Archivi categoria: recensioni

Il gabbiano (teatro)

foto di scena

Una panchina per otto (dal programma di sala del Piccolo)

Venerdì scorso siamo andati al Piccolo (allo Strehler, per la precisione, quindi la sala grande) per vedere l’allestimento del cechoviano Il Gabbiano pensato dal giovane ma già esperto regista Leonardo Lidi. Stiamo parlando di un’opera che è un classico – anche se un ignorantone come me non l’aveva mai vista e ha dovuto studiarsela al volo – e quindi più che della trama ha senso parlare dell’allestimento. Parto subito dicendo che la prima mezz’ora era molto, molto lenta, tanto che stavo per addormentarmi; per fortuna il seguito è stato più vivace.

Cose che non ho capito: la scelta di un’attrice (Orietta Notari) per la parte di Pëtr; le scene di ballo; il finale, dove Kostja (Christian La Rosa) in realtà non si spara ma si sente Pëtr (che era da un quarto d’ora a terra immobile, presumibilmente morto) dire “bum!” e i due spostarsi su un lato del palco, evidentemente a parlare dall’aldilà.

Cose che mi sono piaciute: il palco quasi completamente spoglio e senza quinte, tanto che gli attori non in scena se ne stavano sul fondo; la panchina del primo atto; i tormentoni, dalle gocce di valeriana che Dorn prescrive per tutto al pescare di Trigorin alla pagina 121 righe 11 e 12 del testo sempre di Trigorin; la tombola finale, dove i personaggi invecchiano a vista d’occhio e d’orecchio; la scelta di indicare il cambio d’atto abbassando man mano il palco luci, tanto che nell’ultimo atto è a terra e usato come sedile… con il vestito di Irina – Francesca Mazza – che si è impigliato e ha portato un “cazzo!” che presumbilmente non era nel copione.

In definitiva non posso dire che lo spettacolo fosse brutto, ma non mi sono poi così entusiasmato. Per i curiosi, qui trovate il programma di sala.

The Historian Project (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Nell Gavin sceglie di vedere gli eventi contemporanei con l’occhio del futuro: persone del ventottesimo secolo tornano regolarmente nel passato per vedere dal vivo gli eventi storici più importanti, ma uno Storico non identificato compie un errore, dando un’informazione a due suprematisti bianchi, e da lì parte una serie di eventi che porteranno a una Anomalia. Due squadre sono mandate indietro nel tempo per ripararla: un quartetto di Eroi – in realtà persone borderline psicopatiche, le uniche senza empatia e che quindi possono fare il lavoro sporco – e Avid, uno Storico che dovrà fare coppia con una psicoterapeuta del ventunesimo secolo.
Gavin spiega nei dettagli come è composta la società del futuro. Troppi dettagli: soprattutto nei primi capitoli sembra trattare con sufficienza il lettore. Queste spiegazioni mi ricordano un po’ quelle dei più famosi libri di Heinlein: ma sono passati settant’anni, e ciò che ai tempi era una novità ormai è qualcosa di trito. Anche la trama è poco fluida, con capitoli molti lunghi e altri capitoli brevissimi, e con le due sottotrame (Eroi e Avid) che non si mischiano mai davvero. In definitiva, si può leggere ma non è certo un capolavoro.

(Nell Gavin, The Historian Project : A Time Travel Catastrophe, Book and Quill Press 2023, pag. 278, $8,90, ISBN 9798987600344)
Voto: 3/5

Museo Diocesano di Milano

particolare della Crocifissione del Masaccio

particolare della Crocifissione del Masaccio

A Pasquetta Anna e io abbiamo deciso di andare a vedere il Museo Diocesano di Milano, sfruttando il prestito della Crocifissione del Masaccio (bellissima, anche se non capisco come si potesse vedere nella posizione originale a cinque metri d’altezza). Per la prima volta – shame on me – mi sono accorto che esistono crocifissioni dove c’è anche la Maddalena insieme a Maria e Giovanni. Anche in questo caso Masaccio si inventa un’idea nuova: non si vede il volto della Maddalena ma solo i capelli (biondi, come nell’iconografia classica. La vedo bene una bionda nella Palestina del primo secolo). Ho comunque imparato, anche dagli ori della collezione Crespi, che la Maddalena ha il mantello scarlatto, mentre già sapevo che Maria e Giovanni hanno colori simmetrici tra tunica a mantello.
Il resto del museo? A parte che abbiamo saltato a piè pari la mostra fotografica, secondo me la scelta di mostrare quanta più possibile parte dei lasciti non è una grande idea; molti dei quadri sono piuttosto banali e non dicono niente. Credo che meno materiale ma più pensato migliorerebbe la fruizione, almeno per degli ignorantoni come me.

Game Theory: A Playful Introduction (libro)

La cosa più strana di questo libro è che parte con la teoria combinatoria dei giochi, che sono davvero in pochi ad associare alla teoria classica (e in effetti i giochi sono di tipo completamente diverso). I primi quattro capitoli sono così dedicati a giochi come Nim e Hackenbush e al teorema di Sprague-Grundy, ben noti a chi abbia letto Winning Ways for Your Mathematical Plays. La parte di teoria dei giochi classica giunge fino ai giochi cooperativi e a un accenno ai giochi a più persone, terminando – spiazzando un’altra volta chi arriva alla teoria dei giochi dall’economia – al teorema di impossibilità di Arrow. Alcune parti più tecniche sono lasciate in appendice per i più coraggiosi. Devo dire che ho molto apprezzato questo approccio, proprio perché permette di vedere le cose in modo diverso dal solito.

(Matthew Jared Devos e Deborah A Kent, Game Theory : A Playful Introduction, AMS 2017, pag. 343, $49, ISBN 9781470422103)
Voto: 5/5

Ultimo aggiornamento: 2023-07-12 11:04

I numeri reali (libro)

Rispetto all’altro libretto di Spreckelmeyer (che poi ho scoperto essere stato un insegnante liceale americano) che ho letto, questo sui numeri reali mi è parso più fruibile anche a un lettore odierno. (Ricordo che questi libri sono stati scritti nei primi anni ’60 del secolo scorso, e pubblicati alla fine di quel decennio dalla Progresso Tecnico Editoriale.) Partendo dalla fattorizzazione unica e dalle approssimazioni con i numeri razionali, si giunge alla definizione dei numeri reali mediante le successioni di Cauchy, immagino preferite ai tagli di Dedekind perché più semplici da visualizzare graficamente. Ecco: l’approccio grafico è probabilmente la parte migliore di questo libriccino, che direi essere tranquillamente alla portata di uno studente liceale attuale (e quindi facile per uno del tempo). La traduzione di Domenico Costantini è quella tipica del tempo.

(Richard Spreckelmeyer, I numeri reali [The Real Numbers], Progresso Tecnico Editoriale 1967 [1964], pag. 70, trad. Domenico Costantini)
Voto: 3/5

Ultimo aggiornamento: 2023-07-02 19:13

Future’s Dark Past (libro)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
J.L. Yarrow è lo pseudonimo di una coppia (marito e moglie) che hanno scritto insieme questo libro. La storia scorre molto velocemente, e ci ho messo molto poco tempo a leggerla nonostante la mia abitudine di avere sempre più libri contemporanemente in lettura. Essendo basata sui viaggi nel tempo, la trama ogni tanto si ingarbuglia un po’, ma uno se lo aspetta e quindi non si preoccupa più di tanto. Alcune cose del testo non mi sono però piaciute: metto un paio di esempi sperando di non spoilerare l’eventuale lettore. All’inizio troviamo Sylvia Mantua che parrebbe essere non dico una protagonista ma almeno una presenza continua, mentre invece dopo pochi capitoli viene solo menzionata qua e là, giusto per ricordare che esiste. Inoltre vediamo che Hunter riesce a recuperare le proprie forze troppo in fretta per una persona che non è stata sottoposta a trattamenti particolari, e nulla nel libro fa pensare che dal futuro ci siano stati quei trattamenti. Capisco che gli autori pensino a una trilogia, ma questo mi pare piuttosto barare…

(J.L. Yarrow, Future’s Dark Past : , Gramarye Media 2023, pag. 352, € 5,42, ISBN 9781945839702)
Voto: 4/5

Ultimo aggiornamento: 2023-07-10 16:52

Discreto e continuo (ebook)

Il mio primo incontro con Zellini fu a Pisa, quando io ero un giovane studente di matematica che ogni tanto andava a fare incursioni tra gli informatici, e ho seguito per curiosità personale parte del corso di teoria della complessità che lui al tempo teneva. In effetti mi ero sempre chiesto come mai nei suoi libri scrivesse di temi apparentemente lontani dal suo campo di studi: con questo libro finalmente sono riuscito a comprendere il motivo. La tesi di Zellini è piuttosto spiazzante, e la si può leggere nel titolo dell’ultimo capitolo del libro: “il continuo come approssimazione del discreto”. In pratica, la matematica nacque come discreta e algoritmica, si pensi alle tavolette babilonesi per esempio, e il continuo fu introdotto in età relativamente tarda perché semplificava i conti. Ma adesso la situazione è di nuovo cambiata! Sono i computer a risolvere i problemi, lo fanno con una struttura numerica discreta – quella dei numeri di macchina – e quello che conta è riuscire a dimostrare che si resta vicini alla soluzione teorica, sintetica ma non calcolabile, e che le operazioni sono fattibili in un tempo umano – ciò che studia la teoria della complessità, insomma.
Come nelle altre opere di Zellini la lettura non è sicuramente agevole, e probabilmente stavolta è ancora peggio vista la predominanza della parte matematica vera e propria. Però sono stato contento di averlo letto, perché anche se mi sa che non ho colto tutti gli spunti quelli che ho trovato sono già interessanti di loro!

(Paolo Zellini, Discreto e continuo : Storia di un errore, Adelphi 2022, pag. 406, € 13,99 (cartaceo: 28), ISBN 9788845985621 )
Voto: 4/5

Ultimo aggiornamento: 2023-03-25 16:42

Lockdown Tales II (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Neal Asher scrive racconti lunghi. Troppo lunghi. Insomma non fanno per me, soprattutto perché mi pare che si perda fin troppo in dettagli che non portano nulla allo svolgersi della storia e diventano presto noiosi. Inoltre ho trovato a volte difficile seguire la trama: non so se la colpa sia dell’edizione elettronica che ho, ma mi sono trovati molti cambi di voce narrante senze che ci fosse un segnale al riguardo. Per quanto riguarda i singoli racconti:

Xenovore: La parte centrale è interessante, ma l’introduzione è troppo lunga (e difficile da seguire) e la parte finale mi pare un po’ troppo forzata, roba che mi posso aspettare da Heinlein che scriveva 60 anni fa. 2/5
An Alien on Crete: Ben costruito. Direi che comunque ad Asher piace il superuomo, o meglio l’oltre-uomo. 4/5
The Translator: Troppo simile al precedente per essere davvero interessante. 3/5
Skin: Tendente all’horror (che a me non piace), ma bisogna dire che è stato ben scritto. 4/5
Eels: Space opera classica. Mi sono perso però in vari punti, e questo non è bello. 2/5
The Host: Un tipo di biologia aliena descritta in modo interessante. 4/5
Antique Battlefields: Il miglior racconto del lotto. Un’ottima spiegazione di come cominciò la Quiet War; il finale finalmente mi ha spiazzato. 5/5
Moral Biology: Altro tentativo di descrizione di una biologia aliena, ma troppo prolisso e con almeno una sottotrama che si perde nel nulla. 3/5
Longevity Averaging: Non dice molto. Soprattutto tutto il contorno ai trattamenti di longevità pare finto. 3/5

(Neal Asher, Lockdown Tales 2, Newcon Press 2023, pag. 374, € 5,68, ISBN 9781914953439)
Voto: 3/5