(disclaimer: ho ricevuto questo libro via LibraryThing Early Reviewers)
L’idea alla base del libro (Leigh Goodison, Renascence, Sheffield Publications 2017, pag. 243, € 0,99) è interessante, anche se non troppo originale: la Terra sta morendo, e alcuni giovani sono inviati nello spazio per trovare sostanze che potranno essere usare per far rinascere il pianeta. Peccato che il risultato sia deludente.
La sospensione dell’incredulità che occorre per leggere il titolo è molto alta, partendo dai viaggi galattici che dovrebbero avvenire tra pochi anni e arrivando all’invalidamento della teoria della relatività. Ma in fin dei conti questa è fantascienza e non ho nessun problema ad accettare queste premesse, se la storia funziona. Questo purtroppo non è il caso. I primi capitoli sembrano scritti per dei bambini che non sanno nulla; d’accordo preparare lo sfondo del libro, ma è molto meglio aggiungere man mano i particolari nel corso del testo anziché fare una specie di testo da sussidiario. L’OWL, il consiglio che regge quello che è rimasto il pianeta, è necessario per la trama ma rimane una specie di deus ex machina; si accenna ad alcune possibili liti interne (sempre necessarie alla trama) in maniera inconcludente. Il personaggio di Lucian è inutile, ma viene ogni tanto rievovato. Reynard è presentato in vari modi diversi, con un cambio netto da un capitolo all’altro e senza nessuna spiegazione – almeno che io abbia capito – di quali siano le sue vere motivazioni. L’unico personaggio con un minimo di spessore è la protagonista Zeta. Il risultato finale è che ho trovato davvero difficile seguire la storia, perché non sono mai riuscito a farmi un’idea di dove l’autrice voleva arrivare.
«Quod est post-veritas?» Chissà se Ponzio Pilato avrebbe potuto pronunciare questa frase dopo aver udito la narrazione delle gesta di quell’ennesimo profeta ebreo che però a differenza dei precedenti sembrava essere particolarmente odiato dalle autorità religiose locali. Diciamocelo: mentire è un’attività nella quale noi tutti siamo particolamente versati, ma in questi ultimi anni sembra che essa sia giunta a un livello ancora superiore, tanto che si è sentito il bisogno di coniare un nuovo termine di stampo orwelliano.
In questo libro (Stefano Bartezzaghi,
Questo monumentale saggio (Gianfranco Salvatore,
Simone Fornara e Francesco Giudici sono due insegnanti elementari ticinesi. Sì, per un italiano la parlata ticinese è quella immortalata da Aldo, Giovanni e Giacomo (“Potevo rimanere offeso!”), È anche vero che la lingua parlata in Ticino presenta molti germanismi. Ma all’atto pratico l’educazione linguistica scolastica è la stessa degli italiani, e quindi è improbabile che chi legga questo agile libretto (Simone Fornara e Francesco Giudici,
Io sono sempre stato attratto dal trasporto su rotaia. Magari è un segno inconscio del mio desiderio di avere un numero limitato di scelte da fare. Ad ogni modo, quando in biblioteca ho visto questo libro (Francesco Ogliari,
Questo è uno dei libri che non lasciano indifferente il lettore: o lo si ama o lo si odia. Scritto al sorgere del XXI secolo, il testo (Patrik Ourednik,
Ivan Moscovich è uno dei più famosi progettisti di giochi. Ha già passato i 90 anni, quindi vi lascio immaginare quanto ha potuto fare negli anni. Questo libro (Ivan Moscovich,