Confesso di essere rimasto deluso da questo libro (Martin Latham, I racconti del libraio [The Bookseller’s Tale], Rizzoli 2021 [2020], pag. 408, € 9,99 (cartaceo: € 18), ISBN 9788831804110, trad. Elena Cantoni e Carlo Capararo). Tra i vari capitoli, l’unico davvero interessante è l’ultimo, dove Latham parla della sua esperienza: anche quello sui cercatori di libri è carino, la seconda parte è passabile, ma la prima parte è davvero noiosa, e la traduzione di Elena Cantoni e Carlo Capararo non mi pare abbia fatto molto per ravvivarlo. È un peccato, perché l’idea non era affatto male; ma molte delle storie mi sono sembrate un affastellamento di nomi e date senza un quadro di insieme.
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Fab Fools (libro)
All’apice della Beatlemania i Quattro di Liverpool non erano famosi solo per la loro musica ma anche per le risposte che davano durante le conferenze stampa, in tempi tra l’altro in cui non c’erano certo i social media manager a preparare il tutto in anteprima. In questo libro (Jem Roberts, Fab Fools : The Beatles, The Rutles and Rock’n’Roll Comedy!, Candy Jar Books 2021, pag. 410, Lst 11.99, ISBN 9781912535743) Jem Roberts fa una storia dei Beatles, e delle loro carriere solistiche successive, non dal punto di vista musicale ma da quello della comicità, partendo dalle origini liverpooliane che hanno forgiato lo stile del gruppo e continuando con tutte le relazioni con i comici degli anni ’50 e ’60. Ho così scoperto che quel mondo è davvero piccolo, con intrecci incredibili di persone: per esempio Douglas Adams aveva scritto un soggetto per un film che avrebbe avuto Ringo come protagonista. (Per i curiosi: Adams poi riciclò il materiale nella Guida. La B-Ark con i sanificatori di telefoni arriva da là.) Un bonus nella lettura è indubbiamente la storia di come fu concepito e girato il film All You Need Is Cash, e in generale la storia dei Rutles. L’unico appunto che posso fare, oltre a qualche punto ripetuto che non è passato tra le maglie dell’editing, è che Roberts usa un inglese non banalissimo; avere il libro in formato cartaceo mi costringeva ogni tanto a posarlo per cercare la traduzione di un termine che non mi era chiaro neppure dal contesto.
Big Data, Big Dupe (libro)
Come contraltare a Caos quotidiano che aveva tessuto le lodi della non-strtutturazione ho preso questo libretto (Stephen Few, Big Data, Big Dupe : A Little Book About a Big Bunch of Nonsense, Analytics Pr 2018, pag. 84, € 13,20, ISBN 9781938377105) che ha una tesi completamente diversa: i Big Data non sono altro che l’abbindolamento che ci fa chi vende hardware e servizi di rete. Per amor di completezza, Few con i dati ci lavora; la sua tesi però – esposta in capitoli dai titoli esplicativi “Big Data, Big Whoop”, “Big Data, Big Confusion”, “Big Data, Big Illusion”, “Big Data, Big Ruse”, “Big Data, Big Distraction”, “Big Data, Big Regression”, è che in realtà non c’è nulla di davvero nuovo, nemmeno la grandezza relativa dei dati in questione; quello di cui abbiamo bisogno è avere persone in grado di comprendere i dati, e non credere che le macchine possano fare tutto da sole. Quello che funziona in realtà non sono i Big Data, ma per esempio il machine learning. Generalmente io sono d’accordo con Fry, anche se non arrivo alle sue posizioni talebane di un movimento Slow Data. D’altra parte, il penultimo capitolo “Big Data, Big Brother” dimostra che questi dati vengono usati eccome…
Ultimo aggiornamento: 2021-09-22 22:14
La rivoluzione silenziosa (libro)
L’informatica come disciplina teorica ha più o meno ottant’anni di vita, ma si è già ritagliata un posto di tutto rispetto… che però è ancora poco conosciuto anche a chi studia materie scientifiche. Ben venga pertanto un libro come questo (Bruno Codenotti e Mauro Leoncini, La rivoluzione silenziosa : Le grandi idee dell’informatica alla base dell’era digitale, Codice Edizioni 2020, pag. 240, € 18, ISBN 9788875788841) dove vengono rapidamente descritte le varie branche dell’informatica. Ve lo dico subito: non si parla per niente di programmazione, e nemmeno di architettura dei computer. Troverete invece informazioni sulle macchine di Turing, sulla complessità computazionale dei problemi, sulla teoria dell’informazione, sulla crittografia – sia standard che a chiave pubblica – per arrivare alle dimostrazioni a conoscenza zero che sono una sfida al nostro modo di pensare legato all’idea greca di passaggi formali si presume incontrovertibili. Il libro contiene molti esempi semplificati, utili per chi ha una conoscenza di base di matematica; il lettore casuale può tranquillamente saltarli senza preoccuparsi di non comprendere il resto del testo. Il libro è insomma consigliato a tutti!
The Modern Myths (libro)
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Philip Ball è un divulgatore scientifico: avevo già letto il suo Elementi che parlava di chimica. In questo caso (Philip Ball, The Modern Myths : Adventures in the Machinery of the Popular Imagination, U. of Chicago 2021, pag. 436, € 19,66 (cartaceo: $30), ISBN 9780226774213) il tema sono i miti moderni, che sono diversi da quelli degli antichi greci perché le persone vedono il mondo in modo diverso. Ball parte da sette miti da lui scelti. Robinson Crusoe: il self-made man; Frankenstein: il ridare la vita; Dr. Jekyll e Mr Hyde: la bestia in noi; Dracula: il sangue come vita; La guerra dei mondi: la distruzione aliena; Sherlock Holmes: la logica antiumana; Batman: oltre la legge. Anche le storie sugli zombie potrebbero diventare un mito, ma secondo Ball non lo sono ancora.
Ball definisce il mito come qualcosa che non può essere descritto oggettivamente e scientificamente, ed è per quello che poi ha una vita tutta sua, spesso al di là di quanto pensato e voluto dall’autore. Secondo lui, l’opera che fa nascere un mito – un tempo un libro, ma Batman per esempio è originariamente un fumetto e probabilmente in futuro sarà il cinema o la tv a generare nuovi miti – non è mai una vetta della letteratura: lo stile può essere bello, ma la storia ha dei buchi che saranno eventualmente sfruttati. Segue poi l’adattamento per bambini, la riscoperta del valore dell’opera e infine le parodie che sono il segno dell’ormai mitizzazione della storia.
L’unico problema che vedo nel testo è che è fin troppo preciso nel raccontare tutte le versioni che hanno contribuito a formare il mito: a volte facevo fatica a seguire la storia.
Le Fascinant Nombre Pi (libro)
Jean-Paul Delahaye è un matematico francese che ha tenuto per qualche decennio la rubrica di giochi matematici su Pour la Science, l’edizione francese di Scientific American. In questo libro (Jean-Paul Delahaye, Le Fascinant Nombre Pi, Pour la Science 1997, pag. 224, ISBN 9782902918256) racconta la storia di pi greco, partendo però con due capitoli iniziali sulle definizioni e le curiosità legate al numero, per non spaventare troppo i lettori, e terminando con alcune considerazioni sulla sua normalità e aleatorietà, o meglio sui concetti generali in matematica… anche perché non è che si possa applicarli in modo semplice, almeno per il momento. Ho trovato il libro piuttosto interessante, anche perché diverso dalle trattazioni che si trovano in giro.
Oltre Orwell (ebook)
Devo dire che speravo molto di più da questo libretto (Maria Pia Rossignaud e Derrick De Kerckhove, Oltre Orwell : Il gemello digitale, Castelvecchi 2020, pag. 64, € 4,99 (cartaceo: € 7.50), ISBN 9788832901528), tra l’altro con un prezzo digitale spropositato. (Ok, l’ho preso in prestito digitale, non era un mio problema). Il tema del “gemello digitale”, o più prosaicamente un insieme coordinato di informazioni su di noi, entrerà sicuramente sempre più nel nostro presente. Pensate solo al Green Pass Covid. Purtroppo però, oltre alla denominazione che è suggestiva ma fuorviante – stiamo parlando della nostra estensione digitale, come “gemelli” saremmo troppo diversi – i temi etici, di privacy e anche solo di gestione sono appena sfiorati. Da un librino come questo non pretendevo ovviamente una trattazione approfondita, ma almeno una segnalazione dei problemi e delle possibili soluzioni.
Caos quotidiano (libro)
Weinberger è uno dei nomi più noti per quanto riguarda l’evoluzione del nostro approcciarci con la tecnologia. Il fatto che sia filosofo di formazione lo aiuta sicuramente a evitare le trappole del tecnicismo troppo spinto e ad avere uno sguardo più ampio. Devo dire però che in questo libro (David Weinberger, Caos quotidiano : Un nuovo mondo di possibilità [Everyday Chaos], Codice Edizioni 2020 [2019], pag. 293, € 24, ISBN 9788875788834, trad. Massimo Durante) mi pare manchi qualcosa. Weinberger tesse le magnifiche e progressive sorti del machine learning, anche saltando un po’ di palo in frasca, e di come il modello di Laplace, o se volete di Newton, di causalità sia oramai stato buttato via per arrivare a un nuovo modello che dal nostro punto di vista è fondamentalmente casuale e si basa più sulla generatività, cioè la capacità di un sistema di far generare qualcosa che non era stato pensato a priori. Che questo succeda è indubbio; i dubbi sono sull’accettare acriticamente che se un test A-B dà un risultato questo sia la verità e non una fluttuazione statistica. (Sì, ho presente il concetto di correlazione e anche quello di campione statistico). Inutile poi aggiungere che il “progresso casuale”, come e più del progresso causale, è toccato dal pregiudizio del sopravvissuto; mostrare solo gli esempi vincenti non dà il quadro completo. Infine non riesco a capire perché essere in una rete iperconnessa comporti che il progresso non sia lineare. I balzi possono esserci in ogni modello, e la connessione al più dovrebbe permettere maggiori migliorie marginali perché c’è più gente che ci lavora. Detto tutto questo, penso che sia comunque un ottimo testo per vedere come sta cambiando non tanto il mondo quanto la nostra percezione del mondo. La traduzione di Massimo Durante è infine scorrevole, ma in qualche punto qua e là mi ha lasciato una sensazione strana.