Sono sempre in ritardo con le mie letture: il suo successivo Mirabilia è già uscito da mesi, ma io ho attaccato solo ora la sua opera precedente (Renato Bruni, Le piante sono brutte bestie : La scienza in giardino, Codice 2017, pag. 219, € 18, ISBN 9788875786717, link Amazon). Con i bei disegni di Alessandro Damin che impreziosiscono il testo, Bruni stavolta si dedica a spiegare come anche i semplici prati, giardini e orti contengano una biodiversità a noi ormai sconosciuta: ma soprattutto come non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, perché piante diverse hanno richieste diverse. La biologia ha mostrato come credenze popolari, quali per esempio che fare pipì fertilizzi il terreno, possono essere vere per certe coltivazioni ma rovinarne altre; oppure che la simbiosi a livello microscopico tra le specie è molto più importante di quanto si credesse. Il tutto è confezionato nello stile per così dire “aziendale” di Bruni, che spiazza il lettore traducendo concetti a cui non facciamo più caso nel lessico marchettaro. Credo tra l’altro che il racconto della tassonomia delle piante finte, la famosa famiglia delle Simulacreaceae, meriti già da solo la lettura!
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_La vita segreta_ (libro)
È raro che un libro mi faccia arrabbiare dalla sua prima pagina, ma Andrew O’Hagan ci è riuscito. Scrive infatti nell’incipit: «Quando racconto una storia vera, non mi sembra tanto di riferire delle notizie, quanto piuttosto di indagare la realtà, un’attività alla quale le tecniche del romanzo, lungi dall’essere estranee, sono spesso adeguate.» Ve lo dico subito: il mio voto basso al libro (Andrew O’Hagan, La vita segreta : Tre storie vere dell’èra digitale [The Secret Life : Three True Stories of the Digital Age], Adelphi 2017 [2017], pag. 222, € 22, ISBN 978-88-459-7947-7, trad. Svevo D’Onofrio, link Amazon) non dipende dallo stile di scrittura, che anzi è ottimo e ben tradotto da Svevo D’Onofrio. Quello che non mi è andato giù è proprio il suo stile programmatico, dove le “storie vere” sono tutto tranne che vere. Certo, non sono così ingenuo da pensare che una qualsivoglia biografia sia “vera”. Ma di solito il narratore cerca di nascondersi il più possibile per far risaltare le parti del narrato che ritiene più importanti, mentre qua abbiamo come vero protagonista O’Hagan mentre Julian Assange e Satoshi Nakamoto (o meglio, Craig Wright) sembrano solo dei comprimari. Paradossalmente la storia più vera è quella di Ronnie Pinn, che nella realtà era morto da decenni e la cui identità è stata fatta rivivere da O’Hagan. Lì infatti era naturale che il ruolo da protagonista fosse il suo: nelle altre due storie abbiamo O’Hagan che afferma di fare il giornalista ma parla per l’appunto più di sé che degli altri. In definitiva, se siete tipi che apprezzano la scrittura in sé o siete amanti del gossip, leggetelo; altrimenti lasciate perdere. PS: io ho preso il libro in prestito digitale, ma non riesco proprio a capire perché l’edizione digitale costi praticamente quanto quella cartacea. C’è qualcosa che non funziona.
_Vice_ (film)
Devo confessare che quando Anna mi ha portato a vedere il film (il mese scorso, ma io sono lento…) ci ho perso un po’ di tempo per capire che “vice” non era il vizio ma il vice(presidente). Premesso che non ho capito come Christian Bale sia riuscito a calarsi nei panni di Cheney, che dire del film? Io mi ricordavo un po’ di cose, dalla figlia lesbica al suo prendere de facto il posto di Giorgino Bush (Sam Rockwell è stato perfetto!) Quello che non sapevo, e che a mio parere è il punto fondamentale di un film molto schierato come questo, è tutta la parte della dottrina politica che Cheney aveva preparato già prima della vicepresidenza, e che è quella che poi ha portato al cambiamento estremo del bilanciamento tra i poteri americani come si è poi visto con Obama ma soprattutto con Trump.
Il film termina brutalmente con un discorso di Cheney direttamente agli spettatori, con il postscriptum durante i titoli di coda che chiarisce ancora di più la volontà del regista Adam McKay. Detto tra noi, non credo però che sia riuscito nel suo scopo: questo è il tipo di messaggio che arriva solo a chi è già d’accordo…
Ultimo aggiornamento: 2019-03-01 09:22
_L’equazione di Dio_ (libro)
Confesso di invidiare un po’ David Stipp. A differenza del sottoscritto, riesce a tirare fuori una serie di paragoni così estremi – e soprattutto lontani dalla matematica – da catturare il lettore digiuno della materia. Detto in altri termini: se siete abbastanza esperti, questo libro (David Stipp, L’equazione di Dio : Eulero e la bellezza della matematica [A Most Elegant Equation], Codice 2018 [2017], pag. 195, € 21, ISBN 9788875787547, trad. Giuseppe Bozzi, link Amazon) non vi darà nulla di nuovo. Se invece siete semplici curiosi, vi si aprirà un mondo nuovo. Probabilmente non imparerete nulla, il che ha perfettamente senso visto che non stiamo parlando di un manuale; ma avrete un’idea di come un giocoliere dei numeri quale Eulero è stato potesse prendere un concetto nemmeno troppo chiaro al tempo come quello dei numeri immaginari, sfruttarlo per creare un nuovo universo, quello delle potenze immaginarie, e con un salto mortale all’indietro mostrare come si tornasse alle usuali funzioni trigonometriche. Stipp infine termina filosofeggiando, e proponendo la sua personale versione di cos’è la matematica. Afferma di essere un quasi-platonista: in altre parole, è convinto che gli oggetti matematici esistano da qualche parte nell’iperuranio, ma che allo stesso tempo noi esseri umani possiamo prenderli e manipolarli per creare qualcosa di nuovo. Un teorema, insomma, non esiste ab ovo ma solo quando noi lo dimostriamo. La traduzione di Giuseppe Bozzi rende generalmente il senso di stupore di Stipp, ma in qualche punto mi è parsa troppo letterale.
Ultimo aggiornamento: 2019-03-01 09:48
_Phoenix: Fields of Mars_ (ebook)
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
La prima cosa da tenere in mente leggendo questo libro (Jackie Anders, Phoenix: Fields of Mars, Black Rose Writing 2018, pag. 176, €5,27, ISBN 9781684331642, link Amazon) è che il titolo non ha praticamente nulla a che fare con il testo. “Fields of Mars” non sono praterie del quarto pianeta, ma un banale “campo di Marte”; la fenice, ancorché spiegata nel testo, non l’ho affatto compresa. Ad ogni modo la storia racconta di una spedizione che viene mandata indietro nel tempo fino alla Gerusalemme dell’ 8 d.C. No, Gesù non c’entra, almeno direttamente. Il motivo della spedizione è legato all’impero Romano. Si vede che Jackie Anders è americana, con tutte le spiegazioni aggiunte nella parte iniziale del libro – la più debole, a mio parere: lascia troppi buchi nella trama. Il resto del romanzo scorre molto meglio, anche se c’è uno svarione enorme: a un certo punto i protagonisti risalgono l’Adriatico per arrivare a… “Venice”. Certo, esisteva la Venetia, ma era una regione: la città di Venezia nacque dopo qualche secolo….
_Big Mind_ (libro)
Nella prima parte di questo libro (Geoff Mulgan, Big Mind : L’intelligenza collettiva che può cambiare il mondo [Big Mind : How Collective Intelligence Can Change Our World], Codice 2018 [2017], pag. 322, € 27, ISBN 9788875787523, trad. Gianni Pannofino, link Amazon) il lettore potrebbe pensare che Geoff Mulgan pensi alla creazione di un’entità simile ai trekkiani Borg: l’intelligenza collettiva sarebbe insomma qualcosa di legato più ai computer che alle persone. In realtà non è così. Almeno nel breve o lungo termine, quello che Mulgan pensa è il modo per coordinare meglio e migliorare la gestione di un qualunque sistema complesso, sfruttando armonicamente i tre cicli di apprendimento: quello di base incrementale, quello di mezzo con l’introduzione di nuove idee e quello di distruzione creativa da usare con estrema cautela ma che si deve avere a disposizione. Mulgan lavora da decenni in questa direzione, e attualmente è il deus ex machina del Nesta, un think tank britannico che si dedica a questi temi: è sicuramente un personaggio vulcanico e molto british, anche se ogni tanto mi sa esageri un po’ nel mostrare quante belle cose ha fatto nei sui progetti. Il libro non nasce comunque per dare soluzioni ma per mostrare problemi e possibilità della creazione di un’intelligenza collettiva, e da questo punto di vista è indubbiamente stimolante, oltre a dare una visione diversa di quanto abbiamo già oggi: consiglio tra l’altro il capitolo sulla trattazione dei beni comuni.
Ho qualche dubbio sulla traduzione di Gianni Pannofino, non tanto sui neologismi come “macchinico” che nel contesto ci sta quanto su apparenti anglicismi come “disposizione dei lavoratori” oppure “commettere suicidio”
Ultimo aggiornamento: 2019-06-08 22:53
_Introspection: Transformation_ (ebook)
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
L’idea alla base del libro (Steve Hamburg, Introspection: Transformation, Prodigy Gold Books 2018, pag. 320, $4.47, ISBN 9781939665959, link Amazon) non sarà certo nuovissima, ma quello non è un grande problema: abbiamo un pianeta abitato da razze telepatiche che vuole invadere la Terra e uccidere tutta la sua popolazione; durante la preparazione della loro campagna un ragazzo terrestre ottiene però gli stessi poteri e cerca di gestirli e di avvisare le autorità. La trama, nonostante qualche calo qua e là e troppi momenti di spiegazione di cosa succede (l'”introspection” del titolo, immagino) spesso inutili, scorre abbastanza bene fino all’ultimo capitolo, dove purtroppo Hamburg si perde del tutto. Il guaio non è ovviamente la scelta di non terminare la storia e lasciare spazio per i sequel; gli è che proprio non funziona con le ipotesi di suspension of disbelief che abbiamo seguito nel corso della storia. Si è insomma rotto il patto col lettore, e questo è un peccato.
_Matematica come narrazione_ (libro)
“Narrazione” è una parola oggi sin troppo di moda: però associarla alla matematica parrebbe piuttosto azzardato. Gabriele Lolli però non è d’accordo, e lo mostra in questo libro (Gabriele Lolli, Matematica come narrazione, Il Mulino 2018, pag. 216, € 15, ISBN 9788815274229, link Amazon), cominciando con uno scherzo: la sottocollana del Mulino dove il testo è stato pubblicato ha come titolo “raccontare la matematica”, e quindi è il posto perfetto!
Il libro è composto da due parti. Nella prima, più discorsiva – a parte quando si mette a parlare delle categorie: anche l’appendice inserita apposta per spiegare i concetti matematici usati spaventerà il povero lettore non avvezzo alla matematica avanzata – Lolli mostra come in effetti i matematici non seguano il metodo “scolastico” per creare nuova conoscenza. La cosa è ovvia, ma probabilmente non è ancora bene introiettata. La seconda parte è molto peculiare. Lolli prende lo spunto da come negli antichi greci si sia man mano creata una teoria della narrazione, partendo dai primi testi dove gli avvenimenti venivano semplicemente man mano aggiunti e arrivando alla costruzione di storie dalla trama più complicata ancorché basate su strutture standard quali il chiasmo e il collegamento ad anello. Le stesse costruzioni si ritrovano in Euclide: l’ipotesi è che siano state mutuate dalla letteratura passando per… il linguaggio dei tribunali! Questa sezione è molto più tecnica della precedente: però è interessante vedere questa strutturazione, per nulla nota in Italia (Lolli cita Doxiadis e Mazur come antesignani), per guardare le dimostrazioni euclidee sotto una nuova luce.
Ultimo aggiornamento: 2019-05-31 22:31