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Darwin 1809-2009 (mostra)

[locandina] Sfruttando la pausa tra una poppata e l’altra dei gemelli e il fatto che la Rotonda della Besana non è così lontana dalla Mangiagalli, domenica siamo andati a vedere la mostra su Darwin, che era già stata a Roma e dovrebbe arrivare a Bari negli ultimi mesi dell’anno. La mostra è l’edizione italiana di una analoga tenutasi negli USA, il che significa ad esempio che i molti cartelloni presenti – per altro, finalmente una mostra che si può visitare senza il pizzo dell’audioguida – erano perfettamente bilingue. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Sarà che Anna e io, pur non essendo certo biologi o naturalisti, abbiamo un’infarinatura ben maggiore della media; ma abbiamo trovato la mostra un po’ troppo semplicistica.
Personalmente non mi sono piaciuti soprattutto i pannelli introduttivi, dove sembrava quasi che Darwin avesse fatto tutto da solo senza che nessuno avesse mai pensato a qualcosa non dico di simile ma anche solo lontanamente diverso dalla teoria creazionista. È chiaro che il grande scienziato ha compiuto non una, ma due rotture di paradigma scientifico: la prima è quella di immaginare che specie diverse potessero avere antenati comuni, e la seconda di avere affermato che anche l’uomo e le scimmie antropomorfe avessero un antenato in comune. Ma è anche vero che l’immutabilità delle specie non era più un tabù dall’inizio del secolo, e che Darwin non aveva ai suoi tempi così tante prove fossili a favore dell’evoluzione, e dovette fare molte supposizioni azzardate, anche se spesso corrette. Da questo punto di vista, i pannelli successivi mettevano le cose più in chiaro. La vita di Darwin, a me nota attraverso The Science of Discworld, è spiegata molto in dettaglio; interessanti i quaderni autografi da cui si capisce che il tale che disse “fosse vissuto oggi, Darwin sarebbe stato un blogger compulsivo” aveva proprio ragione.
In definitiva, un buon posto per portare chi di evoluzione non sa proprio nulla oppure i propri figli; ma non fate come il padre che a un certo punto dice alle figlie di sette-dieci anni “ma non volete sapere la storia che c’è dietro?” sentendosi rispondere un netto “no”.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-18 07:00

Sei cose impossibili prima di colazione (libro)

[copertina] Questo libro (Lewis Wolpert, Sei cose impossibili prima di colazione [Six Impossible Things Before Breakfast], Codice edizioni 2008 [2006], pag. ix-209, € 21, ISBN 978-88-7578-107-1, trad. Simonetta Frediani), dal sottotitolo “Le origini evolutive delle credenze”, parte mettendo subito in chiaro che l’autore vuole far piazza pulita di tutte le credenze, religiose e no, che non siano sostenute da prove scientifiche; la causalità la deve fare da padrona. Il leit motiv del libro è per l’apunto l’ipotesi – parlare di “teoria” è un po’ azzardato – che le credenze nascano non appena l’umanità ha iniziato a ragionare in termini di cause ed effetti; se quindi succedeva qualcosa, ci doveva essere qualcos’altro o qualcun altro che l’ha fatto succedere. Per la cronaca, Wolpert ritiene che l’uomo sia l’unico animale ad avere pensieri causali. La tesi è anche interessante, ma non è che il libro porti chissà quali prove a suo sostegno; più che altro Wolpert ripete fino allo sfinimento le stesse affermazioni, sperando che alla lunga vengano recepite dal lettore. Insomma, il titolo promette molto più di quanto mantenuto nel testo.
Due (tristi) parole ancora per quanto riguarda la traduzione di Simonetta Frediani. Come purtroppo accade troppo spesso nei libri della Codice, è assolutamente inadeguata. Passi anticipare al 1452 la bolla di Innocenzo VI sulla divisione dei territori scoperti da Colombo: uno svarione può capitare a tutti. Ma già a pagina 6 il sillogismo presentato dall’autore viene stravolto e invalidato, traducendo “alcuni cibi malsani” invece che “alcuni cibi sani”; e non è l’unico caso in cui il testo tradotto dice esattamente l’opposto dell’originale. In un saggio scientifico errori di questo tipo sono inqualificabili.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-08 07:00

New Journalism (libro)

[copertina] Nell’era di Internet il giornalismo non può più essere quello di un tempo, almeno esteriormente. Marco Pratellesi, caporedattore di corriere.it, racconta così in questo libro (Marco Pratellesi, New Journalism, Bruno Mondadori – Campus – 2008, pag. 240, € 18, ISBN 978-88-6159-236-0) le “teorie e pratiche del giornalismo multimediale”. La tesi fondamentale di Pratellesi è che la professione del giornalista è cambiata solo esteriormente; un tempo doveva consumarsi le scarpe girando per la città a caccia di notizie, mentre adesso magari si consuma gli occhi davanti al pc; ma in fin dei conti continua ad essere un mediatore tra le notizie e i lettori, selezionando spiegando approfondendo collegando i fatti che ritiene più importanti. La prima parte che racconta le tappe miliari del giornalismo e l’ultima in cui dà un’idea di come è mutato il lavoro in redazione sono interessanti, così come la sitografia ragionata al termine del testo; poco convincenti invece i capitoli di consigli a chi vuol seguire questa carriera, comprese le norme grammaticali (!). Il punto più debole del libro è però la sua ripetitività. Mi è capitato più di una volta di fermarmi, certo di essermi sbagliato a riprendere il segnalibro e di avere già letto quella pagina; invece era una banale, ennesima ripetizione degli stessi concetti. Un taglio di un terzo del libro sarebbe stato davvero utile!

Ultimo aggiornamento: 2009-09-01 07:00

Il quadrato (libro)

[copertina] Ristampa – naturalmente dal formato quadrato – di un vecchio libretto di Munari, sono qui (Bruno Munari, Il quadrato, Corraini 2005 [1960], pag. 88, € 10, ISBN 978-88-7570-063-8) raccolte in ordine più o meno alfabetico tante piccole nozioni sul quadrato e sul cubo. Si possono trovare costruzioni geometriche, analisi di opere pittoriche e architettoniche, oggetti di design, ma anche il gioco del 15. Più che altro, insomma, una raccolta di curiosità per passare alcuni piacevoli momenti a scoprire quanto una figura che nell’immaginario collettivo si associa alla stolidità possa invece nascondere cento (un numero quadrato :) ) diverse cose!

Ultimo aggiornamento: 2009-08-21 07:00

La straordinaria invenzione di Hugo Cabret (libro)

[copertina] “Romanzo per parole e immagini”, si autodefinisce questo libro (Brian Selznick, La straordinaria invenzione di Hugo Cabret [The Invention of Hugo Cabret], Mondadori 2007 [2007], pag. 543, € 18, ISBN 978-88-04-56867-4, trad. Fabio Paracchini). In effetti di immagini ce ne sono moltissime, generalmente disegni a matita in tecnica più o meno cineasta con successivi zoom sui particolari: se si aggiunge che il testo non riempie certo le pagine, il lettore pigro si può tranquillizzare, dopo il colpo di trovarsi più di cinquecento pagine di testo. La storia è per ragazzini, forse anche da leggere insieme ai genitori. Non dovete aspettarvi molto più di una favola moderna; però è carina, e penso che chi ama il cinema degli inizi l’apprezzerà. Non griderei però al capolavoro, come ho letto in giro.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-17 09:52

L’invenzione della verità (libro)

[copertina] Bruno de Finetti è noto – credo più all’estero che in Italia – per il suo lavoro di fondazione della teoria della probabilità. Questo suo saggio del 1934 (Bruno de Finetti, L’invenzione della verità, Raffaello Cortina “Scienza e idee 152” 2006, pag. 204, € 19, ISBN 978-88-6030-060-7) non è però un testo di matematica, quanto di filosofia della scienza. D’accordo, è difficile distinguere tra fondamenti della matematica e filosofia della matematica; ma in questo caso non ci sono molti dubbi, visto che di matematica non se ne parla proprio. La posizione filosofica definettiana parte dal pensiero di Hume; un empirismo rivisto alla luce delle geometrie non euclidee e soprattutto della fisica einsteniana, che portano l’autore verso il relativismo e il pragmatismo. D’altra parte, noi non possiamo essere certi di nulla; tornando alla probabilità, non possiamo nemmeno essere certi che lanciare una seconda volta una moneta sia la stessa cosa dell’averla lanciata la prima volta, né possiamo permetterci il lusso di considerare un numero infinito di eventi, anzi di fenomeni, il termine preferito dal de Finetti.
Il saggio è preceduto da una lunga introduzione di Giulio Giorello, che ho trovato un po’ noiosa ma mi è sicuramente servito per riuscire a entrare nel contesto filosofico; più interessante e anch’esso sicuramente utile un glossario che spiega i termini scientifici usati nel saggio.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-12 07:00

_Il gioco infinito_ (libro)

[copertina] Raccolta di 22 racconti di fantascienza apparsi nel 1997, in questo libro (David G. Hartwell (ed.), Il gioco infinito [Year’s Best Science Fiction 3], Urania “Millemondi estate” 1999 [1998], pag. 430, Lire 9900, ISSN 977-1123076005-90020, trad. Antonella Pieretti) troviamo vari temi della SF della fine degli anni ’90. La qualità dei racconti, come sempre, è variabile: personalmente mi sono piaciuti “Piccolo zoo” di Gene Wolfe con la sua storia da ragazzi; “Trattato di accoglienza” di John C. Wright sulle enormi distanze dei viaggi stellari; “La voce” di Gregory Benson su un mondo futuro dove la gente si è dimenticata di leggere; “Storia d’amore in ufficio” di Terry Bisson, molto informatico; “Bellezza nella notte” di Robert Silverberg, in una Terra invasa da Entità aliene; il brevissimo “La signora Pallida” di Ray Bradbury; “La bella Verona” di R. Garcia y Robertson, dove le realtà virtuali interagiscono col mondo reale; “La Great Western” di Kim Newman, con una Gran Bretagna di un universo parallelo; il divertissement “Ricambio” di Geoffrey A. Landis; il bioterrorismo in “Il caso della lampada mendeliana” di Paul Levinson.
Per quanto riguarda la traduzione, mi sono rimasti dei dubbi: la prosa è troppo diversa in stile tra i vari racconti, e soprattutto in “Ragnetto bel ragnetto” mi ha dato l’impressione di essere incorsa in qualche cantonata.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-11 07:00

Flash of Genius (film)

[locandina]Se dovessi riassumere in una sola frase questo Flash of Genius, direi “un’ora e mezzo pallosa, poi mezz’ora scontata”.
Il film nasce da una storia vera: un professore universitario, Robert Kearns, inventa un sistema per fare i tergicristalli a intermittenza, ma la Ford gli ruba l’idea, affermando che è stata creata nei suoi laboratori; il tutto nonostante i brevetti di Kearns. Costui è però un ingegnere, e ho detto tutto: il professore inizia una battaglia solitaria, passando per un esaurimento nervoso, sfasciando la sua famiglia e reinventandosi come esperto in legge, solo per avere una corte che affermi la colpa della Ford, sdegnando nel frattempo proposte di transazione sempre più generose.
Come dicevo, la prima ora e mezza è troppo lenta, e solo verso la fine il ritmo aumenta un po’, scadendo però nella classica commedia all’americana dove sai già che cosa succederà – tranne forse l’ultima scena, che ovviamente non vi svelo. Storia sicuramente istruttiva, ma a questo punto avrei di gran lunga preferito leggermi il libro.
P.S.: “Flash of genius” è ovviamente il lampo di genio, come viene anche detto verso la fine del film. Quello che non capisco è perché i titoli dei film sono sempre più spesso lasciati in inglese anche in casi come questo in cui non c’erano certo problemi a tradurlo.

Ultimo aggiornamento: 2009-08-10 10:00