Dal 2013 il CNR ha cominciato a pubblicare una collana di fumetti di argomento scientifico, che si acquistano generalmente in fumetteria; alcuni numeri sono però praticamente introvabili, perché sponsorizzati e quundi non venduti nei soliti canali. In collaborazione con Feltrinelli, questi fumetti sono stati raccolti in due volumi, di cui questo è il primo. Qui troviamo le opere di Leo Ortolani (cristallografia), Federico Bertolucci (Internet), Zerocalcare (fisica subatomica), Giovanni Eccher e Sergio Ponchione (Chimica e Mendeleev, per me la migliore storia del libro), Diego Cajelli e Andrea Scoppetta (intelligenza artificiale), Gabriele Peddes (per i 30 anni del registro .it), Eccher e Peddes (botnet), Claudia Flandoli (Fibonacci), Giuseppe Palumbo (il ritrovamento del Metodo di Archimede, anche questo molto bello), Tuono Pettinato (sul tempo).
Rispetto ai fascicoli originali si perdono tutti gli articoli di contorno che davano un contesto scientifico alle storie raccontate; viene però fatto un riassunto iniziale, in modo che il lettore casuale non si perda. Inutile dire che lo stile di testi e disegni varia tantissimo a seconda dell’autore: però il filo conduttore, vedere cioè la scienza in modo diverso dal solito, è chiarissimo. Un’ottima iniziativa, insomma!
(Roberto Natalini e Andrea Plazzi (ed.), Comics & science Vol. 1, Feltrinelli Comics 2022, pag. 240, € 23, ISBN 9788807550997)
Voto: 5/5
Ultimo aggiornamento: 2022-10-01 16:46
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing] Questa raccolta deI migliori racconti di fantascienza britannica del 2021 è se possibile ancora più variegata di quella dell’anno precedente. Lasciamo perdere il racconto di apertura, che non sono proprio riuscito a comprendere. Ma anche nel resto del libro ho trovato alcuni racconti molto belli e altri francamente modesti, che non mi hanno detto nulla. Il voto finale tiene conto del fatto che ovviamente i gusti personali sono diversi e in fin dei conti di testi simpatici ce ne sono. I miei preferiti:
Hilbert è probabilmente uno dei matematici che da solo ha rappresentato un punto di svolta. La matematica del ‘900 non sarebbe esistita nel modo in cui si è sviluppata senza la sua spinta al rigore da un lato e alla formalizzazione dall’altro. Eppure, come Lolli mostra in questo libro, Hilbert è ancora un uomo del secolo precedente. Il testo prende spunto dall’evoluzione del pensiero hilbertiano, che viene messo in contrapposizione a quello degli altri matematici del tempo, da Frege a Peano a Poincaré, da Brouwer a Weyl a Gödel. Il quadro che ne risulta è molto vivace, e permette a tutti di farsi un’idea del fervore in quel periodo e di come il confronto filosofico abbia permesso a Hilbert di affinare il proprio pensiero. Ah: pare che la citazione che dà il titolo al libro non sia mai stata pronunciata almeno ufficialmente da Hilbert, che nella sua corrispondenza con Frege aveva usato un concetto simile ma senza usare quei termini…![[copertina]](https://i0.wp.com/xmau.com/wp/notiziole/wp-content/uploads/sites/6/2022/09/9780226256696.jpg?resize=130%2C200&ssl=1)
La storia della matematica è anche una storia della civiltà. Fin qui penso che anche i platonisti di più stretta osservanza siano d’accordo. Brooks parte da questo punto di vista e prova a leggere lo sviluppo della matematica come uno sviluppo della civiltà. Ecco che i numeri per esempio sono legati a doppio filo all’economia: se sai gestirli non rischi di andare in bancarotta. E non è un caso che Chaucer fosse il sovraintendente delle dogane britanniche, dunque. Ma tutti gli esempi del libro sono strettamente legati alla vita reale: per esempio quando si parla di algebra Brooks mostra come FedEx e UPS abbiano scelto le posizioni dei loro hub (Memphis e Louisville) per minimizzare le distanze percorse dai suoi vettori, mentre i numeri immaginari arrivano come risultato della ricerca di un suono particolare per le chitarre elettriche. Come avrete intuito, l’idea non è affatto malvagia e potrebbe avvicinare alla matematica chi pensa di odiarla: però il libro mi ha dato tanto l’impressione di una salva di fuochi artificiali (“potevamo stupirvi con i nostri effetti speciali, ma questa è matematica”) il che almeno per me risulta un po’ troppo alienante.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Vabbè, se sapete chi è Max Cavezzali vi potreste immaginare quale sia il tipo di battute che troverete in un libro come questo. Se decidete di comprarlo è perché quel tipo di battute vi piace. Beh, mi spiace doverlo dire, ma qui il nostro ha fatto un lavoro con la mano sinistra (e da quanto ne so non è mancino). Ok, scrivere la storia dei Beatles sotto forma di una serie di strisce con battuta conclusiva non è direi facile. Ma molte delle battute, come quelle sugli anelli di Ringo, sono davvero trite; e quel che è peggio mi è parso che ci fosse un obbligo più o meno scritto di averne una su ciascuna delle copertine degli album. Inoltre scrivere cose tipo “visto che questo è l’ultimo nostro pezzo in cui suono l’armonica con i Beatles” potrà anche mostrare una buona conoscenza della biografia del quartetto, ma non molto di più.