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Da Berti (ristorante)

Ieri sera sono andato con i miei zii a cenare al Da Berti (mi scuso per la doppia preposizione, ma il locale vuole il “da”). Il posto, come avrete capito se siete andati a cliccare sul link, è un locale storico, che esiste da centoquarantadue anni, ma dal nostro punto di vista aveva il vantaggio competitivo di essere a cinquecento metri da casa mia, il che significava andarci a piedi anche con la pioggerellina.
Le sale (non era esattamente il momento giusto per pranzare nel giardino) sono molto belle, e il servizio ottimo. Però il brasato di manzo con polenta che ci siamo presi non è che fosse chissà cosa, nonostante fosse segnato nelle proposte del giorno. Molto meglio i ravioli – sempre al brasato, ieri sera sono stato monotematico – che l’avevano preceduto, lo dico subito. Non posso dare giudizi sul prezzo, visto che la cena me l’ha offerta mio zio; dal menu mi sembrava sulla media dei posti milanesi.
Giudizio finale: se volete far vedere che conoscete dei posti di classe e non pacchiani, e non siete in caccia di sensazioni speciali per le vostre papille gustative, potete tranquillamente andarci.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-15 11:41

Piccolo trattato di ciclosofia (libro)

[copertina] La “ciclosofia” è naturalmente la filosofia che si fa andando in bicicletta, espressamente come ciclista urbano, anzi parigino nel caso di questo libro (Didier Tronchet, Piccolo trattato di ciclosofia [Petit traité de vélosophie], Net 2004 [2000], pag. 156, € 7.30, ISBN 9788851521844, trad. Lorenzo Bernini). Tronchet ha degli spunti interessanti, soprattutto quando racconta dei suoi giri parigini in bicicletta: però spesso è un po’ troppo filosofico per i miei gusti. È anche vero che il libretto è molto breve, quindi non è che possa fare chissà quali pipponi… insomma, si può leggere il tutto senza stancarsi troppo, ma non aspettatevi il capolavoro.
Già che ci sono, però, vorrei ricordare le mie due leggi della ciclodinamica:
1. Il vento è sempre contro
2. In ogni circuito, la parte in salita è maggiore di quella in discesa.

Ultimo aggiornamento: 2008-01-11 10:02

_Vita di un creativo_ (libro)

[copertina]Lele Panzeri è un creativo, e ha deciso di scrivere la sua biografia (Lele Panzeri, Vita di un creativo, Lupetti 2006, pag. 519, € 19.50, ISBN 9788883911835).
Il libro non è una biografia come uno si potrebbe aspettare, visto il titolo.
Ci sono i racconti della sua infanzia e dei suoi amori, ma non fanno una biografia.
Ci sono i racconti dei vari lavori che ha fatto nel campo della pubblicità, ma non è nemmeno un manuale su come funzionano le agenzie creative o sulle campagne pubblicitarie.
Ci sono battute sparse a piene mani, ma non è un libro umoristico.
Ci sono tante frasi messe là, alcune lunghe e altre brevi, tutte belle in fila come in questa recensione. Però la recensione non è divertente, ma il libro sì, soprattutto se preso a piccole dosi.
Ma in effetti il creativo è lui, mica io.
E direi che è una fortuna.

Ultimo aggiornamento: 2018-02-25 18:24

Across the Universe (film)

locandinaSpesso si sente dire che i Beatles sono stati la colonna sonora degli anni sessanta. Beh, Julie Taymor ha preso la cosa alla lettera, e ha fatto un film (vedi anche la scheda su IMDB) dove la colonna sonora è formata solo e unicamente da brani dei quattro scarafaggi: trentatré, compresa Flying, in modo che anche Ringo fosse rappresentato. In pratica ha preso le canzoni e ci ha costruito sopra il film come un vestito; si parte dai nomi dei personaggi (Jude, Max che sta per Maxwell, Lucy, Prudence, Sadie…) e si continua con immagini che sicuramente riportano il ricordo dei Quattro: dal bus del Magica Mystery Tour ai Biechi Blu che stanno con Mr. Kite, dal logo della Apple al concerto sul tetto. Il tutto con la presenza di personaggi che sono evidenti omaggi a Janis Joplin e Jimi Hendrix, e con la presenza reale in un cameo di Joe Cocker, Bono e Selma Hayek. Quando dico “costruito sopra”, però, intendo che quando gli attori cantano – dal vivo – i brani, molte scene sono ballate perfettamente a tempo con le parole, con un effetto assolutamente adorabile. La storia raccontata nel film, bisogna ammetterlo, è un po’ debole e ha un po’ di buchi logici, ma io ho praticato senza problemi la suspension of disbelief, e direi che anche il folto pubblico che riempiva l’Arcobaleno la sera di san Silvestro.
Mi resta solo una curiosità: il negozio Psychedelikatessen che si vede in una scena a me fa venire in mente una canzone dei Rutles. Un riferimento doppio carpiato oppure il negozio esisteva davvero negli anni ’60?

Ultimo aggiornamento: 2008-01-05 17:42

_Minima Pedalia_ (libro)

[copertina] È possibile vivere senza usare la macchina? Emilio Rigatti, professore friulano di scuola media e ciclista amico di Altan e Rumiz, ha deciso di sì. Questo libro (Emilio Rigatti, Minima Pedalia, Ediciclo – la biblioteca del ciclista 2004, pag. 254, € 13, ISBN 978-88-88829-02-9) è il resoconto dell’anno scolastico 2002-03, con due libri-nel-libro: la gita pasquale tra Croazia e Slovenia (con la scusa di andare da un dentista fiumano), e la gita scolastica con la sua classe… il tutto fatto in bicicletta e al limite in treno, dopo aver venduto la propria auto. (ma tenendo quella della moglie, non è esattamente un talebano e nell’introduzione spiega che ad esempio per recuperare le damigiane di pinot bianco la bicicletta non è il mezzo più adatto. Se state cercando un libro su come fare il ciclista urbano, avete sbagliato testo: nella bassa friulana c’è ancora una quantità di stradine secondarie che vengono utilizzate amabilmente. Al più potrà esservi utile la sezione finale, con i consigli di vestiario e simili per chi vuole provare l’ebbrezza della bici come mezzo di trasporto. Forse, più che un diario, il libro dovrebbe essere letto come romanzo: va bene che Rigatti insegna lettere, però il testo è spesso troppo barocco, con una sfilza di immagini ed aggettivi che alla lunga risultano almeno a me stucchevoli. Non credo insomma che sarà riuscito ad acquistare nuovi adepti :-)

Ultimo aggiornamento: 2018-02-25 18:00

Filosofia della matematica (libro)

[copertina] La filosofia della matematica è un campo molto infido. Il problema è che spesso i filosofi non sanno di matematica e quindi scrivono cose che vanno per conto loro, e i matematici non sanno nulla di filosofia né vogliono saperne: così quando parlano di filosofia fanno degli strafalcioni incredibili. In questo libro (Gabriele Lolli, Filosofia della matematica, Il Mulino – Saggi 2002, pag. 264, € 19, ISBN 9788815085108) Lolli si propone di dare un resoconto delle principali filosofie della matematica del ventesimo secolo, facendomi scoprire che ce ne sono davvero tante! Per quello che ho capito, abbiamo il nominalismo (non esistono entità astratte, nemmeno in matematica); il realismo (l’opposto: gli enti idealizzati sono idee innate, indipendenti dall’esperienza), e la sua sua variante platonismo (non sono idee, ma esistono davvero); la fenomenologia (quello che riusciamo a fare è categorizzare quello che troviamo con l’esperienza); il naturalismo (la metodologia matematica deve essere valutata dalla matematica, non dalla filosofia o altro); il logicismo (le verità matematiche sono oggettive perché le entità matematiche sono logicamente definite); il formalismo (la matematica è solo un gioco fatto con simboli e formule senza significato); il costruttivismo (la vera matematica è solo quella costruttiva, i teoremi di esistenza non valgono); strutturalismo e deduttivismo (la matematica sono rispettivamente le strutture o i teoremi); fallibilismo ed empirismo (basta con le dimostrazioni, la matematica si fa dal basso!). Come di solito fanno i filosofi, tutte queste correnti, tranne forse il costruttivismo, sono sbertucciate da Lolli; il tutto purtroppo in maniera un po’ troppo complicata per un poveretto come me che di filosofia è sempre stato un asino. Almeno mi sono divertito a leggere le battute che il nostro semina qua e là con aria assolutamente serafica, tipo il fatto che il platonismo è un realismo ontologico matematico che i suoi sostenitori dicono essere la posizione preferita dalla maggioranza dei matematici contemporanei ;-)

Ultimo aggiornamento: 2020-01-05 17:25

_Il linguaggio della matematica_ (libro)

[copertina] Divulgare la matematica non è affatto semplice. Il problema è trovare il giusto equilibrio tra la complessità intrinseca dei temi trattati, che richiedono tutto un armamentario di notazioni e tecnicalità anche solo per essere comprese, e la famosa massima “ogni formula matematica in un libro ne dimezza le vendite”. Devlin c’è riuscito in questo libro? (Keith Devlin, Il linguaggio della matematica [The Language of Mathematics], Bollati Boringhieri – Saggi Scienze 2002 [1998], pag. 398, € 35, ISBN 978-88-339-1420-6, trad. Laura Servidei) Non troppo, direi. Non so se il guaio sia dovuto al fatto che il libro è la revisione “per non scientificamente alfabetizzati” di un volume uscito per la collana legata a Scientific American; sicuramente il problema non è nella traduzione che è buona, anche se nelle bozze sono sfuggiti un paio di errori. Però mentre ci sono capitoli oggettivamente venuti fuori molto bene, quello sulla logica e soprattutto quello sulla probabilità, la parte sui gruppi e sulla topologia sono poco comprensibili se non si sa già di che si parla… il che è ancora peggio, perché la posizione filosofica di Devlin è che la matematica è lo studio delle strutture, e quei due capitoli dovrebbero esserne la quintessenza. Diciamo ad esempio che io avrei evitato di “spiegare” la dimostrazione dell’ultimo teorema di Fermat, perché tanto non aggiunge nulla a quella che oggi definiscono pomposamente “l’esperienza matematica”… E comunque alla fine, con la metrica di Minkovskij, le formule le ha messe :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-12-15 22:24

_L’uomo che sapeva contare_ (libro)

[copertina] Il sottotitolo di questo libro (Malba Tahan, L’uomo che sapeva contare [O homem que calculava], Salani settembre 1996 [1990], pag. 190, € 13, ISBN 9788877824813, trad. Lucio Zannini), “una raccolta di avventure matematiche”, è un po’ fuorviante. In realtà ci troviamo di fronte a una serie di problemi matematici sotto forma di racconti, un po’ come Le Mille e una Notte: il tutto viene ambientato a Baghdad nel periodo del Califfato. Beremiz Samir, l’Uomo che Sapeva Contare, è in primo luogo un buon musulmano, ma anche una persona che ama i numeri sotto tutte le sue forme. I problemi che dovrà via via risolvere sono tutti piuttosto noti, ma devo dire che il modo in cui l’autore li ha proposti dovrebbe renderli accattivanti anche per chi non apprezza la matematica, e che forse potrà capire, nonostante quanto Tahan stesso scrive, che è sì vero che per il matematico “la ricerca della verità non ha fini pratici”, ma dalla vita pratica si arriva comunque spesso alla matematica.

Ultimo aggiornamento: 2015-12-15 10:39