Ultimo aggiornamento: 2011-02-23 07:00
Archivi categoria: recensioni
_Dracula, Platone e Darwin_ (libro)
Martin Gardner è generalmente conosciuto per la sua rubrica di giochi matematici che ha tenuto sullo Scientific American per un quarto di secolo; ma in realtà è stato un giornalista scientifico con un background di studi filosofici, e quindi le sue conoscenze sono molto più estese. In questo agile libretto (Martin Gardner, Dracula, Platone e Darwin, Zanichelli “Chiavi di lettura – 15” 2010, pag. 247, € 10.20, ISBN 978-88-08-06141-6, trad. Federico Tibone), oltre a un saggio introduttivo datato 1992 di Douglas Hofstadter (tradotto da Francesco Bianchini e Paola Turina) che racconta come lui vedeva Gardner, ci sono vari pezzi mai tradotti in italiano. La prima parte riporta alcuni dei racconti-problemi che Gardner scrisse per la Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine, e sono probabilmente più vicini alla nostra idea del grande divulgatore; la seconda parte è invece più saggistica e vi si possono trovare alcune recensioni, dove lui non manca comunque di rendere noto il suo pensiero. Questa seconda parte termina con due lunghi capitoli, intitolati «Perché non credo nel paranormale», che risulterà abbastanza prevedibile per i suoi fan, e «Perché non sono ateo», che invece potrebbe sconcertarne parecchi; Gardner era infatti un teista, anche se lontano dalle religioni organizzate. Federico Tibone, che è anche curatore di questa bella collana Zanichelli, ha fatto un ottimo lavoro di traduzione, anche se in questi ultimi due saggi mi è sembrato un po’ meno brillante. Libro sicuramente da comprare, comunque.
Ultimo aggiornamento: 2014-11-06 19:49
_Oltre la Bibbia_ (libro)
La tesi che Mario Liverani offre in questa sua opera (Mario Liverani, Oltre la Bibbia, Laterza – I Robinson, 2009 [2003], pag. 510, € 22, ISBN 978-8842091523) si può riassumere in poche parole: tutta la storia di Israele raccontata nella Bibbia, non solo la parte che riguarda i patriarchi ma anche quella da David e Salomone in poi, è una balla creata ad hoc vari secoli dopo. Per la precisione, il Pentateuco – generalmente datato intorno al 1000 a.C., viene riportato intorno al 500, dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia; anche i libri più vecchi, alcuni dei profeti, risalgono al massimo al VII secolo. Per sostenere la sua tesi, l’opera è divisa in due parti. Nella prima viene fatta una storia archeologica di Palestina e dintorni a partire dall’età del Bronzo, senza usare nessun riferimento biblico: il tutto è necessario per avere un insieme di prove da usare nel seguito, ma garantisco che la lettura è molto pesante. Nella seconda parte, indubbiamente molto più leggibile, Liverani rilegge la storia biblica sotto quelle ipotesi, affermando che i due regni di Giuda e Israele – che non sono mai stati uniti, checché si dica – non avevano nulla di realmente diverso da tutti gli altri regni della zona; il passaggio dal culto del “Dio della propria nazione” Yahvé, l’unica cosa che i due regni avevano in comune, all'”unico Dio” fu un’invenzione creata ai tempi dell’esilio dalla casta sacerdotale per aumentare il proprio potere rispetto alla casta della stirpe di David. Il libro dà molti spunti interessanti, anche se non tutti condivisibili almeno dal sottoscritto; la bibliografia è sterminata ma solamente tecnica, e spesso occorre uno sforzo per associare i nomi di persone e luoghi scritti nella forma semitica alla versione biblica che conosciamo (secondo voi chi è Malki-Sedeq?), oltre a un pregiudizio antibiblico non solo nel testo ma anche nella presentazione (tutti gli storici sanno che il libro di Isaia è stato scritto da tre autori distinti, ma perché definirlo 1Is, 2Is e 3Is?). D’altra parte però gli indici analitici su nomi, luoghi e passi biblici, oltre alle molte cartine storiche, aiutano parecchio a farsi un’idea se uno ha già una conoscenza un po’ più che abborracciata sull’Antico Testamento.
Ultimo aggiornamento: 2016-02-06 11:31
SushiShop (catering)
Con due unenni per casa non è che ci si possa muovere più di tanto, così ieri abbiamo pensato di farci portare a casa una cena giapponese da SushiShop, una catena francese (e lo si vee, perché la localizzazione non è che sia così perfetta) che ha un singolo punto vendita italiano a Milano in via Turati.
La confezione è ben fatta, e anche la presentazione del cibo non è male (abbiamo preso un chirashi, un sashimi, dei maki, dei salmon rolls e un po’ di riso, e anche il prezzo è onesto. Ciò detto, il nostro ordine, fatto a mezzogiorno per le 19.30, è arrivato alle 20 (notate che la granularità dell’ordine è di 15 minuti, quindi eravamo comunque fuori di almeno un quarto d’ora) nonostante alle 18.50 fosse già partito. Inoltre stamattina sia Anna che io abbiamo un po’ di mal di stomaco; è vero che stanotte stavamo bene quando i giovini si sono svegliati ed è vero che la mia notte non è stata il massimo sempre causa giovini, ma sentire che anche Anna non era al massimo mi fa pensare che ci vorrà un bel po’ prima di riprovarci :-)
Ultimo aggiornamento: 2011-02-15 11:54
_La legge di Parkinson_ (libro)
«Il lavoro si espande fino a occupare il tempo a disposizione per completarlo.» Molti adi voi avranno probabilmente letto questa frase e l’avranno associata alle leggi di Murphy: ma essa ha un autore ben preciso, Cyril Northcote Parkinson (nessuna parentela con l’omonimo morbo), uno storico navale inglese che scrisse una sessantina di libri. Questo libro (Cyril Northcote Parkinson, La legge di Parkinson, Monti&Ambrosini 2011 [1958], pagine 160, € 16, ISBN 978-88-89479-16-2, trad. e note Andrea Monti) nacque da un articolo umoristico scritto per l’Economist che venne poi espanso sotto forma di libro, che divenne immediatamente un best-seller. L’autore, con uno stile umoristico tipicamente britannico, elenca le caratteristiche tipiche di un sistema burocratico, mostrando come una qualsiasi organizzazione col tempo diventa sempre più autoreferente, generando del “lavoro interno” assolutamente inutile se non per richiedere nuove persone per gestirlo. Ma ci sono anche capitoli sul funzionamento dei comitati e dei parlamenti che sembrerebbero scritti oggi e non risentono affatto dei più di cinquant’anni passati dalla prima edizione del libro.
La prima edizione italiana, curata nientemeno che da Luciano Bianciardi, è da lungo tempo fuori catalogo; è pertanto meritoria l’opera di Andrea Monti che ha ripreso il testo. La traduzione rende perfettamente lo stile britannico dell’autore, e inoltre molte note a piè di pagina aiutano a comprendere i riferimenti prettamente britannici inseriti da Parkinson, che in fin dei conti era un membro dell’élite inglese della metà del XX secolo. Una lettura che diverte ma fa anche pensare, insomma!
Ultimo aggiornamento: 2014-06-16 21:22
Cows in the Maze (libro)
Terza (e ultima) raccolta degli articoli di Ian Stewart sullo Scientific American (e sulla versione francese Pour la Science – non so voi, ma a me il pensiero che la rubrica di giochi matematici sullo Scientific American fosse divenuta bimestrale e che sono state le versioni nazionali a mantenere alta la bandiera della matematica ricreativa fa un po’ di tristezza), in questo libro (Ian Stewart, Cows in the Maze, Oxford University Press 2010, pag. 306, Lst 8,99, ISBN 978-0-19-956207-7) troviamo quello che ci si può aspettare da un libro del genere: capitoli generalmente scorrelati, tranne il trittico sui viaggi nel tempo che in effetti sono l’espansione di un’unica colonna piuttosto lunga nell’originale, e che toccano più o meno tutti i campi, data la pervasività della matematica che i non matematici credono essere incredibile ma che in effetti per i matematici è una cosa assolutamente normale. Questo significa che ci sono capitoli (quello sulle figure di corda e sulle danze) che per me sono assolutamente inutili e altri (chessò, quello sui quadrati più che magici o sui percorsi dei cavalli su scacchiere rettangolari) il cui approccio è molto più interessante di quello che si trova in giro solitamente. Altra cosa molto bella è la sezione finale di ogni capitolo con la sitografia: perché diciamocelo, oggi come oggi il libro è il punto di partenza, non certo l’arrivo. In definitiva: carino, ma direi non essenziale.
Ultimo aggiornamento: 2011-02-05 07:00
Bridge at the Enigma Club
A volte a fidarsi del nome dell’autore ci si sbaglia. Dopo i due libri di problemi matematici scritti da Peter Winkler (Mathematical Puzzles e Mathematical Mind-Benders), quando vidi che aveva pubblicato un nuovo lavoro l’ho immediatamente comprato. Peccato che Winkler, oltre che matematico, sia anche un bridgista, e che questo libro (Peter Winkler, Bridge at the Enigma Club Master Point Press 2010, pag. 181, $18.95, ISBN 978-1-897106-59-4) sia appunto di bridge, gioco che io non conosco per nulla né a cui sono interessato. Gli amanti del gioco potranno scoprire un nuovo sistema di bidding proposto da Winkler, il Ricochet, che dovrebbe essere più lineare e facile da ricordare di quelli attualmente in uso; inoltre si possono vedere alcuni esempi di trasmissione crittografica di un bit, nel senso che se anche gli avversari sanno il significato del segnale non possono decodificarlo se non troppo avanti nella partita. Ma per chi il bridge non lo segue direi che è tutta nebbia.
Ultimo aggiornamento: 2011-01-22 07:00
_Nonplussed!_ (libro)
Molti di voi saranno sicuramente convinti che la matematica sia quanto di più noioso ci sia: in fin dei conti non si fa altro che dimostrare cose che sono vere, no? Ma non capita sempre così. No, le cose, quando si dimostrano, sono vere: ma non è affatto detto che lo sembrino. Nei vari capitoli di questo libro (Julian Havil, Nonplussed!, Princeton University Press 2010 [2007], pag. 196, $16.95, ISBN 978-0-691-14822-9) Julian Havil presenta “dimostrazioni matematiche di idee implausibili”, come del resto scritto nel sottotitolo; il titolo stesso significa “perplesso, imbarazzato”. Non si tratta di paradossi nel senso usuale del termine, ma proprio di teoremi controintuitivi, come quello che dice che esistono due giochi entrambi in perdita ma tali che, scegliendo opportunamente quale giocare volta per volta, si può ottenere un guadagno. Il libro presenta le dimostrazioni dei teoremi, il che potrebbe far scappare chi matematico non è ma permette a chi è interessato di capire finalmente la ragione dietro alcuni risultati che magari aveva orecchiato su qualche testo di matematica ricreativa; inoltre l’esposizione è molto chiara e permette di cogliere affinità e collegamenti inattesi, nel migliore spirito matematico. Insomma, lettura altamente consigliata!
Ultimo aggiornamento: 2011-01-15 07:00