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Delle visualizzazioni di X

Massimo Mantellini nota come un suo post di ieri su X «ha mostrato quel post a 31 dei 55.593 follower». Per curiosità ho guardato le visualizzazioni dei miei post. Come vedete, l’ultimo mercoledì matematico ha avuto 326 visualizzazioni; in genere sono tra le 100 e le 150, con qualche raro picco (La recensione di L’amico ritrovato ha superato le 600. Per confronto, io ho 1486 follower.

È possibile che Mantellini sia shadowbanned: dal punto di vista di Elonio, è meglio cercare di cavare dei soldi da chi ha una buona base di seguaci e quindi è almeno apparentemente interessato a monetizzare questa base. (Non sto dicendo che sia il caso di Massimo.) È possibile che agli algoritmi di Elonio non sia piaciuto il linguaggio di quel tweet. È possibile, anche se improbabile, che quei numeri siano messi lì più o meno a caso: non ho la possibilità di verificare che gli analytics siano veri. Ma io, dal basso dei ventun lettori del mio blog, continuo a pensare che dannarsi l’anima su queste cose sia inutile. O vuoi davvero fare soldi (complimenti a chi ci riesce), e allora devi immaginare di darne un po’ alle piattaforme proprio come uno scrittore paga un agente per far vendere i suoi libri a un editore, oppure ti metti il cuore in pace.

Ultimo aggiornamento: 2023-12-29 11:14

Todos expertos (per Linkedin)!

"You’re part of an exclusive group of new experts"
Io LinkedIn lo uso ben poco. Posto le recensioni di libri, i quizzini della domenica, e ora anche i mercoledì matematici: una volta al mese o poco più può capitare che faccia un commento. Eppure venerdì scorso mi è arrivato un messaggio da “The LinkedIn Team” con questo testo:

You’re part of an exclusive group of new experts

Hi maurizio, we’re bringing together top experts to share their knowledge in an exciting new way: collaborative articles. Because of your expertise, we’ve selected you to be one of the early contributors.

Join in by adding an example from your experience, sharing a different opinion or expanding on an idea, contributing directly into the body of one of these articles:

How can you use mobile technology to improve project scheduling? [link]

What KPIs should you track to measure mobile payments success? [link]

Maria from The LinkedIn Team

Ho controllato. Il mio profilo LinkedIn dice «quadro at Telecom Italia – M.NSP.SS, divulgatore matematico, portavoce di Wikimedia Italia». Non avevo neppure verificato la mia mail lavorativa. Non che del resto saprei rispondere a quelle domande, se non con qualche supercazzola. Occhei, forse in qualche modo potrebbero avere scoperto che lavoro nel mobile, ma da qui a venire selezionato come esperto ce ne vuole. Detto in altri termini, voi vi fidereste di articoli collaborativi dove la gente è scelta così?

PS: Spulciando la mia home visto che tanto ero lì, ho scoperto che due giorni prima ero stato selezionato come uno dei pochi esperti invitati all’articolo collaborativo How can you balance workloads when automating IaaS? (articolo “Powered by AI and the LinkedIn community”). Ho capito, è tutta colpa delle AI)

Fine della pubblicità comportamentale in Europa?

logo edpb Ho finalmente trovato il motivo per cui Facebook e Instagram hanno introdotto l’abbonamento a pagamento. A fine ottobre l’European Data Protection Board aveva emesso una “decisione urgente vincolante” che imponeva a Meta di abbandonare l’uso della pubblicità comportamentale, quella che cioè guarda cosa hai visitato per suggerirti pubblicità che dovrebbe interessarti. La cosa interessante è che la procedura che ha portato (dopo sette mesi…) alla decisione d’urgenza. La cosa buffa è che invece la procedura è partita dal Garante norvegese! In effetti Islanda, Liechtenstein e Norvegia fanno parte dello Spazio Economico Europeo e su alcuni temi, come appunto la protezione dei consumatori, seguono le stesse regole dell’Unione Europea, e quindi l’EDPB ha al suo interno anche quelle tre nazioni (non la Svizzera che pure fa parte del SEE; non parliamo del Regno Unito che dopo Brexit ha deciso di proteggersi per conto suo). La procedura imponeva entro due settimane di fare qualcosa, e Meta l’ha fatto.

A questo punto resta però da capire se la scelta “sei libero di pagare e non avere nessuna pubblicità, quindi nemmeno quella comportamentale” farà o no partire un’altra procedura. A rigor di logica probabilmente la soluzione immaginata dall’EDPB era il dover far chiedere se uno vuole la pubblicità comportamentale, un po’ come fa per esempio Microsoft condendotela in maniera insinuante “se non la vuoi avrai lo stesso numero di annunci pubblicitari, ma probabilmente non ti interesseranno”. Diciamo che il prossimo futuro ci potrebbe dare nuove soddisfazioni!

Quanto valgono i vostri dati per Zuckerberg?

Come forse ricordate, ho eliminato il mio profilo Facebook. Avrei un account Instagram, ma ieri mi sono accorto che quando in primavera ho dovuto resettare il mio telefono non l’avevo neppure reinstallato. Insomma, non posso dare la notizia di prima mano, ma pare che effettivamente Meta abbia ufficialmente lanciato la possibilità di abbonarsi ai suoi servizi per soli 12,99 euro al mese (9,99 euro al mese se ci si accontenta della versione desktop) e in cambio non avere pubblicità nei feed. In altre parole, questo è il prezzo che Zuckerberg ritiene corretto per i nostri dati!

Ovviamente non è così, e lo si capisce facilmente dal comunicato di Meta. Lo dicono chiaramente: loro credono in una Internet supportata dalla pubblicità, che dà accesso a “prodotti e servizi personalizzati” (grassetto mio) indipendentemente dal loro status economico. Che “noi siamo il prodotto” è un mantra ben noto. Purtroppo per loro, il GDPR e soprattutto il prossimo Digital Markets Act non glielo permette, a meno che l’utente non accetti esplicitamente di essere profilato. Non so se vi siete accorti che Google e Microsoft chiedono questo consenso, mascherandolo come un favore che ci fanno “se non accetti vedrai lo stesso numero di pubblicità, solo che saranno meno interessanti per te” – come se quelle che vediamo da profilati lo fossero. Evidentemente Meta ha fatto un po’ di conti e deciso che se dà la possibilità di accettare pubblicità solo se non personalizzata le aziende chiederanno di farla così. I 12,99 euro sono il risultato di un conto diverso, più sulla linea di “quanto possiamo far pagare un servizio che non vogliamo dare, senza che l’Unione Europea ci rompa le palle e dica che la nostra è solo un’offerta di facciata?” Ad ogni buon conto, non sono problemi miei almeno per il momento: potranno esserlo quando gli altri OverTheTop seguiranno la strada, ma tanto io non guardo le pubblicità :-)

Tiscali e le password

Ieri pomeriggio Anna mi dice che la sua password per entrare nella mail Tiscali non funziona. Ovviamente la password non l’aveva cambiata, ed era improbabile che un gatto camminando sulla tastiera avesse combinato quel tipo di pasticcio. Dopo essere arrivato a casa e aver cercato di spiegare un po’ di fisica a Jacopo, sono andato al suo PC per vedere cosa era successo.

La password non funzionava, e Anna non aveva messo nessun numero telefonico o email di ricupero. Dunque? Mah. Esisteva sempre la possibilità – l’avevo sfruttata una decina d’anni fa, quando volevo recuperare la mia password email che non avevo mai usato – di mandare copia di un documento di identità, ma se l’avessi suggerito sarei stato oggetto di lanci di oggetti contundenti, mi sa. Continuando a girare, a un certo punto sono finito su My Tiscali, in una pagina di aiuto “password dimenticata?” dove sembrava che si dicesse che forse la password era stata bloccata perché troppo semplice, e mandava a un’altra pagina dove si poteva cambiarla… scrivendo quella vecchia, cosa che ho prontamente fatto.

Posso immaginare che telefonando al servizio clienti un qualche operatore ci avrebbe indicato quella pagina. Ma trovo buffo che occorra divinare il da farsi partendo dal sito.

(Ah: ho poi provato a modificare i dati di Anna, il cui indirizzo fisico era due case prima della nostra attuale. Al primo tentativo il sistema mi ha detto “modifiche registrate” ma in realtà non aveva fatto nulla; al secondo mi ha semplicemente scritto “errore, riprova più tardi. Qualche problemuccio ce l’hanno)

Koofr

logo koofr Koofr è un’azienda (slovena!) che offre un servizio di cloud. Il piano gratuito dà 10 giga di spazio, non ho idea se con i referral (questo è il mio, nel caso) ti diano altro spazio: sicuramente si possono comprare piani e regalarli a qualcuno (anche sé stessi) ottenendo un bonus. Per i più coraggiosi, si può anche associare il proprio account Google Drive, Dropbox e OneDrive: in questo caso vengono indicizzati i propri file e si possono cercare per titolo. Non che io mi fiderei più di tanto… E naturalmente ci sono le app per Android e iOS.

Guardando TrustPilot bisogna dire che sono sempre pronti a ribattere ai giudizi da una stella: insomma stanno attenti alla reputation. Se avete bisogno di spazio in cloud potete farci una pensata.

Sono tornati i twitter liking bot

Come dicevo ieri, l’altra settimana Elon Musk ha ventilato la possibilità di mettere X/Twitter a pagamento, perché “è l’unico modo che mi viene in mente per combattere vasti eserciti di robot”. Com’è, come non è, ho cominciato a vedere like di utenze chiaramente create in serie, senza following, e con discinte fanciulle nella foto profilo. Per amor di precisione, l’ultimo di questi like, che vedete nell’immagine, parrebbe di un maschietto; ma se guardate il profilo (finché non lo cancellano…) vedrete che la merce è sempre quella. La cosa interessante che ho notato è che i like sono generalmente stati sui pochissimi post in inglese che ho scritto, ma questo può essere perché stavo commentando in un thread di Licia Corbolante che invece è sommersa da questo spam. Ma ieri sera Hanna (il bot per antonomasia) ha anche messo like su un mio commento in italiano… evidentemente sono stato promosso.

Io che spesso penso male mi domando qual è il rapporto di causa-effetto tra le parole di Musk e l’apparire di questi bot…

Il Grande Fratello Google

Premessa: non mi sto lamentando. Tutto quello che ho fatto è frutto di una mia scelta, avrei potuto non farlo.
Dopo che Zuckerberg, nella sua infinita saggezza, ha sentenziato che sono uno spammatore ho deciso che il dado era tratto ed è ora di togliermi da Facebook. Prima di farlo, però, volevo salvarmi i dati che avevo, così ho fatto una ricerca Google “export data from facebook page”. Tempo dieci minuti, Google Opinion Rewards mi ha presentato il sondaggio che vedete in figura.
Devo però dire che le domande successive sono state davvero deludenti, e non avevano nulla a che fare con quel tipo di ricerca; sembravano precotte per qualcuno che ad esempio sta cercando info su un evento…

Ultimo aggiornamento: 2023-10-10 11:04