Qual è la differenza tra una funzione e un’equazione? Nessuna. Beh, non proprio: una funzione è definita per un insieme ampio di valori, mentre un’equazione ha solo un certo numero di soluzioni. Ma possiamo sempre trasformare un’equazione in una funzione e viceversa, se la cosa ci sconfinfera: o meglio, se ci serve vedere le cose in un certo modo più semplice. Roberto Zanasi è ben noto per il suo stile dialettico, con le discussioni tra un Vero Matematico e un assistente: qui l’assistente manca, ma il corso dei pensieri è sempre lo stesso e ci permette di rivedere cose che probabilmente conoscevamo guà ma a cui non abbiamo mai fatto caso. Dopo le equazioni di primo grado – cioè le rette – e quelle di secondo grado – le coniche, se le vediamo come funzioni – avviamo un rapido recap di angoli e funzioni trignonometriche prima e di esponenziali e logaritmi dopo. Ma non preoccupatevi: l’intento è far capire come le equazioni si comportano qualitativamente e non quantitaviamente, perché tanto per tutto il resto c’è Wolfram Alpha.
Il volume è completato dalla parte della storia della matematica di Sara Zucchini, che stavolta non si occupa di una singola persona ma fa una carrellata del millennio tra la fine del periodo ellenistico e l’inizio dell’Umanesimo, e dai miei giochi matematici che sono dedicati a quelli che in inglese si chiamano “word problems” e devono appunto essere dematematizzati per capire di che si parla.
Roberto Zanasi, Matematica – Lezione 3: Funzioni ed equazioni, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale
Ultimo aggiornamento: 2024-03-05 21:48
[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
La matematica ha scippato la logica alla filosofia: tutta la teoria faticosamente costruita da Aristotele e raffinata nel medioevo dalla Scolastica è stata assorbita da un insieme di formule matematiche che fanno paura a chi ci si avvicina per la prima volta. Ma le cose non stanno proprio così: anzi la matematica ha permesso di recuperare la dialettica degli stoici che era stata obnubilata nei secoli dal corpus dello Stagirita fino a che Augustus De Morgan e George Boole la reinventarono praticamente da zero. Non contiamo poi il fatto che alla fine i logici matematici guardano dall’alto in basso i matematici volgari, dicendo di essere molto migliori tanto che la matematica ormai si fonda sulla logica. (Parliamone…)
Sono pochi i testi che possono definirsi seminali. Sicuramente quello di Shannon sulla teoria dell’informazione (o “della comunicazione”, come la chiama lui) è uno di questi: la teoria nasce praticamente completa, e lascia solo (si fa per dire…) da cercare di metterla in pratica. La parte sui segnali continui rimane più datata, forse anche perché ormai usiamo quasi sempre canali digitali; in compenso quella sui segnali discreti si può direttamente usare ancora oggi. In questo libro viene lasciata come introduzione il testo che Weaver scrisse per mostrare al grande pubblico l’importanza della teoria. Un’utile complemento, insomma.
[Ogni martedì scriverò di cosa parla il libro in uscita il giovedì successivo con Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera. Ecco la prima recensione]
Anche questo libro l’ho dovuto (ri)leggere causa compiti di scuola di mio figlio. A questo punto, sapendo già come la storia finisce, ho fatto molto più caso ai dettagli e a come Agatha Christie è riuscita a nascondere il colpevole davanti agli occhi di tutti. La traduzione di Beata della Frattina rende il testo in maniera ottima: verificatelo con l’inizio del primo capitolo, dove il lettore è portato a pensare che la frase “Constance Culmington era proprio il tipo di donna capace di comprare un’isola, circondandosi di mistero” sia dovuta al chiedersi perché Constance avesse scritto. Ciò detto, l’impianto è perfetto, e doveva sembrarlo ancor di più quando il libro uscì, perché la modernità della casa elimina tutte le allora classiche ipotesi di fantasmi o altro, e ci costringe a cercare una soluzione razionale. Insomma, la lettura è godibile anche sapendo già come va a finire.
Uno si aspetterebbe qualcos’altro da un testo con sottotiolo Ä Tutorial Introduction. Invece Stone va subito sul difficile, e i Key Point che terminano i paragrafi aiutano sicuramente a capre dove si sta andando, ma non danno chissà quale ripasso. Più che un’introduzione, insomma, lo definirei un testo di riferimento per chi sa già di che si parla. Ah: l’ultimo capitolo ccon applicazioni non immediate è interessante.
Arrivato a pagina 100 ho pensato “strano ma interessante”. A pagina 200 stavo per lasciarlo. A pagina 400 i vari pezzi del puzzle cominciavano ad avere una forma. A pagina 600 pensavo di aver capito la storia. A pagina 700 mi sono accorto che non l’avevo capita per nulla. Le ultime cento pagine, boh, nel senso che hanno chiuso dei buchi ma aggiunto altri filoni che sono rimasti penzolanti. La postfazione definisce questo libro “romanzo enciclopedico”, nel senso che si trova di tutto e di più. Io parlerei di romanzo frattale, perché spesso un particolare viene esploso nel capitolo successivo. Le citazioni letterarie e no (Eluana Englaro, tanto per dire…) sono sparse per ogni dove, ma possono essere del tutto false (Toffolino e il 44 orizzontale delle parole crociate in copertina della Settimana Enigmistica) come nel borgesiano giardino dei sentieri che si biforcano; troviamo anacronistiche invenzioni tedesche in mezzo al Monferrato; scopriamo che uno dei personaggi più beceri, il pedofilo don Tiberio, nasconde una famiglia di ebrei come se fosse una cosa normale; Cesco Magetti e il suo mal di denti sono un non-eroe, più che un antieroe; e naturalmente c’è la mappa delle ferrovie del Messico con la fantomatica linea per Santa Brígida.