa perderete. E se volete rimanere, non pensate di fare la differenza. Il mio unico consiglio è di non andare sul tab “Per te”: è lì che Elonio mette tutto quello che vuole farvi vedere.