[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Nell Gavin sceglie di vedere gli eventi contemporanei con l’occhio del futuro: persone del ventottesimo secolo tornano regolarmente nel passato per vedere dal vivo gli eventi storici più importanti, ma uno Storico non identificato compie un errore, dando un’informazione a due suprematisti bianchi, e da lì parte una serie di eventi che porteranno a una Anomalia. Due squadre sono mandate indietro nel tempo per ripararla: un quartetto di Eroi – in realtà persone borderline psicopatiche, le uniche senza empatia e che quindi possono fare il lavoro sporco – e Avid, uno Storico che dovrà fare coppia con una psicoterapeuta del ventunesimo secolo.
Gavin spiega nei dettagli come è composta la società del futuro. Troppi dettagli: soprattutto nei primi capitoli sembra trattare con sufficienza il lettore. Queste spiegazioni mi ricordano un po’ quelle dei più famosi libri di Heinlein: ma sono passati settant’anni, e ciò che ai tempi era una novità ormai è qualcosa di trito. Anche la trama è poco fluida, con capitoli molti lunghi e altri capitoli brevissimi, e con le due sottotrame (Eroi e Avid) che non si mischiano mai davvero. In definitiva, si può leggere ma non è certo un capolavoro.
(Nell Gavin, The Historian Project : A Time Travel Catastrophe, Book and Quill Press 2023, pag. 278, $8,90, ISBN 9798987600344)
Voto: 3/5
La cosa più strana di questo libro è che parte con la teoria combinatoria dei giochi, che sono davvero in pochi ad associare alla teoria classica (e in effetti i giochi sono di tipo completamente diverso). I primi quattro capitoli sono così dedicati a giochi come Nim e Hackenbush e al teorema di Sprague-Grundy, ben noti a chi abbia letto Winning Ways for Your Mathematical Plays. La parte di teoria dei giochi classica giunge fino ai giochi cooperativi e a un accenno ai giochi a più persone, terminando – spiazzando un’altra volta chi arriva alla teoria dei giochi dall’economia – al teorema di impossibilità di Arrow. Alcune parti più tecniche sono lasciate in appendice per i più coraggiosi. Devo dire che ho molto apprezzato questo approccio, proprio perché permette di vedere le cose in modo diverso dal solito.
Rispetto all’altro libretto di Spreckelmeyer (che poi ho scoperto essere stato un insegnante liceale americano) che ho letto, questo sui numeri reali mi è parso più fruibile anche a un lettore odierno. (Ricordo che questi libri sono stati scritti nei primi anni ’60 del secolo scorso, e pubblicati alla fine di quel decennio dalla Progresso Tecnico Editoriale.) Partendo dalla fattorizzazione unica e dalle approssimazioni con i numeri razionali, si giunge alla definizione dei numeri reali mediante le successioni di Cauchy, immagino preferite ai tagli di Dedekind perché più semplici da visualizzare graficamente. Ecco: l’approccio grafico è probabilmente la parte migliore di questo libriccino, che direi essere tranquillamente alla portata di uno studente liceale attuale (e quindi facile per uno del tempo). La traduzione di Domenico Costantini è quella tipica del tempo.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Il mio primo incontro con Zellini fu a Pisa, quando io ero un giovane studente di matematica che ogni tanto andava a fare incursioni tra gli informatici, e ho seguito per curiosità personale parte del corso di teoria della complessità che lui al tempo teneva. In effetti mi ero sempre chiesto come mai nei suoi libri scrivesse di temi apparentemente lontani dal suo campo di studi: con questo libro finalmente sono riuscito a comprendere il motivo. La tesi di Zellini è piuttosto spiazzante, e la si può leggere nel titolo dell’ultimo capitolo del libro: “il continuo come approssimazione del discreto”. In pratica, la matematica nacque come discreta e algoritmica, si pensi alle tavolette babilonesi per esempio, e il continuo fu introdotto in età relativamente tarda perché semplificava i conti. Ma adesso la situazione è di nuovo cambiata! Sono i computer a risolvere i problemi, lo fanno con una struttura numerica discreta – quella dei numeri di macchina – e quello che conta è riuscire a dimostrare che si resta vicini alla soluzione teorica, sintetica ma non calcolabile, e che le operazioni sono fattibili in un tempo umano – ciò che studia la teoria della complessità, insomma.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Niente da fare. Avevo grandi aspettative su questo libro, ma non mi è proprio piaciuto. Posso salvare il primo racconto, sul capitolo zero del Piccolo Principe, “N-landia” e l’ultimo, “La verità intorno al maiale” che però nonostante gli sforzi degli autori con la matematica non c’entra nulla. Mi è perfettamente chiaro che tradurre concetti matematici in storie non è affatto semplice, e io non ci provo nemmeno (l’ho fatto coi miei raccontini di fantascienza, ma così era barare): però mi spiace, ma non penso che questi racconti siano al servizio della matematica, come recita il sottotitolo.
Questo libriccino raccoglie un buon numero di problemi di geometria piana, tutti generalmente risolvibili senza competenze troppo elevate (sennò che snacks sarebbero?). La parte interessante è che generalmente viene data più di una soluzione per ciascun problema, per mostrare come è vero che non esiste una via regia per imparare la geometria, ma almeno ci sono tante strade possibili e ognuno di noi può scegliere quella in cui si trova più a suo agio.