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_Milano 2019 – linea di confine_

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Confesso che a me il cyberpunk di tipo decadente non piace molto – non mi piace nemmeno il cyberpunk in genere, ma quella è un’altra storia. E in effetti ho fatto una fatica boia a leggere le prime cento pagine del libro (Roberto Perego, Milano 2019 : Linea di confine, Shake edizioni – 1999, pag. 288, € 12.91, ISBN 888692674X). Poi la storia scorre molto meglio e si lascia leggere, anche se a un secondo sguardo ci si accorge che ci sono dei buchi di trama; ad esempio il Boccia esce di scena in maniera per nulla chiara, e anche la caratterizzazione di Bruno non regge. Lasciamo poi perdere le dimensioni ridicole per la memoria dei dispositivi… ancora un po’ e li abbiamo già oggi. La descrizione di una Milano direi quasi in decomposizione è però molto vivida e meritevole, e rende più apprezzabile la lettura.

Ultimo aggiornamento: 2016-07-11 10:07

La vedova Socrate

Abbiamo deciso all’ultimo momento di andare allo Studio a vedere questo monologo scritto, diretto e interpretato da Franca Valeri. E quando dico “ultimo momento”, intendo dire che siamo arrivati al teatro a chiedere se c’erano biglietti. Risposta: “tutto esaurito, ma possiamo mettervi in lista d’attesa”. Sì, proprio come in aeroporto: stesso identico assalto al bancone. Siamo alla fine riusciti ad entrare (a prezzo pieno, anche perché naturalmente mica ci eravamo portati gli abbonamenti dietro, e nel mio palmare c’erano i numeri dell’anno scorso), in mezzo a un pubblico più o meno coetaneo alla Valeri.
Devo dire che l’inizio è stato per me uno choc: la Valeri, che tra l’altro non ha voluto il microfono da viso, ha ormai ottantacinque anni, e nelle sue prime battute li si sentiva tutti, anche se paradossalmente con lo svolgersi del monologo ha ripreso forza. Certo che, con un’improbabile parrucca bionda e delle ancora più improbabili zeppe dorate, Valeri-Santippe ne aveva per tutti: non solo per il suo ormai defunto marito Socrate, del quale finalmente si poteva vendicare per tutte le battute da lui fatte, ma per Aristofane, Alcibiade, Agatone… e naturalmente per Platone, che le aveva rubato tutti i diritti d’autore per le opere del marito: e dire che Socrate l’aveva semplicemente assunto come copista!
Un bello spettacolo, non c’è che dire: certo che questi grandi vecchi sono tosti…

Ultimo aggiornamento: 2005-12-12 13:15

American Gods (libro)

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Il titolo di questo libro (Neil Gaiman, American Gods, Mondadori – piccola biblioteca Oscar 2003 [2002], pag. 523, € 9, ISBN 8804520833, trad. Katia Bagnoli) può fare pensare a tante cose. E in effetti nel libro le si possono trovare probabilmente tutte. L’idea di base non è affatto nuova: gli dei esistono perché la gente crede in loro, e la loro potenza dipende direttamente da questo. Solo che un dio è anche legato a un luogo: gli emigranti negli Stati Uniti si sono così portati con sé una nuova copia del dio. Ma l’America, si sa, brucia gli dei: così troviamo questi tipi anzianotti, come il signor Wednesday (colta la citazione? non preoccupatevi, viene spiegata nel testo) che vivono di espedienti vari e cercano di riunirsi tutti insieme per sconfiggere i nuovi idoli, come la signora Media. Il tutto facendosi aiutare da Shadow, quasi un Parsifal riportato nel ventunesimo secolo.
Il libro si legge che è un piacere. L’unica cosa che avrei voluto aggiungere al testo è un glossarietto con tutti i riferimenti alle varie mitologie. Alcune le ho riconosciute facilmente, altre mi hanno fatto risvegliare ricordi sopiti da decenni, ma confesso che ce ne sono alcune che mi sono totalmente oscure.

Ultimo aggiornamento: 2005-12-05 16:11

Zucker!… come diventare ebreo in 7 giorni (film)

La trama di questo film è più o meno semplice: Jackie Zucker, nato come Jakob Zuckermann, non ha seguito il resto della famiglia fuggita da Berlino nel ’61 ed è diventato un personaggio abbastanza famoso nella DDR, rinnegando le proprie origini ebraiche. La riunificazione però l’ha rovinato, e sta per essere imprigionato per debiti, quando viene a sapere che sua madre è morta e potrà avere la sua eredità… solo se si riconcilierà con il fratello, che invece è rimasto un ebreo ortodosso. La coabitazione forzata finirà più o meno come ci si può immaginare.
La cosa strana di questo film è che è tedesco. E lo si vede: c’è un qualcosa di “Goodbye Lenin”, e le situazioni, più che yiddish, sembrano essere teutoniche. Il risultato finale non è una grossa grassa risata, ma ad ogni modo è una visione piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2005-12-03 23:40

_Longitudine_ (libro)

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Oggi abbiamo i GPS che ci dicono dove ci troviamo con un errore massimo di pochi metri, e la facciamo semplice. Ma non è sempre stato così: fino a pochi secoli fa, soprattutto in mare, ci si poteva perdere, e rischiare di morire per inedia o naufragando contro gli scogli. Il problema della latitudine si poteva risolvere abbastanza facilmente; ma la longitudine (“sinistra o destra?” su una cartina geografica, tanto per intenderci) sembrava impraticabile. Ecco così la storia (Dava Sobel, Longitudine [Longitude], Rizzoli BUR Saggi – 1999 [1995], pag. 155, €7, ISBN 88-17-11290-9, trad. Gianna Lonza e Olivia Crosio) di una lotta titanica per trovare un sistema per calcolare la longitudine, il tutto condito da un enorme premio, l’equivalente di vari milioni di euro, offerto da un’apposita Commissione per la longitudine britannica. Eh sì, gli inglesi dominavano i mari e quindi ne avevano un gran bisogno. Ci furono due partiti: quello degli astronomi, che utilizzavano le stelle fisse e una serie di manuali, e quello… di John Harrison, un orologiaio autodidatta che passò la sua vita a costruire quattro diversi modelli di orologio, sempre più precisi. Infatti un orologio sincronizzato esattamente con l’ora di un certo luogo permette automaticamente di calcolare la longitudine relativa: basta misurare la posizione del sole a “mezzogiorno”. Harrison fu sempre inviso all’establishment, nonostante i suoi modelli sbagliassero di qualche secondo in tre mesi di viaggio in mare, e non ottenne mai tutto il premio meritato.
Il libretto è molto avvincente, anche se qualche volta la traduzione mi sembra un po’ tirata; una lettura piacevole.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-07 23:11

<em>Mario Sironi/Constant Permeke – I luoghi e l’anima</em>

Sfruttando il fatto che La Repubblica era il “media partner” della mostra, e quindi potevamo entrare con biglietto ridotto – 6 euro e mezzo anziché 8 – e soprattutto con una visita guidata, oggi siamo andati a Palazzo Reale.
Non so se per la nevicata che non faceva certo venire voglia di andare in giro o perché dall’altra parte c’è la finta mostra di Caravaggio, ma Stefano – la nostra guida – ha guidato… quattro persone, il che ci ha dato la possibilità di avere una fruizione molto personalizzata, anche perché comunque non è che ci fossero chissà quante altre persone.
Non ho capito la logica di questo accostamento. Sironi e Permeke sono praticamente coetanei, ed entrambi pittori: ma la similitudine finisce qua. Affermare che “ciascuno superò la propria corrente pittorica” è una frase fatta senza troppi significati; e nonostante i diversi stili che ciascun pittore ha seguito nella loro arte, non è mai capitato di vedere un quadro e sbagliarne l’attribuzione :-)
Alle opere dei due artisti sono state associate delle installazioni (fotografie, e un video in stile fotografico) di Francesco Jovine, che ha ripercorso oggi i luoghi cari ai due pittori. Le immagini erano anche interessanti, ma anche qui non ho assolutamente capito quale fosse la reale relazione con i quadri. E non venitemi a dire che non capisco l’arte, vi prego.
La mostra – che rimarrà fino al 29 gennaio – è comunque interessante, nonostante queste stranezze.

Ultimo aggiornamento: 2005-11-26 22:42

Le parole dimenticate di Gesù

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Il libro (Mauro Pesce, Le parole dimenticate di Gesù, Fondazione Lorenzo Valla/Mondadori 2004, pag. 814, € 27, ISBN 88-04-51347-0) prometteva bene: una raccolta di detti attribuiti a Gesù e non presenti nei vangeli canonici. Ho così deciso di comprarmi il libro, non preoccupandomi del pacco di note al testo: un po’ di filologia non fa mai male. Però le mie speranze si sono infrante man mano che leggevo. Lasciamo perdere le decisioni di quali possano essere “parole di Gesù” e quali no; questo lo posso anche far passare come scelta dell’autore. Ma innanzitutto c’è stata la scelta di usare solo testi greci e latini (messi come testo a fronte, magari per far vedere quanto si è bravi a tradurre… e nelle citazioni latine, usando la u minuscola al posto della v), saltando i brani in copto e in altre lingue che ad esempio ci avrebbero dato tutto il Vangelo di Tommaso. Poi se c’è un autore, chessò Girolamo, che cita un brano dal Vangelo degli Ebrei, il brano è citato due volte: prima come Vangelo degli Ebrei, poi come Girolamo. Non importa che siano le stesse parole. Frasi che appaiono in decine di testi, come “Siate cambiavalute accorti”, sono commentate decine di volte. Insomma, una specie di centone senza un vero filo logico.

Ultimo aggiornamento: 2005-11-25 09:58

Tutta un’altra cosa (libro)

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Urania ha festeggiato il suo millecinquentesimo numero (John Kessel et al., Tutta un’altra cosa, Urania 1500, luglio 2005, pag. 310, €3.60, ISSN 9-771120-528361) con una copertina più colorata del solito, un racconto lungo – Storie di uomini di John Kessel, e una serie di storie scritte dai curatori della rivista in tutti questi anni (non che siano molti: Urania è di un conservatore che fa paura). La storia di Kessel non era affatto male, soprattutto per la sua decisione di rovesciare un assunto base della nostra civiltà: un classico tema fantascientifico. Per il resto, il giudizio è abbastanza negativo, visto che i miniracconti di Fruttero e Lucentini sono già state visti più volte, e le altre storie non è che valgano molto. Il racconto di Giuseppe Lippi (Il lago d’inferno) poteva essere l’eccezione: peccato che le ottime idee siano state espresse in maniera scarsamente comprensibile.

Ultimo aggiornamento: 2005-11-21 09:43