Archivi categoria: recensioni

Semplicità insormontabili – 39 storie filosofiche (libro)

[copertina]Si può fare filosofia terra terra? Direi proprio di sì, leggendo questo libro (Roberto Casati e Achille Varzi, Semplicità insormontabili – 39 storie filosofiche, Laterza – i Robinson 2004, p. 194, € 14, ISBN 88-420-7304-0). Il libro comprende una serie di raccontini, già apparsi in parte sulle pagine de La Stampa, dove i personaggi si trovano in situazioni paradossali e che però in un certo senso sono logicamente possibili. Occhei, non esiste un’ameba che dopo la scissione vede entrambe le nuove cellule rivendicare il diritto ad essere quella originaria, né esiste l’Isola delle Quattro Stagioni, che non è a forma di pizza ma è stata costruita sull’equatore e sulla linea di cambiamento di data. Però concettualmente possono esistere, e ci fanno notare che le nostre “certezze” sono problematiche. La cosa bella – o brutta? – è che non ci sono discussioni: si presentano semplicemente queste storie. La cosa sicuramente bella è che i racconti sono davvero piacevoli.

Ultimo aggiornamento: 2005-08-02 10:58

_Cos’è davvero la matematica_ (libro)

[copertina]Premessa necessaria: questo non è un libro di matematica. È di filosofia della matematica, che è una cosa completamente diversa, anche se non necessariamente più comprensibile… La fregatura è che sono pochi i matematici che fanno filosofia, e ancora meno i filosofi che hanno fatto matematica. L’autore (Reuben Hersh, Cos’è davvero la matematica, Baldini Castoldi Dalai – I Nani 2003, p. 493, € 9.90, ISBN 8884904307, trad. Rosalba Giomi) è un matematico, ma nel libro è soprattutto in contrasto con i suoi colleghi che a suo dire sono sostanzialmente platonici (gli enti matematici esistono “da qualche altra parte”, basta solo trovarli) o formalisti (la matematica non ha significato reale, sono tutte manipolazioni di simboli), mentre lui propende per un’interpretazione che definisce umanistica-aristotelica (la matematica è un’attività umana). Il libro è diviso in tre parti. La prima, dove Hersh mostra le varie tendenze, l’ho trovata favolosa; la seconda, dove passa in rassegna i vari filosofi che hanno trattato di matematica, sarebbe stata migliore se Hersh non avesse voluto metterci sempre il becco; l’ultima contiene approfondimenti matematici per il lettore interessato, e deve essere stata un duro colpo per la traduttrice Rosalba Giomi, che ha anche sbagliato qua e là una formula. Alla fine insomma va bene solo per chi è interessato alla materia.

Ultimo aggiornamento: 2020-01-05 17:27

Creazione (libro)

[copertina]Cosa potete fare a uno che candidamente confessa “a me sarebbe sempre piaciuto leggere un libro storico con protagonisti Socrate, Buddha e Confucio, che sono più o meno contemporanei. Visto che non esisteva, l’ho scritto io”? Ecco, questo è Gore Vidal. In questo tomo (Gore Vidal, Creazione, Fazi – Le Strade 2005, p. 718, € 18.50, ISBN 888112579X, trad. Stefano Tummolini, titolo originale Creation, 1981-2002), già che c’era, ha deciso che la voce narrante fosse Ciro Spitama, nientemeno che il nipote di Zoroastro, che racconta i suoi incontri al suo lontano parente… Democrito. Non si fa mancare nulla, insomma; anzi in questa nuova edizione è riuscito a fare riaggiungere qualche centinaio di pagine che il curatore gli aveva fatto togliere. Vidal ama questi grandi affreschi, dove può permettersi di raccontare la storia come la vede lui: ad esempio le guerre greco-persiane sono narrate da parte di questi ultimi. Ma il vero filo conduttore è la domanda “come è nato l’universo? chi o cosa l’ha creato?” con tutte le risposte dei vari saggi e filosofi del tempo, e forse lì nascoste anche quelle dei moderni.
Il libro si legge molto piacevolmente nonostante la mole; in un paio di punti il traduttore si è però perso nell’intrico dei personaggi, attribuendo la battuta a quello sbagliato. Capita anche ai migliori, anche se scrivere però “calcolare usando le figure” è triste.

Ultimo aggiornamento: 2005-07-11 15:09

<em>Alice nel castello delle meraviglie</em>

Ieri, vista la giornata non esattamente delle migliori, Anna e io abbiamo pensato di vedere se c’era qualche mostra interessante. Alla fine siamo finiti al Castello Sforzesco, dove c’è questa mostra temporanea, sottotitolo “Il mondo fuori forma e fuori tempo nell’arte italiana del Novecento”. Il biglietto è compreso in quello della visita al Castello, e costa tre euro con i quali potete anche vedere le collezioni del Castello. Noi abbiamo girato la parte principale, dove si trovano soprattutto reperti di architettura e monumenti, ci siamo trovati un po’ di fogli informativi che però almeno dal mio punto di vista completista non è che informassero molto. Vabbè.
La parte dedicata ad Alice è invece molto bella, pur non avendo chissà quali capolavori. L’allestimento però è fatto molto bene, e secondo me valorizza le opere, anche se d’altro canto rende difficile contestualizzare gli artisti: ma forse non si può pretendere troppo dalla vita. Una piacevole e consigliabile visita, però.
La mostra resterà allestita fino al 18 settembre, orario 9-17.30, lunedì chiuso.

Ultimo aggiornamento: 2005-07-10 18:43

<em>War of the worlds</em>

(il titolo è in inglese non per un improvviso sussulto di filoalbionismo, ma banalmente perché ho visto il film in lingua originale)
Ieri sera ho commesso il grosso errore di andare a vedere il film. Intendiamoci, non che mi aspettassi molto, ma il risultato della serata è stato ancora peggio del previsto. Già l’inizio non è stato il massimo: a Milano città il film in versione originale esce solo all’Odeon, cioè da Silvio, e non mi sono accorto che la cassiera mi ha dato un euro in meno di resto. Poi la sala era piena, e ci siamo trovati un posto in seconda fila: fortuna che non soffro di crisi epilettiche.
Passiamo al film vero e proprio. L’unica parte in cui si rifà al romanzo di H.G.Wells è l’introduzione e il finale parlato, e se proprio vogliamo essere buoni l’avere i tripodi. La trama è assolutamente inesistente, e si può riassumere in “Tom Cruise riesce a sfuggire sempre a tutto quello che gli capita intorno”: tra l’altro, io non ho nulla in contrario alla suspension of belief, ma qua siamo ai livelli dei supereroi da fumetto, altroché! Certo, gli effetti speciali sono fatti molto bene, ma sapete quanto me ne può importare. Per i dialoghi, non posso dare un giudizio. La mia comprensione dell’inglese parlato è notoriamente molto bassa, a differenza di quello scritto: metà film è urlato o sussurrato, il che non mi ha aiutato certo.
Insomma, se non siete appassionati di effetti speciali potete tranquillamente fare a meno di vederlo.

Ultimo aggiornamento: 2005-07-04 11:52

<em>Realware – la materia infinita</em>

[copertina]Rudy Rucker è un serio matematico – per quanto un matematico possa esserlo, chiaro – che si diletta anche a scrivere di fantascienza. Questo libro (Rudy Rucker, Realware – la materia infinita [Realware], Urania Mondadori n.1497 – aprile 2005, p. 346 € 3.60, ISBN 977-1120-528361, trad. Daniele Brolli e Margherita Galetti) è il quarto di una serie iniziata con Wetware, ambientata in un futuro non troppo lontano dove oltre agli umani ci sono i moldie, esseri artificiali ma senzienti… e a un certo punto arrivano anche degli alieni. La parte più interessante è però la matematica, anzi la geometria, buttata qua e là con noncuranza. Senza formule, non preoccupatevi… Io confesso di non avere letto i primi due volumi, quindi ogni tanto credo di essermi perso qualcosa, anche se ci sono molti rimandi. Ho letto cose migliori, ma non è che questo sia un libro da buttare via sdegnati. Però non mi aspettavo uno svarione simile dal Brolli: a pagina 78, si parla di una “orbita geosincronica ventidue chilometri sopra l’equatore”. Passi non usare il termine geostazionario, ma da Arthur Clarke in poi tutti gli appassionati SF dovrebbero sapere che sono miglia e non chilometri, e che sono ventiduemila

Ultimo aggiornamento: 2005-06-30 16:38

<em>Poporo</em>

Dovrei fare una recensione di questo ristorante giapponese a Milano, dove Anna e io siamo andati martedì scorso.
Però sono in sciopero, visto che non mi hanno dato la ricevuta. Che poi ho pagato col bancomat, quindi non avrebbe nemmeno senso la cosa… mah.

Ultimo aggiornamento: 2005-06-25 17:34

_I paradossi dalla A alla Z_

[copertina]I paradossi sono antichi come la filosofia greca: basta pensare a Zenone che amabilmente descrive la gara tra Achille e la tartaruga. Qualcuno magari ha anche sentito parlare di Bertrand Russell e del suo barbiere. Quello che in genere non si sa è che il ventesimo secolo ha inventato una sfilza di frasi che a prima – e seconda… – vista sembrano logicamente impossibili. In questo libro (Michael Clark, I paradossi dalla A alla Z, Raffaello Cortina Editore – Scienza e Idee 2004, p. 247, € 20, ISBN 88-7078-924-1, trad. Andrea Pedeferri) vengono presentati tutti i paradossi, dai più antichi a quelli contemporanei: a ognuno di essi viene dedicato un paio di pagine, con l’esposizione del paradosso stesso e un suo esame, e una possibile spiegazione per sciogliere i dubbi sul suo significato pratico e su come funziona.
Fin qua tutto bene. Purtroppo mi pare che il libro, non saprei dire se già in originale o per la traduzione, promette tanto ma mantiene poco. L’esposizione dei paradossi è fatta bene, ma nella loro spiegazione ci si avvita in discussioni che mi sembrano sviare il lettore dalla comprensione, e lo rendono ancora più dubbioso. Forse il guaio maggiore del libro è che non è né carne né pesce, oscillando tra la filosofia e il cognitivismo. Insomma, interessante più come raccolta che per imparare qualcosa di nuovo.

Ultimo aggiornamento: 2014-09-08 17:07