Il titolo del libro è abbastanza fuorviante: di Wikipedia si parla esplicitamente in un solo capitolo del libro, infatti. Il tema di questo lavoro, che amplia una sua precedente opera, è come si costruiscono le comunità in rete, con somiglianze e differenze rispetto a quelle classiche che si costruivano con le persone vicine. Secondo Bruckman il punto fondamentale di queste comunità è che costruiscono un corpo di conoscenza comune. Certo, Wikipedia è il primo esempio che può venire in mente: ma Bruckman racconta di esempi completamente diversi, dai subreddit di fan di una certa serie televisiva ai siti di autoaiuto sulle allergie. Inoltre queste comunità tendono a una certa coesione empatica tra i membri, qualcosa che a priori non sembrerebbe possibile. Per quanto riguarda Wikipedia – e il “possiamo fidarci di quello che c’è scritto?” la sua posizione è che la verità esiste, anche se noi abbiamo un accesso solo indiretto e incerto; il consenso sociale a volte sbaglia ma continua a essere il meglio che possiamo ottenere. Insomma sì, ci possiamo fidare. Negli altri capitoli Bruckman racconta di come Internet ha cambiato il nostro modo di pensare, che è diventato più di gruppo che personale; segue una sezione sulle nostre identità che cambiano a seconda dei gruppi dove operiamo e su come il mercato plasma i siti e li fa diventare cose diverse, nel bene o più spesso nel male – pensiamo a troll e abusi in rete; Bruckman fa alcune proposte per come Internet potrebbe diventare migliore, anche se non mi è parso di vedere un vero ottimismo. L’approccio didattico dell’autrice si nota nel recap alla fine di ciascun capitolo, dove c’è un riassunto di quanto si è imparato. In definitiva, non sarà un testo essenziale ma può servire a vedere con occhi diversi le comunità online.
(Amy S. Bruckman, Should You Believe Wikipedia?: Online Communities and the Construction of Knowledge, Cambridge University Press 2022, pag. 274, €10,19, ISBN paperback 9781108748407)
Ultimo aggiornamento: 2022-06-20 22:29