Archivi categoria: rec-2004

_La matematica di Oz_ (libro)

L’idea non era male: un libro di problemi sotto forma di raccontini, anche se Frank Baum non è così noto in Italia. I problemi non sono poi tutti matematici in senso stretto; ce ne sono alcuni che richiedono un po’ di senso fisico per aggiungere qualche ipotesi verosimile; altri che non hanno una risposta canonica, e quindi sono spunto ideale per discussioni magari a scuola; altri ancora in stile Settimana Enigmistica.
Peccato. Il libro (Clifford A. Pickover, La matematica di Oz, Franco Muzzio Editore “Il piacere della scienza” 2004 [2002], p. 349, € 18, ISBN 88-7413-104-6, traduzione Emanuela Luisari) ha delle pecche gravissime. Non parlo della classificazione della difficoltà dei problemi che a me sembra definita a caso: quello è un guaio classico, ognuno ha il suo criterio di complessità. La prima credo che sia già presente in origine: nella sezione “Approfondimenti”, che contiene le risposte ai problemi, ci sono spesso dei nuovi problemi dei quali non si vede la soluzione da nessuna parte, il che è sicuramente frustrante. Ma tutto italiano è il problema con la traduzione: se la signora Luisari si sente in dovere di ringraziare per la consulenza sulle varie unità di misura angloamericane, c’è forse qualcosa che non va – e lo si vede quando ci sono problemi per cui si poteva tranquillamente trasformare miglia in chilometri. Man mano che si va avanti nel libro, anche il testo non matematico comincia a diventare meno leggibile, e mi è stato a volte necessaria la famigerata “doppia traduzione”, riportando la frase in inglese. È chiaro che non c’è nemmeno stata una vera correzione di bozze; se trovo scritto “le prime cento cifre di e” e mi trovo più di venti righe di cifre, non viene in mente che qualcosa non va? Insomma, se la divulgazione matematica in Italia è inesistente, è anche demerito di certe scelte editoriali.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-06 19:51

Shrek 2

Visto ieri sera, in qualità di “film natalizio”, assieme ad Anna e – udite udite! – mia mamma, che penso non andasse al cinema da almeno trent’anni. Accadono cose veramente incredibili al giorno d’oggi.
Commento? Beh, era meglio Shrek 1, ed era molto meglio Gli Incredibili. Soprattutto il primo tempo l’ho visto un po’ lentuccio, mentre il secondo aveva finalmente un po’ di azione. La dissacrazione delle favole, direi soprattutto delle loro versioni disneyane, naturalmente continua: la carrozza a forma d’aglio è un must. Continuano anche i riferimenti per la mia generazione, che riconosce tutte le musiche – il tema di Mission Impossible non è malaccio. Anche il Caffè Farbucks non mi è dispiaciuto. Sarà anche pubblicità occulta, occhei, ma è fatta bene.
Però garantisco che se trovo il distributore italiano gli strappo i peli a uno a uno. Ci siamo guardati cinque minuti di titoli di coda per vedere chi aveva doppiato i personaggi in italiano. Abbiamo avuto il bonus della scenetta di coda a metà dei titoli, e questo è bello; ma la schermata con le voci è rimasta circa per sette secondi, rendendo assolutamente impossibile leggere. Non che il sito italiano aiuti.

Ultimo aggiornamento: 2004-12-26 13:03

_Esercizi per il Signor Rossi contro l’Impero del Male_ (teatro)

Solo due giorni in cartellone al Piccolo, prezzi non esattamente popolari (22.50 euro, rigorosamente fuori abbonamento) per questo spettacolo che dovrebbe servire a Paolo Rossi come banco di prova per testare il nuovo spettacolo che porterà in giro per l’Italia a partire dal prossimo gennaio.
Che dire? Paolo Rossi mi sembra ingrassato :-) A parte questi dettagli, direi che il materiale era molto disomogeneo. È vero che immagino che nello spettacolo definitivo la struttura cambierà completamente – qui avevamo solo una serie di “esercizi”, scene, con un minimo di legatura tra l’una e l’altra; però non tutto fila liscio, e ci sono battute, come quella di Milano 12 a soli cinque minuti dal centro di Pescara, che hanno almeno quindici anni. Mi è piaciuto molto l’esercizio finale con la coppia tunisina che guarda Bush alla tv, e non posso non menzionare le Brigate Calderoli. Il classico monologo iniziale è invece un po’ debole. Per quanto riguarda la compagnia multietnica, il Teatro di Rianimazione, ho apprezzato gli strumentisti e Kais Boumaiza.
Ultima nota: non ho ben capito cosa significhi “musiche scelte da Franco Battiato”. Però vi garantisco che di Battiato non c’è nulla.

Ultimo aggiornamento: 2019-10-21 13:54

_Arlecchino servitore di due padroni_ (teatro)

Ce l’ho fatta. Sono riuscito ad andare a vedere Ferruccio Soleri recitare l’Arlecchino: ormai più che un’opera un simbolo, un po’ come il Concerto di Capodanno a Vienna e La vita è una cosa meravigliosa a Natale. Del resto, lo spettacolo è in cartellone dal 1947, eppure anche ieri sera il teatro era strapieno, nonostante la concomitanza della partita Juve-Milan (che tristezza quello dietro di me che negli intervalli accendeva il telefonino per sapere il risultato) e del concerto gratuito di Baglioni in piazza del Duomo (ci siamo passati alle 23:30, all’ultimo bis. Non ho ben capito come gli organizzatori possano dire che c’erano 200 mila persone, ma non divaghiamo). Molti bambini, cosa assai inusuale per il Piccolo.
Il primo problema è di chi è la commedia. La locandina recita “di Carlo Goldoni, regia di Giorgio Strehler, messa in scena di Ferruccio Soleri, con la collaborazione di Stefano de Luca”. Chi ha aggiunto cosa? Sicuramente rispetto all’originale goldoniano la lingua è stata molto italianizzata, e fin qua nulla di strano. Però c’è tutta una serie di siparietti che se vogliamo fanno molto Commedia dell’Arte, ma che non ci sono nel testo. La balbuzie di Brighella, la musica, con siparietti in stile finto operistico che arrivano qua e là, le gag come quella della mosca, e soprattutto il background, con i personaggi che quando escono di scena se ne stanno ai lati del palco e spesso fanno delle scenette in secondo piano – altro che “unico fuoco per l’azione”… – o il suggeritore che viene tirato in mezzo, e persino chiamato per nome. Mi chiedo quanto sia Strehler e quanto Soleri: ammetto, è una pura curiosità, perché il risultato è favoloso.
Anna, che si ricorda un po’ di quando trenta e più anni fa fu portata a vedere l’opera, ha alla fine commentato “mi ricordavo più capriole e salti da parte di Arlecchino”. Io a dire il vero mi sono stupito che Soleri – classe 1929, vi ricordo – riesca a saltare su e giù per il palco così tanto. Secondo me i due intervalli servono per farlo attaccare a una bombola d’ossigeno: soprattutto l’ultima scena del secondo atto fa stancare solo al pensiero. È un grande, non so trovare aggettivi sufficienti per mostrare la mia ammirazione per lui.
Che aggiungere? a gennaio ripartono le repliche, e poi vanno in tour. Se trovate i biglietti, andateci.

Ultimo aggiornamento: 2019-05-30 16:08

Solaris (libro)

copertina del libro Stanislaw Lem è uno dei pochi autori di fantascienza noto anche al di fuori degli appassionati del genere, e probabilmente l’unico non americano: presumibilmente il film tratto da questo libro (Stanislaw Lem, Solaris, Mondadori Oscar Narrativa 2004, p. 245, € 8.40, ISBN 88-04-51047-1, traduzione Eva Bolzoni) ha contribuito parecchio a tale notorietà. Io come al mio solito il film non l’ho visto, e stranamente avevo letto molte opere di Lem ma non questo libro. Che dire? È piuttosto diverso dalle sue altre opere, e definirlo “fantascienza” mi pare riduttivo, anche senza arrivare alle ineffabili vette della postfazione a cura di Gianfranco de Turris.
Indubbiamente l’ambientazione è SF: siamo su un pianeta sconosciuto e peculiare. Ma il tema principale sembra essere l’inconoscibilità aliena e l’impossibilità di capire anche solo chi ci è vicino. Le lunghe descrizioni scientifiche, esplicitamente asettiche, sono un po’ pallose, lo ammetto: ma credo che siano necessarie per accentuare ancora di più la differenza tra le nostre concezioni mentale e la realtà che è affermata essere inconoscibile. Il guaio è che Lem si è trovato a un certo punto su un binario morto: il finale dà tanto l’idea di essere raffazzonato, o meglio di essere stato appiccicato lì perché il libro doveva essere terminato in un qualche modo, ma fa lo stesso effetto di un parrucchino malmesso…

Ultimo aggiornamento: 2004-12-17 12:21

_Gli incredibili_ (film)

Pur di convincermi a uscire e andare al cinema – all’ultimo spettacolo, poi… – Anna mi ha proposto di andare a vedere Gli incredibili, anche se a lei non era poi piaciuto tanto Alla ricerca di Nemo. Bene, alla fine anche lei si è ricreduta.
La trama ovviamente è di una prevedibilità completa, ma questo non è un problema, anzi. Il film non solo recupera tutte le citazioni possibili e immaginabili dai fumetti con i supereroi, Marvel in prima linea, ma anche da tutti i film di 007. Il tutto in due ore tiratissime, che passano in un battibaleno. Edna è doppiata da Amanda Lear in maniera stupenda.
La grafica è favolosa, ma la cosa più fantastica è che non ti viene in mente che è un film di animazione, perché sei lì a guardarti la storia. Direi che non c’è altro da aggiungere.
(ps: no, almeno una cosetta da aggiungere c’è… l’idea che il supereroe abbia un bisogno compulsivo di aiutare gli altri è geniale)

Ultimo aggiornamento: 2014-06-16 21:21

<em>The Pleasures of Counting</em>

L’autore afferma che questo libro (T.W. Körner,The Pleasures of Counting, Cambridge University Press 1996, p. 534, Lst. 24.99, ISBN 0-521-56823-4) può essere letto da uno studente liceale molto brillante, oppure da un universitario del primo biennio… che sia interessato alla matematica, questo è ovvio. Körner sceglie di fare una serie di racconti, dalle epidemie di colera nella Londra del diciannovesimo secolo ai convogli di navi che attraversavano l’oceano durante le due guerre mondiali, e al loro interno mostra le teorie che venivano man mano avanzate e il modello matematico che ci sta dietro. Il tutto con una serie di esercizi che inframmezzano il testo e dei quali non viene presentata la soluzione; al massimo c’è la risposta, che come un qualunque appassionato di matematica sa non è esattamente la stessa cosa.
Dal punto di vista del lettore italiano il problema è dato dall’anglocentricità del libro, sia per gli esempi che per lo stile di scrittura che magari può apparire un po’ strano, e che quindi non fa pensare a un grande successo per un’eventuale edizione italiana. Peccato.

Ultimo aggiornamento: 2004-12-10 19:41

_Les enfants terribles_ (mostra)

Mentre eravamo a Lugano, siamo andati al Museo Cantonale d’Arte a vederci questa mostra, sottotitolo “il linguaggio dell’infanzia nell’arte 1909-2004”.
Se devo essere sincero, non ho ben capito perché siano anche stati esposti disegni di bambini, ancorché nelle collezioni preparate all’uopo da Kandinskij e Gabriele Münter, ma lasciamo stare. Il resto della mostra infatti è davvero interessante, a partire dalla prima opera, un “plagio per anticipazione” di Giovanni Francesco Caroto che nel 1520 (!) ha fatto un Ritratto di fanciullo con disegno. Il fanciullo è inquietante anzichenò, ma la cosa più strana è vedere il disegno che tiene in mano, che è identico a quello che un bambino potrebbe fare oggi.
Per una volta, anche le opere dei contemporanei sono interessanti, per vedere come loro hanno voluto rappresentare gli influssi fanciulleschi. Diciamo che non si sentivano costretti a fare stupire in qualche altro modo?
La mostra si tiene fino al 16 gennaio 2005, orario 10-17 (domenica 10-18, lunedì chiuso, martedì 14-17)

Ultimo aggiornamento: 2014-09-24 16:45