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Pensare l’infosfera (ebook)

Come sapete, Luciano Floridi ormai scrive direttamente in inglese, tradotto da Massimo Durante che ormai lo conosce abbastanza bene da riuscire a orizzontarsi tra secche e rapide della filosofia contemporanea. Questo libro (Luciano Floridi, Pensare l’infosfera : La filosofia come design concettuale [The Logic of Information], Raffaello Cortina 2020, pag. 152, € 10,99 (cartaceo: € 16), ISBN 978-88-6030-608-1, trad. Massimo Durante) è in realtà solo la metà del volume inglese corrispondente, “The Logic of Information”; manca la parte in cui la metateoria della filosofia dell’informazione viene applicata. Devo dire che introduzione e primo capitolo, in cui Floridi spiega cosa fa la filosofia, scorrono bene. Per i curiosi, la filosofia si pone “domande aperte”, quelle cioè alle quali due persone colte e intelligenti possono dare risposte differenti (sì, mi pare un modo molto furbo di eludere il problema). E naturalmente le domande aperte di questo inizio del terzo millennio non sono più quelle di una volta, e quindi bisogna “riavviare” la filosofia: secondo Floridi è la teoria dell’informazione la base da cui partire. Sono anche arrivato a comprendere la necessità di stabilire il livello di astrazione (LdA) per dare le risposte più adatte a una domanda. Ma dopo di quello mi sono perso del tutto: per esempio la differenza tra la filosofia costruzionista propugnata da Floridi e il costruttivismo mi resta ignota. L’ultimo capitolo è dedicato a incensare Alan Turing come capostipite della “quarta rivoluzione” (dopo Copernico, Darwin e Freud); non che Turing abbia fatto filosofia, ma del resto Floridi non apprezza Freud se non come archetipo per la terza rivoluzione; almeno con Turing c’è un apprezzamento di base. In definitiva resta il mio solito problema dell’incapacità di comprendere la filosofia…

Ultimo aggiornamento: 2021-06-10 18:14

Come costruire la biblioteca di Babele (libro)

Il sottotitolo di questo libro (Renato Giovannoli, Come costruire la biblioteca di Babele , Medusa 2015, pag. 118, € 14, ISBN 978-88-7698-327-6) è illuminante: “a dispetto degli errori di Borges”. La borgesiana biblioteca di Babele infatti non funziona da un punto di vista architetturale, né con la versione originale in cui le stanze esagonali avevano una sola uscita né in quella emendata alcuni anni dopo in cui le uscite sono due. (E qui Giovannoli segnala che comunque la traduzione italiana di Lucentini è errata). Il libretto è una sorta di esercizio di stile, dove sono presentate le varie soluzioni proposte negli anni per salvare capra e cavoli e infine proposta quella ideata da Tommaso, figlio di Giovannoli e architetto, che ha ingegnosamente spostato le scale a chiocciola in modo tale da permettere una fruizione totale della Biblioteca. Ho scritto “esercizio di stile” perché non credo proprio che Borges fosse interessato a verificare la consistenza della struttura da lui ideata, e quindi applicare le stesse regole con cui Perec e Queneau giocavano non ha molto senso. Però il risultato è simpatico: insomma vale la pena di leggere il libro.

Il lavoro del futuro (libro)

Uno si può chiedere perché mai leggere ora un libro che parla dei trasformazione del lavoro prima che Covid-19 avesse rivoluzionato tutto. Beh, per esempio per vedere quanto ci ha azzeccato, no? In realtà mi sarei stupito se in questo testo (Luca De Biase, Il lavoro del futuro, Codice 2018, pag. 177, € 15, ISBN 9788875787516) ci fosse stato un capitolo dedicato alla formazione a distanza; non era quello che cercavo. Diciamo però che la genesi del libro, nato a partire da una serie di interviste per Il Sole-24 Ore, lo rende piuttosto ostico da seguire: un conto è leggere volta per volta cosa raccontano alcuni CEO e soprattutto CIO, altra cosa è trovarli tutti insieme. Molto opportunamente De Biase raccoglie alla fine le conclusioni su cosa si potrà avere: quindici pagine davvero utili nonostante il terremoto Covid e che consiglio a tutti di leggere con molta attenzione. Però il resto mi lascia un po’ perplesso.

La congettura dell’anima (libro)

[Disclaimer: ho ricevuto il libro dall’autore]
Non c’è che dire. La figura di Grigorij Perel’man sembra fatta apposta per scriverci su un romanzo. Ma a questo punto bisogna decidere come trattarlo: la matematica sarà anche bella, ma è difficile da rendere in modo appassionante per chi matematico non è. Giovanni Calia in questo suo libro (Giovanni Calia, La congettura dell’anima : Storia dell’uomo che ha scoperto la forma dell’universo, Altrimedia 2020, pag. 135, € 18, ISBN 9788869600791) sceglie un approccio inconsueto: abbiamo sì un Grigorij che riesce a dimostrare la congettura di Poincaré e poi sparisce, ma non si chiama Perel’man bensì Pavlovič. Lavorare in un universo alternativo dà ovviamente una maggiore libertà nello sviluppare la storia, come sappiamo bene da quando è nato il romanzo storico: non so quanto sia comune che sia il protagonista a cambiare volto, però l’idea è molto buona e – come l’autore scrive nel romanzo – ci permette di ricostruire un puzzle diverso da quello che noi abbiamo conosciuto entrando nell’uomo e non fermandosi al matematico. Io addirittura avrei lasciato i link alla storia reale in un’appendice, in modo da evitare la commistione tra realtà e narrativa: ma quelle sono scelte stilistiche su cui non posso certo sindacare. Devo però aggiungere che mentre la parte finale del libro scorre bene, in quella iniziale sono rimasto più perplesso: da un lato i pensieri dei protagonisti sono molto spesso esplicitati in un modo che mi ricorda più la pulp literature che un romanzo; dall’altro ci sono alcuni punti che potevano essere resi in modo più scorrevole. Ma alla fine non preoccupatevi: non serve sapere di matematica per leggerlo!

Ultimo aggiornamento: 2020-07-15 17:29

Good Omens (libro)

Io non ho la prima edizione rilegata, ma posseggo coumunque il paperback originale del 1991 di Good Omens acquistato al tempo, con la carta ormai ingiallita e uno sgorbio che dovrebbe essere un autografo di Pratchett: non ricordo se mi era arrivato – dall’ormai chiuso Andromeda Bookshop britannico – già autografato o se me l’ero portato quando Pterry venne a Milano nel 2007. Dopo aver visto la miniserie televisiva mi sono accorto che mi ricordavo alcune battute ma non mi ricordavo come andasse avanti la storia: è anche possibile che trent’anni fa il mio inglese fosse parecchio peggiore di quanto lo sia oggi. Ho così deciso di rileggermi il libro (Terry Pratchett e Neil Gaiman, Good Omens, Corgi 2019 [1990], pag. 412, Lst. 8,99, ISBN 9780552176453) e ho fatto alcune scoperte. Innanzitutto è vero che c’è stato un aggiornamento dei personaggi. Pepper nell’originale è rossa di capelli, con la pelle del viso che a volte spunta tra le lentiggini; Gabriele è solo nominato per caso in un punto; il finale in St. James’s Park non vede il rapimento di Aziraphale e Crowley. Ma la miniserie è stata davvero fedele all’originale, con digressioni riportate praticamente verbatim. In compenso mi ricordavo di altre digressioni non presenti nella trascrizione televisiva :-) Quello che ho notato, a parte divertirmi ancora una volta, è che il romanzo ha un punto di vista più filosofico; il concetto “noi contro loro” è trattato molto più seriamente, e credo sia il punto intorno al quale si era condensato il libro. Insomma, è valsa comunque la pena di rileggerlo!

Open source, software libero e altre libertà (libro)

Pensavo di saperne abbastanza sulle definizioni di “libero” nel mondo digitale, ma mi sono dovuto ricredere dopo aver letto questo libro (Carlo Piana, Open source, software libero e altre libertà : Un’introduzione alle libertà digitali , Ledizioni 2018, pag. 157, € 16, ISBN 9788867057665), che Wikimedia Italia ha regalato a chi contribuisce alla conoscenza libera. Ho visto che alcuni commentatori si sono lamentati dello stile di scrittura troppo leguleio: è chiaro che non hanno mai visto come scrive davvero un avvocato. Personalmente ho invece trovato il testo molto leggibile, giusto con qualche scivolata leguleia leguleica qua e là: io devo sempre fare mente locale per ricordarmi chi è il convenuto. Consiglio vivamente il testo a chiunque voglia avere un’idea di come il mondo del copyright e dei brevetti è un vero casino. Ah, una segnalazione: a pagina 110, la “dissenting opinion” del giudice Mayer in realtà è una “concurring opinion”.

Ultimo aggiornamento: 2020-07-08 22:00

The Book of Why (libro)

Ho preso questo libro (Judea Pearl e Dana Mackenzie, The Book of Why : The New Science of Cause and Effect, Basic Books 2018, pag. 423, € 15,99, ISBN 9780465097616) perché un mio amico me l’ha caldamente suggerito; e questo mio amico è un pezzo grosso della ricerca, non un banale compagno di chiacchierate. Però non mi è piaciuto affatto. Sono perfettamente d’accordo sulla tesi di fondo, che cioè dobbiamo affrancarci da un approccio statistico a-causale, fatto puramente di correlazioni. Possiamo filosoficamente chiederci se effettivamente esista la causalità: ma visto che noi esseri umani agiamo pensando che ci sia tanto vale usarla anche nei nostri modelli. Però mi sono trovato un libro dove per buona parte Pearl scrive di come lui è bravissimo e praticamente da solo ha rovesciato il paradigma secolare della statistica; la parte più tecnica (quando parla di confonditori e mediatori, e fa i diagrammi con le frecce) è mischiata in modo tale che almeno io non sono riuscito a studiarla. Insomma, non mi sono portato a casa nulla. Ah: non c’entra con il libro, ma c’è stato un momento in cui il paperback costava cinque euro meno dell’ebook: poi il prezzo è stato allineato. Uno si chiede come mai ci siano queste variazioni…

Prime Suspects (libro)

Il giudizio su questa graphic novel (Andrew e Jennifer Granville, Prime Suspects : The Anatomy of Integers and Permutations, Princeton University Press 2019, pag. 229, $22,95, ISBN 9780691149158) non è facile. Diciamo che se non siete matematici probabilmente non riuscirete a capirci nulla; e onestamente parte della storia l’ho compresa solo leggendo la parte di testo finale che racconta in termini “classici” la storia. Un matematico invece si metterà a cercare all’interno della storia tutti i riferimenti, al limite arrabbiandosi scoprendo – sempre dalla parte finale del libro – di averne perso qualcuno. In definitiva, diciamo che lo consiglierei solo a chi non si spaventa per la matematica! Ah: in appendice c’è lo spartito di Reverie in Prime Time Signatures, opera musicale composta per la versione teatrale della storia. Sono andato a cercarla su YouTube, e nonostante il modo in cui è stata creata devo dire che non mi è dispiaciuta!