Archivi categoria: recensioni

L’enigma del Mandarino (libro)

[copertina] L’edizione originale di questa raccolta di giochi (Henry E. Dudeney, L’enigma del Mandarino [Amusements in Mathematics – parte I], RBA Italia 2008 [1959], pag. 238, € 9,99, trad. Angela Iorio) fu pubblicata nel 1917 dallo stesso Dudeney, e a quanto ne so ebbe uno strepitoso successo, come del resto le rubriche che lui teneva in varie riviste britanniche dove i vari quesiti erano stati precedentemente posti. Rispetto a Gli enigmi di Canterbury direi che i giochi sono mediamente più semplici da risolvere, pur essendoci delle vistose eccezioni: non so se questo sia legato alla scelta di quali inserire partendo dall’edizione Dover del 1959 (questo libro non è la prima metà di quello inglese). Anche in questo caso bisogna spesso stare attenti alle trappole verbali nella formulazione di alcuni quesiti, che non hanno soluzione se non con un trucco: fortunatamente la traduzione coglie le sfumature e permette così di risolverli, e anche i disegni sono più chiari di altri libri RBA Italia. Oltre ai problemi il libro contiene alcune parti discorsive: interessante soprattutto quella sulla scomposizione di figure per crearne altre.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-30 16:18

Esperienza A-Ah! (libro)

[copertina] Il secondo volume che Martin Gardner ha dedicato agli “a-ah”, cioè alle intuizioni che permettono di risolvere un problema senza doversi immergere nei conti (Martin Gardner, Esperienza a-ah! [aha! Insight], RBA Italia 8/11/2008 [2006], pag. 300, € 9.99, trad. Angela Iorio) è uno di quei libri che secondo me non dovrebbero assolutamente mancare nella biblioteca di una persona moderatamente colta. Le sei sezioni (A-Ah! rispettivamente combinatori – geometrici – numerici – logici – metodologici – verbali) mostrano come sia spesso utile riuscire a vedere il problema in un altro modo, e trovare così una soluzione inaspettatamente immediata. Certo, questi colpi di fortnua non capitano sempre: ma l’abitudine a saper guardare le cose da un punto di vista diverso è comunque utile anche nei casi non eclatanti.
La traduzione italiana ha fatto un grosso sforzo per localizzare l’ultima sezione – in effetti lasciare i giochi verbali in inglese non era il massimo. Peccato che in alcuni casi abbiano ciccato: ad esempio lo schema di “tris con le parole” a pagina 230 è completamente sbagliato, e nella pagina di aNobii citata sopra ho indicato altri refusi. Però almeno ci hanno tentato :-)

Ultimo aggiornamento: 2008-11-27 11:28

_Anelli nell’io_ (libro)

[copertina] È vero che avevo già recensito a suo tempo la versione originale del libro (Douglas Hofstadter, Anelli nell’io [I Am a Strange Loop], Mondadori 2008 [2007], pag. XI-508, € 22, ISBN 978-88-04-58309-7, trad. Francesco Bianchini, Maurizio Codogno e Paola Turina) ma dopo un anno e mezzo di lotta per tradurlo in italiano penso di essere in grado di parlarne con maggior cognizione di causa.
Questo libro è sicuramente diverso da Gödel, Escher, Bach, anche se è in certo senso la sua continuazione. Ad esempio, mancano quasi del tutto i dialoghi, che permettevano di leggere GEB almeno in parte senza doversi preoccupare di capire i concetti dietro di esso. Ma questo non vuole affatto dire che sia più sciatto. La prosa hofstadteriana è sempre spumeggiante, e ha sempre almeno due livelli di lettura, se non di più. Inutile poi dire che il testo è olistico, e ci sono riferimenti interni ovunque; non è affatto raro che una frasetta anodina a pagina 100 acquisti un significato completamente diverso a pagina 400. Per quanto riguarda i contenuti, la spiegazione di come funziona il teorema di Gödel è molto più chiara di quella di GEB, e già questo dovrebbe essere sufficiente. Ma quella trattazione è solo la base per la tesi principale del libro, indicata dal sottotitolo Che cosa c’è al cuore della coscienza: che l'”io” in realtà non esiste, ed è semplicemente un prodotto inevitabile (“emergente”) di avere una coscienza sufficientemente complessa da potersi osservare, proprio come l’aritmetica è sufficientemente complessa da poter definire (una struttura isomorfica a) sé stessa al suo interno. Gli “strani anelli” sono proprio questi: strutture che si rivolgono dentro sé stesse a un livello più alto. Più che di matematica o informatica, infatti, questo è un testo di filosofia, fatta all’americana e dunque molto personale, come si può anche vedere nel capitolo in cui racconta come si è sentito dopo che sua moglie Carol morì improvvisamente.
Indubbiamente non è un libro facile, ma nemmeno GEB lo era; e qui forse è più facile trovarsi in disaccordo con le tesi dell’autore. Ritengo però che valga davvero la pena leggerlo, sapendo di doverci mettere tutto il tempo necessario.
Un’ultima parola sulla traduzione. Come Doug scrive nella prefazione all’edizione italiana, noi siamo il “Traditrio”, vale a dire i traduttori-traditori. Abbiamo fatto il possibile per mantenere i giochi di parole e i doppi e tripli sensi (e il redattore ci ha dato una grossa mano per lo stile), e siamo fiduciosi che la versione italiana sia godibile anche per chi l’inglese lo conosce abbastanza bene. Ma non aspettatevi una traduzione iperletterale: siamo sempre stati saltellanti tra la lettera e lo spirito. Sappiatelo.

Ultimo aggiornamento: 2016-03-31 20:12

Manca solo la domenica (teatro)

Il nostro gruppo abbonati al Piccolo ha iniziato la stagione sabato scorso, andando allo Studio a vedere Manca solo la domenica. Tratto da un racconto di Silvana Grasso, la storia la si può raccontare in poche righe: una donna siciliana, il cui marito è emigrato in Australia e di cui si sono perse le tracce, vuole sentirsi una vera vedova: così dal lunedì al sabato fa visita ai cimiteri dei paesi vicini, dove ha “adottato” una tomba e piange la morte del suo adorato marito. Passano gli anni, e improvvisamente il marito ritorna a casa, rovinandole la vita…
Un racconto breve, che in effetti si traduce in un’ora e venti di spettacolo. Licia Maglietta è brava e si vede che sa tenere la scena, però l’ho vista più volte sbagliare la battuta; insomma mi sarei aspettato di più. In compenso l’altra persona in scena, il fisarmonicista Vladimir Denissenkov, è stato la spalla perfetta. Non solo per il tappeto sonoro che fa da perfetto contraltare al monologo della Maglietta, ma anche per il gioco di sguardi che sottolinea i momenti più importanti: insomma, non un semplice musicista ma quasi un secondo protagonista, e scusate se è poco!

Ultimo aggiornamento: 2008-11-24 08:00

_Il curioso dei numeri_ (libro)

[copertina] (se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!) Un Vero Matematico non deve necessariamente usare i numeri irrazionali, immaginali o surreali (anche se sono divertenti, una volta che uno riesce a capire come si formano). Kronecker asserì che “i numeri interi provengono da Dio, tutto il resto è opera dell’uomo”: ma anche solo con i numeri da uno a nove c’è già materiale assolutamente a sufficienza, come Andrew Hodges mostra in questo libro (Andrew Hodges, Il curioso dei libri [One to Nine], Mondadori 2008 [2007], pag. 292, € 18.50, ISBN 9788804581499, trad. Tullio Cannillo) che in originale ha appunto il titolo molto più icastico “One to Nine”. Ispirandosi a una tradizione che parte da G.H.Hardy che tuonò contro il “marxista pratico” Lancelot Hogben che scriveva dell’utilità della matematica per giungere a Constance Reid e il suo “Da zero a infinito”, Hodges – noto per la sua biografia di Alan Turing – racconta un po’ di matematica ma non solo in nove capitoli, ciascuno dedicato ad alcuni aspetti. Il filo conduttore, oltre ai numeri stessi, è dato dal… sudoku, che evidentemente Hodges apprezza molto: nel libro ci sono escursioni nella fisica antica e moderna, ma anche una tirata contro il modo in cui si insegna la matematica nelle scuole inglesi (la sua proposta è “farne magari di meno, ma scegliere cose utili”). Una lettura piacevole, anche per lo stile di scrittura caustico ma leggero ben reso nella traduzione; solo in qualche caso verso metà del libro l’autore forse esagera con le formule matematiche, che potrebbero rimanere indigeste al lettore casuale.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-23 17:32

Economia emotiva

[copertina] Non so voi, ma io ho sempre avuto grossi dubbi sull’ammettere lo status di scienza per l’economia. Non per altro, ma spesso gli economisti spacciano per “teorie scientifiche” affermazioni che sembrano più che altro estratte da un cappello a cilindro virtuale, proprio come il prestigiatore fa con il coniglio; e dopo pochi anni le “teorie” vengono bellamente contraddette dai fatti. Però le cose vanno ancora peggio! Come Motterlini mostra in questo libro (Matteo Motterlini, Economia emotiva, Rizzoli – Bur Saggi marzo 2008 [2006], pag. 266, € 8.80, ISBN 978-88-17-02231-6), noi umani siamo geneticamente programmati ad agire contro i parametri economici che pure professiamo in teoria. Così perdere il biglietto già comprato per la partita e scoprire di non avere più i soldi tenuti in una tasca laterale per comprare il biglietto non sono per noi la stessa cosa, e nel secondo caso siamo più propensi a comprare comunque il biglietto. (Nota: in quarta di copertina si specifica che Motterlini è anche responsabile scientifico del MilanLab, ma si capiva perfettamente dal testo che è tutto tranne che interista). Il testo è scorrevole e ben scritto, e aiuta a far luce sui meccanismi economici inconsci che ci troviamo: dal mio punto di vista la terza parte del libro, più legata alla neurofisiologia, è un po’ troppo noiosa, ma magari è solo un problema mio. Diciamo invece che è comprensibile che in questa edizione economica non sia stata aggiunta l’ultima pagina a colori con il test per verificare la dicotomia parola scritta-colore, ma forse sarebbe stato meglio espungere la citazione dal testo. Una lettura comunque meritevole.

Ultimo aggiornamento: 2008-11-21 09:39

_Satana, Cantor e l’infinito_ (libro)

[copertina] Non so se i rompicapi di questo libro (Raymond Smullyan, Satana, Cantor e l’infinito [Satan, Cantor and Infinity, And Other Mind-boggling Puzzles], RBA Italia 25/10/2008 [1992], pag. 300, € 9.99, trad. ?) siano così “inquietanti” come da sottotitolo. Sicuramente Smullyan, dopo il corso di logica sotto forma di matematica ricreativa del suo precedente Qual è il titolo di questo libro?, ha giustamente immaginato che non si potesse proseguire su quella strada. Così, dopo un gruppo di problemi per così dire “di riscaldamento”, si passa a discutere i metarompicapi, vale a dire i problemi in cui si parla di un problema, e un indizio per noi è dato dal fatto che chi deve risolvere il problema è riuscito a risolverlo… con un’informazione che non ci viene data. Noi abbiamo appunto la metainformazione sulla riuscita del tipo. Il libro, oltre a presentare alcuni paradossi classici, prosegue poi nientemeno che con una forma semplificata del teorema di incompletezza di Gödel e termina con una rapida carrellata sull’infinito matematico, e il teorema di Cantor.
Tutto sommato, un ottimo testo non solo per scervellarvi sui problemi, ma anche per avere un’idea di certi temi trattati nella logica matematica contemporanea. Una nota: non è indicato il traduttore del libro!

Ultimo aggiornamento: 2014-09-09 10:50

_Psicobufale_ (libro)

[copertina] Dalle barzellette con psicanalista e relativo lettino ai film hollywoodiani, la professione dello psicologo è sempre stata vista con un misto di timore e rispetto quasi magico. In fin dei conti non possiamo vedere quello che c’è dentro la nostra testa, e se immaginiamo che ci sia qualcuno in grado di farlo allora come prima cosa ci mettiamo sulla difensiva, ma subito dopo vediamo se riusciamo a carpirne i trucchi. In questo libro (Silvia Bianconcini, Psicobufale, Rizzoli 2008, pag. 180, € 15, ISBN 978-88-17-02553-9) l’autrice, psicologa, spiega quali sono le cose che noi tutti “sappiamo” riguardo alla psicologia e agli psicologi ma che in realtà sono false: le psicobufale, per l’appunto. Lo stile di scrittura è leggero, e i vari argomenti sono trattati ciascuno in poche pagine – si capisce che l’autrice è abituata a scrivere sul suo blog. Diciamo che dopo un po’ si nota una certa ripetitività, anche perché il messaggio di base – che gli psico-cosi non sono degli indovini, non possono lavorare a macchinetta, e che ogni persona è un caso a sé – non è che possa essere detto in chissà quanti modi diversi. Probabilmente il modo migliore per gustare il libro è leggere un capitoletto ogni tanto: a questo punto sarà più semplice capire che la depressione tanto di moda al giorno d’oggi non è poi altro che l’esaurimento nervoso di qualche lustro orsono e che entrambi i termini non significano in realtà nulla!

Ultimo aggiornamento: 2017-05-18 14:52