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Le più belle fiabe dell’Europa

[copertina] Questo libro (a cura di Rita Marchiori, Le più belle fiabe dell’Europa, Edicart 2003, pag. 52, ISBN 978-88-8328-111-2) fa parte di una collana di fiabe da varie parti del mondo; essendo presumibilmente destinate alla lettura dei bambini insieme ai genitori il volume è di grandi dimensioni, con caratteri grandi e parecchie figure – non delle più riuscite, a mio parere; ma tanto i miei figli sono troppo piccoli, mi limito a leggere loro le storie perché sentano la mia voce. La cosa più interessante di questo volume è che i nove racconti contenuti non fanno parte del corpus standard, e quindi risultano interessanti anche per un adulto. Strana tra l’altro una storia come “Tom Tit Tot”, che non segue affatto la trama usuale delle favole; la protagonista non è bella e brava, non ha voglia di far nulla però ha tanta fortuna e quindi le va bene tutto. Chissà cosa avrebbe detto Propp al riguardo!

Ultimo aggiornamento: 2010-03-10 07:00

_La fisica del cristianesimo_ (libro)

[copertina] È una sorta di par condicio. Avendo letto a suo tempo (e non apprezzato per nulla…) Il Tao della fisica di Fritjof Capra con l’associazione delle religioni orientali alla fisica contemporanea, mi è sembrato interessante vedere l’altra campana religiosa: la fisica vista dagli occhi di un cristiano, o meglio il cristianesimo visto dal punto di vista di un fisico. Frank Tipler, l’autore di questo libro (Frank J. Tipler, La fisica del cristianesimo [The Physics od Christianity], Mondadori 2008 [2007], pag. 361, € 19, ISBN 978-88-04-57599-3, trad. Tullio Cannillo) è noto per aver scritto con John Barrow Il principio antropico, e questa è la sua seconda opera al riguardo. Tipler non è certo uno che usi mezze misure. Parte dalle leggi fisiche validate dagli esperimenti come la relatività generale, la legge elettrodebole, il modello standard e l’interpretazione dei molti mondi, che per lui è la realtà dei molti mondi. Da qui deduce che devono per forza esserci due singolarità in cui non valgono le leggi fisiche, una alla fine dei tempi (Dio Padre) e una all’inizio (lo Spirito Santo). Poi c’è una terza singolarità che pervade – non ho capito bene come – tutto il multiverso; questa è il Figlio. Da qui parte tutta la sua visione sincretica tra fisica e religione. Devo dire che alcuni punti teologici sono interessanti. Per esempio, l’onniscienza di Dio deriva dal vedere lo spazio-tempo-multiverso come un tutt’uno che a livello superiore è statico; il libero arbitrio deriva dal fatto che se ci sono tutti gli universi possibili, ci saranno quelli in cui farò un’azione e quelli in cui non la farò, e la Singolarità può sapere le percentuali ma non i risultati della singola persona a causa delle leggi quantistiche. Anche i miracoli sono correttamente indicati come fatti non impossibili ma semplicemente assai improbabili. Detto questo, la maggior parte delle idee esposte non hanno fondamenti validi, soprattutto dal punto di vista matematico; l’equivalenza delle diverse successioni di Cauchy – e non del punto limite – oppure l’irrigidirsi sulla definizione di probabilità solamente come misura dell’ignoranza servono alla sua tesi, ma sono difficilmente accettabili aprioristicamente. Non parliamo poi del suo atteggiamento dove il principio antropico è portato a estremi letteralmente incredibili o degli esperimenti che propone per dimostrare la validità delle sue ipotesi, al di fuori delle possibilità attuali e quindi non invalidabili, oltre che essere spesso confusi. Ad esempio per verificare che l’Uomo della Sindone sia un maschio XX dove i geni tipici dell’Y si sono spostati in un X (cosa di per sé possibile) dice di cercare alleli X senza pensare alle possibili contaminazioni. Ah, Maria sarebbe nata senza un gene codificante il comportamento violento (il peccato originale!) e Gesù sarebbe il risultato di una specie di autofecondazione per quanto riguarda la materia fisica… Insomma, come Hard SF siamo messi bene, ma come scienza molto, molto meno. Noticina: Tipler non è antisemita, ma in compenso è antimusulmano… La traduzione di Tullio Cannillo è scorrevole; ho solo trovato un paio di punti non troppo chiari.

Ultimo aggiornamento: 2010-03-06 07:00

Mi si è ristretta la macchina!

[siamo allo stretto?] Damiano mi segnala questa chicca dal sito di Quattroruote. Il salone dell’auto di Ginevra si apre in grande, ma così in grande che la superficie espositiva totale è di… 80 metri quadri. Come dice Damiano, l’avesse saputo prima avrebbe offerto loro casa sua: sì, sarebbe stato un po’ scomodo far salire le scale alle auto ma ci sarebbe stato più spazio.
È abbastanza chiaro che mancano tre zeri (80000 metri quadri sono una quindicina di campi da calcio, per dare un’idea delle dimensioni). È meno chiaro perché nessuno si accorga mai di questi errori marchiani.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 11:24

L’uomo al balcone (libro)

[copertina] Terzo romanzo del ciclo dell’ispettore Beck, l’ambientazione di questo libro (Maj Siöwall e Per Wahlöö, L’uomo al balcone [Mannen på balkongen], Sellerio “La memoria – 686” 2006 [1967], pag. 276, € 11, ISBN 978-88-389-2135-3, trad. Renato Zatti) continua a essere la Stoccolma degli anni ’60; per amor di precisione, l’inchiesta sugli omicidi di alcune bambine si svolge tra giugno e luglio 1967. Come già in Roseanna, abbiamo un poliziesco più che un giallo, e il protagonista non è né un eroe né un antieroe, ma solamente uno sbirro che cerca di fare il proprio lavoro al meglio. La trama all’inizio è un po’ troppo spezzata per i miei gusti, ma col passare delle pagine migliora molto. Credo che la minuziosa descrizione delle vie e dei parchi della città potrebbe incuriosire un turista in visita; un lettore come me è più interessato però al chiaro intento di protesta che traspare nelle pagine; non tanto per la rilassatezza dei costumi sessuali (immagino rispetto agli anni ’50…) quanto nei dettagli come la ristrutturazione delle forze di polizia o dell’azienda di trasporti e la progressiva scomparsa dei negozietti. Lettura comunque sempre apprezzabile. Traduzione discreta, anche se con uno svarione proprio all’inizio, con un’aurora che si è trasformata in un crepuscolo.
Aggiornamento: (3 marzo) Il traduttore mi ha segnalato che in italiano crepuscolo ha il significato originario di luce tenue del cielo prima del sorgere del sole o dopo il tramonto. I stand corrected, ma continuo a pensare che negli ultimi trent’anni nessun altro abbia usato “crepuscolo” per le primissime ore del mattino.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 07:00

Matematica in camicia nera (libro)

[copertina] Questo (Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi, Matematica in camicia nera, Bruno Mondadori “Matematica e dintorni” 2005, pag. 279, € 26, ISBN 978-88-424-9863-6) non è un libro di matematica. Non è neppure un libro di storia della matematica. Al più, lo si può definire un libro di storie di matematici: i matematici italiani dall’inizio del XX secolo – con una minima prefazione postrisorgimentale per avere un contesto – fino all’inizio della seconda guerra mondiale. Se volete, è un modo un po’ diverso dal solito di leggere la nostra storia, anche se i risultati finali non è che siano così diversi da quelli usuali; voltafaccia e appiattimento sempre maggiore sulle posizioni del regime da parte di quasi tutti, con una china che giungerebbe al ridicolo con l’espunzione dei nomi degli ebrei in nome dell’autarchia, se non fosse che dietro c’era qualcosa di molto più tragico. Il testo è molto interessante, anche leggendolo tra le righe; la “scuola italiana” che agli inizi del secolo scorso era la terza mondiale in realtà era costituita da poche punte di vera eccellenza – ma in fin dei conti non servono grandi investimenti in matematica… – ma non è stata in grado di essere una vera e propria scuola: un po’ come in tanti altri campi, insomma.
L’appunto che farei agli autori, oltre a non aver parlato se non di sfuggita di cosa è successo nel secondo dopoguerra (i due piu importanti matematici sopravvissuti, Severi e Picone, si sono riciclati senza problemi…) è che ci hanno messo troppa matematica; certe formule di equazioni differenziali alle derivate parziali non è che servissero a far comprendere meglio il contesto in cui si stava operando!

Ultimo aggiornamento: 2010-02-16 07:00

Famous Problems in Geometry and How to Solve Them (libro)

[copertina] Lo dico subito, a scanso di equivoci: il titolo di questo libro (Benjamin Bold, Famous Problems in Geometry and How to Solve Them, Dover 1982 (1969), pag. 128, $6.95, ISBN 978-0-486-24297-2) è in effetti fuorviante. È infatti vero che si parla dei tre problemi classici irrisolti della geometria greca, vale a dire la duplicazione del cubo, la trisezione dell’angolo e la quadratura del cerchio, oltre che alla costruzione dei poligoni regolari di un numero qualunque di lati; ma non viene raccontato come li si risolve, o se si preferisce si racconta di come si possono risolvere “barando”, cioè senza limitarsi a usare riga e compasso, la prima senza graduazioni e il secondo che non può riportare distanze.
Il testo, almeno per noi italiani, risulta interessante per alcuni punti che generalmente non vengono insegnati nei corsi della matematica, come la traccia della dimostrazione che ha portato Gauss a costruire l’eptadecagono regolare; nel complesso però non è che sia chissaché. D’altra parte, le dimostrazioni più complicate vengono omesse, quindi è comprensibile anche per uno studente all’ultimo anno del liceo o al primo anno di una facoltà scientifica che abbia una buona infarinatura di analisi e non si spaventi a vedere l’equazione ciclotomica.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-13 07:00

Google Buzz

In questi giorni – non senza polemiche sulla privacy violata – Google ha tirato fuori il suo socialcoso, Buzz. Ma come, diranno i più attenti, non c’era già Google Wave a fare da socialcoso? Beh, stendiamo un velo pietoso (e speriamo che non lo usi più quasi nessuno, così potrebbe forse essere un po’ più veloce e quindi utile come sistema collaborativo) e passiamo al nuovo prodotto.
Buzz ha un vantaggio competitivo: è integrato in Gmail. Quelli di Google, però, sono riusciti a farlo diventare uno svantaggio, visto che per default quando l’utente lanciava per la prima volta l’applicazione tutti i suoi contatti mail apparivano pubblicamente nella lista; sembra che adesso ci abbiano messo una pezza, ma tanto io ho per prima cosa cancellato un po’ di persone dalla lista e reso impossibile agli altri di sapere chi seguo e chi mi segue. La seconda cosa che ho fatto è stata eliminare le notifiche di buzz nella casella di posta che è già intasata di suo; basta creare un filtro con “label:buzz”, fregarsene degli avvertimenti della grande G, e dire di archiviarli come già letti senza passare dall’inbox.
Detto questo, la logica di Buzz ricorda non tanto Facebook quanto FriendFeed, e credo che questo sia voluto. Anche la grafica è simile, a parte l’effetto di fadeout quando si nasconde un post (pardon, si fa mute) che è abbastanza scocciante. Ci sono però alcune differenze:
– si è visibili per nome e cognome e non per nick scelto (MALE, è una questione di principio per non dire che potrebbero esserci grossi problemi di privacy)
– per quanto riguarda sopra, è obbligatorio avere un profilo con nome e cognome per scrivere dei buzz o dei commenti; per riceverli, bontà loro, non è obbligatorio farlo (MALE)
– i singoli commenti, e non solo il capofila, hanno indicata la data (BENE)
– non ci sono gli amici degli amici (BENE)
– non è possibile nascondere una categoria di messaggi – chessò, quelli da un altro socialcoso – per non leggere doppioni e triploni (MALE; ad esempio ho smesso di importare da Google Reader perché altrimenti certe notizie erano doppie)
– è possibile fare buzz ristrette a un certo gruppo di persone (BENE, è molto più comodo che fare una mail a N persone nel caso si debba fare una discussione)
Ci sono ancora molte cose che non vanno, come il fatto che non si riesce mai a capire se effettivamente ci sono buzz o commenti nuovi oppure non si è riusciti a marcarli come letti; l’impressione è che più che una beta stiamo parlando di una versione alfa, e ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che questi bachetti vengano corretti.
Risultato finale? Bah. Per uno come me che tanto ha un profilo Google noto a cani e porci, l’unico problema di Buzz è che è l’ennesimo socialcoso e soprattutto l’ennesimo generatore di doppioni in giro. Per uno più attento alla privacy che non usa Gmail l’alternativa è creare un account con un nickname e non col nome, ma i vantaggi dell’integrazione si perdono. Infine chi usa gmail ma non vuole rendere noti i suoi dati urbi et orbi probabilmente farà meglio a evitarlo.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-12 14:07

Scritti scelti male (libro)

[copertina] Come spiegano le note di copertina, Rocco Tanica suona la pianola nel simpatico complessino di Elio e le Storie Tese, oltre a essere stato quasi mio vicino di casa (gli “studi di posa Oldofredi” dove si afferma essere stato scritto il libro). Cosa troviamo nella sua opera prima? (Rocco Tanica, Scritti scelti male, Bompiani 2008, pag. 187, € 14, ISBN 978-88-452-6089-6) Raccontini vari, raccolti in vari filoni. Chiaramente nessuno si aspetta di avere un nuovo Leo Tolstoj, questo è il classico libro che si legge quando ci si vuole riposare e uno ne deve tenere conto. Ciò detto, il risultato finale è comunque parecchio disuguale. Ad esmpio, la serie delle interviste rifiutate a mio parere è parecchio noioso, e il riassunto in cento parole dei classici della letteratura usando Word ha un interesse oulipiano ma nulla più. Tanica riesce molto meglio quando si applica alle modifiche ai luoghi comuni; l’elenco delle leggende metropolitane è esilarante, così come la favola della principessa e del mugnaio. In conclusione, il testo è molto disuguale; prendetevi quello che vi piace e lasciate perdere il resto. Ah: nota di merito alla copertina, con la raffigurazione del quadro “La fucina di Mercurio visitata dalla Finanza”.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-11 07:00