Peter Seewald è stato l’interlocutore preferito da Joseph Ratzinger, e quindi non è poi così strano che abbia potuto intervistare il papa emerito anche in questi ultimi anni, dopo che ha lasciato il ministero petrino. Questo libro (Benedetto XVI, Ultime conversazioni [Letzte Gespräche], Garzanti 2016, pag. 235, € 12,90, ISBN 9788811688242, trad. Chicca Galli) parte con il racconto della sua rinuncia al papato, per proseguire nella buona traduzione di Chicca Galli come una sorta di biografia. Ci sono parti più noiose almeno per me, come quelle dell’infanzia, parti che probabilmente avrebbero richiesto un respiro un po’ più ampio, come quelle sugli anni in cui è stato arcivescovo; ma in generale sono un interessante spaccato di una persona che i media hanno raffigurato in un certo modo negativo, ma ha una sua profondità ben lontana dai titoloni. Leggendo il testo, si comprende anche come mai il “teologo progressista” del Vaticano II è diventato il “cane da guardia retrivo” da capo del Sant’Uffizio e papa; in realtà la sua linea è sempre stata fondamentalmente la stessa, ed è l’apparenza che inganna. Una curiosità: le edizioni nelle altre lingue hanno in copertina il papa visto di fronte, mentre in quella italiana è raffigurato di schiena, ammesso che sia lui. Chissà come mai…
Ultimo aggiornamento: 2017-02-11 22:05

La matematica ricreativa è dannatamente seria. Magari non ci credete, ma è così: il suo punto di partenza è ovviamente diverso da quello per esempio della fisica matematica, ma una volta impostato il problema la sua risuluzione può essere semplice o complicata, o magari impossibile, esattamente allo stesso modo. Questo testo (Jennifer Beineke e Jason Rosenhouse (ed.),
Quasi mille pagine per parlare dei Beatles prima che diventassero i Beatles. Troppe? Beh, per un vero fan no. Questo primo volume della Biografia Beatlesiana Definitiva (Mark Lewisohn,
Usare i personaggi carrolliani per un libro che fondamentalmente si può definire “matematica elementare da un punto di vista superiore” è una cattiveria. Il vero guaio però è che – almeno a mio giudizio – il risultato non è poi così ottimo. Il capitolo zero di questo libro (Andy Liu,
Che cosa ha a che fare una signorina poco vestita nella copertina di questo vecchio pamphlet (Giampaolo Dossena, Le contrappuntiste nelle aiuole, Comix-Vallardi 1994, pag. 32, ISBN 9788876863141), un emulo dei Millelire di Stampa Alternativa, che ho ritrovato facendo ordine in casa? Beh, Giampaolo Dossena era una persona serissima e proprio per questo capace di evocare immagini licenziose anche quando parla di giochi di parole da un punto di vista scientifico. In quel periodo Dossena aveva appena pubblicato il Dizionario dei giochi con le parole, e questo libretto poteva in un certo senso essere considerato un teaser: un modo per pubblicizzare l’altro prodotto, condensando un paio dei concetti del libro maggiore per incuriosire i potenziali acquirenti. Beh, garantisco che la cosa era venuta bene, nel senso che queste poche pagine rendono l’idea dello stile di Dossena. Una nota personale: quando Dossena prende posizione contro la terza scuola di pensiero, quella che se non trova una parola con una certa configurazione prova a generarne una, e scrive «Non è da escludere che entrino in uso ‘nettafilobus, semifactotum, compilarebus’», sta citando il sottoscritto che gli aveva mandato questi termini nel 1982, quando io ero uno studente liceale e lui teneva la rubrica di giochi di parole su Tuttolibri. No, regolapickup e soprattutto contracchewinggum non sono creazioni mie: io avevo anche caposervitù e videotabù, oltre a un regolagrisù che non ho più ritrovato. Anch’io ho un limite.
Tutti parliamo e sparliamo di privacy. Spesso però non abbiamo chiaro di che cosa stiamo parlando, perché sotto l’ombrello “privacy” si mettono per esempio il diritto a non essere fotografati in giro – diritto alla solitudine, potremmo chiamarlo – e quello a non volere che le informazioni su di noi siano conosciute da altri senza il nostro consenso preventivo – diciamo un diritto all’autodeterminazione. Questi campi si sovrappongono in parte ma non sono uguali, e trattarli come un unico blocco non è l’opzione ottimale. Il tema tra l’altro è in continuo divenire: questa versione del saggio di Raymond Wacks (Raymond Wacks,
Inutile fare giri di parole: non mi ha affatto convinto la tesi di Amir Aczel, che in questo suo libro (Amir D. Aczel,