Archivi categoria: rec-2005

_L’enigma di Cartesio_ (libro)

[copertina]
Abbiamo la Francia del Mazarino, con la lotta tra re e parlamento; abbiamo un delitto perfetto condotto con le tecniche matematiche più avanzate del tempo; abbiamo come investigatore privato nientemeno che Cartesio. Eppure il romanzo (Frédéric Serror e Herio Saboga, L’enigma di Cartesio [L’échelle de Monsieur Descartes], Barbera – meladinewton 2005 [1999], pag. 305, € 16.50, ISBN 88-7899-010-8, trad. Monica Martignoni) non prende. Sarà che gli autori sono troppo filosofi e troppo poco romanzieri, o forse hanno esagerato a inserire nella storia troppi personaggi reali e troppi discorsi effettivamente pronunciati, o ancora la trama viene esposta troppo lentamente e quindi perde di mordente, e la traduttrice non può farci più di tanto: ma è chiaro che il poliziesco fa acqua da tutte le parti, e le dotte spiegazioni di Cartesio fanno dopo poco tempo sbadigliare. Sarebbe stato meglio aggiungere magari la piantina della zona del delitto e il disegno schematizzato tracciato come spiegazione delle cause del delitto… Già tradurre letteralmente il titolo (la scala di Cartesio) sarebbe stato più simpatico. Aggiungiamo poi il fatto che le ultime quaranta pagine contengono estratti di opere e lettere del filosofo, e completiamo l’opera. Insomma, non è un libro che si butta via a metà, ma nemmeno uno di quelli da prendere al volo.

Ultimo aggiornamento: 2017-12-10 19:25

_Personaggi e paradossi della matematica_ (libro)

[copertina]
Io non sono così inflessibile. Posso tollerare che un limerick non venga tradotto come limerick, perdendo la sua musicalità. Ma quando ad esempio trovo scritto in un aneddoto che Paul Erdös chiede “Dimostrami che se hai n+1 positivo e intero minore o uguale a 2n, alcune loro coppie sono numeri primi relativi [Non avendo alcun fattore in comune tranne che uno]”, capisco due cose. La prima è che il traduttore non sa nulla di matematica, il che di per sé non è un problema se il libro (David Wells, Personaggi e paradossi della matematica [The Penguin Book of Curious and Interesting Mathematics], Mondadori – Oscar saggi 2002 [1997], pag. 279, € 8.80, ISBN 88-04-49885-4, trad. Massimiliano Buvoli) non parlasse evidentemente di matematica. La seconda è che a Mondadori nessuno ha pensato di rileggere le bozze, tenuto conto che il brano in questione si trova all’inizio di pagina quindici. O forse, e non so se sia ancora peggio, hanno pensato che tanto la gente comune è convinta che i matematici siano strambi, e prende per oro colato qualunque cosa si dica di loro. In ogni caso, fatevi un favore: se sapete l’inglese potete pensare di prendere il libro in edizione originale, pur sapendo che comunque è una specie di minestrone; altrimenti lasciate perdere e vivete tranquilli e felici.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-09 10:49

Guida galattica per autostoppisti (film)

Mi ero detto che avrei aspettato il DVD, visto che l’uscita italiana è stata praticamente cancellata (venti copie in tutta la nazione, e a partire dal 12 agosto…) per il basso successo nell’Europa continentale. Di per sé avevo anche recuperato il DiVX, se proprio mi fossi sentito in crisi di astinenza. Ma poi ieri sera ho visto che lo stavano dando al Mexico, e così abbiamo preso e siamo andati. Commento di Anna: “per una volta che tu vuoi andare al cinema, bisogna cogliere l’occasione al volo!”
Che dire del film? è quasi completamente dissimile dal programma radiofonico, e dalla serie tv, e dai libri, e dall’adventure… il che è il minimo che uno si possa aspettare. L’inizio è sempre lo stesso, ma dopo la storia parte leggermente per la tangente: così a memoria, non mi pare che si parli dell’Arma Totale PDV nelle altre edizioni. La fregatura però è nella trama. Se uno è un adamsiano convinto, è una gioia: almeno una decina di volte ho potuto pronunciare le battute insieme agli attori. Ma se non si sa nulla della Guida, direi che è piuttosto deboluccio, anche se l’animazione della Guida stessa è fatta parecchio bene, e Zaphod è assolutamente perfetto nella sua parte di presidente della Galassia. Ci vuole un po’ di tempo per fare l’abitudine a Ford, non tanto perché è nero quanto per lo stile di recitazione: memorabile però (per chi conosce il libro…) la scena flashback del suo primo incontro con Arthur. Trillian è carina ma completamente Hollywoodizzata :-(
Ora devo testare la versione in lingua originale…

Ultimo aggiornamento: 2005-09-11 19:19

FORMA

Ieri pomeriggio siamo andati a vedere il Centro Internazionale di Fotografia, che hanno aperto a Milano in piazza Lucrezio Caro, tra la Bocconi e corso san Gottardo. Il posto è molto bello: era una parte del deposito ATM del Ticinese – non per niente ATM è uno degli sponsor del centro – e addirittura si possono vedere i tram da una finestra interna opportunamente collocata. Anche la mostra antologica di Gianni Berengo Gardin, ospitata fino a domenica 18 settembre, è carina: a me personalmente è piaciuta la divisione degli spazi in molte delle sue foto. Certo che le note didascaliche presenti qua e là erano assolutamente incomprensibili, e non sempre poi così legate alle foto. Inoltre l’ergonomia non è che fosse poi così considerata: se metti due foto una sopra l’altra, forse sarebbe più simpatico sfalsare anche di un solo centimetro i cartellini, e non metterli esattamente in orizzontale… soprattutto quando la didascalia è “città – anno”.
L’altro punto su cui dissento fortemente è il costo del biglietto di ingresso. Sei euro e mezzo (ridotto 5) per una mostra fotografica mi pare molto caro: a questo punto a Brera dovrebbero far pagare 25 euro per l’ingresso in pinacoteca…

Ultimo aggiornamento: 2005-09-11 18:43

<em>Gli Schwartz</em>

[copertina]
Non so esattamente come giudicare il libro (Matthew Sharpe, Gli Schwartz [The Sleeping Father], Einaudi – Stile Libero Big 2005 [2003], pag. 300, € 14.80, ISBN 88-06-17286-7, trad. Matteo Colombo). Sharpe si deve essere sicuramente fumato della roba buona, perché non si puo onestamente dire che non ci sia una trama, ma spesso più che di commedia si dovrebbe parlare di immaginismo; il tutto all’interno di una famiglia ebrea col padre in coma, la madre – che aveva già divorziato da lui – scappata all’Ovest, e due figli adolescenti, Chris sessuomane senza fortuna e Cathy in preda a una conversione mistica verso il cattolicesimo. A loro si aggiungono una serie di comprimari le cui vicende si intrecciano tra di loro e con gli Schwartz, con battute a volte fulminanti e uno spaccato di vita nella provincia dell’Est statunitense. La traduzione è generalmente ottima e rende bene sia lo stile di Sharpe che le battute, il che non era affatto semplice: ci sono però un paio di svarioni, quando Lila parla di matrimonio al posto di divorzio, e l’Atto di Carità che è diventato di Amore.

Ultimo aggiornamento: 2005-09-06 11:30

_Cavour contro Garibaldi_ (libro)

[copertina]Mack Smith è lo storico inglese più esperto della storia italiana. In questa che è stata la sua prima opera, la cui prima edizione risale agli anni ’50 (Denis Mack Smith, Cavour contro Garibaldi, Rizzoli – Saggi stranieri 1999, pag. 509, €19.63, ISBN 881786143X, trad. Paolo Gori) si mette a ribaltare la tradizione italica riguardo all’annessione dell’Italia meridionale che ci hanno insegnato a scuola. Indubbiamente un punto di vista diverso è sempre utile per avere un’idea più completa di quanto successe in quei mesi, e il testo è letteralmente farcito di citazioni dagli epistolari dei vari protagonisti. Tra l’altro, lo sapevate che Cavour scriveva abitualmente in francese? Dal libro si nota però come ciascuno ha i suoi pregiudizi. Mack Smith, come in genere i britannici, tende infatti a migliorare l’immagine di Garibaldi: non solo a scapito di Cavour, il che potrebbe anche starci, ma proprio in assoluto. L’eroe indomito, che di politica non capiva molto ma aveva un senso innato per fare le cose giuste, tanto che veniva osannato dalla popolazione? Anche la situazione politica nel napoletano viene mostrata in maniera non propriamente neutrale: chissà, forse la parentela dei Borboni con i francesi ha un po’ prevenuto il nostro. Anche il testo non mi è sembrato molto scorrevole, non per la traduzione ma proprio per lo stile ripetitivo al limite del martellamento. Insomma, ci sono libri più interessanti.

Ultimo aggiornamento: 2017-09-17 12:45

<em>Torino è casa mia</em>

[copertina]Culicchia è uno di quegli autori il cui stile non lascia indifferenti: o lo si ama o lo si odia. Confesso che non ho mai letto un suo libro “serio”, ma in compenso ho sempre apprezzato le sue rubriche più o meno surreali. Questo libro (Giuseppe Culicchia, Torino è casa mia, Laterza – Contromano 2005, pag. 163, €9, ISBN 88-420-7584-1) non è altro che una di queste rubriche allungata fino alla dimensione di un’opera. Se qualcuno ve l’ha venduta come una guida a Torino, vi ha preso in giro. Si parla di Torino, certo: ma l’impressione che ho avuto è quella di una chiacchierata fatta per chi la città la vive – o, come nel mio caso, l’ha vissuta – e vuole scoprire qualcosa di nuovo, o riassicurarsi a riguardo delle proprie certezze. La “cartina” allegata, ancorché perfettamente in scala, è infatti assolutamente inutile per orizzontarsi, e i temi trattati esulano spesso da quanto un turista vero o presunto cerchi. Ma che ci si può aspettare da uno che per anni ha tenuto la rubrica Muri e duri dove veniva fatta un’improbabile esegesi delle scritte sui muri sabaudi? Lettura ampiamente consigliata per autoctoni e assimilati: per gli altri, a loro rischio e pericolo.

Ultimo aggiornamento: 2005-08-13 17:04

La pietra del cielo (libro)

[copertina]Questo primo volume della saga delle Cronache di Camelot (Jack Whyte, La pietra del cielo, Piemme Pocket 1999, pag. 544, €8.90, ISBN 88-384-4361-0, trad. Susanna Bini) non parla affatto di Camelot, Artù, Merlino e compagnia. Non può nemmeno farlo, visto che è ambientato un secolo abbondante prima…
Whyte, infatti, ha voluto fare una serie di romanzi storici, cercando di prendere le varie leggende e immaginando quali fatti realmente avvenuti avrebbero potuto distorcersi fino alle storie a noi note. La spada nella roccia? In verità era una spada dalla roccia, fusa cioè con un ferro meteoritico – la pietra del cielo del titolo. Il protagonista è un veterano romano, Publio Varro, vissuto nel quarto secolo, quando l’impero romano si stava per sgretolare e i romani iniziavano a intuire che la loro fedeltà era per la Britannia, e non per Roma o Bisanzio. Il libro racconta così le lotte coi barbari oltre il Vallo di Adriano e i primi timidi tentativi di unirsi ai celti. Ottima direi la traduzione, sempre scorrevole.

Ultimo aggiornamento: 2005-08-12 10:17