Archivi categoria: recensioni

Mathematical Mind-Benders (libro)

[copertina](se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
La seconda raccolta di problemi matematici “facili” di Peter Winkler (Peter Winkler, Mathematical Mind-Benders, A K Peters 2007, pag. 148, $18.95, ISBN 978-1-56881-336-3) è adorabile come la prima. Intendiamoci: sono “facili” per chi di matematica ne mastica, non sono certo per la gente magari anche interessata alla materia ma solo in teoria. Giusto il primo capitolo presenta problemini che si possono spiegare senza troppi patemi d’animo a qualcuno che non parte dal presupposto di odiare la matematica. Ma insomma, anche il matematico avrà il diritto di divertirsi un po’, no? Aggiungo che Winkler fa un ottimo lavoro sia nella parte di presentazione dei problemi (in fin dei conti, un matematico è un bambinone, e vuole vedersi le cose scritte in maniera per lui accattivante) che in quella di risposta. Insomma, una scelta sicuramente vincente, anche se per un pubblico di nicchia. Ma immagino che i miei lettori lo siano, la nicchia giusta…

Ultimo aggiornamento: 2008-04-13 10:02

_Falce e carrello_ (libro)

[copertina] Lo scorso inverno almeno noi milanesi siamo stati subissati di articoli sul libro-denuncia scritto da Bernardo Caprotti, padre padrone dell’Esselunga, contro il “potere Coop” (Bernardo Caprotti, Falce e carrello, Marsilio – Gli Specchi 2007, pag. 187, € 13.50 , ISBN 9788831793728). Con la calma che è la virtù dei nati stanchi, finalmente mi sono messo a leggerlo, partendo dal sanissimo principio “meglio sapere che non sapere”. Che dire a chi è indeciso se prenderlo o no? Beh, liber omnis divisus est in partes tres. L’introduzione di Geminello Alvi la si può saltare a piè pari senza perdere nulla, a meno che uno non voglia sapere quanto Geminello Alvi sia bravo e intelligente e gli altri tutti stupidi e comunisti… ma allora prendetevi un libro suo, no? Più utile la parte finale, con Stefano Filippi che racconta le biografie dei quattro principali esponenti Coop oggetto del j’accuse di Caprotti: Mario Zucchelli, Pierluigi Stefanini, Turiddo Campaini, Bruno Cordazzo.
Ma naturalmente il succo è il testo di Caprotti: quello che scrive e quello che non scrive. Innanzitutto, a parte i vezzi come scrivere “ebbimo”, dalle sue parole si capisce che per lui l’azienda è la vita. Gli utili sono importanti ma secondari; i dipendenti sono un male purtroppo ancora necessario; ma quello che conta davvero è l’azienda. Da quando dice alla madre “da domani non verrò più quassì nella nostra ditta tessile, perché ho scoperto che il retail è il mio campo”, a quando racconta di come sia sempre stato pronto a tutte le innovazioni tecnologiche, anticipando di anni il codice a barre per i prodotti, a quando ultraottantenne non solo non vende ai comunisti delle Coop – l’anticomunismo è il suo chiodo fisso, e il suo odio verso Prodi secondo me è stato esacerbato dall’allearsi di quest’ultimo con gli odiati nemici – ma nemmeno a Wal-Mart o Tesco, “perché quelli non hanno la cultura della vendita”.
Ma in filigrana si vede anche quello che manca. Non ho problemi ad accettare come vero il suo atto di accusa, anche per quel poco di LegaCoop che ho conosciuto direttamente, ma faccio notare che Esselunga non la si trova a Torino, dove le Coop non sono certo forti, e nemmeno in Veneto, dove le Coop sono bianche. Qualcosa vorrà ben dire… Il tema dei vantaggi fiscali e no delle Coop è troppo complicato da spiegare in una recensione, ma sembra usato come scusa per non parlare della gestione interna dei supermercati (che anch’essa è qui fuoritema). In definitiva, un libro sicuramente da leggere ma altrettanto sicuramente da non prendere per oro colato.

Ultimo aggiornamento: 2016-09-30 21:28

Moby Prince: Un caso ancora aperto (libro)

[copertina] Della strage di Ustica ufficialmente non sappiamo nulla, ma in pratica è noto a tutti che nella notte in cui l’aereo cadde in mare ci sono state molte, troppe coincidenze per non immaginare cosa possa essere successo davvero: e soprattutto se ne continua a parlare. Dei centoquaranta morti della Moby Prince, invece, non se ne ricorda nessuno. Gli atti processuali dicono che quella notte dell’aprile 1991 c’era nebbia, gli ufficiali di bordo scelsero per uscire dal porto una rotta pericolosa e intanto se ne stavano a guardare la partita in tv, e fatalità volle che il traghetto non si accorse dell’enorme petroliera davanti a sé e la speronò. Peccato che ci siano plurime testimonianze che giurano che di nebbia non ce n’era affatto, e che il traghetto abbia squarciato la petroliera dal lato rivolto al mare aperto. Enrico Fedrighini, con un lavoro meritorio che purtroppo rimane anch’esso quasi sconosciuto, ha raccolto in questo libro (Enrico Fedrighini, Moby Prince: Un caso ancora aperto, Edizioni Paoline 2005, pag. 364, € 13, ISBN 978-88-315-2857-3) tutti gli atti documentali di cui non si è affatto tenuto conto nel processo, e che fanno intuire che quella notte si stava svolgendo un traffico d’armi verso la Somalia (il nome di Ilaria Alpi non vi ricorda nulla?) con la fattiva collaborazione degli americani di Camp Darby, e che è stato scientemente scelto di non intervenire a salvare le persone del traghetto, possibili testimoni. Un mistero all’italiana riuscito fin troppo bene, purtroppo. L’unica pecca del libro è che il suo stile, soprattutto nelle prime cento pagine, è un po’ troppo sensazionalista: garantisco che non ce n’era bisogno.
Un’ultima considerazione. Qual è l’editore che ha avuto il coraggio di pubblicare il libro (di un sindacalista di base ancorché al Politecnico, impegnato politicamente coi Verdi)? Non ci credereste mai: le Edizioni Paoline (quelle di Famiglia Cristiana, insomma). Non c’è più religione.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-30 13:15

Chesil Beach (libro)

[copertina] Più che un romanzo vero e proprio, questo (Ian McEwan, Chesil Beach [On Chesil Beach], Einaudi 2007 [2007], pag. 136, € 15.50, ISBN 978-88-06-18870-2, trad. Susanna Basso) è un racconto lungo, impaginato in modo tale da almeno sfiorare le 150 pagine. Non è che si possa pretendere poi tanto dalla storia, che pur con il racconto di vari ricordi del passato si svolge fondamentalmente in una sola serata. Era l’Inghilterra del 1962, l’anno prima dei Beatles e della rivoluzione sessuale, e due giovani poco più che ventenni si sono sposati e devono passare la prima notte di nozze entrambi vergini e con dubbi e paure opposte. McEwan scrive molto bene, con una prosa resa attentamente dalla traduzione (anche se i “negozi in rete” alla fine sono probabilmente le catene di negozi) e il continuo passaggio dal punto di vista di Edward a quello di Florence, come anche le scene che riportano alla vita l’Inghilterra ancora in bilico tra i ricordi della guerra e dell’Impero e un futuro incerto e incomprensibile, movimenta quello che altrimenti sarebbe stata una storiellina da niente. L’ultima decina scarsa di pagine, che in un lampo racconta i quarant’anni successivi a quella prima notte, è da mangiarsi con gli occhi da quanto divinamente è scritta: peccato che nelle ultime righe McEwan termini con un qualunquistico anticlimax che, più che lasciare l’amaro in bocca, fa chiedere al lettore “perché non ti sei fermato prima”?

Ultimo aggiornamento: 2008-03-22 17:03

Mentire con le statistiche (libro)

[copertina] Sappiamo tutti, o almeno annuiamo quando ce lo dicono, che alle statistiche si può fare dire quello che si vuole. Spesso questo capita perché siamo noi che vogliamo essere ciechi davanti ai dati che ci vengono propinati: forse per paura dei numeri, o più banalmente perché non vogliamo fare fatica a leggere davvero quello che c’è scritto. Beh, adesso avete molte scuse in meno. Dopo solo cinquantatré anni dall’uscita dell’edizione originale, è stato finalmente tradotto il testo fondamentale di Darrell Huff (Darrell Huff, Mentire con le statistiche [How to Lie with Statistics], Monti&Ambrosini 2007 [1954], pag. 206, € 15, ISBN 978-8889479-09-4, trad. Giancarlo Livraghi e Riccardo Puglisi).
Prima che qualcuno si spaventi, mi affretto a comunicare che di numeri ce ne sono ben pochi: d’altra parte, Huff era un giornalista, mica un matematico! Qualche numero lo si trova, visto che le statistiche sono basate sui numeri; ma di solito i trucchi utilizzati per fare credere tutt’altro sono basati sul modo di presentare i dati, e possono quindi essere smascherati semplicemente usando un po’ di buon senso. Il libro è scritto con uno stile molto leggero e piacevole, e anche le aggiunte iniziali e finali di Livraghi e Puglisi – che hanno anche fatto la traduzione – seguono questa strada: diciamo che forse avrei evitato tutte le note sui prezzi non aggiornati, visto che in fin dei conti non sono così importanti per comprendere le idee.
In definitiva, compratelo e soprattutto leggetelo. Ne guadagnerete di certo.

Ultimo aggiornamento: 2020-02-05 16:49

Spe Salvi (libro)

[copertina] Dopo Deus Caritas Est, la seconda enciclica di papa Ratzinger (Benedetto XVI, Spe Salvi, Libreria Editrice Vaticana 2007, pag. 101, € 2, ISBN 978-88-2097991-1) tratta della speranza. Si possono fare delle scommesse se un’eventuale terza enciclica sarà sulla fede :-) A parte questa battuta piuttosto scontata, ammetto che questa enciclica mi ha piuttosto deluso. Io da un’enciclica mi aspetto un testo che, anche se non a livello di dogma, riporta il pensiero ufficiale della Chiesa Cattolica. Qua, almeno nella prima metà dell’enciclica, abbiamo tutta una serie di dottissime citazioni papali che con la speranza c’entrano ben poco, e al limite riguardano la fede, non la speranza. Tutte cose che in una lectio magistralis mi stanno molto bene, ma qua mi sembrano piuttosto forzate. C’è poi naturalmente il leit-motiv di questo papa, vale a dire lo scontro diretto contro il concetto scientifico moderno. Il guaio di base da Bacone in poi, secondo Ratzinger, è legato al passaggio da un’idea “comunitaria” a una individualistica, passaggio che è stato persino assorbito dalla teologia cristiana (sezione 25). Il metodo scientifico ridarebbe infatti all’uomo il dominio sull’universo, dominio che aveva perso col peccato originale (16), facendo diventare così irrilevante la fede (17). Il progresso è “ragione e libertà”, entrambe volte direttamente contro fede e Chiesa (18). Il pensiero marxiano viene liquidato facendo notare che manca di una pars construens, come visto nella sua applicazione leninista (21). Naturalmente Benedetto XVI ce l’ha anche con il cattolicesimo attuale e rimpiange i bei tempi andati, con le offerte a Dio delle proprie piccole fatiche (40).
Dal punto di vista teologico, probabilmente non c’è nulla di nuovo, ma non sono certo un teologo di vaglia: ci sono però punti interessanti. La parte sulla fede “performativa” e non “informativa” (10), ad esempio, oppure il fatto che la libertà dell’uomo è intrinsecamente insopprimibile (24). La speranza deve inoltre essere verso qualcosa di infinito (30), il che porta inevitabilmente alla speranza nel Giudizio Finale: una bella immagine, che associa alla giustizia divina la speranza. L’ultima parte dell’enciclica, oltre a darle il titolo, è in effetti la più interessante dal punto di vista teologico, anche se la sezione finale sulla Vergine Maria dà quasi l’aria di essere stata aggiunta all’ultimo momento.
Onestamente, però, mi aspettavo qualcosa di più: è un po’ come quei temi che si fanno senza nessun errore di grammatica, scritti anche benino, ma che non scaldano per nulla il cuore.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-16 20:12

_Quello che volevo_ (libro)

[copertina]Piero Bartezzaghi è probabilmente più noto a chi ha almeno la mia età come “P.Bartezzaghi”, come da nome del cruciverba di pagina 41 della Settimana Enigmistica. Per la cronaca, adesso a pagina 41 c’è “A.Bartezzaghi” che è il figlio Alessandro, mentre l’altro figlio Stefano lo si può trovare nelle pagine di Repubblica o in libreria. (C’è anche un terzo Bartezzaghi jr, Paolo, che è redattore alla Gazzetta dello Sport).
Alcuni anni dopo la sua prematura scomparsa, la sua famiglia ha voluto ricordarlo pubblicando un libro (Piero Bartezzaghi, Quello che volevo, s.i.p., 1999, pag. 351) che raccoglie… no, non i cruciverba: sarebbe stato facile, ma credo anche sminuente. Il libro raccoglie le poesie che Bartezzaghi scrisse per le riviste di enigmistica classica.
Per chi non è addentro a queste cose, forse è meglio che io spieghi che Bartezzaghi, con vari pseudonimi di cui Zanzibar è il più noto, preparava anche giochi diversi dalle parole crociate, soprattutto rebus. Ma i componimenti raccolti in questo libro apparvero solo nelle riviste specializzate per pochi intimi, e mostrano una persona completamente diversa da quello che uno si aspetterebbe. Non a caso ho scritto “poesie”, e non “enigmi in versi”: a differenza di quello che si vede di solito nei giochi in versi, qui viene naturale leggere i componimenti senza pensare al doppio significato enigmistico, e solo dopo andare a vedere qual era e apprezzare come sono state inserite le parole e frasi da “leggersi in altro modo”.
All’interno del libro, sono poi inseriti i ricordi di parenti, amici, e colleghi enigmisti. Ricordi davvero preziosi, perché fanno scoprire il vero Bartezzaghi: l’uomo, di cui l’enigmista era solo una delle facce, e nemmeno la più importante.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-05 10:53

DNews (quotidiano gratuito)

A dire il vero era uscito già da due settimane, sempre nei giorni lun-ven; solo che fino a venerdì scorso non mi era riuscito di prenderne una copia e quindi non avete avuto la gioia di leggere la mia recensione.
Innanzitutto, DNews è un quotidiano gratuito. Ce ne sono tanti ormai in Italia, lo so. Ma DNews, oltre ad avere un nome che ricorda i cataloghi di vendita per corrispondenza, è diretto dai fratelli Antonio e Gianni Cipriani, che erano alla guida di EPolis prima della sua dellutrizzazione. E in effetti, nelle 48 pagine del giornale (solo 9 di pubblicità, il che significa che il giornale avrà vita breve se non ci sarà un’inversione di rotta… vabbè che adesso ci saranno gli avvisi elettorali) si vedono rubriche nello stesso stile, e se volete il fatto che l’indirizzo email sia .eu fa un po’ il verso al .sm dell’altro quotidiano; sempre fuori dall’Italia siamo.
Naturalmente ci sono anche differenze, però. Innanzitutto, può darsi che questo sia un effetto collaterale della minore diffusione del giornale – al momento, oltre alle edizioni di Milano e di Roma ci sono solo Bergamo e Verona – ma la parte dedicata alla cronaca cittadina e della cintura è molto ampia, e messa all’inizio della foliazione, come per dire che è quella più importante. Un altro punto caratterizzante è l’uso dei rimandi: non solo in prima pagina, come è ormai usuale, ma anche oltre si trovano avvisi tipo “a pagina 10 Klaus Davi”, che a me fa venir voglia di lasciare perdere la lettura ma magari attira molta altra gente. La parte TV e Spettacoli sembra piuttosto standard, la pagina delle lettere è diventata D_Blog secondo la moda, e come abbastanza naturale la direzione cerca il contributo dei lettori (costa poco…) non solo come testi ed sms ma anche come fotografie.
Come sempre, leggere gli articoli di un solo giorno non permette di capire fino in fondo qual è la linea del giornale, ma così ad occhio direi che l’idea sia quella di cavalcare la protesta della gggente, che fa sempre bene e permette di aumentare i lettori. Inutile dire che una scelta di questo tipo finisce abbastanza facilmente nel qualunquismo: l’intervista a Klaus Davi è un tipico esempio, con il suggerimento anti-inquinamento di fare come negli anni ’80 quando si chiudeva del tutto il centro, ma lasciando però girare le euro4; ma il top si trova non tanto nella pagina dedicata alle ragazze e al sesso, che tanto ce l’avevano uguale Repubblica e Corriere, quanto in quella sui trasporti milanesi. Relegato in un trafiletto l’ennesimo suicida sulla linea rossa, il resto della pagina spiega come i lettori sarebbero anche d’accordo a un aumento del biglietto per i mezzi “se diviso in fasce”. No, non fasce di distanza. Fasce di reddito. Se io guadagno di più devo pagare di più per salire sulla metro vicino a te. Logico, no?
In definitiva, un giornale sicuramente premasticato come tutta la free press, ma comunque a un livello almeno un po’ superiore.

Ultimo aggiornamento: 2008-03-09 08:26