
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Quando leggo un’antologia di racconti, sono contento se ne trovo una manciata di buoni. Stavolta sono stato fortunato: qualcuno tra i 24 racconti del libro non mi è piaciuto (e non ho capito il senso di un paio… mi sa che il mio inglese non è poi così buono) ma in generale la qualità è alta. Un rapidissimo commento su ciascuno dei racconti:
◆ Keith Brooke and Eric Brown, Assets: L’avevo già letto in un’altra antologia, e confermo che è davvero bello. 5/5
◆ Tim Major, The Marshalls of Mars: non ci ho capito un tubo. N/A
◆ Fiona Moore, The Memory Spider: “La danza continua”. Molto delicato. 5/5
◆ Lavie Tidharm Junk Hounds: Non va da nessuna parte. 2/5
◆ Neil Williamson, A Moment of Zugzwang: Non credo che uno scacchista lo apprezzi, ma a me è piaciuto. 5/5
◆ Stephen Oram, Long Live the Strawberries of Finsbury Park. Quale sarebbe il punto? 2/5
◆ Ian Whates, The FenZone: ben costruito: solo alla fine ho capito dove volesse andare a parare. 4/5
◆ Val Nolan, Gortcullinane Man: Interessante visione di un mondo post-pandemico. 4/5
◆ Ida Keogh, Wheel of Fortune: Era chiaro cosa sarebbe successo, ma il racconto è ben costruito. 5/5
◆ Liam Hogan, Last Bite at the Klondike: Il finale è inaspettato: ma la prosa è piatta. 3/5
◆ A. J. McIntosh & Andrew J. Wilson, A Quickening Tide: alla fine del racconto mi sono sentito fregato. Così è solo da 3/5
◆ J.K. Fulton, Call of the Void: sarebbe stato meglio senza tutto il gergo tecnico all’inizio. 3/5
◆ Robert Bagnall, Sunrunner: un altro racconto molto delicato. 5/5
◆ E.M. Faulds, The Amelioration of Existence in Spite of Truth and Reconciliation: il punto di vista del protagonista è raccontato in modo fantastico. 5/5
◆ Phillip Irving, Translation: Un altro punto di vista diverso e un’altra fine inaspettata. 5/5
◆ Dafydd McKimm, The Flamingo Maximiser: Non l’ho capito. 2/5
◆ Alice Dryden, For I Shall Consider My Cat J/FRY: Anche se robotico, un gatto è un gatto. 5/5
◆ David Whitmarsh, In The Weave: L’interpretazione dei molti mondi messa in pratica. 5/5
◆ L.N. Hunter, Eternal Soldier: Ho subito capito cosa sarebbe successo, ma il racconto è ben costruito. 5/5
◆ Stewart C Baker, The Spread of Space and Endless Devastation: manca qualcosa. 3/5
◆ Vaughan Stanger, Those We Leave Behind: corto ma bello. 5/5
◆ Matt Thompson, I Know What You Are: idea carina, ma mi ha lasciato freddo. 3/5
◆ Brent Baldwin, Retirement Options for (Too) Successful Space Entrepreneurs: Il titolo è un indizio, ma la storia lascia troppi punti oscuri. 3/5
(Donna Scott (ed.), Best of British Science Fiction 2022, Newclon Press 2023, pag. 335, € 5,33, ISBN cartaceo 9781914953552)
Voto: 5/5
Ultimo aggiornamento: 2023-10-24 06:31
Egmont Colerus era uno scrittore che negli ultimi anni della sua vita si è innamorato della matematica e si è messo a scrivere saggi storici sul tema. Questa Piccola storia della matematica, riproposta da Iduna (tanto l’originale è fuori diritti, e chi riesce a trovare gli eredi di Spartaco Casavecchia?) secondo me soffre di un problema di base: vuole parlare di matematica. Provo a spiegarmi: quando si trovano formule matematiche la narrazione diventa immediatamente pesante, mentre nei voli pindarici che Colerus fa per raccontare la vita dei matematici di cui ha scelto di parlare il testo è immediatamente più leggibile e divertente, anche rispetto a E.T. Bell che è il benchmark al riguardo. Ecco: forse alla fine esagera, come quando nell’ultimo capitolo afferma che la matematica prima di Gauss e Galois era “dell’uguaglianza” mentre poi è diventata “della similitudine” (chissà cosa intendeva…), pur di non entrare nei particolari. L’altra cosa interessante del libro è che parla di matematici meno conosciuti da chi non è nel mestiere, come Apollonio, Oresme e Bürgi, oltre ad avere un forte bias verso i matematici di lingua tedesca: per dire, parla di Leibniz saltando Newton… La traduzione (ammesso che non sia di bottega, ma mi è stato detto che negli archivi Einaudi c’è una corrispondenza con Casavecchia) è molto più scorrevole di quanto potessi a priori immaginare per un testo di quasi un secolo fa, a parte i nomi di persona italianizzati (“Isacco Newton”), l’uso affermativo di “affatto”, corretto ma ormai desueto, e soprattutto parlare di teoria degli “aggregati” anziché insiemi. Insomma, se saltate le parti più matematiche potrebbe essere carino da leggere.
“Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti” è stato un album di rock demenziale di Freak Antoni; ma “il più grande poeta del suo condominio”, una delle sue tante definizioni, ha poi anche scritto questo libro omonimo, con sottotitolo “seguirà il dibattito”, che raccoglie vari testi poetici, naturalmente demenziali. Il livello delle poesie è molto variabile, ma devo dire che ne ho trovate di davvero carine, e probabilmente musicabili (o musicate?) Le foto all’inizio del libro fanno comunque capire sin dall’inizio cosa ci si deve aspettare. Non ho idea se “Non c’è gusto in Italia ad essere freak”, che è ora in catalogo, sia un soprainsieme di questo libro che è fuori catalogo.
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing] Questa collezione di racconti più o meno lunghi spazia dalla SF standard a… beh, non ho capito nulla di almeno due racconti (“Hands” e “Drip”). In generale, comunque, arrivando alla fine dei racconti sono rimasto spesso con l’impressione che mancasse qualcosa. Rapido commento sugli altri racconti:
Sofia Kovalevskaja è una delle figure più importanti della matematica nella seconda metà del XIX secolo. Ho usato apposta un giro di parole, perché dire che è stata una “delle matematiche” più importanti è davvero riduttivo. Ma è anche riduttivo parlare di lei come semplice matematica: come si vede nel fumetto che racconta la sua biografia, nella sua breve vita Kovalevskaja ha fatto di tutto, dalla rivoluzionaria comunarda alla sceneggiatrice teatrale, nonostante lo stigma di essere solo una donna. Anche solo ottenere una cattedra universitaria (in Svezia), la prima donna a riuscirci, non è stato certo facile. Ma la cosa che amava di più è sicuramente la matematica: non so se Alice Milani si sia inventata il dialogo dove Anne Charlotte Leffner dice «io non ci ho mai capito niente di matematica. L’ho aempre trovata così noiosa, arida…» e Kovaleskaja replica «E ti sbagli! La confondi con l’aritmetica, quella sì che è una scienza meccanica, stupida… Invece la matematica è un mondo astratto, molto complesso. Per entrarci dentro ci vuole grande immaginazione, ci vuole un’intuizione quasi artistica: devi riuscire a vedere quello che gli altri non vedono.» Però è una profonda verità.
Passerino continua a pubblicare microlibri legati in qualche modo alla matematica che – se non fate come me che me lo sono preso in prestito su MLOL – potete trovare tranquillamente
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
La misteriosa Tadako Okada ha scritto un nuovo libro. Stavolta la fanno da padrona le intelligenze artificiali, in un pianeta ormai quasi totalmente distrutto dove la gente preferisce vivere nei mondi simulati, in cui quasi ogni persona ha un Chip-id che lo identifica tranne pochi gruppi – i NoChi – che rifiutano gli ausilii elettronici. Linux Kimura è un consulente della polizia in grado di gestire e se necessario resettare le IA, ma che si troverà coinvolto in un complotto molto più grande di quanto potesse anche solo immaginare. Il libro si legge di un fiato, con colpi di scena quasi a ogni pagina; dopo un po’ si rimane così avvinti dalla storia che non si può non fare il tifo per un’improbabile relazione tra i due protagonisti, nonostante tutto congiuri contro di loro. Consigliato a tutti, e chissà se avremo mai il mondo virtuale ∃!, Esiste-ed-è-unico.