Archivi categoria: rec-2005

<em>Labirinti. Da Cnosso ai videogames</em>

[copertina]La veste grafica del libro (Marco Maria Sambo, Labirinti. Da Cnosso ai videogames, Castelvecchi Quadra 2004, p. 431, € 22, ISBN 8876150447) è davvero favolosa. Disegni vari, spesso quasi come filigrana. Purtroppo questa è una delle poche cose che ho apprezzato del libro. La prosa è davvero labirintica, nel senso che gira e gira intorno alle cose senza dire nulla. La parte sui labirinti classici tende ad essere più che altro mistica. In compenso, nei labirinti medievali non si parla quasi del significato mistico e in compenso escono fuori teorie piuttosto dubbie: dire che le cattedrali francesi sono posizionate secondo la costellazione della Vergine mi pare un po’ azzardato, tirare fuori dati numerologici nella cattedrale di Chartres facendo i conti con un sistema di misure decimali è certamente anacronistico, per non dire dell’affermazione che l’8 ricorda l’infinito, un simbolo che è nato secoli dopo (anticamente il simbolo dell’infinito era il cerchio). Interessante invece il capitolo sui videogiochi e le presenze labirintiche, anche se mi sarebbe piaciuto qualche approfondimento in più. Tra le interviste in appendice, io sono come mi capita spesso di parte e mi è piaciuta solamente quella a Michele Emmer, in qualità di matematico. Insomma, sono arrivato in fondo, ma è stata dura quasi come in un vero labirinto.

Ultimo aggiornamento: 2005-02-23 16:02

Il dado e l’alfabeto (libro)

[copertina]Giampaolo Dossena è stato il primo in Italia a dare dignità ai giochi di parole, se eccettuiamo il Wutki Morando nella preistoria linusiana… ma lì eravamo ancora in una nicchia, mentre Dossena ha tenuto rubriche sui maggiori quotidiani italiani. Questo suo libro (Giampaolo Dossena, Il dado e l’alfabeto, Zanichelli 2004, p. 320, € 24.80, ISBN 88-08-17770-x) è una nuova edizione ampliata e completamente rivista del suo vecchio Dizionario dei giochi di parole, già fuori edizione da parecchi anni. Il modo di scrivere di Dossena è inconfondibile: una serie di rimandi interni come fosse un ipertesto, uno stile che passa senza soluzione di continuità dal pedante dissezionatore dei vari giochi al confidenziale puro. Non si sa mai esattamente come prenderlo, ma probabilmente l’idea migliore è leggerlo saltando qua e là con i rimandi, e possibilmente con carta e matita per provare i giochi. Alla fine si imparerà anche l’alfabeto AFI… Mi ha sfavorevolmente stupito però la sciatteria con cui sono state controllate le bozze: ho trovato decine di errori, come se in effetti si fosse saltata questa fase. Peccato, perché l’opera merita. A onore di Zanichelli, devo dire che ho avuto una risposta davvero rapida alle mie segnalazioni: se mai ci sarà una seconda edizione corretta, ringraziate anche me :-).

Ultimo aggiornamento: 2005-02-13 19:26

Indietro Savoia (libro)

[copertina]Che il Glorioso Risorgimento Italiano non fosse andato esattamente come ci è stato propinato a scuola, magari qualcuno l’aveva anche subodorato. In ogni caso, questo libro (Lorenzo del Boca, Indietro Savoia, p. 281, Piemme Pocket 2004, € 7.90, ISBN 8838482691) scopre con dovizia di particolari gli altarini dietro a quel periodo. La lettura è sicuramente molto interessante, soprattutto quando Del Boca comincia a fare vedere come i re Savoia non fossero esattamente così coraggiosi e intelligenti come sembrerebbe da certi testi. Devo però dire che spesso tende a cascare sul pettegolezzo, magari ben noto (si dice che Vittorio Emanuele II fosse in realtà il figlio di un macellaio, che venne scambiato all’età di due anni quando il vero erede al trono morì in un incendio. Probabilmente è così, ma venire a dire lombrosianamente che è quella la ragione dei suoi modi plebei mi pare azzardato) e altre volte non entra sufficientemente nel dettaglio (che la spedizione dei Mille avesse dietro di sé degli addentellati politici – inglesi e mafia – belli forti è presumibile. Ma se si afferma che il regno delle Due Sicilie era molto più avanzato della Sardegna di allora, bisognerebbe chiedersi come mai la piccola borghesia e l’esercito meridionale abbiano deciso di cambiare campo senza pensarci su due volte). Detto tutto questo, penso comunque che valga la pena di leggere il libro, che è anche scritto piacevolmente.

Ultimo aggiornamento: 2005-02-08 16:15

_L’enigma dei numeri primi_ (libro)

[copertina]Negli ultimi anni vanno di moda i libri che raccontano i grandi problemi che la matematica ha incontrato nel corso degli anni: i racconti usano meno formule possibili – e lo si può capire – e sono anche romanzati, secondo lo stile portato al successo da Eric Temple Bell che non si è peritato di portare alle future generazioni delle biografie di grandi matematici piuttosto esagerate. Con questo libro (Marcus du Sautoy, L’enigma dei numeri primi, Rizzoli 2004 [2003], p. 606, € 20, traduzione Carlo Capararo) mi pare si sia davvero esagerato. Passino i pettegolezzi sui vari matematici, e non sono nemmeno disprezzabili certe metafore, come i “punti al livello del mare” (gli zeri) nel “paesaggio di Riemann” (la funzione ζ). Ma quando du Sautoy parla della “retta magica” dove si allineano tutti gli zeri non banali mi pare proprio che si stia scadendo nel misticismo. E non penso proprio sia colpa della traduzione, che mi pare buona, sia nello stile che nella parte più propriamente matematica.
E dire però che il libro è interessante, se si riesce a sopportare i primi due capitoli, ed è uno dei pochissimi resoconti sulla matematica del ventesimo secolo che io abbia mai visto. Il libro è anche pieno di citazioni varie, che sono utili per comprendere il pensiero dei matematici, ammesso che uno lo voglia conoscere…
Insomma, lo si può leggere, ma forse è meglio aspettare l’edizione economica, che potrebbe anche avere un bonus implicito: cartaccia di bassa qualità ma che comunque permette una lettura migliore rispetto alla velina usata in questa edizione.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-06 19:50

Melinda e Melinda (film)

Come sapete, ogni tanto vengo trascinato al cinema da Anna, questa volta con l’ausilio di Barbara. Insomma, venerdì sera siamo andati al Colosseo (che non si sa se apposta o no, proiettava il film nella sala Allen) a vedere l’ultima opera di Woody, stavolta solo in veste di regista e non di attore per mancanza di ruoli adatti a lui. Beh, se avesse avuto trent’anni di meno sarebbe stato un Hobie perfetto, ma l’età avanza per tutti.
Non posso dire che mi sia piaciuto molto. La prima parte soprattutto l’ho trovata inutilmente lenta, anche se il secondo tempo si è riscattato. L’idea “la stessa situazione può essere vista come commedia o come tragedia” è magari trita, ma avere costruito due storie con attori diversi – a parte Melinda – ha permesso al film di non essere una copia di Sliding Doors. Poi era divertente vedere certi particolari di una storia comparire nell’altra in tutt’altro contesto :-)
Insomma, si può fare di meglio che andare a vederlo.
(ps: interessante vedere i commenti “tutto o niente” su IMDB. I “niente” sono ovviamente degli statunitensi, ma anche dei francesi. Vorrà dire qualcosa?)

Ultimo aggiornamento: 2005-02-01 15:05

Salvate il soldato potere (libro)

[copertina]Non stiamo parlando di revisionismo. Non è che si neghino gli orrori hitleriani. Ma in questo saggio (Michael Zezima, Salvate il soldato potere, Il Saggiatore Nuovi Saggi 2004 [2000], € 17.50, ISBN 88-428-1192-0, trad. Daniele Ballarini) viene organicamente presentata una serie di documenti che mostra come il mito degli americani che vanno in guerra per portare la liberta agli europei oppressi sia per l’appunto un mito; che gli alti vertici americani sapevano della Soluzione Finale già alla fine degli anni ’30; che il razzismo statunitense non era certo inferiore a quello tedesco. Alcuni punti sono un po’ tirati per i capelli, come ad esempio l’idea che senza gli aiuti americani il Fronte Popolare nel ’48 avrebbe stravinto; altri sono questionabili, ma bisogna dire che generalmente vengono anche indicate voci diverse dalla tesi principale. Il libro tratta principalmente della seconda guerra mondiale, ma spazia dalla Grande Guerra al Vietnam; la cosa che mi ha lasciato più sconcertato è però il vedere indicati atteggiamenti che sembravano scopiazzati dall’invasione irachena da parte degli USA nel 2003… in un testo del 2000. Questi yankee sono davvero prevedibili. Ottima la traduzione, Ballarini è sempre apprezzabile.

Ultimo aggiornamento: 2005-01-31 11:41

Manuale del leccaculo (libro)

[copertina]Forse adulare non sarà un’arte né una scienza, ma sicuramente è un’attività che vanta millenni di esperienze umane. Con questo libro (Richard Stengel, Manuale del leccaculo, Fazi Tascabili saggi 2004 [2002], p. 334, € 9.50, ISBN 8881125021, trad. Daniele Ballarini) abbiamo la possibilità di scoprire come il concetto stesso di piaggeria, o di leccaculaggine se si preferisce, sia mutato nel corso dei secoli. L’autore tende sempre a prenderci per i fondelli, quasi riproponendo verso noi lettori i vari stili che man mano presenta – mi raccomando, state attenti a cosa è stato fatto il secolo scorso! Un plauso per la traduzione, che nonostante l’ovvia ripetitività e la necessità di mappare una serie di quasi sinonimi – tradurre l’appendice dev’essere stato un vero tour de force – mi pare ottima.

Ultimo aggiornamento: 2005-01-19 10:28

Spazi Atti/Fitting Spaces (mostra)

Titolo rigorosamente bilingue, perché il PAC a Milano non si fa mancare nulla.
Oggi abbiamo sfruttato la domenica con ingresso gratuito (ce ne saranno altre due: il 23 gennaio e il 13 febbraio) per vedere questi “7 artisti italiani alle prese con la trasformazione dei luoghi”. Diciamo che la mostra vale più di quanto abbiamo speso, ma non eccessivamente: facciamo due euro.
Tra le opere in visione, la più interessante era probabilmente 1:1 di Luca Pancrazzi: con un paesaggio dipinto in bianco che si può solo intravvedere (a meno di usare un percorso strano) perché tutto il resto della stanza era riempito da una bolla in pvc trasparente sì, ma non troppo. Anche le strutture di roulotte di Loris Cecchini non erano male, e Marzia Migliora divertiva abbastanza con le sue opere sensoriali. In compenso, l’idea di Alberto Garutti di dipingere le sedie e panche con vernice fosforescente in modo che nessuno possa vedere l’opera (per l’artista, la foto presa di notte “è da considerarsi parte interale di questo lavoro”) mi pare davvero esagerata.
Qualche noticina a lato: c’è un PC dove si può inserire il proprio indirizzo per entrare nella mailing list del PAC. Le istruzioni spiegano che per passare da un campo all’altro occorre cliccare il tasto blu, e in effetti sopra lo shift c’è un bel bollino blu. Inoltre si sono accorti che con una tastiera italiana quale avevano fare la chiocciola non era banale, così hanno messo il driver USA e già che c’erano hanno incollato sul tasto 2 il simbolo “@”. Non hanno però pensato che la gente userà le lettere accentate e si troverà caratteri a caso…
L’altra cosa interessante è il cartello appeso alla Galleria d’Arte Moderna, al momento chiusa per restauri. Vengono però fatte delle visite guidate dal martedì alla domenica, alle 9 e alle 11: orari comodissimi, vero? Il tutto spiegato appunto in italiano, inglese e… tedesco. Chiunque abbia scritto quella traduzione deve essersi divertito: “räumlichkeiten” (spazialità, così ad occhio) per indicare le sale interne a me fa venire in mente le Sturmtruppen…

Ultimo aggiornamento: 2005-01-09 19:39