Rispetto al suo precedente Il mistero del suono senza numero direi che Ubaldini è sicuramente migliorato: la storia dietro la parte filosofica e matematica scorre molto meglio, probabilmente perché, come scrive nell’introduzione, «I personaggi storici o i cui nomi compaiono in documenti storici sono trasfigurati dallo sguardo del narratore.» Il libro è in un certo senso il seguito del precedente Il mistero del suono senza numero, come si vede nella parte finale che a mio parere è l’unica che non è riuscita molto bene: sono molto più interessanti i tentativi di Zenone di superare il maestro Parmenide e trovare finalmente una risposta ai paradossi, a partire da quello di Achille e della tartaruga, che hanno fatto ammattire per millenni i matematici e i filosofi.
È un libro per tutti, non essendoci molta matematica nel senso delle formule: consiglio pertanto la lettura a tutti coloro che si sono chiesti almento una volta “ma come faccio a dimostrare che Achille raggiunge effettivamente la tartaruga, allora?” Non troveranno la risposta, ma capiranno perché essa è così elusiva.
(Flavio Ubaldini, Il mistero della discesa infinita : Zenone e gli atomi della discordia, Scienza Express 2022, pag. 176, € 16, ISBN 9791280068583)
Voto: 5/5
Stavolta Anna e io siamo davvero arrivati al fotofinish: abbiamo infatti visitato la mostra su Stanislao Lepri, presso la 



Il mio amico Paolo Artuso è un filosofo della scienza, anche se ha sempre fatto finta di nulla. Questo significa che sa comunque come muoversi nel campo scivoloso dell’argomentazione. Attenzione: questo non è un testo che vi insegna a vincere le discussioni con amici e nemici: il suo scopo è spiegare scientificamente cos’è un’argomentazione e quali sono le posizioni principali al riguardo, partendo da Platone e Aristotele e arrivando fino ai contemporanei. Dopo un capitolo introduttivo sulla logica si prende la strada della cosiddetta “logica informale”, che è alla base dell’argomentazione proprio perché si lascia perdere il metodo deduttivo e si usano tecniche che permettono di avere un margine di manovra. Si passa poi all’uso pratico del linguaggio, tra una descrizione delle principali figure retoriche e la “comunicazione con il non detto”, che generalmente non viene trattata ma è molto importante. Il libro termina con alcune divagazioni: la ricerca e l’uso delle fonti, l’argomentazione legale e scientifica, e la gestione dei bias. In definitiva un’ottima opera introduttiva, con in più una serie di esempi molto terra terra che faranno tirare un sospiro di sollievo a chi come me cerca di scappare non appena qualcuno pronuncia la parola “filosofia”.
Se qualcuno si chiedesse cosa diavolo ha a che fare Martin Gardner con le filastrocche per bambini, vuol dire che non ha studiato. A parte il fatto che Gardner ha scritto di tutto, prima di cominciare a tenere la sua rubrica di giochi matematici sullo Scientific American era stato per alcuni anni l’editor della rivista per ragazzi Humpty Dumpty Magazine. Detto questo, il librino ha delle bellissime illustrazioni stile anni ’60 di John Alcorn, tra Yellow Submarine e Vip – mio fratello superuomo; i testi sono “educativi”, direi, anche se divertenti. Forse al posto di Valentina Paggi avrei usato un registro un po’ più alto, scrivere le poesiole in italiano dà sempre il rischio di scadere nel lezioso. Infine: essendo un testo per bambini consiglierei comunque di comprare la versione cartacea.
Il testo è sicuramente molto tecnico, e più sul lato della logica matematica che della matematica vera e propria. (L’ultimo capitolo è dedicato alla fisica, ma secondo me è il meno riuscito). Questo però non è un problema: devo dire che il testo è molto più semplice – occhei, in modo relativo, non usatelo come lettura postprandiale, a meno che non vogliate abbioccarvi – di tutti quelli che ho letto, e soprattutto mostra sviluppi a mio parere interessanti sulla ormai centenaria diatriba sull’Ipotesi del continuo. Sappiamo che esso non è decidibile, ma questo vale nella teoria degli insiemi che usiamo di solito, ZF (dai nomi di Zermelo e Fraenkel che hanno scelto quali assiomi accettare). Potremmo aggiungere altri assiomi che sembrano sufficientemente naturali e arrivare a poter dimostrare che nella nuova teoria una dimostrazione (probabilmente di falsità) esiste. Inoltre troviamo un’ampia sezione sugli infinitesimi, che paradossalmente Cantor non accettava, anche qui con la presentazione di alcune teorie, come quella alpha di Benci, Di Nasso e Freguglia, che gettano una nuova luce sia sui paradossi di Zenone che sugli infinitesimi di Abraham Robinson. Insomma, un libro illuminante.
Comincio subito a mettere le mani avanti. Nonostante le apparenze, questo testo è molto tecnico, tanto che parte dai teoremi di indeterminatezza di Gödel e prosegue con le successive semplificazioni ed estensioni. Certo, è nello stile di Smullyan e quindi la trattazione è sotto forma di problemini (e problemoni…) da risolvere: confesso che dopo un po’ ho lasciato perdere i problemi e mi sono limitato a guardare la parte con le soluzioni. Insomma, perfetto per gli amanti della logica a livello universitario, ma non so a chi lo consiglierei.
Devo dire che sono stato piuttosto deluso da questo libro, che pure pare essere un long seller (per quanto possano esserlo i libri di saggistica). Mi pare che Rucker abbia fatto un mischione, tra capitoli matematici molto tecnici – persino io ho avuto qualche difficoltà a seguirli, e il testo dovrebbe essere a livello divulgativo – e capitoli pseudofilosofici, con una contrapposizione tra Uno e Molti che a me sa più che altro di New Age. Diciamo che non penso lo rileggerò mai.
Come forse sapete, il concetto di infinito oscilla da millenni tra la filosofia (meglio, la metafisica) e la matematica. In questo libro Moore sceglie di avvicinarsi di più alla metafisica. Questo non significa che non ci sia matematica nel testo, anzi: però il suo approccio fa entrare in gioco filosofi come Spinoza, Hegel e Nietzsche che con la parte matematica hanno ben poco a che fare. La lettura è insomma consigliata a chi vuole avere una visione a 360 gradi dei problemi che il concetto di infinito ci dà (e magari ripassare un po’ di filosofia…)