Fantascienza dovrebbe significare “scienza su premesse fantastiche” ma in realtà oggi è un termine onnicomprensivo. Resta però un nucleo di persone che continua a fare fantascienza hard, cioè su serie premesse fisiche ancorché portate a conseguenze estreme, e parallelamente c’è chi si mette a questionare tali premesse dal punto di vista scientifico, come Adler fa in questo libro. (Charles L. Adler, Wizards, Aliens and Starships : Physics and Math in Fantasy and Science Fiction, Princeton University Press 2014, pag. 378, $29,95, ISBN 9780691147154) In realtà la prima parte è una presa in giro della fantasy, mostrando come i principi di conservazione dell’energia rendono impossibile non solo far apparire e sparire cose, ma anche illuminare il salone di Hogwarts solo con le candele. Non che Adler si preoccupi della cosa: lui afferma di apprezzare la saga della Rowling senza dover necessariamente pensare alla scienza in ogni momento. La seconda parte del libro è invece legata alla fantascienza vera e propria, pur con divagazioni come la sua infatuazione per il filosofo e scrittore degli anni ’20 del secolo scorso Olaf Stapledon (che ammetto di non avere mai letto). Mi sono molto piaciuti i conti spammometrici fatti a ogni passo, perché danno davvero l’idea di cosa potrebbe essere davvero possibile prima o poi: un esempio è l’ascensore spaziale, che però con le tecnologie attuali è ancora improponibile. Mi è piaciuta meno la parte finale, quella “cosa succederà tra un googol di anni”, soprattutto perché mi ha dato l’aria di non essere stata rivista e quindi presenta molte ripetizioni. Direi comunque che i curiosi apprezzeranno questo libro, anche perché è aggiornatissimo e permette di scoprire le teorie del ventunesimo secolo, che non si leggono poi così spesso.
Ultimo aggiornamento: 2016-04-08 20:45
Ho recuperato questo libriccino (Umberto Eco, De Bibliotheca, Biblioteca Sormani 1995 [1981], pag. 34, ISBN 9788885262225) in una visita alla Sormani in occasione dei 60 anni della biblioteca: i curiosi possono comunque liberamente scaricarlo da
Avete presente il libro di Piergiorgio Odifreddi
Quando si hanno due gemelli di sei anni e mezzo, i film che si possono andare a vedere al cinema non è che siano poi così tanti: domenica abbiamo così provato questo cartone messicano, che evidentemente non è quello visto dai critici di
In questo suo vecchio libro (Umberto Bottazzini, Va’ Pensiero : Immagini della matematica nell’Italia dell’Ottocento, Il Mulino 1994, pag. 316, ISBN 978-88-15-04574-4) Umberto Bottazzini ha raccolto una serie di saggi che aveva scritto negli anni sulla storia della matematica, e dei matematici, italiani tra l’Ottocento e l’inizio del Novecento. Una delle cose più strane, vedendo da fuori la situazione, è stato il nuovo rinascimento della matematica italiana dopo i fasti del sedicesimo secolo e poi il successivo declino: alla fine del secolo la scuola italiana era alla pari della francese e della tedesca, al tempo le migliori al mondo. Poi si è perso di nuovo tutto, per ragioni non chiare: la famigerata polemica tra Enriques da un lato e Croce e Gentile dall’altra ha aiutato, ma forse c’è anche stata l’incapacità dei grandi a cavallo tra i due secoli di portare avanti i campi di cui sono stati precursori. Tra l’altro i matemaatici italiani, a differenza degli altri scienziati, hanno avuto anche una parte importante nella storia politica dell’Unità, ruolo cui si accenna senza però entrare nel merito.
Questo è uno dei primi libri di Anna Cerasoli, ufficialmente ancora
“Cargo è un’onesta truffa affabulatoria”. Questo è uno dei giudizi riportati nel risvolto di copertina di questo libro (Matteo Galiazzo,
Cosa succede se nel Bel Paese le tre maggiori case editrici si fondono in un unico colosso la cui proprietà è ignota, forse russa o cinese o chissà cosa? Come cambia la vita degli scrittori di successo se devono diventare semplici codici prodotto, per assicurare una produzione e “qualitä” costante dei loro lavori, proprio come i cibi industriali che riempiono anche lo stomaco ma sono assolutamente piatti? Mi sa che questo racconto lungo (Antonio Manzini,