La storia della matematica è anche una storia della civiltà. Fin qui penso che anche i platonisti di più stretta osservanza siano d’accordo. Brooks parte da questo punto di vista e prova a leggere lo sviluppo della matematica come uno sviluppo della civiltà. Ecco che i numeri per esempio sono legati a doppio filo all’economia: se sai gestirli non rischi di andare in bancarotta. E non è un caso che Chaucer fosse il sovraintendente delle dogane britanniche, dunque. Ma tutti gli esempi del libro sono strettamente legati alla vita reale: per esempio quando si parla di algebra Brooks mostra come FedEx e UPS abbiano scelto le posizioni dei loro hub (Memphis e Louisville) per minimizzare le distanze percorse dai suoi vettori, mentre i numeri immaginari arrivano come risultato della ricerca di un suono particolare per le chitarre elettriche. Come avrete intuito, l’idea non è affatto malvagia e potrebbe avvicinare alla matematica chi pensa di odiarla: però il libro mi ha dato tanto l’impressione di una salva di fuochi artificiali (“potevamo stupirvi con i nostri effetti speciali, ma questa è matematica”) il che almeno per me risulta un po’ troppo alienante.
Pollice verso alla traduzione di Benedetta Antonielli D’Oulx, visti gli svarioni dal punto di vista scientifico che si trovano nel testo.
(Michael Brooks, Uno, due, tre, molti : Come la matematica ha creato la civiltà [The Art of More], Bollati Boringhieri 2022 [2021], pag. 384, € 16,99, ISBN 9788833935515, trad. Benedetta Antonielli D’Oulx)
Voto: 3/5
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Vabbè, se sapete chi è Max Cavezzali vi potreste immaginare quale sia il tipo di battute che troverete in un libro come questo. Se decidete di comprarlo è perché quel tipo di battute vi piace. Beh, mi spiace doverlo dire, ma qui il nostro ha fatto un lavoro con la mano sinistra (e da quanto ne so non è mancino). Ok, scrivere la storia dei Beatles sotto forma di una serie di strisce con battuta conclusiva non è direi facile. Ma molte delle battute, come quelle sugli anelli di Ringo, sono davvero trite; e quel che è peggio mi è parso che ci fosse un obbligo più o meno scritto di averne una su ciascuna delle copertine degli album. Inoltre scrivere cose tipo “visto che questo è l’ultimo nostro pezzo in cui suono l’armonica con i Beatles” potrà anche mostrare una buona conoscenza della biografia del quartetto, ma non molto di più.
Questa raccolta comprende quattro storie di Topolino con argomento matematico: tre di esse (Zio Paperone e il cavatappi quadridimensionale, Topolino e i numeri del futuro, Paperino e i ponti di Quackenberg) sono nate nel quadro di una collaborazione con il CNR, mentre Topolino e la biblioteca infinita è solo tangenzialmente matematica, essendo più che altro una rivistazione della borgesiana biblioteca di Babele (non per nulla il bibliotecario protagonista si chiama Jorge…).
Cristoforo Colombo arriva in America, trova ad accoglierlo degli indigeni… e dei dinosauri intelligenti, che sono i veri padroni dei territori. Cosa mai potrebbe andare male? Questo racconto breve di Steven Popkes è molto divertente, pur lasciando alla fine l’amaro in bocca. Troviamo le liti tra i comandanti delle tre caravelle, l’odio della maggior parte di loro verso l’ebreo convertito Luís che fa da traduttore, le miserrime beghe e un punto di vista molto diverso dal nostro. Ma alla fine non possiamo non affezionarci a Red Eft, il dinosauro protagonista che si trova a dover fare un corso ultraaccelerato di economia e proverà a costruire un rapporto pacifico con alcuni dei nuovi arrivati. Alcune parti (principalmente quelle sugli indigeni) restano collegate non troppo bene, e ho avuto qualche problema a seguire i dialoghi: ma vi consiglio di leggerlo.
L’idea era indubbiamente buona: raccogliere riferimenti – diretti e indiretti – ai Beatles nei fumetti nel corso dei decenni, per mostrare come essi siano sempre stati un’icona. Purtroppo però la realizzazione pratica è stata molto inferiore alle attese. Stiamo parlando di Skira, un editore che comunque su queste cose dovrebbe essere all’avanguardia; e stiamo parlando di un libro del 2011, quando quindi le capacità di grafica al computer erano già più che adeguate. Mi sarei insomma aspettato che più che avere una semplice scansione delle pagine ci fosse un minimo di editing, soprattutto per le tavole più vecchie: nulla di eccezionale, ma giusto schiarire gli sfondi e rendere più nitido il tratto. Invece nulla. Può essere utile per chi vuole davvero tutto sui Quattro, ma potete tranquillamente farne a meno.
Diciamolo subito: il nuovo film con i Minions (